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Europride, sfila l'orgoglio gay. I promotori: "Siamo un milione"
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Al nuovo gay pride di Roma sono stati portati anche i bambini, quei bambini "negati"...

ROMA
- Undici anni dopo il World pride, quando centinaia di migliaia di gay, lesbiche e transessuali italiani e non si ritrovarono a Roma, nell'anno del Giubileo, un lungo serpentone rainbow è tornato a invadere le strade della capitale. Effetto Europride, con il suo carico di colori arcobaleno e musica sparata a tutto volume dai 39 carri che, da piazza della Repubblica hanno sfilato fino al Circo Massimo, passando per il Colosseo.

Il popolo Glbt festeggia la giornata dell'orgoglio omosessuale, rivendica la propria normalità e, soprattutto, reclama quei diritti che, accusa, l'Italia continua a negare. Slogan e cori, dunque, contro quei politici che sono in prima fila per bloccare ogni eventuale apertura sui diritti civili e, soprattutto, contro papa Ratzinger, ribattezzato "Nazinger". Da quell'8 luglio del 2000, giorno in cui a Roma andò in scena per la prima volta un Gay Pride internazionale (seguito da eventi annuali locali e nazionali), poco è cambiato: gli omosessuali non possono contare su una legge che li tuteli dalle violenze omofobe e non possono vedere riconosciute legalmente le loro unioni. Stavolta, dalla loro, hanno anche Lady Gaga che al Circo Massimo terrà un discorso sui diritti delle persone Glbt.

La Big Parade inizia a prendere forma già alle 13.30, quando in piazza della Repubblica arrivano i primi carri 1 e i primi manifestanti. Il termometro segna 30,5 ° C, i vigili hanno già provveduto a chiudere tutte le strade d'accesso alla piazza. Poco distante, un gruppetto di fan prende i posti sotto l'hotel St. Regis, in attesa di Lady Gaga. A loro l'Europride sembra non interessare. Neanche ad alcune centinaia di ragazzi e ragazze che, dalle prime ore dall'alba, si sono piazzati al Circo Massimo per accaparrarsi le prime file. Ma sono la minoranza di quanti hanno scambiato questo evento per un "concerto" gratuito di Lady Germanotta.

Molti manifestanti arrivano da fuori Roma (93 i pullman organizzati da Arcigay), ma ci sono anche tanti stranieri. Ci sono le drag queen, coloratissime, alcune con seni scoperti, paillettes e parrucche stratosferiche 2; ci sono i bambini, i figli delle "Famiglie Arcobaleno", l'associazione che si batte per i diritti dei genitori omosessuali. I bambini dai diritti negati si ritroveranno sul trenino divenuto uno dei simboli più riconoscibili del Pride: cinquanta di loro per una settantina di coppie, secondo i dati forniti dalla presidente, Giuseppina la Delfa.

Il comitato organizzatore combatte fino all'ultimo minuto con carri che non riescono a prendere posizione (gli spostamenti, alle 15, sono resi difficoltosi dalle decine di migliaia di persone già presenti in piazza) e la necessità di non sforare con l'ora di arrivo al Circo Massimo (tassativamente le 19, per permettere a Lady Gaga di esibirsi alle 21). Rossana Praitano, presidente del circolo Mario Mieli e del comitato organizzatore Europride, viene colta da un lieve malore: tanta la tensione sopportata nei giorni passati.

Renata Polverini, presidente della Regione, passa per un rapido saluto ma viene contestata, prima da una persona ("Vattene fascista, vai a fare il saluto romano altrove", le urla contro un uomo sui 30 anni), poi da un gruppetto di ragazze. Lei non indietreggia di un centimetro, sorride, protetta dalla scorta della polizia e alla fine riceve un mazzo di fiori da Fabrizio Marrazzo, di Gay Center. Sulla contestazione, Paolo Patanè, presidente di Arcigay, dice: "Fa parte di certi ruoli, bisogna metterlo in conto. Comunque ha fatto bene a venire".

La scena viene presto conquistata dai politici tradizionalmente vicini alla comunità Glbt. La deputata lesbica del Pd, Paola Concia, che arriva insieme alla compagna Ricarda; il segretario di Rifondazione Comunista, Paolo Ferrero; Ivan Scalfarotto, vice presidente del Pd; Silvana Mura (Idv), oltre ai leader storici del movimento (come Aurelio Mancuso, presidente di Equality) e poi il leader di Sel, Nichi Vendola, che guida la testa del corteo insieme a Vladimir Luxuria e viene salutato con abbracci e strette di mano. Sul carro dei radicali salgono anche Marco Pannella e Rita Bernardini.

I poster 3 più provocatori sono quasi tutti per il papa. "Nazinger still persecutes gays" (Nazinger perseguita ancora i gay), "Nazinger aggredisce i gay", "L'inferno reale, il Vaticano Guantanamo mentale", e poi, la foto di un papa in mutande, con la scritta "Veste Prada ma è amica di Satana". La comunità Glbt non risparmia neanche i parlamentari protagonisti di frequenti dichiarazioni antigay: "Sì ai matrimoni tra persone dello stesso sesso, No a Giovanardi e Buttiglione", recita il poster sul carro di Certi Diritti. E poi, ancora: "Italia Cenerentola d'Europa" sul carro di Arcigay, mentre il Mario Mieli ha disegnate sul lato del camion tante pecorelle quanti sono i paesi dell'Unione Europea: l'Italia è colorata di nero, perché ritenuta una pecora nera sul tema dei diritti ai gay.

Un concetto che torna anche nella mappa europea mostrata dall'Ilga: l'Italia è a livello "0" (in una scala da +17 a -7). Due ragazzi, travestiti da Will e Kate, salutano la testa del corteo. Alle 16, puntuale, il corteo si muove, aperto dallo striscione "Roma Europride Be Proud", preceduto da cinque motociclisti leather. Dal carro del comitato Europride si levano le due canzoni simbolo di questa parata: "A far l'amore comincia tu", l'inno ufficiale di Raffaella Carrà e "Born this Way", di Lady Gaga. La colonna sonora è segnata dalle canzoni care ai gay: si va da "Hung Up" di Madonna all'evergreen di Gloria Gaynor "I will Survive", passando per "Mamma mia", degli Abba, fino ai memorabili pezzi dei Village People, e ai successi di Lady Germanotta.

Ci sono le bandiere di Arcigay, quelle di Agedo (associazione genitori di omosessuali), del Mieli, della Cgil (presente con un carro), e alcune del Pd. Paola Concia è contenta anche se non nasconde un po' di amarezza: "Sono felice che sia arrivata anche Lady Gaga, ma è triste che sia venuta ad aiutare un Paese bisognoso. Sono passati 11 anni dal World Pride e non è cambiato niente. I politici italiani devono capire che dobbiamo anche entrare nell'Europa dei diritti". Ragazzi si baciano 4, si tengono per mano. Oggi non temono di essere aggrediti.

Un'ora dopo la partenza, gli organizzatori urlano dal megafono: "Siamo mezzo milione", poi dal palco del Circo Massimo prima che entri Lady Gaga, l'annuncio finale: "Siamo un milione".  Il serpentone colorato procede scortato dalla polizia, tra gli sguardi incuriositi della gente che si affaccia dalle finestre e saluta. Quando il corteo arriva al Circo Massimo la sua coda è ancora in via Cavour. Sono le 19 è il palco è pronto per Lady Gaga.

Marco Pasqua

Fonte >  Repubblica.it


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