Bruxelles, Fiera dell'Eugenetica
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La donatrice ideale? Una studentessa ventenne. I requisiti del piccolo? Da scegliere. E il prezzo? Fino a 150mila euro

La madre portante e la madre portante etica. La migliore agenzia per la surrogazione di maternità al costo più stracciato. Gli slogan: «Vi daremo bimbi meravigliosi!», «Noi ve li daremo perfetti!», «Con noi tutto è possibile!». Non è un romanzo di Orwell o di Huxley, con le loro società meravigliose e perfette grazie alla pianificazione totalitaria della vita, dei sentimenti e delle nascite; è un fedele riassunto di quanto è avvenuto il 3 maggio a Bruxelles, nel corso di quella che senza esitazione possiamo chiamare la prima Fiera di Eugenetica della storia. Eugenetica morbida, politicamente corretta, premurosa di ammantarsi di obiettivi morali, e però sotto la maschera, la stessa eugenetica spaventosa che più rozzamente inseguivano i nazisti.

COME IN «FRANKENSTEIN JUNIOR»

L’Expo del bimbo è stato organizzato dalla società americana MHB, Men Having Babies (“Uomini che hanno bambini”), che ha riunito 200 persone da Belgio, Francia e Germania per presentargli i servizi e le offerte di circa venti agenzie e cliniche specializzate nel campo della maternità surrogata e operanti in America, Canada e India. Ne ha riferito su Le Figaro un imprenditore e blogger belga, Xavier Lombard, che si è recato con i potenziali acquirenti delle particolari merci in vendita in un edificio della Regione di Bruxelles. Qui sono stati accolti, con «un sorriso Colgate», dal piazzista principale, cioè il direttore della MHB. «La nostra società non vi aiuta e allora saremo noi a farlo, guidandovi nei labirinti della maternità surrogata» ha spiegato giocando subito la carta della missione sociale, «è un percorso complesso che richiede vari intermediari. Prima bisogna trovare un ovocita, l’ideale sarebbe quello di una studentessa sui vent’anni che avesse una massima somiglianza di tratti fisici con il donatore di sperma, come il taglio e il colore degli occhi, ecc.». Sembra la scena di “Frankenstein junior” in cui avviene la scelta del cervello per il mostro. Il direttore si riferisce a «la studentessa» come un’entità astratta, un magazzino umano di ovociti, senza alcun riferimento al tipo di intervento cui verrà sottoposta o a eventuali indennizzi.

Poi è il turno dei responsabili delle varie agenzie, che lanciano gli slogan ridicoli che vi abbiamo già riferito. Lo scopo è rimuovere ogni riferimento all’artificiosità delle nascite, e sottolineare invece che i bimbi sono perfetti, migliori di quelli naturali perché al posto del caso c’è la selezione e la tecnologia che porterà a embrioni di ultima generazione. Arriva l’agghiacciante testimonianza di un uomo: «Il mio partner e io abbiamo fabbricato 12 embrioni, che sono stati congelati secondo criteri di risparmio e pianificazione. D agli embrioni è nato un primo bambino, seguito da un altro tre anni dopo». Embrioni che dunque sono lì in ghiacciaia, pronti a essere rianimati alla bisogna dell’uomo e del suo partner, insuperabili pianificatori e risparmiatori.

ALMENO TRE STUDI LEGALI

A mezzogiorno si fa un giro tra gli stand, ricolmi di depliant su carta lucida che mostrano bimbi gattonanti e sorridenti. Nel pomeriggio gli invitati, nei cui Paesi la maternità assistita commerciale è proibita, ascoltano un giurista che spiega come rimpatriare dalle cliniche con i figli appena acquistati e fargli avere la nazionalità. Ci vuole l’assistenza di tre studi legali: uno che si occupi delle questioni di diritto commerciale per le intermediazioni, lo stato civile e giuridico tra padre e figlio, uno nel Paese d’origine e uno in America o qualsiasi altro Paese ove sia avvenuta la gestazione conto terzi. Con la triangolazione legale, è assicurato il figlio artificiale. La sa lunga il giurista, «un vecchio veterano che ha fatto 5mila contratti di maternità surrogata in 23 anni, di cui 800 per coppie di uomini». Spiega che alle agenzie non importa nulla di chi siano i clienti, se coppie o singoli celibi. Spiega anche che «mediante un supplemento di prezzo si può selezionare il sesso, il colore della pelle, i test genetici, gli embrioni». E se non si sa scegliere? Si può fare co me al ristorante e farsi consigliare la specialità della casa? In ogni caso, il prezzo va dai 60 ai 150mila euro, a seconda degli optional.

In mezzo a questa assurdità arriva Stéphanie Raeymaekers, femminista di sinistra che ha fondato l’associazione DonorKinderen e si batte per i diritti di quelli come lei, bimbi nati da fecondazione assistita nelle sue varie declinazioni, soprattutto per conoscere l’origine biologica dei genitori, la cui è identità è riservata per legge. «Constato che ai bambini non viene dato nessuno spazio. Nessun bambino nato da maternità assistita è venuto qui a testimoniare. La dice lunga». Al loro posto parla lei: «Io sono stata comprata. Siamo in un Paese dove è più facile tracciare l’origine della carne nel reparto macelleria, che il genitore biologico di un essere umano». 

Stéphanie non si commuove nemmeno quando si parla delle madri portanti “etiche”, quelle che per gestire una gravidanza per altri non si vogliono far pagare, perché sono ricche e annoiate e quindi altruiste. Si accontentano di un rimborso spese.

GIORDANO TEDOLDI

Fonte >
Libero



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