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La guerra religiosa anticristiana in Siria
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Introduzione

La guerra che sta scuotendo la Siria dal 2011 (per motivi geopolitici ed economici) ha provocato anche una violenta persecuzione contro i Cristiani. Dunque si può dire, senza paura di esagerare, che essa è pure una guerra religiosa condotta da gruppi di islamisti integralisti finanziati dagli Usa, da Israele e dall’Arabia Saudita.

Purtroppo i mass media dell’Occidente hanno presentato questo conflitto in maniera non conforme alla realtà, ossia come una guerra contro un Regime tirannico da abbattere, condotta da ribelli moderati da incoraggiare.

Cerchiamo di capire meglio quel che è successo e ancora sta succedendo in Siria, studiandolo in maniera più conforme alla realtà dei fatti, basandoci sulle testimonianze di persone più obiettive dei nostri mezzi di informazione.

Monsignor Antoine Audo

Il Vescovo cattolico/caldeo di Aleppo Monsignor Antoine Audo ha rilasciato un’intervista molto interessante al mensile “Il Timone” (settembre 2018, “Dossier Siria”), in cui afferma chiaramente che le accuse mosse contro Assad di aver usato armi chimiche contro i ribelli “moderati” e la popolazione civile erano soltanto “un pretesto” per gli Usa, la GB e la Francia per poter attaccare la Siria, proprio come era accaduto nel 2003 contro l’Iraq di Saddam Hussein.

La “Organizzazione per la Proibizione delle Armi Chimiche” (OPAC), il 6 luglio del 2018, ha pubblicato il “Rapporto Preliminare sulle Indagini condotte a Douma”, nel quale afferma che la città di Douma (presso Damasco) è stata sì bombardata dall’Esercito Siriano il 7 aprile 2018, ma non con armi chimiche.

Monsignor Audo ha dichiarato a “Il Timone” che “in quel momento (7 aprile) i gruppi armati ribelli perdevano terreno ed allora sono state costruite queste false accuse riguardanti l’utilizzo di armi chimiche per destabilizzare l’Esercito Siriano e dare forza ai ribelli” (pag. II).

La guerra iniziata nel 2011 sembra essere diventata interminabile, secondo Monsignor Audo, “perché vi è l’interesse di mantenere aperto questo conflitto. Infatti le diverse potenze internazionali vogliono distruggere e dividere il Paese per impossessarsi delle sue ricchezze” (p. III).

Il Vescovo di Aleppo osserva anche che “la guerra combattuta in Siria può essere paragonata ad una guerra mondiale, poiché vi è la lotta tra Americani e Russi, quella tra Usa e Cina. Ognuno ha il proprio scopo e il nostro amato Paese non è che un mezzo per raggiungerlo” (ivi).

Per ottenere il dominio sulla Siria era necessaria la demonizzazione di Assad, ricorda Monsignor Audo, il quale afferma che i mass media occidentali “sostengono che Assad sia un violento, che uccida donne e bambini, ma è soltanto un uomo che cerca di difendere il proprio Paese. Altrimenti perché l’80% dei Patriarchi, dei Vescovi, dei Sacerdoti e di tutti i Cristiani sosterrebbero l’attuale governo? Se si svolgessero oggi delle elezioni regolari più della metà dei Siriani voterebbe per Bashar al-Assad” (ivi).

Sotto il governo di Assad i Cristiani hanno sempre goduto della libertà di professare la loro fede. Invece “a causa della guerra migliaia di Cristiani sono emigrati” (ivi).

Per esempio ad Aleppo ci sono ben 7 Vescovi, ma oggi i quartieri abitati dai Cristiani (al-Midan, al-Aziziyah) sono stati quasi interamente distrutti. Inoltre i prezzi dei generi alimentari sono altissimi a causa delle sanzioni economiche imposte alla Siria dalla Comunità Internazionale.

Padre Bahjat Elia Karakach

Il padre Francescano Bahjat Elia Karakach (della Custodia della terra Santa), nativo di Aleppo, dichiara anche lui a “Il Timone” che “la gente ora ricomincia a vivere, anche se a fatica. Il miglioramento ha permesso che alcuni Cristiani, precedentemente rifugiatisi in Libano, rientrassero ad Aleppo, ma sono soltanto casi isolati e non è ancora una tendenza abituale e costante. Nel 2011 erano circa 160 mila i Cristiani che vivevano ad Aleppo, ora ne restano appena 35 mila. In tutta la Siria il numero dei Cristiani è più che dimezzato” (ivi).

Nel gennaio del 2018 il Convento di padre Bahjat è stato bombardato, nella notte tra il 13 e il 14 aprile, da un attacco missilistico congiunto di Usa, GB e Francia. Il medesimo padre Bahjat ha affermato che “la notizia relativa all’utilizzo di armi chimiche da parte di Assad è una messa in scena, una grande menzogna organizzata ogni volta che l’Esercito regolare Siriano sta vincendo la guerra contro l’Isis, cosa che non piace a chi finanzia il terrorismo, ossia il mondo occidentale che lo fa e continua a farlo” (p. IV).

Prima del 2011, secondo il padre Francescano, tutti vivevano tranquillamente in Siria ove vi erano pacifiche condizioni di convivenza tra persone di comunità diverse. Egli non idealizza il Regime di Assad, ma osserva che i miglioramenti dovrebbero avvenire almeno legalmente e in condizioni pacifiche. Inoltre, secondo lui, “i ribelli ovunque sono stati, hanno sempre lasciato distruzione, violenza, discriminazione, caos. Per noi il governo legittimo resta l’unica garanzia per una Siria unita, per un avvenire sicuro da cui ripartire. Aiutateci a rimanere in Siria, create le condizioni che ci permettano di andare avanti, senza dover cercare un futuro migliore altrove” (p. IV).

Andrea Gaiani

Secondo il professor Andrea Gaiani (esperto di geopolitica) il supporto russo ha costituito un elemento fondamentale per consentire ad Assad di riprendere il controllo del cuore della Siria. Dopo la riconquista dell’estremo sud Assad “punterà a riprendere il controllo delle ultime sacche in mano ai ribelli utilizzando sia la potenza militare sia, come sempre ha fatto, offrendo ai ribelli che cedono le armi il trasferimento a nord, nella ‘sacca di Idib’, divenuta ricettacolo di tutti i ribelli sconfitti su altri fronti. Le operazioni restano critiche in tre aree. Quella di Idib, dove un attacco militare siriano rischia di coinvolgere anche le vicine truppe turche. Quello a sud, dove i ribelli attivi lungo il confine giordano sono protetti e appoggiati dalle forze Usa in Giordania. Infine il fronte più caldo è quello orientale, dove le Forze Democratiche Siriane, milizie curdo-arabe sostenute dagli Usa che hanno preso Raqqa, controllano un vasto territorio che Assad vuol riconquistare. Qui il confronto bellico ha già visto Curdi e Americani scontrarsi con le truppe di Assad e i Russi” (“Il Timone”, settembre 2018, p. VI).

Alessandro Monteduro

Infine il Direttore di “Aiuto alla Chiesa che Soffre, Italia” (ACS, Italia), Alessandro Monteduro, scrive su “Il Timone” (settembre 2018) che “la minoranza cristiana in Siria ha doppiamente sofferto, sia per la generale disgregazione del Paese a causa della guerra, sia per gli attacchi mirati condotti da fondamentalisti islamici di ogni sigla, locali ed esteri. Non è stato sempre chiaro se tali attacchi siano stati causati prevalentemente da odio verso le minoranze religiose o dalla percepita vicinanza politica con il Presidente Assad. Con il passar del tempo, tuttavia, è diventato sempre più chiaro che i Cristiani hanno sofferto una vera e propria persecuzione per mano delle milizie jihadiste sunnite. Il risultato demografico è che degli originari 1,2 milioni di Cristiani siriani, più di 700 mila sono fuggiti. Il fatto che anche in Siria ci sia persecuzione anticristiana può essere dimostrato sulla base di tre elementi. Il primo è la violenza feroce nei confronti dei Sacerdoti” (p. VIII). Il dr. Monteduro cita i vari casi, davvero raccapriccianti, di persecuzione violenta contro i Sacerdoti cattolici.

“Il secondo elemento di prova è nella storia di due piccoli villaggi siriani nei quali si parla ancora l’aramaico. Nel settembre del 2013, infatti, gruppi jihadisti guidati da al-Nusra attaccarono Maaloula, centro a maggioranza cristiano nei pressi di Damasco. Un Convento fu incendiato e diverse Chiese distrutte. Il mese successivo entrarono a Sadad, che in poche ore divenne teatro di uccisioni arbitrarie, attacchi a case di famiglie cristiane e a Chiese. Tali atti testimoniavano un livore nei confronti della presenza cristiana” (p. IX).

Infine “il terzo elemento di prova è rappresentato dal criterio selettivo usato da 36 ulema di Douma, sobborgo di Damasco, i quali nel settembre 2013 emisero una fatwa che autorizzava i musulmani a impadronirsi dei beni dei Cristiani. Questi elementi dimostrano, con i fatti, quanto gli islamisti propagandano: per i Cristiani non deve esserci futuro in Siria. Tali elementi sono la prova che oltre alla componente politico/militare ne esiste una di matrice religiosa, che si riflette in aperta persecuzione dei non-sunniti, soprattutto se Cristiani” (ivi).

Gian Micalessin

Il giornalista, Gian Micalessin, è stato come inviato di guerra in Africa, in Asia, nell’ex Jugoslavia, in Medio Oriente ed infine molte volte in Siria ed ha scritto un libro sulla tragedia siriana molto interessante e ben documentato (Fratelli traditi. La tragedia dei Cristiani in Siria. Cronaca di una persecuzione ignorata, Milano, Edizioni Cairo, 2018).

Micalessin ha rilasciato un’intervista a “Il Timone” (settembre 2018) in cui sostiene che “la voce dei Cristiani, fin dall’inizio della guerra nel 2011, è stata non solo ignorata, ma addirittura contraddetta. A volte diffamata come la voce dei sostenitori del Regime di Bashar al-Assad. Una voce che non è stata ascoltata nel 2011 e nel 2012, quando i Cristiani ci mettevano in guardia dall’appoggiare i gruppi jihadisti, mentre l’Europa e gran parte dell’Occidente li definiva, invece, come liberali e moderati. In realtà dietro quei gruppi si nascondevano le peggiori tendenze dello jihadismo. Quelle voci che ci mettevano in guardia sono state ignorate e dimenticate perché contraddicevano l’informazione generalista, cioè politicamente corretta” (p. X).

Secondo Micalessin non è corretto parlare di “ribelli moderati” siriani. “Questa è una fantasia occidentale messa in piedi nel 2011, nel proseguo di quella fiaba delle ‘primavere arabe’. La vera storia è che queste ‘primavere’ son state rivoluzioni condotte dai Fratelli Musulmani e dai vari gruppi jihadisti. La stessa cosa succede in Siria: non esiste alcun gruppo moderato, e del resto lo si vedrà bene quando tutti i gruppi che riceveranno aiuto dagli Americani passeranno regolarmente dalla parte di al-Qaeda o addirittura dell’Isis, appoggiate dall’Arabia Saudita, dal Qatar e dalla Turchia che sono i principali registi occulti di questa guerra, una guerra che finanziano e armano” (p. XI).

Infine, quanto a Putin, Micalessin dice che egli ha avuto in Siria un ruolo molto importante “perché ha rappresentato un primo altolà a quell’escalation che probabilmente avrebbe portato all’intervento militare occidentale in Siria, che avrebbe trasformato Bashar al-Assad in un altro dei dittatori messi fuori giuoco dall’Occidente, trasportando però il Paese nel caos, facendogli fare la stessa fine dell’Iraq o della Libia” (ivi).

“Tutti dicevano di voler combattere l’Isis, ma la prima volta che abbiamo visto un intervento deciso che ha fatto arretrare l’Isis dai dintorni di Aleppo è stato dopo gli attacchi dei Russi. Mentre i bombardieri americani, che pur dichiaravano di voler combattere lo Stato Islamico, in effetti non avevano minimamente contribuito ad allentare la pressione dell’Isis, quando è entrata in gioco la Russia la situazione si è sbloccata. Buona parte del mondo occidentale aveva come principale obiettivo quello di far cadere Bashar al-Assad e pur di ottenerlo era pronto a sacrificare sia i Cristiani, sia la lotta allo jihadismo e all’Isis. Infatti si temeva un intervento israeliano contro l’Iran per distruggerne le infrastrutture atomiche, e quindi venne proposta come scambio la caduta del Regime siriano, che è un tassello indispensabile dell’asse sciita e che permette allo stesso Iran di arrivare alle porte di Israele. In questo caso la caduta di Assad è stata proposta per far accettare a Israele un accordo sul nucleare con l’Iran” (p. XII).

Conclusione

Israele non ha ottenuto la caduta di Assad. Quindi è ritornato a chiedere la testa dell’Iran. Trump gli dà man forte, ma c’è un grosso ostacolo: la Russia. Si rischia veramente che da un simile coacervo di interessi contrastanti scoppi una guerra mondiale e nucleare.

Frattanto i Cristiani vengono perseguitati e anche martirizzati, mentre l’Europa e la maggior parte dell’Occidente “atlantizzato” restano a guardare…

Sanguis martyrum est semen Christianorum. Da ogni male Dio sa trarre un bene maggiore. Questa persecuzione dei Cristiani in Siria (come in molte altre parti del mondo), in quest’epoca in cui la gerarchia cattolica è gravemente deficitaria e scandalizza i fedeli gettando il discredito sulla Chiesa, ripara le deficienze della gerarchia e prepara al “Trionfo del Cuore Immacolato di Maria”, che, secondo l’avvertimento della Madonna stessa, sarà preceduto da un terribile castigo. Cor Jesu adeveniat Regnum tuum, Adveniat per Mariam!

d. Curzio Nitoglia


 
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