Francisco Franco (3a parte)
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Dai Rapporti con Italia e Germania nel 1937 al Contrattacco rosso nel 1938 e alla Fine della Guerra nel 1939

Il 1937

Nel 1936 Italia e Germania avevano aiutato Franco a trasportare le sue truppe dal Marocco in Spagna e a prender parte alla guerra civile. Senza il loro aiuto Franco non si sarebbe potuto muovere.

Nel 1937 gli Alleati di Franco ebbero qualche contrasto con quest’ultimo. Infatti Hitler criticò il ritardo accumulato da Franco nella occupazione di Madrid e avrebbe voluto che la Legione aerea Condor restasse indipendente e al comando di ufficiali tedeschi e non spagnoli.

Mussolini, che aveva spostato massicce forze belliche italiane in Spagna, aveva un suo piano d’azione per la conquista di Madrid, che prevedeva l’entrata dei soldati italiani prima di quelli franchisti nella capitale, non concordato con Franco.

Il Caudillo naturalmente era contrario ad entrambi, ma in parte dovette cedere ai desideri di Mussolini e il 10 febbraio, dopo una rapida avanzata le truppe italiane entrarono a Malaga coadiuvate da reparti spagnoli. Nel frattempo il general Mola, che voleva entrare a Madrid prima di Franco, si diresse verso la capitale con le sue truppe, ma il suo attacco venne respinto dalle brigate internazionali.

Il 3 giugno morì in un incidente aereo il general Mola. Qualcuno ha voluto vedere – senza alcuna prova reale – anche nel caso Mola oltre che in quello Sanjurjo un sabotaggio da parte di Franco, che rimase praticamente l’unico leader sul campo e si trasferì da Salamanca a Burgos per seguire l’assalto a Madrid da una posizione più ravvicinata.

Il 19 giugno i nazionalisti occuparono Bilbao e il 26 agosto Santander (cfr. Gianni Rizzoni, Franco, Milano, Mondadori, 1973, pp. 101-111).

Il 1938

L’anno 1938 iniziò con un grande contrattacco repubblicano, che mirava ad anticipare l’assalto finale dei nazionalisti su Madrid, ma i nazionalisti nel giro di un anno ebbero la meglio e il 26 gennaio 1939 occuparono Barcellona, il 10 febbraio arrivarono alla frontiera francese. La fine della Repubblica si avvicinava. Francia e Inghilterra trattarono separatamente con Franco (febbraio 1939). La caduta di Madrid si fece imminente anche perché i rossi erano divisi tra loro (stalinisti contro trotzkisti e anarchici). Molti uomini politici italiani andarono a combattere con i repubblicani (Longo, Togliatti, Carlo Rosselli, Pacciardi, Leo Valiani, Nenni e Saragat). Alla fine della guerra si contarono 1 milione di morti e 500 mila esiliati. Il 28 marzo del 1939 Madrid fu occupata dai franchisti. Il 1° aprile 1939 Radio Burgos trasmise il comunicato ufficiale della vittoria. La guerra civile era finita.

Il 1939

Dall’aprile del 1939 il Caudillo divenne il capo assoluto della Spagna e la sua storia venne identificandosi con quella della sua nazione.

Il franchismo si consolidò non solo in Spagna, ma anche a livello internazionale. Infatti l’Europa nel settembre del 1939 era precipitata nell’abisso della Seconda Guerra Mondiale e non si parlò più della guerra civile spagnola almeno sino al 1945, quando i vincitori pensarono di riaprire i conti anche con Franco, che riuscì abilissimamente a sottrarsi alla loro vendetta, come nel 1940 si era sottratto all’entrata in guerra a fianco di Germania e Italia.

Franco approfittò di questo silenzio per sistemare gli affari interni: 1° marzo 1940 istituì la Legge speciale sulla repressione della massoneria e del comunismo. Inoltre riuscì a sistemare i piccoli contrasti politici che agitavano il fronte interno. Si attribuì la totalità del potere esecutivo, legislativo e giudiziario. Mise da parte i falangisti della prima ora e creò una Falange a lui obbediente senza esserne condizionato.

La sua proverbiale prudenza galiziana lo portò a formare un governo in cui gli elementi filo italo/tedeschi erano in maggioranza, ma siccome la guerra avrebbe potuto finire diversamente dai desideri di Hitler e Mussolini e la Spagna geograficamente è vicina all’Inghilterra e si affaccia sull’Atlantico, Franco – come Salazar – ebbe un occhio di riguardo anche verso la GB. Infatti nel suo primo governo non mancarono elementi filoinglesi e quando l’asse Roma/Berlino entrò in guerra contro l’Inghilterra Franco proclamò la “neutralità più stretta” della Spagna, che poi fu sfumata in “non belligeranza”, ma volle sempre tenersi fuori del Secondo Conflitto Mondiale, sia perché nel 1939 aveva appena chiuso una sanguinosissima guerra civile durata tre anni e costata 1 milione di morti1, sia perché l’esito del Conflitto Mondiale ai suoi occhi, nonostante l’occupazione tedesca della Francia in tre settimane, non era scontata. Se dal punto di vista italo/tedesco si vide in ciò una certa ingratitudine dal punto di vista spagnolo non si può non tenere di conto la lungimiranza galiziana del Caudillo, che riuscirà a sopravvivere anche all’occupazione della Vecchia Europa da parte delle plutocrazie democratiche sino al 1975, analogamente a quanto fece per il Portogallo Antonio Salazar.

Siccome la Germania non riusciva ad invadere l’Inghilterra ed aveva aperto un secondo fronte contro l’Urss di Stalin, Franco si raffreddò ulteriormente nei confronti dell’Asse Roma/Berlino. Hitler decise allora di risolvere di persona i rinvii del suo beneficato (nel 1936) e scese nel 1940 (23 ottobre) sul confine franco/spagnolo ad Hendaye per convincere il Caudillo ad entrare in guerra. Franco arrivò all’appuntamento con un ora di ritardo. I colloqui durarono 9 ore, ma Hitler ottenne solo vaghe promesse di amicizia e attestati di riconoscenza.

Anche Mussolini volle incontrare Franco a Bordighera (il 12 febbraio 1941), ma ottenne solo promesse e nessun aiuto concreto. L’unico aiuto reale da parte del Caudillo fu l’invio in Russia di 50 mila volontari della Divisiòn Azul sotto il comando del generale Muñoz Grandes a combattere contro i bolscevichi, ma quando nel 1942 l’avanzata tedesca si arrestò e cominciò il contrattacco sovietico Franco richiamò i soldati spagnoli in Patria. Nel 1944 a Salò Mussolini confidò al medico di Hitler (Zacharias), inviato dal Führer per far curare l’ulcera del Duce, che Franco si era dimostrato un ingrato poiché egli lo aveva aiutato nel 1936, non solo mandandogli molti soldati che morirono in Spagna, ma prestandogli anche 12 miliardi di lire, che avrebbero essere dovute rese per la metà dell’importo e che non vennero mai restituite (cfr. Zacharias, Mussolini si confessa, Milano, Garzanti, 1948). Inoltre Franco licenziò il ministro degli Esteri filo-tedesco Serrano e lo rimpiazzò col generale Jordana filo-inglese. “Roosevelt e Churchill comunicarono a Madrid il loro apprezzamento” (Gianni Rizzoni, Franco, cit., p. 127). Fu solo così che Franco poté rimanere in sella dopo il 1945.

Appendice

i prodromi della guerra civile (1936-1939)

La guerra civile spagnola (1936-1939) ha un principio remoto, che si può collocare ben avanti il 1931 come fanno comunemente i manuali di storia2.

Gli antefatti o il principio remoto della guerra civile spagnola rimontano alla dinastia dei Borbone3, che regnò in Spagna nel Settecento e diede il via libera all’Illuminismo ed all’Enciclopedismo francesi. Fu così che Napoleone nel 1808 dopo aver conquistato la Spagna fece abdicare re Carlo IV Borbone e insediò al suo posto Giuseppe Bonaparte suo fratello. “Per la prima volta nella storia di Spagna due ideologie diametralmente opposte si contrastarono l’una con l’altra in forma più o meno continua”4.

Napoleone favorì la “francesizzazione” (in spagnolo esiste il vocabolo specifico “francesizado”) della Spagna e specialmente l’influsso del pensiero illuministico su quello cattolico antiliberale iberico. La Spagna che era unita dalla cultura cattolica si trovò scissa in due partiti: il primo, modellato da secoli di filosofia e teologia scolastica dei grandi pensatori Domenicani e Gesuiti; il secondo, informato dall’Enciclopedismo della Rivoluzionario francese, il quale fu canonizzato dalla Costituzione di Cadice nel 1812 che ricalcava la Costituzione della Rivoluzione del 1791. Tuttavia la parte sana della Spagna reagì allo spirito rivoluzionario francese e si arrivò alla Guerra d’Indipendenza (1808-1814), che si concluse con la riconquista del trono da parte del re spagnolo Ferdinando VII (1814-1833). Tuttavia la cultura illuministica e rivoluzionaria francese si era infiltrata negli spiriti di molti spagnoli e fu così che la Sovversione andò, man mano, avanzando in Spagna.

Anche la monarchia spagnola si divise in due rami. Infatti Ferdinando IV non avendo figli maschi, abolì la legge salica nel 1833 e nominò regina sua figlia Isabella II di appena tre anni (affidandone la reggenza alla di lei madre Maria Cristina, che dette inizio al partito dei “Cristini”, i quali erano di tendenza liberale), mentre il fratello di Ferdinando VII, che sarebbe stato il legittimo successore al trono, don Carlos dette nascita al partito dei Carlisti, che erano conservatori e legati alla Chiesa romana. Scoppiò, così, la rima guerra carlista (1833-1839). Sin da allora emersero due anime del popolo spagnolo che portarono nel 1931 e poi nel 1936-39 alla guerra civile in cui si affrontarono due anime, la prima di chiara marca liberal/sovversiva, potenzialmente anarcoide, marxista ed anticristiana contrastata dalla seconda, caratterizzata da uno spirito fortemente controrivoluzionario, antisovversivo e cattolico romano5. Il 17 luglio del 1834 a Madrid furono assassinati circa un centinaio di religiosi. Trionfarono i “Cristini” e i Carlisti dovettero accettare la sconfitta il 31 agosto del 1839 con la Convenzione di Vergara. Tuttavia la persecuzione anticristiana peggiorò sino al 1843 e portò alla seconda guerra carlista dal 1847 al 1849.

Finalmente nel 1851 il governo spagnolo retto dai “Cristini” firmò un Concordato con Pio IX, che sarà rivisto in senso più fedele allo spirito cattolico nel 1953 dal generalissimo Francisco Franco († 1975). Però la calma durò solo sino al 1854 quando ripresero le persecuzioni anticristiane. Pio IX protestò nel Concistoro del 26 luglio 1855, ma inutilmente. Infatti la persecuzione divenne ancor più crudele tra il 1855-56 e il 1868-706. Isabella dovette dare le dimissioni nel 1868 a favore di un governo monarchico del ramo cristino/borbonico ed anti-carlista, che durò solo sino al 1873 quando venne instaurata la Prima Repubblica, la quale a sua volta venne dissolta con un colpo di Stato il 3 gennaio del 1874, che restaurò la monarchia borbonica rimettendo sul trono il figlio di Isabella II, il re Alfonso XII (1875-1885). Questo periodo che va dal 1874 alla Seconda Repubblica del 1931 è chiamato comunemente “Restaurazione spagnola”, la quale fece propria la ideologia del liberalismo spagnolo ispirantesi a quello britannico. In tale periodo si formarono in Spagna due partiti, quello dei Conservatori chiamato ‘Fronte Nazionale’ e quello dei Progressisti denominato ‘Fronte Popolare’.

Dopo la morte di Alfonso XII lo scettro passò ad Alfonso XIII, ma essendo costui ancora di tenera età il potere venne esercitato dalla reggenza della regina madre Maria Cristina dal 1885 sino al 1902, quando Alfonso XIII iniziò realmente a regnare sino al 1931. Il periodo della reggenza di M. Cristina fu catastrofico per la Spagna sia all’interno che all’estero7. Vi fu, perciò, una duplice reazione: 1a) il “rigenerazionismo” controrivoluzionario o cattolico/tradizionalista, che si prefiggeva di rigenerare la vita intellettuale, morale, spirituale e socio-politica della Spagna per risollevarla dal “el desastre” di Maria Cristina; 2a) la spinta liberal/laicista e anarco/comunista delle sinistre, che portò alla dittatura di Primo de Rivera (1928-1931) ed alla II Repubblica dalla quale ebbe inizio la rivoluzione cruenta del 1931 e la guerra civile del 1936-398.

Nel 1909 a Barcellona scoppiò una sommossa rivoluzionaria che causò circa 150 morti e 400 feriti, 80 chiese incendiate, molti cimiteri profanati con irrisione dei cadaveri dei religiosi ivi sepolti e poi dissepolti dai rossi dietro istigazione della massoneria9.

A questa campagna di azione cruenta antireligiosa si dette una sistematizzazione giuridica nel 1910 con la ‘Legge del Candado’ del Primo Ministro José Canalejas, un liberal/radicale e acceso anticlericale in odore di massoneria, che stabilì la separazione totale tra Stato e Chiesa10. Nel 1917 i socialisti organizzarono disordini e scioperi che lasciarono a terra 93 morti, tra il 1917 e il 1923 si registrarono 1. 756 assassinii socio/politici. Il 4 giungo del 1923 un anarchico uccise il cardinal arcivescovo di Saragozza Juan Soldevilla y Romero.

Si capisce allora che la rivoluzione spagnola iniziata nel 1931 e contrastata dalla guerra civile (tra il 1936-39) sino alla vittoria anti-liberal/comunista riportata dal caudillo Francisco Franco Bahamonde a capo dei carlisti e falangisti, fu la logica conclusione della situazione venutasi a creare in Spagna grazie alla politica liberale della monarchia illuminata e illuminista dei Borbone. Purtroppo alla morte di Franco (1975), un altro Borbone illuminato e illuminista, il re Juan Carlos I, ascese de facto al trono ed ha riportato la Spagna nel caos liberal/laicista radicale.

d. Curzio Nitoglia

(Fine della Terza Parte)


K. Bihlmeyer – H. Tuechle, Storia della Chiesa, Brescia, Morcelliana, 1983, IV vol., L’epoca moderna, pp. 378-383; G. Alberigo, Storia del Cristianesimo, Roma, Città Nuova/Borla, 1997, vol. XII, Guerre mondiali e totalitarismi (1914-1958); H. Jedin, Storia della Chiesa, Milano, Jaca Book, 1975, vol. X/2; G. Martina, La Chiesa nell’età del totalitarismo, Brescia, Morcelliana, V ed., 1984; N. Tranfaglia – M. Firpo, La Storia, Torino, Utet, 1986, vol. IX/4, L’età contemporanea. Dal primo al secondo dopoguerra.

Soprattutto i re Carlo III (1759-1788) e Carlo IV (1788-1808).

E. Malefakis, La Guerra de España (1936-1939), Madrid, Taurus, 1996.

Cfr. V. Mattioli, Massoneria e Comunismo contro la Chiesa in Spagna (1931-1939), Milano, Effedieffe, 2000, p. 36.

I martiri dei liberali durante questi circa 100 anni furono circa 400, cfr. F. Muns y Castellet, Los Màrtires del siglo XIX, Barcellona, 1888; V. Carcel Orti, Màrtires españoles del siglo XX, Madrid, BAC, 1995; G. F. Alonso, Spagna-Storia ecclesiastica, in “Enciclopedia Cattolica”, Città del Vaticano, 1953, vol. XI, coll. 1042-1052; B. Lima, La Guerra Civile Spagnola (1936-1939), Cosenza, Due Emme, 1997; H. Thomas, La Guerra Civil Espanola, II voll., Barcellona, Grijalbo, 1996.

Cfr. F. Martì Gilabert, Polìtica religiosa de la restauraciòn (1875-1931), Madrid, Rialp, 1991.

F. Diaz-Plaja, La Secunda Repùblica, Barcellona, Planeta, 1995; V. Carcel Orti, La persecuciòn religiosa en Espana durante la Secunda Republica (1931-1939), Madrid, Rialp, 1990.

Cfr. E. Rosa, Massoneria e Fronte Popolare, in la Civiltà Cattolica, 18 marzo 1937; C. Eguia Ruiz, Dall’Intellettualismo al Comunismo nella Spagna, in La Civiltà Cattolica, 6 luglio 1937; ivi, 21 agosto 1937; ivi, 4 settembre 1937; ivi, 2 ottobre 1937; A. Lazaro Pedro, Masonerìa y Libre pensamento en la Espana de la Restauraciòn, Madrid, Ed. Università Comillas, 1985.

Cfr. V. Artad Palacio, Iglesia y Estado. La Secunda Republica Espanola, III voll., Madrid, 1972.