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Abbiate paura, tanta paura. Ancor più paura.
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«Votare ‘’ al referendum per l’indipendenza da Londra renderà la Scozia più vulnerabile al terrorismo islamico»: lo ha detto il premier David Cameron. Non m’invento niente, è arrivato a dire questo. «Il Regno Unito è fra i cinque Stati che spendono più per la difesa, ha la miglior intelligence e sicurezza nel mondo, è parte di tutte le alleanze che contano – NATO, G-8, G-20, l’Unione Europea (me’ cojioni!, come se dice a Roma, ndr.), membro del consiglio di sicurezza dell’ONU, insomma tutta la rete di alleanze e capacità che ci mantengono sicuri...Vi conviene uscirne, scozzesi».

Nemmeno s’è reso conto, Cameron, d’aver elencato tutti gli organismi che, trascinandoci in tre lustri di guerre sotto falsi pretesti, ci hanno reso meno sicuri, ultimamente rendendoci nemici della Russia senza alcuna necessità, ed essendo riusciti a far sorgere – dopo quindi anni di invasioni, occupazioni, persecuzioni, effetti collaterali e droni assassini – a suscitare il mostro dell’estremismo islamico decapitatore. Adesso il demente Cameron vuol far credere agli scozzesi che, se lasciano questa bella rete di organizzazioni belliciste, vere minacce per la pace, il Califfo dal suo covo di Rakka in Siria ordinerà ondate di attentati ad Edimburgo... È proprio vero che il panico fa sragionare. Il panico, ovvio, che gli elettori di Scozia liquidino insieme 500 anni di storia del British Empire, e gettino scompiglio nel grande progetto tecnocratico eurocratico e globale riprendendosi la loro sovranità, con effetti probabili in Europa, non solo di secessioni a catena.

È patetico che come argomento il premier di Londra non sappia agitare che la vecchia e frusta «minaccia terroristica»: scozzesi, se ve ne andate arriva il babau islamista e vi punisce...

È vero che sul terrore ispirato dall’IS attraverso i media (quelle quadrate legioni di nerovestiti ripresi dal basso in alto, quella bandiera da pirati studiatissima ad Hollywood, quelle decapitazioni, e narrazioni, e narrative...) hanno puntato molto. Scoperto d’improvviso che «400 inglesi combattono sotto le bandiere dell’IS» (ma no!), Cameron ha alzato il livello di pericolo-attentato da «serious» a «severe», insomma imminente.

In America, i politici più prominenti hanno parimenti annunciato un mega-attentato del Califfo. «L’ISIS sta rapidamente sviluppando un metodo per far saltare in aria una città americana di prima grandezza», ha sobriamente dichiarato il senatore James Inhofe, repubblicano, della Commissione delle forze armate, aggiungendo con dispiacere: «...e la gente non ci crede».

L’attesa di un mega-attentato del Califfo in America è così spasmodica, che Fox New s’è addirittura portata avanti: nei giorni scorsi ha postato sul suo sito un articolo che strillava: «L’ISIS attaccherà gli USA l’11 Settembre 2014!», per poi precipitosamente toglierlo: i links qui sotto non portano più all’articolo profetico, ma a una pagina che dice: «Qualcosa è andato storto».

Here are the links to the articles

Del resto Dick Cheney aveva specificato: l’attentato sarà peggiore dell’11 settembre, e chi può saperlo meglio di lui? Chi lo sa, magari lo faranno nella stessa data tanto significativa. Come sarà? Il sito dei coloni israeliani ha la notizia: «Un laptop dell’ISIS rivela il progetto di costruire armi biologiche». Succede sempre così: le migliori informazioni sulle intenzioni terroristi islamici si scoprono nei computer portatili che quegli sbadati abbandonano in un bar o dimenticano in un aeroporto. In questo caso si tratta di un portatile «scoperto ad Idlib in Siria» (da chi, non si sa: forse il benemerito SITE della cacciatrice di terroristi Rita Katz?) dove i terroristi rendono conto dei loro sforzi di fabbricare una bomba alla peste bubbonica.

Abbiate paura! Tanta paura!

Peccato che tale articolo pauroso compaia, sul sito dei coloni ebraici, a fianco di un altro – firmato dal generale Amos Yadlin, già capo del Direttorato dello Spionaggio Militare di Tsahal, attualmente rettore dell’Istituto per gli Studi di Sicurezza Nazionale, che tranquillizza: «L’ISIS non è per nulla una minaccia per Israele». Un po’ preoccupato del panico che pare essersi diffuso tra gli israeliani più sprovveduti, il Generale elenca tutti i motivi per cui la forza dell’IS è sopravvalutata:

«Sono diecimila, la metà delle forze armate di Hamas. E contrariamente ad Hamas non sono al nostro confine, ma a 700 chilometri di distanza. E non hanno artiglieria, né capacità strategica di prendere di mira lo Stato di Israele». Se per ipotesi invece di rivolgersi contro l’Iraq e la Siria l’ISIS se la fosse presa contro Israele, «sarebbe facile bersaglio per la nostra intelligence, per i nostri aerei, per le armi di precisione del nostro esercito». La possibilità che «l’ideologia dell’ISIS prenda piede fra la popolazione palestinese è inesistente. Il radicalismo jihadista di questa organizzazione è così estremo, che è stato rigettato perfino da Al Qaeda».

Se c’è un successo che il Califfo ha ottenuto, ironizza il Generale, è «di essere riuscito a raccogliere contro di sé una coalizione di ampiezza quasi incredibile», dalla Russia ai peshmerga, dall’armata Siriana ad Hezbollah, da USA ad Israele, «ciascuna intenzionata a distruggerlo». È riuscito anche a «riportare gli americani in Iraq» , che adesso lo stanno bombardando.

Naturalmente, un ingenuo potrebbe chiedere: se l’ISIS non è pericolosa per Israele, che non è in grado di raggiungere né ci colpire, perché mai è tanto pericolosa per gli Stati Uniti, e dei senatori USA ci assicurano che è in grado di far esplodere una grande città americana al di là dell’Atlantico, o di spargere attentati e peste bubbonica in Scozia? Ma non dovete farvi la domanda. Dovete solo aver paura. Tanta paura. Specie se siete goy.

Perché ciò che il Generale Yadlin sta dicendo ai suoi concittadini è in fondo questo: tranquilli, l’ISIS è stato creato per far paura ai noachici, mica a voi. È merce d’esportazione, che non avete bisogno di bere. Serve a coalizzare finalmente tutti i cristiani contro tutti i musulmani in Europa, cosa che fino ad oggi non era riuscita. Adesso, un paio di attentati false flag, confermeranno quanto è cattivo l’Islam…

Obama ha promesso di «abbattere, debellare» l’ISIS, di dargli «la caccia più spietata», dato che manifesta «la barbarie islamista». Cameron: «Con lo Stato Islamico siamo di fronte alla minaccia più grave che abbiamo conosciuta».

Eppure la conoscono da decenni, i Governi di Londra. Dagli anni ’80 hanno dato asilo, e rifiutato l’estradizione nei Paesi che li reclamavano per punirli di delitti ed attentati – dunque protetto e coperto – a capi di organizzazioni islamiste delle più pericolose. Organizzazioni vietate in patria come il GIA algerino ci tenevano bottega aperta, stampavano i loro giornali (il citatissimo Al Ansar), tenevano riunioni, predicavano incendiari nelle moschee. C’è stato un tempo in cui noi giornalisti, se dovevamo contattare un Abu Hamza, un Abu Qutada ricercato in Giordania, un Omar Bakri che la Siria voleva, dovevamo andare a Londra. S’intende, dopo aver cercato il numero di telefono sulla guida telefonica, e preso regolare appuntamento con i segretari di questi capi, e delle loro organizzazioni clandestine, che avevano uffici aperti nel Londonistan, o presso la moschea di Finsbury Park.

L’Intelligence Service se li coccolava. La spiegazione ufficiosa era: meglio lasciarli liberi e tenerli d’occhio che costringerli a sparire in clandestinità. Stranamente, mai questi capi islamisti né le loro organizzazioni progettavano di liberare i palestinesi dal giogo di Israele. Avevano invariabilmente altri progetti: rovesciare i regimi islamici laici, specie quelli che avevano avuto legami o alleanze con l’URSS; Siria, Algeria, Iraq, Egitto, e sostituirli con qualche regime religioso, sharia e califfato.

Robert Pelletreau, già vice-segretario di Stato di Bill Clinton e Ambasciatore in molto Paesi medio-orientali, manteneva segrete relazioni con i Fratelli Musulmani egiziani ed è giunto a dire che l’emergere di regimi islamisti dal Golfo Persico all’Atlantico sarebbe favorevole agli interessi americani. Era una continuazione della politica di Zbig Brzezinski che negli anni ’70, da consigliere della sicurezza nazionale, contro i sovietici che avevano occupato l’Afghanistan insediandovi un governo comunista, promosse la creazione di una «cintura verde» attorno a questo regime: un’ininterrotta catena di stati islamisti in funzione di contenimento anti-sovietico. A questo scopo furono creati e gestiti in Pakistan i talebani, e fu perfino «sacrificato» un amico degli Stati Uniti come lo Scià, abbandonato per favorire l’emergere dell’ayatollah Khomeini.

Avere un Londonistan a Londra, affollato di capi e gruppi clandestini, poteva essere un bell’ausilio a queste strategie.

Nel 2011, quando gli USA (e l’Occidente) hanno deciso di sostenere l’opposizione al regime di Assad in Siria non già politicamente ma militarmente (ossia con armi ed addestramento), hanno di fatto prodotto l’effetto che gli oppositori politici di Assad, uniti nell’Armata Libera Siriana, sono stati sopraffatti e marginalizzati da jihadisti di Al Nusra e di Daesh (oggi IS): quasi tutta gente venuta dall’estero, dal Maghreb, dalla Cecenia, dall’Asia centrale, ma anche dall’Europa.

Quanti di questi jihadisti europei sono stati arruolati non già da imam fanatici, da polizie e servizi europei? «Un mio assistito», rievoca l’avvocato Carlo Corbucci di Roma, che difende musulmani accusati (per lo più senza fondamento) di progetti terroristici, «che era stato condannato in primo grado e che ho fatto assolvere in appello – ma dopo tre anni di carcerazione preventiva – appena liberato se n’era tornato nel suo Paese, in Belgio. Lì, è stato contattato da proprio da ambienti riservati della sicurezza belga e francese, i quali gli hanno offerto «gloria» e «riabilitazione» attraverso l’arruolamento per combattere in Siria, dicendo pure che agivano per conto degli Stati Uniti. Lo so perché me lo disse lui stesso; era tentato di accettare non per motivi religiosi, ma perché riteneva Assad uno spietato dittatore (era sposato a una siriana). Io ho cercato di dissuaderlo, di metterlo in guardia dalla trappola. Sembrava convinto. Poi invece ho saputo che era partito, ed è stato ucciso in uno scontro con l’esercito siriano». Si trattava di Raphael Gendron, convertito, illuso.

Anche la scoperta occidentale dell’orrore jihadista e delle atrocità è un pochino artificiale. Già in Libia i ribelli – arruolati come sopra – che sotto la protezione degli aerei francesi, inglesi e americani hanno «liberato» il Paese da Gheddafi hanno più volte appeso persone per i piedi da finestre di alti edifici, per poi tagliar loro la testa con un coltello da cucina.



Molti video che documentano queste atrocità sono stati raccolti da Susan Lindauer, una ex agente della CIA: crimini e atrocità che i media occidentali hanno passato sotto silenzio, perché i «ribelli» si battevano per la buona causa. Tutti i video sono stati eliminati da YouTube: appare una scritta che informa che «l’account associato è stato chiuso».

Stessa, identica cosa in Siria. Video che mostrano soldati siriani sgozzati dai ribelli sono numerosi, o meglio lo erano: sono stati fatti sparire accuratamente. Gli «amici della Siria» volevano continuare ad armare, finanziare, addestrare e all’occasione drogare con anfetamine e peggio questi assassini forsennati, perché portavano in Siria la democrazia. «La CIA addestra da mesi i ribelli siriani in Giordania e in Turchia», poteva continuare tranquillamente a scrivere Huffington Post.

Adesso, subitanea, la scoperta che lo IS compie atrocità. Che fanno orripilare i telespettatori nelle case europee. E «non si chiedono che quelli si è voluto fossero lì in quei luoghi; che li si è armati; che li si è prima esaltati e poi demonizzati, e li si descrive ora come ‘difficili da combattere e da sgominare’», conclude l’avvocato Corbucci. Sicché, se e quando avverrà un mega-attentato islamico in una grande città americana (o magari in Scozia, se si sottrae alla «rete di protezione») siamo già stati tutti preparati a non vedere che si tratta di un false flag. Tanto più se lo faranno l’11 Settembre 2014: guarda che cattivi questi musulmani, proprio nel giorno commemorativo della «loro» altra atrocità.





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