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Il pm: Marino boicottato come medico perché si candidò contro Bersani
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BOLOGNA - Ignazio Marino stava per iniziare una collaborazione con l'ospedale Sant'Orsola di Bologna ma la trattativa venne bloccata nel 2009 perché c'era stato nel frattempo un rinvio del progetto sul nuovo polo chirurgico. Ora emerge una verità diversa, una verità "politica".

Dal tenore delle telefonate intercettate risulta che «il motivo dell'interruzione dei rapporti fu di natura prettamente politica». Lo scrive il pm di Bologna Luca Tampieri chiedendo al gip di archiviare il procedimento penale aperto nell'ipotesi che l'arrivo al Policlinico Sant'Orsola-Malpighi di Bologna del noto chirurgo dei trapianti di fegato, e senatore Pd, Ignazio Marino, fosse stato boicottato dopo che quest'ultimo si era candidato alle primarie del suo partito contro Bersani.

Per il pm però, benchè sia chiaro che l'interruzione della trattativa per avviare la collaborazione «non avesse altra ragione che quella di non favorire un avversario politico della compagine evidentemente ritenuta di riferimento per l' amministrazione dell'azienda, non è ipotizzabile una condotta che abbia i connotati dell'abuso di ufficio». Anche se i medici inconsapevolmente intercettati quando sono stati sentiti hanno poi negato, nelle conversazioni i riferimenti sono indubbi e tracciano «un desolante quadro di sudditanza politica delle scelte anche imprenditoriali di una azienda ospedaliera di primaria importanza». Ma, aggiunge, non si possono ravvisare condotte penalmente rilevanti. Di qui la richiesta di archiviazione.

L'inchiesta, contro ignoti e per abuso d'ufficio, era stata aperta a inizio anno dopo che da alcune intercettazioni telefoniche in un'inchiesta calabrese (su altri argomenti) era emersa l'ipotesi che dirigenti del Servizio sanitario avessero boicottato l'arrivo sotto le Due Torri del senatore. Lo stesso Marino, sentito dagli inquirenti, aveva confermato di aver avuto una trattativa (per iniziare ad operare nel Policlinico) con la direzione, in particolare con l'allora direttore generale Augusto Cavina. Si era perfino giunti ad una bozza d'accordo (che stabiliva tempi e modi della collaborazione, e profili economici). Ma dopo la candidatura del 4 luglio 2009, il tenore dei rapporti era cambiato radicalmente.

Il 17 agosto 2009 Cavina avrebbe prospettato a Marino l'imminente radicale trasformazione del polo chirurgico bolognese, la cui realizzazione consigliava di soprassedere al progetto. «Risulta pacifico che l'eventuale ristrutturazione del polo chirurgico in Bologna nulla aveva a che vedere con la possibile collaborazione del prof.Marino, dal momento che tale modifica sarebbe diventata operativa nell' autunno 2010», scrive il pm. Lo stesso Marino colloquiando con i colleghi bolognesi ebbe la conferma «che la ragione della rottura delle trattative fu di natura politica, attesa la sua candidatura 'contrò la figura di Bersani».

La sua collaborazione con il polo ospedaliero del Sant'Orsola «avrebbe in altre parole potuto nuocere a Bersani e costituire dall'altro un notevole elemento di sostegno per lo stesso Marino». Per il pm però non è ipotizzabile una condotta che abbia i connotati dell'abuso di ufficio. Non vi è infatti violazione di legge o regolamento per procurare danno a terzi o ingiustificato arricchimento a pubblico ufficiale. Semmai si potrebbe ipotizzare un danno da ingiustificata interruzione delle trattative, ma si tratterebbe di una prospettazione di valore civilistico. Quindi, conclude il pm, «l'operato dell'amministrazione è sicuramente censurabile sotto il profilo della efficacia e completezza del servizio offerto», ma tali considerazioni «possono ricevere censura nello stesso settore nel quale sono originate tali decisioni, ossia quello politico amministrativo in generale senza che però la condotta possa avere riflessi penalistici».

Fonte >  Il Messaggero


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