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Resurrezione. Rottura di schemi
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Gesù è vivo, risorto; la risurrezione è un evento unico nella storia dell’umanità e delle religioni. Nessun santone, nessun guru, nessun maestro, nessun grande iniziato ha potuto sottrarsi alla corruzione del sepolcro.
La resurrezione è l’evento della Fede, perché vince ciò che all’uomo desta il timore più grande e ciò che per lui rappresenta il disfacimento anche morale e spirituale assoluto: la morte.
Il nemico ultimo ad essere vinto dall’umanità, è reso disarmato da Cristo Signore.

La resurrezione è un fatto storico.
Si basa sulla testimonianza di persone che hanno dato la vita per attestarne la veridicità.
Delle due l’una: o gli apostoli mentono oppure dicono la verità; una terza possibilità potrebbe essere quella che sostiene la mera convinzione di un’illusione: gli apostoli pensavano di dire il vero, ma erano soltanto degli illusi, ingannati.
Bene; esaminiamo un’ipotesi alla volta.

La menzogna.
Questa supposizione ammetterebbe una contraddizione in termini: se gli apostoli avessero annunciato una farsa, che senso avrebbe avuto essere disposti a confermare con il sangue questa verità?
Tutti (eccetto San Giovanni, che superò illeso il martirio) diedero la vita per il Maestro, che sapevano vivo e vivente; si può pensare sul serio che sarebbero morti per un inganno da loro stessi ideato (magari trafugando il cadavere), che li avrebbe condotti alla sofferenza, alle persecuzioni, fino a morire condannati proprio per questo?
Davvero inverosimile, anzi impensabile.

E che gli apostoli abbiano predicato Cristo e questi crocifisso e risorto ed il fatto che abbiano dato la vita, sono eventi storici documentati, non soltanto dal Nuovo Testamento; bastano, su tutte, le testimonianze epigrafiche tombali del primo secolo.
Quindi morirono tutti, ma certamente non per qualcosa che sapevano essere falso.
Forse morirono quindi per una illusione?
Vediamo quest’altra ipotesi.

In cosa consiste l’illusione?
Leggiamo su internet (1): «Rappresentazione ingannevole della mente che immagina o interpreta la realtà secondo le proprie aspettative e speranze».
Potremmo cambiare il termine e parlare di allucinazione: «Percezione di oggetti o fenomeni che non esistono»; in entrambi i casi la sostanza delle cose non muta: la resurrezione è da intendersi - secondo questa lettura - come una sorta di autosuggestione indotta dalle false speranze dei poveri spauriti apostoli.
Bene, cerchiamo di capire.

Gesù sarebbe stato crocifisso e sepolto e poi - a forza di pianto e lacrime - la rassegnazione avrebbe ceduto il posto all’illusione, confermata dalle apparizioni del (creduto) risorto.
Eppure la cosa così non fila proprio.
Gli stessi testi sacri smentirebbero questa idea; non c’è nulla nei santi Vangeli che lasci pensare ad una sorta di «preparazione» da parte dei discepoli; anzi! San Tommaso arriverà a negare la testimonianza degli altri; le donne non saranno credute; perfino quando Gesù si levò in cielo, alcuni dubitavano ancora.
Ma, anche a non voler dare credito alla Sacra Scrittura, pensiamo: come è possibile che una allucinazione di tale portata non sia stata facilmente smentita dagli oppositori?
Sarebbe bastato prendere il cadavere di Gesù e mostrarlo al popolo, per screditare tutti i seguaci e simpatizzanti della nuova dottrina!
Ma questo non avvenne.

Non si obietti che il cadavere fu sottratto dal sepolcro proprio dai medesimi apostoli, che avrebbero poi creduto di vederlo risorto; questa ipotesi non tiene, perché fa confluire due incompatibili opzioni fondamentali: la frode e l’autosuggestione.
Ed allora?

Non resta che l’ultima possibilità: Gesù è risorto ed è apparso alle donne, a Cefa, agli undici e quindi anche a più di cinquecento persone.
Testimoni vivi che poterono attestare ciò che videro, toccarono, sentirono realmente.
Questo è l’annuncio della Fede.
E’ la testimonianza di un fatto.
Di una Persona viva e presente.

Il cristianesimo abbatte l’idea del mito e scende nel concreto, nel quotidiano.
La storia assume caratteristiche lineari, con un’origine e verso un fine; l’uomo e la sua vita sono dense di significato e non si perdono schiacciate nel vortice nichilista ed anarchico di paradisi
dal sapore panteista.
L’uomo non è un’illusione impermanente (come per il paganesimo in genere); è frutto di un amore che lo crea e lo vuole salvare dal male che egli stesso si procura.
L’uomo è una realtà unica.
E’ creato corpo, anima e spirito, ora; così com’è.
Amato da Dio, senza necessità di rinvii e progressioni evoluzioniste nella materia o nella spirito; con la piena capacità di rispondere a questo Amore, con tutto il proprio essere.

La resurrezione ci parla di unicità dell’amore del Padre, che vince il mondo e che destina per questo l’uomo a rivestirsi di incorruttibilità; è importante comprenderlo.

Quest’uomo!
San Paolo lo dice chiaramente: questo mio corpo (questo e non altri, come affermano i reicarnazionisti!) sarà vestito di immortalità, perché avrà assunto su di sé lo Spirito del Signore.
E’ il mistero della resurrezione della carne e della vita eterna; vita individuale, anche se persa nell’abisso infinito di Luce e di Amore che è Dio stesso.
La resurrezione attesta la vittoria di Gesù in maniera definitiva, certa, non replicabile.

Se tale evento è vero, quale altra fede o quale altro mistero dobbiamo ancora attendere ci salvi?
Resurrezione, mistero di adorazione e di ringraziamento, di gioia e di liberazione.

Stefano Maria Chiari




1) http://www.demauroparavia.it/52081


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