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Un piissimo ebreo
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Jacob «Kobi» Alexander ha celebrato una fastosa «bar mitzvah» per il suo figlio maggiore; ha fatto venire 250 ospiti da USA e Israele in Namibia, dove abita, pagando a tutti l’aereo. Lo riferisce la Jewish Telegraphi Agency (1). Chi è Alexander?

E’ l’ex padrone della Comverse Technology, azienda israeliana di telecom che ottenne una specie di esclusiva sulle intercettazioni telefoniche giudiziarie in USA. Forse qualcuno ricorderà che la mattina dell’11 settembre 2001 la filiale di New York di una ditta israeliana di «instant messaging», la Odigo, ricevette un avviso per mail di abbandonare immediatamente la posizione, che era vicina alle Twin Towers: la cosa fu raccontata dai giornali USA.

Ebbene, la Odigo è una branca della Comverse, oltre il nome del software per SMS che la Odigo fornisce. Un altro settore della Comverse, la Comverse Infosys, è quello che aveva (ed ha tuttora) l’esclusiva delle intercettazioni telefoniche giudiziarie in USA e in molti altri Stati.

«La Converse», a scritto il giornalista Chris Bollyn, «produce una scatola nera chiamata ‘Disco Audio’ che la polizia, l’intelligence e le agenzie di sicurezza, oltre che i governi di tutto il mondo, hanno collegato ai loro network telefonici. Questo semplice dispositivo permette agli impiegati Israeliani di Tel Aviv della Converse di intercettare ed ascoltare tutte le informazioni che vengono trasmesse da queste ingenue agenzie…» (2).

La Comverse ha rapporti anche con Telecom Italia. E perché Alexander abita in Namibia, a Windhoek, il bantustan del Sudafrica?

Perché è ricercato negli Stati Uniti, da cui è fuggito portando con sé almeno una sessantina di milioni di dollari, per associazione a delinquere, falso in bilancio, frodi di gravità eccezionale (avrebbe post-datato delle opzioni, e avrebbe finto di pagare con stock option suoi impiegati alla Comverse, mentre questi titoli finanziari sarebbero finiti in un unico conto, a nome «I.M.Fantom», che si traduce: «Io sono fantasma». Ovviamente,  il «fantasma» era Kobi).

La denuncia è stata elevata non da un gruppo antisemita, bensì  dalla SEC, l’ente di controllo della Borsa di New York (3). Quando l’FBI è andato ad arrestare Kobi, questo s’era già reso fantasma. Anni dopo, una sua telefonata alla figlia, fatta con Skype, ha permesso di localizzarlo in Sri Lanka, con cui gli USA hanno un accordo di estradizione. Kobi è dunque volato in Namibia, dove ha ottenuto asilo e immunità con la promessa di investire 38 milioni di dollari in opere locali.

Il padre di Kobi è stato un ufficiale dell’esercito israeliano, nel «signal corps» (spionaggio telecom e satellitare), che poi è assurto a direttore generale della compagnia petrolifera di Stato israeliana. La Comverse continua ad esistere sotto altri proprietari, fra cui alcuni ministeri israeliani; è leader di mercato nelle intercettazioni, ed ha 6 mila dipendenti in 50 Paesi. Il 28 gennaio 2008 il ricercato Kobi Alexander ha fatto causa alla sua ex-azienda, pretendendo 72 milioni di dollari in liquidazioni e premi (bonus) che la ditta non gli avrebbe pagato.

Ora si apprende che Kobi Alexander è un piissimo ebreo, capace di spendere milioni di dollari per la «bar mitzvah» di uno dei suoi tre figli solo per invitare gli ospiti alla grande festa, paragonabile a una prima comunione nel cristianesimo. Questa è chuzpah, ragazzi.




1) «Fugitive CEO hosts luxury simcha», Jewish Telegraphic Agency, 23 marzo 2008.
2)  Christopher Bollyn, «Israelis Hold Keys to NSA and U.S. Government Computers», American Free Press, 16 giugno 2006.
3) Voce «Jacob Alexander» su Wikipedia.



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