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La Sciacarelli e il suo fidanzato
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Non mi pare che i giornali dicano che il giudice Woodcock e la giornalista Federica Sciarelli (la bisunta star di Chi lha visto?) sono, o sono stati, fidanzati. I loro amori sono stati spesso oggetto di rotocalchi alla Novella 2000 e di piccoli scoop di paparazzi. (Sciarelli e Woodcock pizzicati di nuovo insieme mentre si godono l'ultimo sole)

Peccato che i media sorvolino su questa unione, perchè i due ferreamente insieme stanno creando un nuovo diritto della libertà d’informazione. Il giudice Woodcock intercetta i giornalisti veri che non piacciono alla sua parte politica perchè fanno inchieste sgradite sul Kippà Fini Tulliani, per vedere se parlando commettono reati; poi manda carabinieri nei suddetti giornali nemici a sequestrare fasci di carte; non senza mandare a perquisire anche le case dei suddetti giornalisti.

So che a molti lettori non sono simpatici nè Sallusti, nè Feltri, nè Belpietro. Sono gli stessi lettori a cui sono simpatici, invece, Travaglio, Santoro e quello di Ballarò (come si chiama? Quello coi denti bianchi...). Penso che le intercettazioni dei telefoni di Travaglio e di Santoro sarebbero altrettanto interessanti sul piano penale, e darebbero gli stessi risultati: quali servizi, quali inchieste ordinano i Santoro per spaccare il culo a questo o a quello, con quali politici o procuratori d’accusa si consultano i Travaglio, con quali parolacce si esprimono (sono il gergo del mestiere, come l’esibizione del cinismo).

Secondo me, sono due gruppi di giornalisti egualmente bravi, in quanto ausiliari della democrazia: conducono inchieste dure e cattive, con ostinazione ed insistenza, pagando il prezzo di errori (1) che sono frequenti proprio per chi fa giornalismo utile, ossia contro i poteri intoccabili.

Le motivazioni di Sallusti e di Feltri non piacciono ai lettori, perchè sono al servizio di Berlusconi. Travaglio e Santoro sono al servizio dell’opposizione antiberlusconica, o no? Ciò non toglie che l’inchiesta sulla casa che Fini ha svenduto ai Tulliani, come le inchieste su Affittopoli, sono grandi e utili inchieste: il cittadino ha da sapere che tizi occupano le alte cariche delle Istituzioni. Ai Travaglio e ai Santoro il compito di fare inchieste, motivate da odio politico, contro Berlusconi e i suoi yes-men, compari e amichette: i cittadini hanno pari interesse a sapere (2).

Come disse un giornalista americano: Notizia è solo ciò che qualcuno ha interesse a nascondere. Tutto il resto è pubblicità.

Ecco, a non rischiare mai niente, nè querele nè irruzioni di giudici ostili, sono i giornalisti che diffondono pubblicità: come funziona bene la nuova Fiat, come ha ragione Veltroni (o Tony Blair) Israele si sta solo difendendo, l’11 settembre l’hanno fatto i musulmani, il papà pakistano che ha ucciso la figlia è un islamista e i musulmani devono accettare i nostri valori (quelli degli zii del Salento?) Al Qaeda esiste davvero come dice la propaganda USA... insomma, sono di questo genere i Mentana, i Fazio, i Lerner, e quell’altro di Matrix, come si chiama? Vinci. Fanno solo pubblicità a qualche potere forte. Non a caso, vengono pagati milioni di euro, ossia cento volte di più dei normali giornalisti.

Ora, il fidanzato della Sciacalli ritiene che la stampa di destra non abbia diritto di esistere nè di dare notizie. Che, se giornalisti di destra parlano tra loro al telefono per organizzare un’inchiesta sugli interessi inconfessati della Marcegaglia (o di De Benedetti, o di Montezemolo) stanno commettendo un reato. Insomma, per il giudice Woodcock la libertà di stampa, e di opinione, semplicemente non esiste. Ritiene che notizie sui Tullianos e sulla Marcegaglia vadano censurate e vada loro impedito di diventare pubbliche. Ci vede un animus cattivo. Invece non vede un animus cattivo in Travaglio e Santoro, quando fanno esattamente le stesse cose.

E’ impossibile non constatare una certa continuità con questa linea del diritto Woodcock con la sinistra che spara a Belpietro. La sinistra ha un certo modo di partecipare al dibattito: alla fine, far tacere il giornalista, o il giusnaturalista, o il sindacalista, con un colpo di pistola. La forma più sbrigativa di censura.

Invece, Woodcock ama, e ne è riamato, un terzo tipo di giornalista: la Sciacarrelli. Quella che arde dal fare lo scoop in diretta TV: « Signora, hanno trovato sua figlia morta ammazzata». E subito, si spara il primo piano della faccia della mamma della bambina ammazzata. «Che cosa sta provando in questo momento?».

E guardate che la Sciarrelli mica lo fa con chiunque, questo suo giornalismo. Lo fa con i poveri, i deboli sprovveduti, che non possono pagarsi avvocati di grido e non sono in grado di farsi pagare risarcimenti miliardari.

Quando Lapo Elkan fu trovato in semicoma per droga dopo una notte con un travestito pugliese, nessuno si è precipitato con le telecamere a prendere il primo piano sbalordito del padre Alain Elkan e a chiedergli: « Che cosa prova in questo momento?».

Con quanto rispetto, con quanta delicatezza gli Sciacarrelli trattano questi personaggi potenti, che mobilitano avvocati da miliardi. Alain Elkan voleva addirittura che la notizia non uscisse: « Mi vergogno di essere italiano», strepitò quando comunque il Lapo fu sbattuto in quarantesima pagina (anche noi ci vergognamo che lui sia italiano).

L’idea della libertà di stampa che ha Elkan padre è l’intervista su questo tono: « La intervisto in ginocchio, eccelso Alain, perchè si degni di parlare del suo ultimo libro. Come fa a scrivere ogni volta tali capolavori? Come mai lei è così bello, fine e intelligente: ci racconti il suo segreto...». Del resto anche il figlio, il Lapo, viene intervistato regolarmente, e con infinito rispetto, in quanto arbiter elegantiarum.

Ora, vedo una certa convergenza in questo modo d’intendere il giornalismo di Woodcoock, della sua fidanzata, quello di Elkan, e quello della sinistra che chiude il dibattito sparando. Vari gradi di censura e di repressione.

Il giornalismo di Sallusti e di Belpietro non merita tutela, perchè (l’ho sentito dire da un giornalecchino radiofonico) è « giornalismo alla clava». Il giornalismo di Santoro e di Travaglio merita parecchia più tutela: qui non si parla di clava, ma di denuncia civile. E infatti Santoro è stato riassunto a parità di ultra-stipendio per decreto della magistratura. E quanto al Fatto Quotidiano, le maggiori informazioni scomode per il Salame le riceve, si dice, da soffiate che escono dai palazzi di giustizia: ecco un caso in cui la magistratura italiana tutela il diritto al segreto sulle fonti, e la sacra privatezza delle telefonate. Infatti, non si riesce mai a scoprire chi ha soffiato.

Di fronte al giornalista del primo tipo, la magistratura pensa che a meritare la tutela legale sia Fini che ha ceduto una casa non sua a prezzo stracciato, e che oggi è in mano al cognatino. Un fatto privato che non interessa gli italiani, dicono in coro a sinistra, compresi Travaglio e Santoro. Se Sallusti vuol organizzare un’indagine sulla Marcegaglia e qualche altarino della sua ditta (pare si tratti di rifiuti tossici) i rifiuti tossici diventano acqua di rose, invece bisogna mandare i carabinieri al Giornale a sequestrare gli indizi che stanno raccogliendo sulla Marcegaglia: è dunque la Marcegaglia, con gli eventuali rifiuti tossici, che merita tutela.

Ma soprattutto, merita tutela la Sciarelli; sono tutti lì a difenderla in nome della libertà di informazione, a cominciare dai direttori lecchini che mandano solo pubblicità. Anzi, lei attacca i pochi critici con questo argomento:

« Cè una legge, quella sugli scomparsi, che giace in Parlamento da due legislature, perché non viene approvata? Ma vi pare possibile, ad esempio, che una mamma che ha un figlio scomparso debba essere costretta, come succede oggi, ad andare lo stesso al lavoro per non perdere limpiego?».

Insomma, la sciacallata della Sciarelli è colpa di Berlusconi. E’ costretta a sciacallare, perchè manca la legge sugli scomparsi, che obbliga le mamme a non assentarsi dal lavoro. Ma che c’entra, scusate?

Temo che sia la rigorosa logica formale appresa dal fidanzato. Tant’è vero che Woodcock (ed anche De Magistris) imbastiscono inchieste clamorose e numerosissime che « hanno ottenuto grande visibilità presso i media nazionali» (così Wikipedia alla voce Woodcock, scritta probabilmente da Woodcock) ma che poi non stanno in piedi di fronte all’analisi dei tribunali giudicanti. Le inchieste qualche volta sono anche sacrosante (come Toghe Lucane di De Masistris) ma finiscono in nulla per l’incapacità dei procuratori di imbastirle con competenza e con rigor di logica. Sallusti e Belpietro le conducono meglio; che sia invidia del pene? Arrestarli, anzi sparargli in bocca.

Ora, provo a concludere con una domanda: per noi cittadini, qual è il tipo di giornalismo che merita tutela legale? Quello che dà notizie – e sono notizie solo quelle che Fini, Marcegaglia, Berlusconi hanno interesse a nascondere – oppure il giornalismo che arde di mostrare in primo piano TV la faccia di un madre a cui viene comunicato che sua figlia è stata ammazzata?

Qual è il giornalismo che è più rischioso praticare, perchè sgradito a potenti che hanno tutti i mezzi per nuocere, e per di più con stuoli di avvocati (e di giornalisti lecchini pronti a giustificarli) oppure quello del Grande Fratello in versione Guignol, col morto vero? Le leggi che difendono la libertà d’informazione – se sono ancora vigenti – per quale libertà d’informazione sono state concepite?
Per informare il cittadino di quel che il cittadino deve conoscere su quelli che da lui si fanno votare, o per quelli che intervistano Blair ed Elkan in ginocchio? Questi ultimi non corrono alcun pericolo. E a quanto vedo, non ne corre nemmeno la Sciacarelli, che viene difesa financo dal direttore della Stampa-leccona, come da tutta la direzione RAI3, e riceve solidarietà dai colleghi.

Invece no. Se riveli e documenti che l’11 settembre l’hanno fatto gli americani, o che il massacro di Gaza è stato denunciato dall’ONU come crimine contro l’umanità, ti accusano di antisemitismo, razzismo, negazionismo (dellolocausto), e un comitato di parlamentari si attiva per far chiudere i siti che dicono quel che non appare su La Stampa. Se racconti che Violante e D’Alema stanno in case di lusso comprate con niente oppure ad equo canone (poveretti) quelli pretendono la censura. Se racconti di Fini e dei Tulliani, ti sparano – e il magistrato D’Ambrosio (uno del pool Mani Pulite) subito insinua che l’attentato è un’invenzione del caposcorta... (Aggressione e Belpietro, D'Ambrosio: "Il suo caposcorta «salvò» anche me")

Appena le inchieste giornalistiche non tocchino Berlusconi, subito i magistrati mandano i carabinieri a fare irruzione e a sequestrare documenti, fin nella case private dei giornalisti.

Vi sembra normale?

Ma sì, lo so, alla metà di voi sembra normale. Vi sembra normale che sia tutelata la Sciarrelli che ci vuol dare lo spettacolo in pasto ai nostri istinti più abietti – spiare il dolore e la vergogna altrui e non Sallusti e Belpietro.

Ma allora, non c’è salvezza.

 



1) Naturalmente mi si ricorderà laccanimento contro il povero Boffo, su un’accusa che Feltri ha dovuto scusarsi di aver pubblicato, dunque falsa. Ciò significa ignorare le leggi sulla diffamazione vigenti in Italia. Il fatto in sè esula del tutto dal giudizio. Se il giornalista Pinco pubblica che il signor Pallino (direttore di giornale o no) è un cornuto, Pallino querela e vince. E il Pinco non è ammesso a fornire prove che Pallino sia davvero cornuto, mostrando le foto della moglie in amorosi colloqui con l’idraulico: per legge, uno può essere cornuto, ma ha il diritto a che non lo si scriva sui giornali. La prova può essere ammessa solo se la notizia ha interesse pubblico, per esempio se riguarda un personaggio politico in fatto di corruzione. Non fatemi dire altro.
2) Ciò che rende un po’ inutili queste inchieste, è il fatto che i politici corrotti, una volta esposti sui giornali per case regalate a loro insaputa, non si dimettano. E non si dimettono non solo perchè hanno perso il senso di vergogna, perchè metà della popolazione giustifica e condona le loro porcherie, mentre non condona quelle dei politici della parte avversa: le due tifoserie si neutralizzano a vicenda. La mancanza di un vivo senso del diritto nel cosiddetto popolo italiano è la ragione per cui siamo governati da mascalzoni e furbastri.


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