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La Fede teandrica della Carità e l’Antroposofia
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La cristianità nei tempi moderni pagò un prezzo altissimo per il suo progresso materiale con il crescente declino della sua spiritualità.
Alla ricerca di un bene immediato si perse di vista quello perenne.
Tale processo implicò lo smarrimento generale dei basilari princìpi cristiani che danno senso all’esistenza terrena.
A causa di questo crescente vuoto di fede, diversi intellettuali dell’Occidente rivolsero la loro attenzione verso l’Oriente.
Appare allora la Teosofia anticristiana e poi l’Antroposofia fautrice di una nuova visione d’apparenza cristiana.
Data la loro influenza e poiché è vano voler evitare dilemmi pendenti su questioni basilari che condizionano il pensiero e perciò la cultura e in tal modo il corso della vita umana, è bene evidenziare l’abisso che separa queste visioni dal cristianesimo, per quanto riguarda il senso stesso dell’esistenza nel piano personale, sociale e mondiale.
La visione cristiana ha per oggetto Dio rivelatoSi Carità, che è la virtù teologale per eccellenza della Fede e Speranza cristiane.
La Carità, in Dio e per Dio, si manifesta nel voler bene al prossimo, che così diviene l’indice dell’amore verso Dio.
Ma voler bene implica la conoscenza del bene e nella fede che ha per oggetto Dio, bene = verità, quindi bene e verità, secondo Dio e il Suo unico Verbo nella Rivelazione di Dio-amore.
Il Bene e la Carità è Dio stesso e l’unico Mediatore dell’amore di Dio è Gesù, Via, Verità e Vita.
E poiché Lui come Via di perfezione verso il Bene, la Verità e l’Amore è uno e unico, le Scritture rivelano Dio geloso della Parola unica che suscita.
Solo in questa unità e unicità, che discende da Dio, Gli si rende gloria e si trova la via di ritorno al Padre: la salvezza dell’anima.
Il senso contrario è quello del dramma religioso dell’uomo: della molteplicità di credenza provenienti dai sentimenti.

Ma vi è una differenza essenziale tra quelli che ignorano la Rivelazione divina perché non hanno avuto l’occasione di conoscerla, e sono in attesa, e quelli che, avendola conosciuta, la cambiano per «perfezionarla» esotericamente con le proprie incerte «certezze».
Quindi, peggio che chiudere le finestre spirituali dell’anima, come tende a fare il mondo occidentale moderno, è falsare la visione con filtri spiritualisti dell’occulto.
Materializzare l’oggetto del pensiero implica una mutilazione mentale dell’uomo fatto di corpo e anima, ma se per evitare ciò si ricorre ad un’overdose di spiritualità drogata, è il pensiero spirituale stesso ad essere in rischio.
E’ il caso della visione dell’antroposofia di Rudolf Steiner?
Da cosa nasce questa sua visione?
Sarà essa un prodotto avanzato di un pensiero volontaristico per cui, essendo Dio libertà assoluta, la volontà è il principio supremo di cui dipendono la verità e l’intelligenza di ogni cosa?
Dipenderà essa forse dalla volontà d’intenderle per averle svelate alla mente umana?
Ecco l’idea dell’antroposofia, la trascendenza messa alla portata di un’auto rivelazione esoterica dedotta da un mondo ultrasensibile.

La scalata del volontarismo è avvenuta negli ultimi secoli in Occidente a causa di «filosofie» tendenti a privilegiare, volenti o nolenti, la volontà sulla fede, cioè la prassi sulla fine propria al pensiero.
Si può prendere come esempio di tale sottilissima deviazione, non il peggiore, ma il migliore dei suoi  autori, ossia il dotto francescano John Duns Scotus.
Gran contestatore di San Tommaso d’Aquino, noto come «doctor subtilis», egli insisteva sulla  distinzione tra fede e ragione e sulla limitazioni di questa in rapporto alla volontà, al contrario di San Tommaso, che spiegava la loro armonia.
Lo faceva in nome della pietà, e la sua posizione rimase nota per la sua difesa teologica dell’Immacolata Concezione di Maria.
Inoltre, difese l’idea del Regno di Cristo in terra, nel senso che l’Incarnazione non aveva per causa il Peccato originale e la Redenzione, ma lo stabilimento del Regno di Cristo, come se Dio avesse bisogno del mondo per imperare sul cosmo.
Dall’insieme di tali posizioni spunta il volontarismo che sovrapponendo la volontà alla ragione avrebbe preso forme varie, fino al volontarismo della stessa fede e ragione, per cui l’uomo sceglie di credere nel dio da lui stesso pensato.
Tale «amore» sarebbe superiore alla fede perché la volontà di amare Dio supera la fede di poter conoscerLo con la ragione.
Ciò significava separare due capacità infuse nell’anima umana, come se non fossero parte dello stesso dono divino; come se teologia e metafisica non fossero alla portata del pensiero, ma prodotto della volontà di pensare.
In tal modo si può coltivare tutto, pure tomismo e aristotelismo nel senso empirico.

E così Bacon e altri inaugurarono le autostrade empiriche e pragmatiche del mondo moderno: la conoscenza deriverebbe dalla ragione a servizio di una nuova velocità: la «volontà attiva».
A questo punto, per tornare alle vie del pensiero trascendente, s’imboccherebbe l’uscita del sentire e pensare la sfera invisibile, accessibile nella scelta della percezione ipersensibile; un sottopassaggio della ragione verso il volontarismo spiritualista.
Così il volontarismo non sarebbe solo il padre dell’empirismo e del pragmatismo secolare, ma di un «rivelazionismo» antroposofico!
Il dilemma allora si può riassumere nella domanda: l’essere umano dispone di una capacità di percezione ipersensibile per rivelare verità universali o piuttosto, con un atto volontario sublimato da una propria fede eterea, si convince di possederla?
Eccoci entrati in pieno nell’elaborazione del «mistero» dell’Antroposofia.

La «filosofia» spirituale del «santo»

Il mondo del pensiero ha per fulcro naturale il senso della vita.
Ogni uomo pensa per meglio sopravvivere e imprimere ordine alla propria esistenza.
Da questo punto di partenza del pensiero si capisce allora che ci sono solo due direzione vitali: o si vive come si pensa e si pensa come si crede, o allora si crede come si pensa e si pensa come si vive.
Nel secondo caso la vita materiale, dei sensi fisici e degli eventi del mondo finiscono per determinare, non solo il pensiero, ma una «fede» aggiornata all’ora presente.
E’ quella del modernismo, ma qui c’interessa più che le misere conclusioni di questo, la sua genesi nella mente di persone tanto ben istruite e intelligenti da voler rivelare una «religione» totale.
Quando si dice che uno pensa come vive, si tende subito a immaginare il peggio.
D’esempio può essere il frankismo, nel senso che la giustificazione della lussuria e della viltà morale come degrado finale, divengono ragioni della «nuova fede».
Consideriamo ora alcune persone che pensano come vivono, ma una vita che per loro è virtuosa e anche eroica.
Nei tempi recenti pensiamo a Leo Tolstoi, a Fogazzaro, a Gandhi, a Albert Scweitzer, e a tante personalità benemerite nell’erezione di opere umanitarie, ma anche di sostegno a logge e a templi per la comprensione di religioni umane.
A simili eccelse confraternite si ritengono partecipi i nostri Steiner, Teilhard, Montini, Wojtyla e il ben più modesto Roncalli, per i loro doni spirituali o troni diretti a cambiare la vita religiosa del mondo.
Come inquadrare, però, questi loro contributi che, guarda caso, seguono lo stesso intento di «migliorare» il cristianesimo, adattandolo al mondo presente?

Il dilemma primordiale: pistis, gnosis o pistis sophia?

«Pistis» è il termine greco per fede, «gnosis» per conoscenza e «sophia» per sapienza.
L’intelligenza umana è fatta per raggiungerle; Verità e Vita, e in tal senso la Rivelazione cristiana è, come si proclamò Gesù: l’unica Via.
Le personalità sopra non lo negano, ma propongono le loro vie proprie.
Qui è da considerare allora il senso teandrico della vera fede: da Dio all’uomo.
Ad esso si contrappone quello che si può chiamare «androteistico»; nozioni che ho cercato di sviluppare brevemente nel mio «L’Eclisse del pensiero cattolico» , per meglio inquadrare il senso oscuro del Vaticano II.
Che sia chiaro: al senso teandrico del pensiero, che procede da Dio, corrisponde una risposta umana che è naturalmente di senso androteista.
Ma questo deriva e dipende dal primo senso.
Non vi è simmetria.
E qui è bene distinguere: la fede cattolica non si oppone alla gnosi come conoscenza e tanto meno alla Sofia come saggezza.
Anzi, è matrice di entrambe nel loro ordine e fine.
Fa bene ad insistere su queste differenze il mio amico don Ennio Innocenti nella sua «Gnosi spuria».
Quel che si oppone per diametro alla fede è lo gnosticismo; è la falsa ragione del razionalismo delle logge e di tante credenze esoteriche.
Gli autori sopra non incidono sempre chiaramente in quest’opposizione, ma svelano la loro ambiguità invocando una «certa simmetria» tra la fede e la gnosi che hanno raggiunto con le loro letture e studi filosofici.
Dire che «fede e ragione sono le due ali per elevare il pensiero umano verso la verità», è dimenticare che la fede è suscitata da Dio, una e unica; la ragione umana è varia e dipendente da personali interpretazioni.
E’ qui che s’inserisce l’Antroposofia con le conoscenze e ragioni di fedi «speciali».
Quali?
Quelle esistenti in varie religioni nate dalla moltiplicazione di tante altre credenze nella lunga storia della naturale religiosità umana.

L’Antroposofia proviene dalla Teosofia che investe sull’oggettiva perdita di spiritualità del mondo moderno per rimediarvi con la sua visione del necessario ricupero della «naturale comunanza con gli Esseri e le Forze del Mondo Spirituale», che rimanda a tempi primordiali.
Deve allora diffondere che ci furono, anzi, che sono presenti nel mondo maestri di un pensiero capace di farlo ancora e meglio.
Ora, ciò richiede una fede e qui torna di nuovo il dilemma: ci può essere una «fede nuova» per rattoppare quella «fede antica» che sembra aver fallito?

La prima risposta è semplice: la fede legata alla verità non può fallire; falliscono quanti sono incapaci di accoglierla ed applicarla alle loro vite.
Il fatto è che quando questa «incapacità» diviene fenomeno di massa, spuntano nuovi medici e rimedi per «curarla».
Così, per sopperire alla grave «deficienza» d’intendere il senso della vita in generale e di quello della fede cristiana in speciale, sorgono idee ammantate di sapienze antiche, come la Teosofia, per finirla col cristianesimo.
E’ innegabile l’enorme influenza del pensiero teosofico nella cultura recente, anche tra cattolici.
Ed essa trovò nella massoneria il suo braccio armato.
Si pensi al gran poeta portoghese Fernando Pessoa, che tradusse la Blavatsky e alla fine scrisse ad un amico: «Se osservi che la Teosofia, che ammette ogni religione, ha un carattere interamente simile al paganesimo, che accoglie nel suo Pantheon tutti gli dèi, ti accorgerai la seconda ragione della grave crisi dell’anima mia. La Teosofia mi terrorizza col suo mistero. E’ l’orrore e l’attrazione dell’abisso realizzati nell’oltre anima. Uno spavento metafisico, mio caro» («A Voz do Silêncio», Edizioni Civilização Brasileira, Rio, 1969).
Pessoa è morto a 47 anni d’età.
La sua inquietudine lo ha portato all’alcool e questo alla morte.
Internato in ospedale a causa di una cirrosi acuta, sapeva che bastava bere un altro bicchiere per morire; l’ha bevuto e fu trovato morto il giorno dopo.
In un vasto numero di biblioteche, come in quella della casa dei miei, non mancava tutta una fila di libri di Helen Blavatsky, da «Isis devoilée» alle variazioni sulla sua «dottrina segreta».

Quando abitavo a Rio, il mio diletto amico Daniel Brilhante de Brito, uomo che conosceva tredici lingue, tra cui l’aramaico, e traduttore della «Teosofia» di Steiner, mi invitò spesso alle riunioni che teneva a casa su questi temi.
Così lo studioso considerato uno dei più colti del Brasile, seguiva la questione, ma mai a cuor leggero. Una volta mi confessò: t’invidio, hai una fede incrollabile mentre io sono nel dubbio.
Negli ultimi anni di vita - è morto nel 2004 - s’interessò solo alla grande musica.
Nello stesso periodo, a Roma, il mio amico maestro Flavio Benedetti-Michelangeli, cattolico da sempre, mi pregò di accettare una collezione di vecchi libri che potevano interessare al mio impegno fedele.
Sono andato a ritirare da lui quelle casse e poi a casa mi sono accorto che erano tutte più di teosofia e antroposofia che studi su questi fenomeni.
Libri impregnata dal fumo di sigarette di quell’erudito lettore, che mi chiese: vedi se riesci a far capire a qualcuno che queste idee non portano da nessuna parte.
Qui mi limiterò a parlare di Steiner e della sua creatura esoterica: l’antroposofia.
Tale pedagogia pseudo-cristiana ha acquisito con le rivoluzioni moderne il potere di cambiare il modello universale da suscitare nelle coscienze, ma le mancava ancora il contenuto per convogliare ad un sincretismo globale.
La Teosofia ha provato ad elaborarlo, ma invano.
Il suo erede farà un altro passo in avanti, per fornire ai poteri delle logge e del mondo una nuova formula che includesse il cristianesimo.
Poi venne il Vaticano II per introdurre questo spirito nella Chiesa.

Rudolf Steiner fu il gran maestro

«Uomo di qualità intellettuali eccezionali, pedagogo prodigioso e fertile scrittore, Steiner fu a capo della Società Teosofica in Germania ivi fondando nel 1902 la rivista ‘Lucifer’, che nel 1904 assunse il titolo di Lucifer-Gnosis. Secondo i suoi biografi Steiner ebbe una ‘Guida’ che Edouard Schuré, il famoso teosofo e filosofo protestante francese (1841-1929), autore nel 1889 del libro ‘I Grandi Iniziati’, così descriveva: ‘Il Maestro di Rudolf Steiner era uno di quegli uomini potenti che vivono sotto la maschera di uno stato civile qualunque, per compiere una missione conosciuta solo dai pari loro. Mai operano apertamente sugli avvenimenti umani; fatto invero preoccupante se confrontato con la descrizione che il martinista Mariel ci rende dei Superiori Incogniti, quando, disquisendo sulla loro natura, si chiede se essi siano ‘uomini di carne oppure genii, entità o daimon’ concludendo che: ‘la Dottrina Segreta di H.P. Blavatsky ci dà se non delle certezze almeno interessanti approssimazioni (Ivi, pagina 207). Per averne un saggio si sappia che in tale opera Satana viene descritto come ‘il Dio, il solo Dio del nostro pianeta’ e, altrove, ‘[Satana] non è che una sola cosa col Logos’, per cui: ‘la Chiesa maledicendo Satana [...] maledice Dio [...] o la Sapienza rivelatasi come Luce e Ombra, Bene e Male nella Natura’ («La dottrina segreta», pagine 383, 384-400). L’Antroposofia, il cui centro a Dornach, presso Basilea in Svizzera, è stato battezzato Goetheanum in onore all’Illuminato Goethe, è oggi diffusa in tutto il mondo con centri d’iniziazione e poli scolastici denominati Scuole Waldorf». (Epiphanius, «Massoneria e sette segrete», pagina 171).

Rudolf Steiner partì dalla Teosofia di Madame Blavatsky, che aveva per programma la Fraternità Universale nella sintesi della conoscenza; sarebbe la teoria del campo unificato dallo spirito universale, come la teoria di Einstein per il campo fisico.
Si tratta della gnosi che vanta (abusivamente) tra i suoi illuminati non solo il Maestro Eckhart, il neoplatonico, ma le Sante Gertrude, Ildegarda, Caterina di Siena, Agostino, Francesco d’Assisi e Francesco di Sales.
Steiner ha scritto anche lungamente su San Tommaso d’Aquino.
Ecco alcuni dei nomi noti dell’epoca attratti da quest’iniziazione esoterica: Edison, Mondrian, Scriabin, Yeats, Gandhi, George Russel, Bernard Shaw, Annie Besant, Aldous Huxley, Fernando Pessoa, ecc.
Ma torniamo a Steiner che, andato oltre la Teosofia e rifacendosi ad un certo panteismo di Goethe, è giunto all’antroposofia, una nuova sintesi religiosa che pretende essere la conoscenza sopra-sensibile piena sul mondo e l’uomo inserito nell’universo, raccogliendo non solo le religioni in genere, ma quella della Teosofia condannata dalla Chiesa (Dz 2189).

Steiner voleva un nuovo cristianesimo, che includesse i sacramenti, ma pure l’idea di reincarnazione; credeva nel ritorno della mente per meglio capire e spiegare l’uomo, nei suoi impulsi ed energie, sia religiosi, sia rivoluzionari.
La mente umana, almeno la sua, sarebbe capace di cogliere la saggezza per discernere ogni segreto sul bene, sull’uomo e sull’universo.
E così Steiner, considerando che la Chiesa cattolica aveva tradito la sua missione ed era condannata alla sparizione, ha elaborato, alla luce del buddismo esoterico, il suo esoterismo cristiano, in cui Cristo è il personaggio capace d’equilibrare e temperare l’ardore di Lucifero da un lato e la mente fredda del demone Arimane dall’altro (confronta «Massoneria e sette segrete», pagina 170).
L’Antroposofia, che la Chiesa ha incluso nella stessa condanna della Teosofia, è riuscita a contagiare molti dei suoi membri, i cui pensieri vagavano alla ricerca di una «sintesi suprema».
Oltrepassando tutti i limiti delle censure ecclesiastiche, questa lettura avanza sull’onda della fiducia olimpionica di chi sente d’aver capito tutto.
Senza timore, coglie m modo imperterrito dall’albero della conoscenza del bene e del male.
Steiner commenta i quattro Vangeli e l’Apocalisse spiegando tutto senza esitazioni, la verità sui due bambini Gesù: «Abbiamo quindi due storie di Gesù di Nazareth prima che accogliesse in sé il Cristo».

Tutto echeggia le narrazioni delle religioni orientali.
«Krishna: nome che effettivamente riassume quanto stende la sua luce nell’evoluzione spirituale dell’umanità attraverso i millenni».
Maitreya-Buda e Hermes-Mercurio si legano ai nomi di Zarathustra e Mosé.
«Le diverse dottrine portate agli uomini di Budda, Zoroastro... per stabilire la Fraternità universale... oggettivo prima conosciuto solo da pochi iniziati»... come il tempo e l’apparizione di nuovi iniziati, avrebbe illuminato il patrimonio della conoscenza dell’intera famiglia umana con una letteratura vastissima.
La «grandiosa figura di Giuda degli ultimi capitoli dell’Antico Testamento - e la figura di Giuda del Nuovo Testamento... nelle sue successive reincarnazioni (Giuda incarna la sensualità umana, e realizza la fusione dell’elemento romano con quel cristiano)», tutto è ricuperato e spiegato senza tentennamenti.
«Dopo che Cristo, che aveva in se lo Spirito universale dell’umanità, ha avuto la sua opera compiuta in Terra, formando un’unità perfetta di vita spirituale nel mondo, solo allora si è resa possibile la facoltà di parlare nel senso di questo Cristo-Impulso, spuntato nei cuori... divenendo parte sostanziale del mondo spirituale... principio dell’evoluzione cristiana... in spirito di libertà».

L’idea di autoredenzione si ripresentò nel secolo scorso con forza nel libro «La Dottrina segreta», di Helen Blavatsky, svelando il suo grande piano: «La Teosofia è una gnosi che intende divinizzare l’umanità come una vera e propria religione di massa, che insegna essere il male uno dei principali sostegni del mondo manifestato; una necessità per il progresso e per l’evoluzione, come la notte per il giorno e la morte per la vita, e affinché l’uomo possa vivere eternamente. Satana (o Lucifero) rappresenta l’energia attiva dell’Universo [l’entropia], la luce, la vita, la lotta, il pensiero, la coscienza, il progresso, la civiltà, la libertà […] è Dio […] una sola cosa col Logos. Esiste in natura una Legge eterna che tende a conciliare gli opposti e a produrre l’armonia finale. Grazie a tale Legge di sviluppo spirituale... l’umanità verrà liberata dagli dèi falsi e bugiardi [si legga cristianesimo?] e otterrà, alla fine, la sua autoredenzione».
La Blavatsky e la sua teosofia saranno adattati nel nostro secolo dall’antroposofia di Rudolf Steiner, che combina questi concetti per un nuovo cristianesimo, il cui «Cristo» armonizza anche gli opposti.
Il gesuita Teilhard de Chardin ne fu attratto e il giovane Karol Wojtyla sarà uno dei suoi discepoli nella ricerca della pace antropocentrica attraverso un’idea di «redenzione universale» venuta alla ribalta nella stesura dei documenti conciliari e poi messa in pratica ad Assisi nel 1986.
L’influenza steineriana nella Chiesa, di sapore panteistico e sincretistico, si realizzò attraverso i suoi ammiratori prossimi e lontani.

Uno dei più famosi fu quel gesuita massone Teilhard de Chardin; poi gli autori del Vaticano II, specialmente della Unitatis redintegratio, Lumen gentium, Gaudiem et Spes, Nostra aetate e Dignitatis humanae e Karol Wojtyla.
«Attingiamo alcune notizie dalla biografia ‘Il mio vecchio amico Karol’ di Malinski. Dopo aver conseguito la licenza liceale si porta a Cracovia per frequentare l’università. Si lega intimamente con M. Kotlarczyk, ‘il maestro della parola’, che aveva fondato ‘il teatro rapsodico’ seguendo ciecamente il teo-sofo Steiner, a sua volta legato all’occultista Blavatski» («Il nuovo Ordine dell’Anticristo», padre Luigi Cozzi).
«Wojtyla giovane scriveva nel 1941 a Kotlarczyk, suo mentore del ‘teatro rapsodico’ e della ‘parola vivente’, che lo aveva introdotto alla saggezza di Rudolf Steiner: ‘Mi sono incontrato con un uomo dell’organizzazione spirituale (sic) simile a noi... potrebbe essere un nuovo fratello» («João Paulo II», Tad Szulc, Edizioni Notícias, Lisboa, 1995, pagina 91).

Beninteso, non si specula qui sulle confraternite che il giovane Wojtyla frequentò, né quante volte più tardi si recò al tempio di Steiner, il «Goetheanum» vicino a Basilea; quel che ci importa è conoscere il pensiero di chi giunse alla guida di centinaia di milioni di persone, e lo ministrò in nome della Chiesa cattolica.
E’ impossibile negare quest’influenza steineriana nella Chiesa.
Tali idee gnostiche possono sembrare molto particolari e poco ricollegabili con la strana mutazione religiosa operata dal Vaticano II.
Ebbene, ramificazioni gnostiche, dalle più antiche fino allo «gnosticismo cristiano» dei discepoli della Blavatsky, della Besant, di Rudolf Steiner, di Teilhard de Chardin, impregnano gli scritti di Karol Wojtyla, nel senso che tutte hanno in comune la stessa direzione: l’uomo che pensa Dio; tutte seguono una «conoscenza» che indica un bene umano.
Da questo punto in poi la missione del cristianesimo, per tale gnosticismo, è di compiere il bene escogitato da loro, secondo i bisogni del tempo.
E guarda caso, per i mondialisti come per i conciliari si tratta di un’unione dell’umanità, quindi il bene non sarebbe più condurre i popoli alla pace di Gesù Cristo, al cristianesimo, ma esso avrebbe per missione e per fine unire popoli e religioni; se converge in tale direzione è buono e giusto; se dissente è deplorevole, anche se è la Fede da sempre predicata; ragion per cui c’è da scusarsi di tale passato.
Oggi tale cristianesimo è l’ideale della vita a cui si è convertito Anthony Blair, secondo ciò che lui stesso proclamò.
Si capisce come il deismo delle logge, cioè il rapporto dei maestri terreni col gran Architetto universale, sia dello stesso genere di quello del «nuovo cristiano», di un modernismo verso il Cristo con un compromesso storico e cosmico.
Non è forse questo il senso della Gaudium et Spes e della Redemptor Hominis: dell’uomo futuro in cui è incarnato il «Redentore dell’umanità»?

Il dilemma originale aggiornato dal Vaticano II

Non so se qualcuno conosce tutta la storia segreta del Vaticano II.
Ma poiché il Signore ci assicura che non vi è niente di nascosto che non sarà scoperto, né niente di segreto che non sarà svelato, è lecito dire che tanti di quei segreti e intenzioni si sono o si stanno svelando nei suoi atti e documenti.
Per esempio monsignor Lefebvre, che partecipò nella sua preparazione, svela che essa era condizionata dalle richieste a Giovanni XXIII di tre poteri contrari alla Chiesa: del Cremlino - che non si parlasse di comunismo né si discutesse d’ateismo; dei protestanti che si cercasse l’unione ecumenistica, fino ad allora condannata dai Papi; del B’nai B’rit, che si cambiasse la posizione della Chiesa riguardo al giudaismo.
Tutte queste richieste furono implementate.
Ci sarebbe, però, da aggiungere le richieste meno esplicite, come quella dell’aggiornamento della Liturgia nel senso riformato e, per quanto riguarda l’Antroposofia, nell’argomento toccato da questo scritto, nel senso di ammettere un influsso universale dello Spirito Santo sulle varie religioni del mondo. Per la Fede della Chiesa espressa nella Costituzione apostolica Dei Filius: «Bisogna credere, con fede divina e cattolica, tutto ciò che è contenuto nella parola di Dio scritta o tramandata, e che viene dalla Chiesa proposto da credersi come divinamente rivelato, sia con un giudizio solenne sia con il magistero ordinario e universale» (Dz 1792).
«Poiché alla sola Chiesa cattolica appartengono tutte quelle cose così copiose e così ammirabili, che sono state divinamente disposte per la evidente credibilità della Fede» (Dz 1793).

Ma nel documento conciliare «Unitatis redintegratio» si passa dal concetto di Chiesa come unica»Arca divina» fuori della quale non c’è salvezza, ad uno di schieramento «ecumenista» di sette eretiche e scismatiche, sempre ritenute dalla Chiesa cattolica mezzi alla deriva.
E ciò viene fatto assimilando tali mezzi, a volte indirizzati ad un generico bene sociale, alla Chiesa, depositaria della fede soprannaturale che salva attraverso la Grazia.
Per questa ragione la «Unitatis redintegratio» doveva per forza riconoscere anche la diffusione della Grazia fuori della Chiesa, non solo nelle persone, che è possibile, ma nelle stesse chiese e comunità, che è idea incredibile:

3b) «Tra gli elementi o beni, dal complesso dei quali la stessa Chiesa è edificata e vivificata, alcuni, anzi parecchi e segnalati, possono trovarsi fuori dai confini visibili della Chiesa cattolica, come la Parola di Dio scritta, la vita della grazia, la fede, la speranza e la carità, e altri doni interiori dello Spirito Santo ed elementi visibili: ‘tutte queste cose, le quali provengono da Cristo e a Lui conducono, giustamente appartengono all’unica Chiesa di Cristo’».
c) «Anche non poche azioni sacre della religione cristiana vengono compiute dai fratelli da noi separati, e queste in vari modi, secondo la diversa condizione di ciascuna chiesa o comunità, possono senza dubbio produrre realmente la vita della grazia, e si devono dire atte ad aprire l’ingresso nella comunione della salvezza».
d) «Perciò le stesse Chiese e Comunità separate, quantunque crediamo che abbiano delle carenze, nel mistero della salvezza non sono affatto spoglie di significato e di peso. Poiché lo Spirito di Cristo non ricusa di servirsi di esse come di strumenti di salvezza, il cui valore deriva dalla pienezza della grazia e della verità, che è stata affidata alla Chiesa cattolica».

Secondo la «Unitatis redintegratio» lo «Spirito di Cristo non ricusa servirsi» per esempio dell’Antroposofia come strumento di salvezza?
Per essa le ali della fede sono date per alzare il volo nella direzione di quanto si può chiamare l’Evento del Golgota.
Ma tale volo avviene con l’uso coordinato delle ali di una pistis cristiana con una gnosi antroposofica?
E’ vero che l’Antroposofia riconosce giustamente un distacco mentale operato dal Mistero cristiano con il buio e il caos del passato religioso, ma vuole raccordare tutto, passato, presente e futuro, come se l’Evento del Golgota fosse evento intermedio di un’infinita evoluzione religiosa, da raccogliere in diversi pantheon.
Arriva a questo punto al dubbio che anche gli ebrei e l’Islam ne siano inclusi, con ragionamenti validi che approdano però a conclusioni erronee.

L’idea antroposofica esposta da un suo discepolo

Nel dire dell’antroposofo Hobo: «Soprattutto l’Oriente, attraverso l’esperienza degli avatar (esseri spirituali che si manifestano in personalità umane) aveva conosciuto l’azione diretta di ‘personalità divine’ (per usare la terminologia testamentaria, ripresa da Paolo di Tarso, da Dionigi l’Aereopagita e da Dante si può parlare di Angeli ed Arcangeli) in singoli personaggi: ma l’Incarnazione completa della Somma Personalità Divina in un essere umano: è l’‘Evento degli eventi’. Come tale, atteso e presentito in varie forme misteriche, in cui il ‘Dio nato da una Vergine’ che ‘muore e risorge’ è presente in culti e rituali europei, asiatici e nordafricani. Questo Evento, viceversa, era, ed è, qualcosa di assolutamente inconcepibile paradossalmente e tragicamente sia per gli ebrei che - secoli dopo - per i musulmani. I primi aspettavano ed aspettano non il redentore dell’intera umanità ma il messia che deve ‘compiere’ il patto fra un singolo ‘popolo eletto’ ed il Dio-Padre. I secondi sono inflessibilmente legati a quella idea - di natura strettamente luciferica - per la quale l’Assoluto non potrà mai ‘mischiarsi’ direttamente con le miserie umane, ma semplicemente ‘amministrarle’ attraverso il ‘libro’... Gli Hindu, grazie alla già detta dottrina ‘avatarica’ accettano con relativa facilità Cristo nel loro pantheon».

«L’umanità dei primordi ebbe una naturale comunanza con gli Esseri e le Forze del Mondo Spirituale. Il livello della coscienza di veglia dell’uomo di quei tempi - che la Scienza dello Spirito chiama ‘atlantici’ - era peraltro sognante ed ottuso, mentre ben più vivo e ‘sveglio’ era quello della coscienza di sogno, condizione in cui si verificava buona parte dei rapporti fra gli umani e gli esseri spirituali. La razionalità era ancora al di là da venire e la società era di fatto organizzata intorno ai ‘Centri dei Misteri’, (Oracoli) ove, mano a mano che la istintiva contiguità col Divino - un tempo diffusa ovunque - cominciava a venir meno, era in un certo qual modo ritualmente e cerimonialmente ‘amministrato’ il rapporto fra la dimensione fisico-sensibile e quella Spirituale (per noi moderni è quasi impossibile rendersi conto di come potesse essere la vita in quei tempi)».

«Platone conserva ancora parecchie risonanze  dell’antica comunanza misterica, Aristotele segna il distacco e la conseguente codifica filosofica della finitezza e solitudine della ratio. E quando il rapporto col Divino, più in Occidente che in Oriente (ove soprattutto l’Induismo ha mantenuto in vita poderosi riflessi dell’antica comunanza) rischia di spezzarsi, lasciando l’uomo come ‘scimmia nuda’, avviene l’Evento del Golgotha: il Deus absconditus dei Misteri, il Logos dei Primordi, mediante il quale ‘ogni cosa è stata fatta’ diviene ‘carne’. L’Eternità diviene Tempo. Con un percorso che solo una vera sapienza ‘pentecostale’ ha potuto delineare nella sua immensità il ‘Figlio-Logos’ della Divina Trinità ‘attraversa’ le sfere delle Gerarchie fino a penetrare nella dimensione sensibile. La ‘ciclicità’ tradizionale del tempo precristiano si ‘apre’, diviene spiraliforme. Con l’Evento dl Golgotha nascono, insieme, il Senso della Storia ed il Mistero della Libertà».

Un Ordine soprannaturale alieno alla Chiesa

L’Antroposofia si prefigge secondo l’antropologo nostro lettore: «il compito di riconquistare gradualmente e coscientemente il rapporto con il Mondo Spirituale e, grazie ad esso, trasformare il Creato stesso, ‘riportandolo all’Ordine Soprannaturale’ fatto chiaramente esplicitato, ad esempio, dall’autore dell’Apocalisse. Ma in questo processo appena agli inizi - come ad esempio con altrettanta chiarezza viene mostrato nel medesimo testo - interviene anche il mondo delle Forze dell’Ostacolo, la Trinità ‘inversa’. E’ il Mistero del Male… (Qui va detto che la Scienza dello Spirito lungi dal rendere assoluto il rapporto ‘Bene-Male’ ne fa soprattutto una questione di capacità di mantenere l’equilibrio ‘fra opposti’, ovvero di evolvere superando ostacoli. Con un connotato d’assoluta praticità in quanto fornisce, per affrontare questo esercizio continuo, una quantità impressionante di mezzi, interiori ed esteriori). E così, dopo il Golgotha, inizia la ‘vera battaglia’ per l’Uomo e per la Terra. Senza sosta si sussegue la lunga sanguinosa serie di conflitti, lotte, luci, ombre, vittorie, sconfitte, orrori e sublimità, ecc. che noi chiamiamo ‘storia’, ove il vero campo di battaglia è l’anima umana e la circostante Terra, sia quella sensibile, sia a maggior ragione quell’invisibile. Ad esempio, all’interno del cristianesimo, nel corso dei primi due millenni, si è mostrata prevalente una determinata corrente: quella ‘pietrina’ diretta erede del mondo imperiale romano, delle cui caratteristiche sostanziali si veste: gerarchica ed autoritaria, tendente a ridurre lo Spirito a norma giuridica con un ‘gesto’ che la pone a distanza dall’azione del Logos. Ma forse storicamente necessaria per una prima parziale manifestazione dell’Impulso che nasce dagli Eventi di Palestina».

Dalla lettura di tali testi si capisce come un cristiano tormentato da alcuni dubbi esistenziali possa trovarvi un’ermetica risposta.
Ora «la Scienza dello Spirito lungi dal rendere assoluto il rapporto Bene-Male ne fa soprattutto una questione di capacità di mantenere l’equilibrio fra opposti».
Conoscendo altri testi dell’Antroposofia si legge qui già parte da una simmetria falsa di possibile equilibrio manicheista tra bene e male.
Come se il male non fosse privazione del bene.
L’Antroposofia espone spesso ragionamenti validi per giungere a conclusioni false.
Ma cosa conta per la verità del pensiero, il mezzo o il fine; il ragionamento o la conclusione?
C’è per esempio quella famosa discussione sollevata da T. S. Eliot, nel suo «Assassinio nella Cattedrale», per cui, se l’arcivescovo Tommaso Becket si fosse lasciato ammazzare dai sicari del re più per dimostrare la sua forza morale che per testimoniare la fede, non sarebbe né martire né santo, poiché sono le ragioni finali che valgono.
L’Antroposofia che esalta il cristianesimo per concludere col sincretismo è una falsa idea, specialmente pericolosa proprio perché si poggia su una fede vera per distorcerla.
Quando l’Antroposofia s’impegna a svelare l’arcano della sua origine e evoluzione universali si svela come una nuova fede nata dal presunto declino di quella cristiana, e infatti c’è un cristianesimo antroposofico organizzato da Steiner come chiesa.
Eppure se il cristianesimo cattolico è vero, perché unico come crediamo, il cristianesimo dell’Antroposofia è falso, anche se nato dalla visione del Mistero Cristiano e del contingente declino della cristianità, perché multiforme.
E’ rimedio più fatale che la malattia perché se la salute sta nell’unica Fede nella Speranza della Carità, l’idea dell’Antroposofia la vorrebbe moltiplicata e divisa: una chiesa di Pietro e una di Giovanni; una autorità gerarchica e pietrina, un’altra carismatica aperta all’evoluzione dei tempi.
Veniamo a questa visione nell’interpretazione dell’antroposofo che ci scrive.

«Tale Impulso viene, pertanto a manifestarsi attraverso lo zeitgesit delle civiltà del tempo. (E’ ad esempio illuminante al riguardo la vicenda dell’estirpazione del cattolicesimo iro-scozzese - San Colombano e San Gallo - dei primissimi secoli cristiani. Quest’ultimo, oltre ad essere di fatto svincolato dalle pulsioni gerarchico-autoritarie di stampo romano tentava di saldare la dottrina del Cristo con le preesistenti tradizioni druidiche, invece di perseguire la loro demolizione). Basilare compito della Chiesa cattolica - come sarà più tardi di quella ortodossa - è comunque la coltivazione della vita sacramentale: soprattutto il portare innanzi nel tempo, attraverso il Sacrificio della Messa, un quid degli antichi rituali misterici, elevato a nuova vita. E questo, insieme ai tantissimi esempi di santità, carità e socialità comunque diffuse all’interno di ciò che chiamiamo ‘cristianità’ ha permesso di mitigare la rigidità ahrimanica del romanesimo in veste ‘pietrina’ nel corso del tempo. E’ quanto viene comunemente definito umanesimo cristiano. (Oggi come oggi, nel mondo sempre più soffocato dal tecnoscientismo e dallo spietato social-darwinismo che il Terzo Reich ha lasciato in eredità al ‘Quarto’ - l’America neocon - tale umanesimo è a rischio di estinzione…) La ‘Via di Giovanni’-  viceversa rimane per lunghi secoli celata. Essa affiora qua e là. Si pensi al misterioso Mani ed alla sua dottrina della Redenzione dell’Ombra - fatto afferrabile al di là delle alterazioni propagate nel corso del tempo di suoi avversari - alla vicenda dei Templari ed alla loro damnatio memoriae, alla saga del Graal ed alle sue distorsioni - il cui ultimo strascico è oggi clamorosamente espresso dal cialtronesco Da Vinci Code - si pensi ai Rosacroce, altra corrente misconosciuta e falsificata in continuazione. Uno dei modi con cui la corrente giovannita viene impedita dal manifestarsi nei secoli che vanno dal XIV al XIX è tramite le reviviscenze degli ‘antichi connubi’ ritualistici, risalenti di fatto alla Terza Epoca di Cultura (2800-800 avanti Cristo circa) ormai del tutto fuori tempo e divenienti ‘casa dell’Ombra’. (La vicenda  della Massoneria, rapidamente degradatasi in strumento delle Forze Ostacolatici, ne è esempio emblematico). Negli stessi secoli la razionalità - distaccatasi ormai dalla Spiritualità - che diviene in Occidente mero oggetto di Rivelazione e Fede - (l’aristotelismo rivisto in senso tomista è tuttora ‘dottrina ufficiale’ del cattolicesimo) fa intanto legittimi passi da gigante. A cavallo fra il XVI e XVII secolo nasce la Scienza moderna (i cui padri fondatori, specialmente Keplero, Copernico, Newton, Bacone, Cartesio ebbero peraltro intense frequentazioni esoteriche ed occultiste) poi il tecnoscientismo - i cui esiti ultimi soffocanti e dogmatici patiamo oggi -. Corollario di esso è la riduzione di ogni aspetto del reale a ‘misura, numero, peso’ anche laddove quest’attitudine diviene non pertinente, come nel caso dell’investigazione di reami che sono al di là del ‘quantificabile’, e la correlativa tragica separazione fra sfera conoscitiva e sfera morale».

I testi dell’Antroposofia sono molti e sempre lunghi, ma qui ci interessa evidenziare il contrasto tra la loro volontà d’unire ogni rito arcaico con quelli presenti, ma allo stesso tempo dividere quanto istituito da Gesù Cristo: la Chiesa che è il Suo Corpo mistico in cui l’unità dell’autorità di Pietro con la spiritualità di Giovanni è una e unica.
Lo stesso Apostolo Giovanni insegna il discernimento degli spiriti: «Carissimi, non vogliate credere ad ogni spirito, ma esaminate gli spiriti per conoscere se sono da Dio, poiché molti falsi profeti sono venuti nel mondo. Da questo voi conoscete lo spirito di Dio: ogni spirito che confessa Gesù Cristo venuto nella carne è da Dio; ma ogni spirito che divide Gesù non è da Dio. Ma questo è lo spirito dell’anticristo, del quale avete sentito che deve venire, anzi è già nel mondo. Voi, figli, siete da Dio e li avete vinti, poiché chi è in voi è più grande di colui che è nel mondo. Essi sono dal mondo; perciò parlano del mondo e il mondo li ascolta. Noi siamo da Dio. Chi conosce Dio ascolta noi; chi non è da Dio non ascolta noi. Da ciò conosciamo lo spirito della verità e lo spirito dell’errore... L’amore di Dio si è manifestato tra noi in questo: Dio ha inviato il suo Figlio unigenito nel mondo, affinché noi avessimo la vita per mezzo di lui... Dio è amore e chi rimane nell’amore rimane in Dio e Dio rimane in lui» (I Giovanni,4,1-6, 9, 16).

Conclusione

L’antropologo conclude: «Altrettanto certo è che esiste un aspetto ulteriore di questo processo: ‘la Fede che muove le montagne’, ma lì siamo già in presenza di una Forza che è il risultato della trasformazione del sentire umano in ‘Sentire Cosmico’, qualcosa che, al giorno d’oggi, può essere conseguito principalmente - se non esclusivamente attraverso la disciplina cosciente di Pensiero e Volontà. Tutto questo giunge all’apice in un’epoca - l’attuale - in cui viceversa si comincia a manifestare una ‘riapertura’ delle porte dell’Invisibile (che così comincia a ritornare ‘visibile’…). Ad esempio sempre più persone cominciano - in Occidente come in Oriente - sia a rammentare qualcosa delle proprie vite precedenti sulla Terra sia  a presentire - spesso in modo disordinato ed incoerente - qualcosa della presenza di Esseri Spirituali alla base della vita sensibile. Così quel movimento magmatico di ricerca interiore  che con sufficienza sprezzante - certo a volte giustificata - viene definità ‘new age’ o ‘spiritualità fai da te’, ecc. è solo uno dei sintomi di questa Rinascita che tenta di farsi strada e di trovare una Via di Consapevolezza. Importante - segno della ‘riapertura delle porte’ - è tutto ciò che è legato alla figura del Cristo ed al cosiddetto ‘Secondo Avvento’, tema intorno al quale si possono peraltro facilmente edificare intere mitologie e distorsioni fanatiche... Qui si mostra praticamente cosa può essere un tentativo per ‘portare il Creato all’Ordine Soprannaturale’. Perché il Consolatore ha già iniziato a manifestarsi…»

Falso.
L’Ordine divino si è già manifestato in Gesù Cristo e per sempre.
Nuove Pentecosti e secondi Avventi sono soltanto forme di linguaggio che svela la volontà di mutare quanto già trasmesso dalla Tradizione apostolica; è dello stesso tipo del Vaticano II, portatore di grande decadenza e apostasia.
Si deve ricordare inoltre l’ammonimento finale delle Scritture nelle parole di San Giovanni: «A chi ascolta le parole profetiche di questo libro dichiaro: se qualcuno farà delle aggiunte ad esse, Dio farà giungere su di lui i flagelli descritti in questo libro. E se uno sottrarrà qualcosa dalle parole di questo libro profetico, Dio sottrarrà la sua sorte dall’albero della vita e dalla Città santa, descritte in questo libro» (Apocalisse 22, 18).
Poiché Steiner vi ha messo del suo trattando dell’Apocalisse, si doveva ritenere al disopra di queste parole.
Ma tant’è, con l’impressionante incremento di tale declino in tempi conciliari, quest’altra «fede», che ebbe pure parte nel decadente pensiero ecumenista conciliare, già prima condannato, trova un incremento di adepti.

L’Antroposofia è sorta proprio a causa del declino spirituale della cristianità, con la percezione reale di un fatto solo contingente, ma contribuì ad esso con la visione di una nuova «fede».
In tempi normali basterebbe ricordare che l’Antroposofia è già stata condannata dalla Chiesa, ma qui si è voluto ricordare non solo questo ma alcune delle ragioni di questa condanna.
In ogni modo questa dovrebbe estendersi con ben più gravità al Vaticano II per almeno la ragione esplicita nel testo ecumenista menzionato della UR, ossia: - la Grazia dello Spirito di Verità estesa ad altre entità religiose.
Inoltre, in altri testi sono emersi concetti simili a quelli dell’Antroposofia ossia dell’evoluzione di una fede che deve ancora raggiungere la sua unità e perfezione!
Infatti nella «costituzione dogmatica «Dei Verbum» è detto: «Affinché l’intelligenza della rivelazione diventi sempre più profonda, lo stesso Spirito Santo perfeziona continuamente la fede per mezzo dei suoi doni».
Quali?
Dei nuovi profeti conciliari e di Steiner?

La visione cristiana ha per oggetto Dio rivelatoSi nella pienezza dei tempi Carità; La Carità in Dio si manifesta come Bene e Verità, la cui conoscenza è oggetto della Fede nel Suo unico Verbo; nella Rivelazione di Dio-amore.
Bene e Carità sono infusi dall’unico Mediatore Gesù Cristo, Via, Verità e Vita.
Solo con questa Fede una e unica si può piacere a Dio, operare per un ordine terreno personale e sociale e ottenere la salvezza della propria anima.
Dividere questa Fede secondo i tempi e una chimerica evoluzione della mente umana non è solo utopia, ma vera e propria trasgressione contro la Parola di Dio nel senso di voler essere come dèi, conoscendo altri beni e nuovi mali.

Arai Daniele


L'articolo di Daniele Arai ha ricevuto finora commenti offensivi o commenti orchestrati che cercano di propagandare le tesi di Steiner; non abbiamo qui aperto una discussione sull'autore, ma espresso la nostra opinione su di lui. 

 

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