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Talmudisti alla Harry Potter, ma pericolosi
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Ricevo questa lettera:

«Caro direttore, ho conosciuto due ragazzi mussulmani sciiti e volevo farla partecipe della storia o leggenda che mi hanno raccontato. (...) Ad un certo punto si tocca l’argomento moschea di al-Aqsa e il fatto che gli israeliani stiano subdolamente costruendo gallerie e ammenicoli vari che passano sotto di essa mettendone in pericolo l’incolumità.
Qui arriva il bello: a detta dei miei amici il popolo eletto starebbe effettuando scavi per reperire l’anello appartenuto a Re Salomone.
Tale anello permetteva al re di avere un potere immenso sui demoni (pare che il termine utilizzato da loro fosse jinn o qualcosa del genere).
Egli infatti si era permesso il lusso di farsi costruire un edificio sacro proprio dagli stessi demoni, solo che prima che questo edificio fu compiuto il re morì.
Costui ebbe però l’accortezza di rimanere fermo e con gli occhi sbarrati per non far capire ai demoni di essere morto.
Dopo cent’anni, a opera ultimata un tarlo,  finendo di rodere il bastone su cui poggiava Salomone, provocò l’immediata disintegrazione del corpo e dunque la presunta perdita dell’anello.
Se fossimo qui a parlare di un film, probabilmente non le avrei nemmeno narrato questa storia, perchè di cretinate se ne sentono tante e non c’è assolutamente bisogno di metterne un’altra in circolazione.
Purtroppo però stiamo parlando di fanatici seguaci di occultismo, come mi fanno credere a ben ragione le ascendenze massoniche di molti personaggi legati al sionismo, nonchè da ultimo, come prova concreta, l’architettura del tribunale di Gerusalemme (o Tel Aviv, non ricordo bene) apparsa su Effedieffe qualche mese fa.
Mi ha colpito anche il fatto che tale racconto, a detta di loro, sia a conoscenza di tutti e che io non potevo non saperlo.
In ultimo vorrei sapere se è la massoneria che ha fondato Israele e richiamato come specchietto per le allodole una massa (senza la quale nulla sarebbe stato possibile) di ingenui ebrei provenienti da tutto il mondo, o se le due cose non si escludono a vicenda (benchè molti movimenti religiosi ebraici siano ancora antisionisti), e cosa avrebbero intenzione di fare una volta che avranno in mano tale strumento di potere occulto.
Rino, Pescara
»

Naturalmente ogni ebreo rigetterà ufficialmente con sdegno, come antisemita, la voce che gli scavi sotto il Monte del Tempio tendano al recupero di qualche mezzo magico e leggendario, come l’Anello di Salomone. Ma posso confermarti tutto, anzi di più.

Di recente ho parlato con un ebreo milanese, fra l’altro giornalista, molto arrabbiato con Olmert e Peres e gli altri del governo, «falsi ebrei» a suo dire («sabbatei»  li chiamava, ossia seguaci del falso messia del ‘600 Sabbatai Zevi) perchè vietano gli scavi sotto il Monte, impedendo così di ritrovare  gli antichi apparecchi e strumenti - di cui parlerebbe la Bibbia - a cui Salomone e Davide dovevano la loro potenza, ricchezza e invincibilità; qualcosa come armi fantascientifiche, e fors’anche l’Arca dell’Alleanza, che sarebbero stati sepolti lì dai sacerdoti di Levi prima della distruzione romana.   Il tutto con la più grande serietà.

Ebbene sì, irrazionalismi di questo tipo circolano nel fondamentalismo ebraico, oggi molto influente. Essi dimostrano, fra l’altro, l’influenza che su questi ebrei che si ritengono «ultrareligiosi» ha il biblismo millenarista dei protestanti americani: che danno una lettura dei miracoli e dei prodigi del Vecchio Testamento non solo letteralista, ma anche magico-tecnologica, con un fraintendimento rozzamente materialista dei simboli religiosi della Bibbia.

Non a caso, gli scavi «archeologici» di cui ti hanno parlato gli amici sciiti sono riccamente finanziati da gruppi millenaristi del Texas, della California, delle «chiese» battiste del sud, dei seguaci di telepredicatori miliardari. Sono la forza anche politica, forte di milioni di elettori USA, che ha determinato in questi anni la politica estera totalmente filo-israeliana degli Stati Uniti.
Nella loro prospettiva «cristiana» e apocalittica, l’America deve aiutare in tutti i modi il ritorno degli ebrei in Terrasanta, perchè ciò accelererà la seconda venuta (il secondo avvento) di Cristo.

Negli anni ‘90, quando su questa questione (molto taciuta dai media) scrissi il saggio «I Fanatici dell’Apocalisse», edizione il Cerchio, 1995, esisteva a Los Angeles una organizzazione chiamata Jerusalem Temple Foundation, di cui erano capi due ricchi e influenti protestanti, Terry Risenhoover e Douglas Krieger, che tra l’altro finanziava alcune yeshivot (scuole rabbiniche fondamentaliste) il cui scopo era, con le «ricerche archeologiche», di arrivare alla distruzione della Moschea di Omar per ricostruirvi al suo posto il Tempio ebraico a Gerusalemme. Ci sono stati vari attentati all’esplosivo, tutti fino ad oggi sventati, per far saltare le sante moschee sulla spianata.

Ho visitato una di queste scuole, la Ateret Cohanim Yeshiva, con sede vicina al Muro del Pianto: ho visto che i suoi allievi stanno fabbricando gli abiti sacerdotali e gli oggetti di culto (spesso d’oro) minutamente descritti dalla Bibbia, necessari per ripetere il sacrificio antico, lo sgozzamento dell’agnello, là sulla roccia di Abramo - che la Moschea di Oman dalla cupola d’oro, appunto, ricopre.

Altri gruppi cercano per ogni dove l’Arca dell’Alleanza originale: non manca chi accusa il Vaticano di tenerla nascosta  nei suoi sotterranei e non la voglia restituire, perchè con questo strumento (che conteneva le tavole della legge originali, il bastone di Aronne e non so quale altro oggetto di Mosè) gli ebrei tornerebbero a dominare il mondo. Perchè poi l’Arca dovrebbe trovarsi in Vaticano?

Perchè era caduta in mano di Roma - sull’Arco di Tito si vede chiaramente, portata dai legionari  insieme al candelabro a sette braccia, durante il trionfo dell’imperatore - e naturalmente questi «archeologi» seguaci di un ebraismo alla Indiana Jones suppongono una continuità totale tra l’impero romano e la Chiesa.

Gli archeologi veri sanno che quegli oggetti, in quanto aurei, hanno fatto la fine di ogni oggetto d’oro dell’antichità: sono stati fusi e coniati in monete, forse già dopo il trionfo di Tito, per pagare soldati e fornitori. Per questo i soli oggetti d’oro che abbiamo dal mondo antico sono quelli che i proprietari hanno nascosto e sotterrato, per avarizia o per salvare le loro ricchezze da nemici saccheggiatori, e che ogni tanto si trovano occasionalmente, per caso.

Ma la semplice ragionevolezza di questo argomento non convince certo questi sedicenti ebrei «religiosi» e i loro alleati «cristiani rinati» (born again christians) americani. In quegli ambienti, la razionalità è intesa come mancanza di fede, ipercritica empietà. La Bibbia vi è letta come un seguito di prodigi magico-tecnici e di profezie che si stanno avverando una per una. E’ il Talmud secondo Harry Potter.

E’ logico che l’arrivo in massa degli ebrei, dopo due millenni, in Palestina, e la nascita dello Stato ebraico, abbia portato al parossismo questo millenarismo di massa giudeo-protestante di marca hollywoodiana. Esso non è proprio di frange minoritarie.

Anche la classe dirigente ebraica che (probabilmente) non ci crede - o non del tutto - non osa contrastare le azioni e predicazioni di costoro; la continua espansione illegale degli insediamenti ebraici sulle terre palestinesi - dove i «coloni» sono appunto fanta-fondamentalisti di questo, per lo più americani d’origine - viene favorita o non ostacolata dai governi «laici», che di fronte a questi «religiosi» soffrono di un complesso d’inferiorità molto ebraico (e poco spiegabile a chi ebreo non è): questi sono gli «zeloti», e in Israele c’è come una gara a chi è più zelante per la casa di Sion. Nessuno vuol farsi accusare di scarso zelo, che è anche controproducente in termini elettorali... Dunque la corrente irrazionalista, sia o no maggioritaria, è dominante e determinante nella politica di Israele. E non è tranquillizzante sapere che uno Stato con 150-300 testate nucleari è di fatto guidato da un messianismo irrazionalista e razzista.

E arriviamo all’altra tua domanda, «Se è la massoneria che ha fondato Israele». Probabilmente saprai della Dichiarazione Balfour, una curiosa lettera «privata» a Lord James  Rotschild con cui, il 2 novembre 1917, l’impero britannico riconobbe una specie di diritto a «una focolare nazionale ebraico in Palestina», firmata a nome del ministro degli Esteri britannico, lord Arthur James Balfour. I motivi di questo impegno inglese erano politicamente plaudibili: gli ebrei avevano promesso in cambio di trascinare gli USA in guerra a fianco degli Alleati.

Nel 1917, i fronti della Grande Guerra erano fermi: tutti i belligeranti, esausti e dissanguati, avevano di fatto smesso le operazioni. La  sola battaglia della Somme era costata a francesi e tedeschi oltre un milione fra morti e dispersi; ridare l’ordine ai superstiti di attaccare di nuovo era impossibile; la truppa - fra cui circolava la propaganda bolscevica e pacifista - minacciava la rivolta militare. Fu allora - ma questo lo sappiamo oggi - che la Germania avanzò proposte di pace sulla base dello status quo ante, senza pretendere nè cedere conquiste territoriali.
Era una proposta che avrebbe cambiato il corso della storia.
Ma l’impero britannico non poteva accettarla.

Il perchè lo scrisse Lloyd George, capo del governo, in un memorandum interno: «La nostra dipendenza dall’America per gli alimenti, le materie prime e gli armamenti è crescente. Stiamo rapidamente esaurendo i mezzi di pagamento negoziabili con l’America. Ma se la vittoria arridesse alle nostre bandiere, le nostre difficoltà sparirebbero. Successo significa credito: i finanzieri non esitano mai a prestare a un’impresa prospera... ma quando un affare non dà risultati, nonostante spese enormi, si scoprirà che le banche chiudono i loro libri contabili».

Ma la realpolitik non spiega tutto. Basta dire che, rifiutata l’offerta tedesca, la Germania lanciò la più temuta offensiva sul fronte occidentale, gettando contro le trincee anglo-francesi tutti gli uomini, i mezzi e gli aerei che aveva liberato la chiusura del fronte orientale (dove Lenin aveva concluso l’armistizio). Nonostante questo, in quello stesso mese gli inglesi sottrassero a quel fronte un milione di uomini (per l’esattezza, 1.192.511  soldati) per mandarli a strappare la Palestina al debole impero ottomano, e darla al «focolare ebraico».
Si vede che ne valeva la pena.

Lo confermò Churchill nel discorso ai Comuni del 4 luglio 1922, caldeggiando l’adempimento dell’impegno preso da Balfour: «... Io penso che i meriti siano stati considerevoli. Si considerò che il sostegno che gli ebrei potevano darci in tutto il mondo, e specialmente negli Stati Uniti ed anche in Russia, sarebbe stato un vantaggio palpabile». Difatti gli USA erano entrati in guerra, decidendo le sorti del conflitto. E le casse dei banchieri erano aperte di nuovo. Ma come causa laterale, c’era anche un altro pensiero in quegli inglesi.

Sir Oliver-Locker-Sampson, alto esponente del potere in quegli anni, spiegò così l’impegno assunto verso gli ebrei: «Winston (Churchill), Lloyd George, Balfour ed io siamo stati allevati come protestanti integrali, ossia come credenti nell’avvento di un nuovo Salvatore quando la Palestina tornerà agli ebrei». Dunque lo stesso ordine di idee che oggi spinge i protestanti USA a sostenere Israele qualunque cosa faccia.

Nel 1919 un diplomatico francese molto laicista pose a lord Balfour una ironica domanda: ma si rende conto che il ritorno degli ebrei in Palestina, per cui tanto il ministro britannico s’era battuto, avrebbe  avvicinato «la fine dei tempi» secondo le profezie bibliche? Balfour, serissimo, rispose: «E’ proprio questo a rendere la cosa tanto più interessante».

Lord Balfour era membro della Round Table (la società segreta del progetto imperiale britannico), della Fabian Society, nonchè della Society for Psychical Research, che faceva «ricerche» sullo spiritismo. La sua famiglia, inoltre, appare tra i fondatori della Loggia «Quatuor Coronati», la loggia madre di Londra, sede dell’archivio mondiale massonico e dispensatrice della «regolarità» alle logge straniere. La «Quatuor Coronati» fu fondata nel 1884 dal gran maestro della Massoneria britannica che era - guarda caso - nient’altro che il re d’Inghilterra, Edoardo VII.

Un altro alto dirigente britannico, lord Robert Cecil, fu tra i fautori della dichiarazione Balfour;  Chaim Weizmann, uno degli esponenti del movimento sionista, attesta che «per lui la restaurazione di una patria ebraica in Palestina e l’organizzazione del mondo in una grande federazione erano imprese complementari, come passo ulteriore nella gestione degli affari umani... Fondatore della Lega delle Nazioni, egli considerava la patria ebraica di eguale importanza che la Lega stessa». Insomma: la nascita di Israele come preludio al «governo mondiale», grande utopia massonica.


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