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Berlusconi nella trappola del suo inferno
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Dunque Berlusconi ha appeso il governo – un governo che fa benino – alla sua erezione. Oltretutto pericolante, è dato capire. Erezione da settantenne, dipendente quindi da molti accorgimenti.

Rispondo a quei lettori fanatici cui la definizione di Berlusconi come «Salame» pare ancora filo-berlusconismo mascherato, e continuano a ripetere che quello è un mascalzone, un disonesto e un dittatore (1).

Un disonesto normale, un dittatore o aspirante tale, regala all’ennesima velina o passerina con cui va a letto un brillante a 22 carati, pellicce di zibellino, un attico a Montparnasse. Solo un Salame assegna alla passerina un ministero, si fa inoltre intercettare mentre ne vanta le qualità saffiche, mettendo così nelle mani dei suoi nemici la conferma del loro argomento principale: Berlusconi usa la politica per suo privato piacere, per lui è un tutt’uno.

Solo un Salame può strillare sul «gossip», ossia non capire che s’è reso indifendibile: sulle questioni «di gnocca» (per dirla alla Feltri), gli italiani sono indulgenti. Ma quando l’amante delle «gnocche» le mette al ministero a comandarci, allora non è più gossip, è la vergogna politica, la perdita di ogni minima autorità. Non ha più scuse. Deve anzi scusarsi coi suoi elettori.
 
Escano o no le intercettazioni, di cui tutti i media hanno almeno qualcosa e tutti ormai sanno tutto, Berlusconi – per un’erezione – s’è politicamente castrato. E ha castrato il tentativo di Tremonti e di Brunetta, e degli altri ministri non da letto,  di riformare l’amministrazione pubblica inadempiente, di mettere al suo posto la casta giudiziaria.

S’è impiccato da sè alle sue ossessioni sessuali da persona anziana, gettando via un’occasione che all’elettorato italiano non si presenterà mai più. Il che conferma l’assunto di Talleyrand: essere un Salame, in politica, è peggio che essere un delinquente.

Mi si darà atto che avevo diagnosticato nel Salame una turba psichiatrica. Molti dei suoi atti si spiegano, avevo scritto, come sindrome maniaco-depressiva, con accento sul «maniacale»: facilismo euforico, eccessiva sicurezza di sè, vanterie sessuali, ottimismo immotivato, sventatezza da sottovalutazione dei problemi (già visto per Alitalia).

Oggi si manifesta il lato depressivo: sotto forma di pusillanimità. Dopo aver minacciato decreti e grandi battaglie mediatiche (andando a Matrix...) contro i giudici che lo perseguitano, rinuncia, si fa piccolo, si mette nelle mani di Napolitano che ha promesso di far sparire le intercettazioni, se lui lascia la Casta al potere reale.

«Con un capo impaurito dalle chiacchiere hard la maggioranza non avrà la forza di attuare il programma», scrive Feltri, e coglie il punto politico essenziale. Una notevolissima maggioranza di elettori l’avevano votato per quel programma necessario. Ora, letteralmente, il Salame ha rovinato tutto, anche se stesso.

Resta solo da decidere se quella del Salame sia più una malattia mentale o una malattia morale. Forse, l’una e l’altra. O l’una dipendente dall’altra.

Chiaramente, quell’assatanamento continuo, quel parlarne incessante e quel vantarsi ossessivo delle sue performances – tanto, si dice, da minargli la salute - è un modo infantile, patologico-salamesco, di esorcizzare il pensiero della morte, inevitabile e quotidiano dopo i 70: guardatemi, sono forte! Macchè vecchio, sono ancora giovane, guardate quanto mi tira! Mi tira tantissimo! Ogni donna mi cede! Brambille e Carfagne, le bastono tutte! (ma poi deve pagarle con un ministero, non basta nemmeno uno zibellino).

Addio riforme, separazione delle carriere, abbassamento della tutela indebita che il sindacato giudiziario si è arrogato sui poteri legislativo ed esecutivo.

Avvertimento per i lettori fanatici che mi accusano di berlusconismo: Berlusconi, il bersaglio del loro odio psichiatrico, cadrà, forse entro pochi mesi. Politicamente è già defunto. La Casta, che ha vinto, ce l’avremo sul collo per i secoli dei secoli; compresa quella magistratura di Napoli che non ha mai intercettato un camorrista sì che ha fatto di Napoli una discarica, ma ha trovato urgente intercettare le vanterie «di «Silvio» a «Fedele» sulle ragioni postribolari dell’ingresso di qualche ministra nel governo, sulle virtù di una giovane signora passata dallo «spettacolo alla politica». Via Silvio, la spazzatura fisica e morale di questo Paese resterà, vittoriosa, anzi invincibile.

A quei lettori che possono accoglierlo, fornisco – essendo la politica perdita – un consiglio spirituale: convertitevi da giovani, finchè la natura è flessibile. Come vedete dal lugubre esempio di «Silvio», da vecchi è quasi impossibile. Solo molto ipoteticamente la vecchiaia è saggezza, è seria e serena preparazione al giudizio eterno. Una vita lunga, mal vissuta, costruisce attorno ai vecchi malvissuti un muro di abitudini, vizii, ossessioni, che diventa sempre più duro e imperforabile; il karma, per dirla con i buddhisti, nell’età senile diventa un binario di ferro verso l’inferno, da cui ogni deviazione è impossibile salvo un miracolo.

Lo dico per esperienza anche personale. A parte che mi sono morti amici, che ho visto arrivare impenitenti all’agonia, incapaci di perdonare, di pentirsi, di smettere di fare ciò che facevano, fosse lavoro folle e ormai insensato, fosse sesso o altro vizio. Vedo la stessa rigidità in me. Prego per quei miei amici, spero – anche per loro – la chiara visione che la Misericordia divina può dare negli ultimi istanti. Ma se fossi in voi, non ci farei conto; imparate da giovani a morire bene.

Vedete Berlusconi, come s’è intrappolato nel suo labirinto, che s’è costruito a forza di «successi» e di «veline»: quello è già il suo inferno personale, il suo eterno lager, e solo perchè è un Salame lo scambia per un quasi-paradiso.




1) Come esempio di uno di questi lettori accecati, e offensivi, eccon una lettera che ho ricevuto dopo l’articolo «CSM come la Comune»: «Con questa analisi lei perde molta credibilità signor Blondet. La credevo più intellettualmente onesto, e che la sua logica fosse immune da interferenze di natura ideologica. Invece non è affatto così. Anzi probabilmente antipatie, simpatie, affinità politiche, sono i principali motori e assiomi che le fanno costruire i suoi articoli. Questo la porta spesso a centrare il bersaglio, ma per puro caso, e comunque, evidentemente con una logica fallace. Questo articolo ad esempio è mosso da una cecità selettiva. Non posso credere a quello che ho letto. Come posso poi affidarmi ai suoi articoli sulle malefatte dell'America, di Israele, sull'undici settembre (argomenti su cui tendenzialmente la penso come lei. Ma spero di avere certe convinzioni non in base a simpatie o antipatie, quanto piuttosto criteri oggettivi...)? La verità è che Berlusconi le piace, le piace (per ovvie ragioni) la figura dell'uomo forte, non riesce a vedere le cose come stanno (o se le vede non le trova così deplorevoli, e per di più le omette) per le molte affinità che questo signore ha con la figura del dittatore. Anche se si tratta di un dittatore moderno, che usa metodi moderni, e si nasconde dietro i simulacri di istituzioni democratiche. E se non riesce a negare la sua natura, perché non esiste logica che lo permette, allora lo fa passare per non abbastanza forte, per vittima di un attacco, che, al di là dei moralismi, è figlio di una semplice lotta politica... non c'è che dire... Qui per fortuna non stiamo parlando di Iran, Israele, o USA, qui ci vivo anche io, e ho vari strumenti per farmi un'idea della realtà in cui vivo. Questo mi da modo di confrontare la sua logica con la mia, i suoi assiomi con i miei. Mi permette di giudicarla. Cosa che, quando si parla di geopolitica, non ho la capacità di fare. Con questi articoli posso capire chi è lei veramente... Sono sconvolto dalla sua analisi... A questo punto spero che lei si concentri su questi temi e la smetta di scrivere articoli sulla situazione internazionale. Lei dimostra di non essere onesto (intelletualmente parlando), per cui non può fare un buon servizio alla causa».
La disonestà intellettuale è tutta del lettore. E’ lui che è mosso da «affinità politiche» che non si confessa, e in più non capisce che il nodo politico italiano centrale è lo scontro fra poteri, in cui il potere non-eletto ha preso il controllo dei poteri eletti. Spero per lui che sia in malafede. Altrimenti devo invitarlo a frenare la sua naturale stupidità. Si occupi d’altro, in ogni caso. Il suo moralismo anti-berlusconiano nasconde la volontà di difendere i privilegi della Casta parassitaria. Si dice: sarei d’accordo sulle riforme della giustizia, se non le facesse un disonesto, uno che è  pieno di scheletri nell’armadio. Insomma, si accetteranno le riforme solo quando, a farle, scenderanno in campo San Michele Arcangelo e l’Immacolata. Campa cavallo, naturalmente. Nel frattempo, si lascia tutto il potere ai non-immacolati che intercettano chi vogliono loro, e non intercettano chi devono.

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