11 Settembre 2008

Un lettore mi chiede (anche se non so con quanta voglia desaideri una risposta) di precisare il perchè del creato; mi domanda di cosa si sia occupato Dio, prima di creare; se esistano altri mondi o universi e se siamo più o meno un passatempo per Dio.
Le domande sono mal poste e tradiscono un punto di vista parziale, umano; pretendono infatti di «leggere» l’Altissimo, valutandolo dalla nostra prospettiva e dal nostro punto di vista (limitato).
Cercherò di rispondere rifacendomi alla nostra Fede, non inventando nulla, ma ricorrendo alla Rivelazione infallibile ricevuta da Dio stesso in Cristo e per la Chiesa.

In Dio non vi è tempo; non esiste un prima o un poi, non c’è un millennio o due: «mille anni sono come un giorno» scrive in una sua lettera San Pietro Apostolo.
Il tempo è una semplice creazione di Dio, creazione che «si relaziona» con altre creature.
L’Eternità infatti non è assenza di tempo o tempo indefinito o quantitativamente dilatato in maniera smisurata; l’eterno è l’Essere senza tempo la Perfezione infinita del suo stesso Essere; è Dio che vive la sua vita in una pienezza tale da poter comprendere ed esaurire tutta la capacità infinita di essere che Egli stesso è in signoria sovrana ed intangibile.
L’eternità è Dio che vive la sua vita senza limiti e misure, oltre ogni immaginazione, nell’oceano imperscrutabile delle sue infinite perfezioni.
L’eternità è un atto di essere.

Non esiste il tempo, perché non c’è bisogno di tempo: la vita trinitaria è già tutta compiuta, esaurita e pur tuttavia in continuo «ribollire» eterno, in un istante (che non è neppure qualificabile come istante), in un atto semplicissimo di essere.
Dio è il Signore; Signore del tempo e dello spazio, che contiene in sé quel che esiste ed anche quello che potrebbe esistere, nelle possibilità infinite di esistenza; in Dio il tempo è assolutamente superfluo, non v’è sequenza o successione, perché tutto è già realizzato ed al  contempo «in fieri»; eterna giovinezza, sempre antica e sempre nuova.
La creazione per Dio non è un passatempo; lui, che non ha bisogno di nulla e di niente né di compagnia (poiché vive in eterna compagnia nel Mistero di luce e di amore della Famiglia Divina) è completamente immerso nella sua felicità immutabile: è la medesima felicità infinita; è pienezza pletorica di essere; è irraggiamento immortale d’amore eterno; è gioia purissima ed intangibile, senza misura e senza fine; questo Dio, così grande, decide e delibera di rendere felici altre creature, non esistenti, prive di vita; le «inventa» dal nulla, vedendo gli archetipi infiniti delle sue perfezioni interminabili e l’armonia meravigliosa delle stesse, e crea.
Crea creature che Lo glorifichino, per il fatto stesso di essere create (riflettendo i suoi attributi divini) e per il fatto che possano, consapevolmente, lodarLo, amarLo e parteciparLo.

L’uomo è di queste creature.
Dio è liberissimo di non creare alcunché, restando eternamente felice e beato, ma nel creare, liberamente, effonde tutto il suo essere Amore, per dare queste creature la vita e la vita divina; vuole la creatura e la vuole felice, come capolavoro unico del suo creare.

«Quando crea Dio? ».
Domanda mal posta.
Il quando suppone un «tempo» che in Dio non c’è; Dio crea, potremmo dire, «da sempre».
Il suo atto creativo è nel suo eterno presente.
Tutto nasce da Dio e tutto vi torna, trasfigurato e nobilitato dalla medesima Divinità, la quale, pur restando di qualità infinitamente distinta e distante dalla creatura, la vuole in sé, divinizzata.
Ma questo momento è subordinato all’assenso libero della creatura libera (parliamo per ora solo delle creature razionali, anche se esiste un destino comune e distinto insieme per quelle irrazionali), che può volere e desiderare il Sommo Bene o può rifiutarLo; ma anche in questo caso la perfezione eterna di Dio è salva: il creare creature libere è perfezione infinita, l’evitare la loro dannazione, forzandone la libertà, sarebbe imperfezione.
Dio fa soltanto ciò che è conforme alla sua natura, agisce quindi sempre in modo infinitamente perfetto.

Esistono altri mondi, universi, creazioni, a parte l’uomo?
Indiscutibilmente!
E’ rivelato!
Esistono extraterrestri?
Non lo sappiamo, ma è possibile.
Questo cambia il contenuto della Verità rivelata?
Assolutamente per nulla!
Alieni a iosa potrebbero attingere alla ricchezza infinita della Chiesa e di Cristo, colmando di senso e di vita e di salvezza le loro esistenze.
Cristo redime anche gli alieni?
Certamente Cristo redime l’uomo, ma in certo modo anche tutto il creato; chi a Lui si sottomette e si prostra in adorazione, è salvo (siano angeli, troni, cherubini o E.T.).
Cristo si fa uomo ed è l’uomo-Dio, vertice di tutto il creato materiale e spirituale (realizzato e realizzabile), in Lui infatti abita ogni pienezza e finanche la pienezza della Divinità.
Dio, infinitamente buono e misericordioso, effonde in Gesù tutto il suo amore di Padre infinito, liberandoci dal male che noi stessi ci siamo auto-procurati.
La creatura che Lo respinge (insensatezza estrema e folle della superbia), è fatta oggetto di predilezione eterna; la Divina misericordia che si effonde in Sangue sul Calvario è l’estrema e palese manifestazione del fatto che per Dio non siamo né siamo stati né saremo mai,
«un passatempo».

La misericordia che santa Faustina Kowalska ci insegna ad implorare non solo per noi, ma anche per il mondo intero; la coroncina della Divina Misericordia si presenta proprio come una preghiera «sacerdotale», dove l’offerta somma è quella di Cristo Gesù, del suo Corpo, del suo Sangue, della sua medesima Divinità.
Offerta purissima ed eterna fatta al Padre, una volta per tutte, per liberare l’uomo dalla schiavitù di peccato e della morte.

E’ sacrificio Eucaristico; è profonda sintonia ed attualizzazione del Mistero della Croce, per la salvezza di un mondo, che necessita dell’amore del Padre, per essere guarito e sanato nella sua terribile e cronica infelicità di vivere; per ottenere quella pace che solo l’acqua e ed il sangue del costato dell’Agnello Divino sanno garantire.

Invito coloro che vorranno ed anche i più scettici a provare la recita di questa breve ma efficacissima preghiera; la ripetizione «monotona» ed orientale della medesima giaculatoria resta calda ed amabile al palato dello spirito che ne assapori la dolcezza e la speranza; mistero di fiducia nell’invincibile amore di chi scruta cuore e reni e salva uomini e giumenta.

Stefano Maria Chiari


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