>> Login Sostenitori :              | 
header-1

RSS 2.0
menu-1
marx_dalema.jpg
D’Alema riscopre Marx. Tardi però.
Stampa
  Text size
Alla radio, ho sentito D’Alema riprendersi Marx. Ha sostenuto, con la solita alterigia, che quella certa frase di Tremonti contro la finanza speculativa («Il denaro da solo non crea denaro», o qualcosa del genere) non era una novità, perchè «l’aveva già detto Marx». La citazione è spuria - non credo che Marx avrebbe mai detto una simile banalità - ma la notizia è in ogni caso sensazionale.

Negli ultimi vent’anni, è la prima volta assoluta che un comunista italiano fa il nome di Karl. In questi vent’anni di capitalismo finanziario speculativo trionfante e globalizzato, chi li aveva mai sentiti ricordare il loro maestro del cinquantennio precedente? Facevano finta di non averlo mai sentito nominare.

Veltroni persino: «Mai stato comunista». Senza spiegare come mai, allora, si iscrisse all’età di 14 anni nel Partito Comunista Italiano, PCI, che ai tempi suoi  aveva come modello l’URSS e i suoi kolkhoz e i suoi kombinat, la collettivizzazione forzata, la confisca senza esproprio della piccola proprietà privata, il controllo poliziesco sulle volontà private. E che riceveva soldi da Mosca per creare anche in Italia lo Stato collettivizzato e il KGB.

Macchè. Appena caduta l’URSS, sono tutti diventati liberisti. Anzi, primi della classe nel dettare la «necessità» del liberismo globale in questa ultima forma ideologica, dogmatica e terminale. Mai una minima critica, di quelle che si trovano, eccome, nelle opere di Marx, di questo tipo di capitalismo folle. Eppure l’avevano studiato, alla scuola-quadri delle Frattocchie. Ma lo zio Karl era diventato un parente povero, da non far entrare in salotto quando ci sono ospiti.

Mai, giuro, ho sentito D’Alema obiettare alle famose privatizzazioni decise sul Britannia, nè sospirare una critica alla nomina di Draghi, che sul Britannia era lì a prendere ordini, come superbanchiere. Anzi, sono stati i governi di sinistra, e dunque il PCI (poi PDS, poi DS, poi Democrazia del Nulla) a compiere le privatizzazioni peggiori, affidandole al delegato dei poteri forti anglo-massonici, Carlo Azeglio Ciampi.

Nel gran calderone dell’IRI c’erano catorci clientelari e veri gioielli, imprese come la Nuovo Pignone leader di mercato mondiale delle grande turbine. Ciampi svendette prima la Nuovo Pignone per un bocconE di pane ai concorrenti americani della Nuovo Pignone, secondo gli ordini emanati sul Britannia. Mai i comunisti hanno detto che quelle aziende erano degli italiani, mica di Ciampi, che le avevano pagate più e più volte con le loro tasse.

Silenzio: era più  conveniente mostrare agli amerikani com’erano bravi, come erano i primi a privatizzare, era tutto un far intendere «Lasciate governare noi in Italia, padroni: saremo degni della vostra fiducia». Marx non avrebbe approvato; ma chi l’aveva mai visto?

Era anche facile privatizzare, cioè svendere, aziende-gioiello. Più difficile privatizzare Alitalia, per dire. Ma per i catorci trovarono un trucco. Quello stesso usato per «privatizzare» persino quelli che gli economisti alla Marx chiamavano i monopoli «naturali»: strade, autostrade, ferrovie.

Le autostrade che rendevano, agli «amici» capitalisti  di sinistra. I monopoli naturali non lucrosi, trasformati in società per azioni ma - ecco il  trucco - con il Tesoro come azionista di maggioranza assoluta. Il che significava: le perdite le ripiana sempre il contribuente italiano. Solo che, ora che le Ferrovie sono private, devono avere un consiglio d’amministrazione: lo riempiamo di nostri compagni trombati alle elezioni, di personale politico da stipendiare, mica vorrete che lo stipendino i partiti. La famose banche d’interesse nazionale, ex IRI, parimenti privatizzate: e riempite di «amici» e clienti.

Il trucco ha avuto tanto successo, che l’hanno ripetuto a tutti i livelli locali: hanno privatizzato centrali del latte, aziende trasporti municipali, acquedotti comunali. Tutte al solito modo: metà della proprietà al Comune, onde riempirne i posti dirigenziali di trombati di partito, e garantire che a ripianare le perdite sarebbe stato il Comune, ossia i cittadini.

Il vantaggio era duplice: ora «società private», soggette al diritto «privato», queste aziende non erano tenute a trovarsi i fornitori con concorso pubblico, nè ad alienare i propri beni (pagati dai cittadini) per gara pubblica, nè a limitare le paghe ai loro dirigenti: erano diventati «manager», «consiglieri», «amministratori delegati», da pagare come si usa sul «mercato libero». Anche se erano solo parassiti.

Insomma, con queste pseudo-privatizzazioni, la sinistra - più che la «destra» - ha creato la Casta degli inadempienti pubblici strapagati e impuniti.

Nel  frattempo, si avverava la profezia di Marx (e di Ricardo): in un sistema capitalista globale e senza limiti legali, i salari si riducono a livello di sussistenza, perchè la manodopera - una volta trattata come merce - è una merce abbondantissima, e quindi la cui offerta supera la domanda. Nel capitalismo assoluto, insegnava Marx, i lucri del capitale derivano solo da qui: dal fatto che il lavoro è meno retribuito rispetto al capitale prestato.

E D’Alema, zitto. Secondo i dati della stessa Commissione Europea, nell’ultimo quindicennio in Europa, la parte dei salari nel valore aggiunto delle imprese è calato di 12 punti: lavoratori pagati sempre meno, e D’Alema zitto. In USA, nel 1982 l’% delle persone più ricche si accaparravano, nel 1982, il 10% del reddito nazionale; nel 2006, se ne ritagliavano il 23%. In Francia, nel 1982 i dividendi agli azionisti rappresentavano il 4,4% della massa salariale, nel 2006 erano il 12,4%. In Italia è andata anche peggio, perchè abbiamo il più forte sindacato ex-comunista e per questo, anche i salari operai più bassi d’Europa: la CGIL non voleva turbare «il mercato» chiedendo paghe adeguate almeno per quei lavoratori che lo meritavano.

Marx aveva predetto che l’arretramento del potere d’acquisto dei salariati avrebbe portato al crollo del capitalismo nel suo insieme: perchè se il salario alto dell’operaio è per il padrone individuale un costo da contenere, per il capitalismo come sistema è un elemento necessario ad assicurare la solvibilità della domanda, e dunque i consumi.

Da qui la crisi attuale, che anche Keynes aveva descritto: con salari sempre più bassi, il sistema capitalista (bancario-usuraio) ha dovuto compensare il potere d’acquisto calante delle famiglie indebitandole sempre più.

In USA hanno incitato l’immigrato messicano da 800 dollari al mese a comprarsi la casa col mutuo: mutuo al 125% sul valore dell’immobile, ossia il messicano che accendeva un mutuo su una casa da 100 mila dollari riceveva anche 25 mila dollari in contanti, subito. E quale messicano non avrebbe accettato? Era ovvio che mai avrebbe pagato le rate del mutuo. Ma alla banca non importava un fico, perchè quel mutuo mica se lo teneva nei libri contabili; lo spezzettava in corandoli, che chiamava «obbligazioni garantirte da mutui», e lo rifilava a decine di migliaia di clienti nel mondo. Quando il messicano cessava di pagare, il problema era di quelle decine di migliaia, mica della banca emettitrice.

Ma avete mai sentito D’Alema o Veltroni esprimere una critica a questo sistema? Mai. Nei testi di  Marx avrebbero trovato tutti gli argomenti per esprimere la critica, ma hanno taciuto.

La globalizzazione, ci dicevano nei talk-show, è un fatto ineluttabile, la concorrenza senza dazi è un fenomeno naturale. Bisogna privatizzare la centrale del latte, l’acquedotto comunale, i tassisti... Bisogna fare spazio alla grande distribuzione contro le piccole botteghe che sono «inefficienti».

Bersani era tutto per la grande distribuzione, perchè aveva le COOP (ex) rosse da favorire. Nessun ostacolo al capitalismo finale, quello che (come previde Marx) non crea la concorrenza ma la distrugge, perchè crea enormi monopoli privati.

Come mai hanno taciuto, i comunisti italiani? Perchè non hanno mai invocato Marx quando ce n’era tanto bisogno?

Forse, a voler essere benevoli, per un motivo che Marx aveva perfettamente previsto: «Il capitalismo senza freni diventa una sorta di mitologia, che attribuisce realtà, potenza e iniziativa a cose che non hanno vita in sè» (come la Borsa o le azioni quotate); mentre  le cose vitali e organiche - le relazioni di famiglia e di comunità, lo spirito civico, persino l’ambiente - che sono essenziali per l’uomo vero e vivo e il solo dotato di iniziativa - il capitalismo le spregia e le distrugge, in quanto non sono mercificabili.

Marx in realtà approvava questa mercificazione universale: per lui era la grande rivoluzione della borghesia - per esempio, svalutazione dell’amore coniugale che non ha mercato, e sua sostituzione con la pornografia, che si può vendere - che lui esaltava. Perchè, distruggendo tutti i valori e i legami tradizionali fra uomo e uomo e nella società, tutti i corpi intermedi, tutti i legami naturali e religiosi, preparava l’avvento del proletariato.

Ma, almeno, Marx sapeva: e chiamava il capitalismo la grande prostituzione.

D’Alema invece zitto. Sarà perchè anche lui ci ha guadagnato dal capitalismo. Lo yacht da regata che costa miliardi, mica è un regalo della classe operaia al suo difensore. E’ il compenso del sistema a chi ha agevolato e non ostacolato il capitalismo terminale, è la mangiatoia che il sistema consente ai suoi servi «politici».

Il dramma è che in Italia i servi pubblici si sono fatti pagare troppo. A fine mandato, un presidente USA non ha da comprarsi un panfilo da regata internazionale, se non è già ricco di suo. D’Alema, come mai sì? Quanto ha guadagnato da parlamentare e da ministro e primo ministro per pochi mesi, da poter condividere i piaceri dei grandi miliardari?

Ecco perchè ha fatto finta di non riconoscere Karl per almeno 20 anni.

E anche questo Marx aveva previsto: «Il modo d’esistenza crea la coscienza». Tradotto: se il tuo modo d’esistenza è da miliardario privilegiato, e nemmeno da ricco imprenditore (che rischia) ma da redditiere e parassita, la tua «coscienza», la tua visione del mondo, sarà quella del parassita rentier. Se vivi da miliardario, da nobile di Versailles, non ti metterai mai nei panni del proletario. Mai più. Darai ragione al capitalismo, la tua ideologia sarà quella.

Per questo D’Alema non ha il diritto di fare il di più contro Tremonti, e dirgli: «Quel che dici tu, l’aveva già detto Marx». L’aveva detto Marx, ma non D’Alema.

Solo ora, ora che il crollo del capitalismo rende urgente l’intervento dello Stato in economia, D’Alema si ricorda di Marx. Ci vuol dire: affidatevi a noi marxisti, abbiamo noi la ricetta per governare in questa crisi delle banche. Dopo aver svenduto i gioielli IRI (il socialismo di Stato creato dal fascismo, mica dai comunisti), dopo le privatizzazioni delle ferrovie e delle centrali del latte, dopo aver ridotto la sinistra a candidare Luxuria e Benigni, vogliono di nuovo farci la lezione.

Vogliono ridiventare «statalisti», mettere di nuovo le mani sui beni privati, sentono che è venuto il tempo di  «nazionalizzare» e quindi, si candidano a farlo, con gran guadagni. E ritrovano persino Marx.

Troppo tardi, direi.


Home  >  Politica interna                                                                                   Back to top


La casa editrice EFFEDIEFFE ed il direttore Maurizio Blondet, proprietari
dei contenuti del giornale on-line, diffidano dal riportare su altri siti, blog,
forum, o in qualsiasi altra forma (cartacea, audio, etc.) e attraverso attività di spamming e mailing i suddetti contenuti, in ciò affidandosi alle leggi che tutelano il copyright ed i diritti d’autore. Con l’accesso al giornale on-line riservato ai soli abbonati ogni abuso in questo senso, prima tollerato, sarà perseguito legalmente. Invitiamo inoltre i detentori,a togliere dai rispettivi archivi i nostri articoli.

 
Nessun commento per questo articolo

Aggiungi commento


La Dittatura Terapeutica
L’unica ed estrema forma di difesa da questo imminente, sottovalutato, tragico pericolo particolarmente grave per l’Italia, è la presa di coscienza
Contra factum non datur argomentum
George Orwell con geniale e profetico intuito, previde l’oscuramento delle coscienze, il tramonto della civiltà, l’impostura e apostasia dalla verità che viviamo, quando scrisse “nel tempo...
Libreria Ritorno al Reale

EFFEDIEFFESHOP.com
La libreria on-line di EFFEDIEFFE: una selezione di oltre 1300 testi, molti introvabili, in linea con lo spirito editoriale che ci contraddistingue.

Servizi online EFFEDIEFFE.com

Archivio EFFEDIEFFE : Cerca nell'archivio
EFFEDIEFFE tutti i nostri articoli dal
2004 in poi.

Lettere alla redazione : Scrivi a
EFFEDIEFFE.com

Iscriviti alla Newsletter : Resta
aggiornato con gli eventi e le novita'
editorali EFFEDIEFFE

Chi Siamo : Per conoscere la nostra missione, la fede e gli ideali che animano il nostro lavoro.



Redazione : Conoscete tutti i collaboratori EFFEDIEFFE.com

Contatta EFFEDIEFFE : Come
raggiungerci e come contattarci
per telefono e email.

RSS : Rimani aggiornato con i nostri Web feeds

effedieffe Il sito www.effedieffe.com.non è un "prodotto editoriale diffuso al pubblico con periodicità regolare e contraddistinto da una testata", come richiede la legge numero 62 del 7 marzo 2001. Gli aggiornamenti vengono effettuati senza alcuna scadenza fissa e/o periodicità