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Fatima e il «segno» della distruzione della società cristiana
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La curiosa definizione di coscienza del cardinale Newman può aiutare a illustrare questo attentato: «La coscienza è il vero vicario di Cristo per le anime; un profeta per quel che informa; un monarca per il suo potere decisionale; un sacerdote per le sue benedizioni o anatemi, secondo se la ubbidiamo o no».
Infatti, la ragione dell’autorità del Papa, Vicario di Cristo, è la conferma della Legge divina che vincola le coscienze.
La ragione della sua autorità è il vincolo della legge divina, mentre quella dei falsi profeti è l’emancipazione delle coscienze da tale vincolo per trasferirlo a quella falsa libertà dell’uomo, esecrata da Dio.
Ecco l’uccisione della testimonianza papale nelle coscienze.
Sembra una questione virtuale, ma è il fatto tangibile nella visione del Terzo Segreto di Fatima.
L’ambiguità nel campo religioso sembra virtuale, ma è in realtà la guerra più devastante per l’essere umano, perché intacca la sua coscienza religiosa, oscurando a fondo la sua anima spirituale.

L’autorità del Sommo Pontefice della Chiesa è vicaria, in rappresentanza di Nostro Signore Gesù Cristo e perciò di Dio.
E’ fondata sul Principio che San Pietro ha ricevuto le chiavi dal Signore, potere del Sangue versato nel Suo Sacrificio redentore, che è pieno potere in Cielo ed in terra.
Che parte può avere in questo potere chi si vuole capo di una chiesa ecumenista tra le altre; chi sfigura la ragione salvatrice di questo Sangue, chi diluisce la responsabilità umana di fronte alla Redenzione, ipotizzando una «redemptor hominis» universale che dispensa dell’adesione all’unica fede rivelata?
L’autorità papale è subordinata al disegno di salvezza universale che non dipende da piani umani.
Perciò, come insegna la Bolla «Cum ex Apostolatus», di Papa Paolo IV, né l’unanimità dei cardinali, né tutto il consenso umano, possono far diventare autorità divina un modernista occulto che non professa questa fede, ma la vuole aggiornata ai poteri e ai bisogni del suo «ammirabile mondo nuovo»; quello del nulla spirituale!
Un lettore pone due questioni: «Il fatto che un papa come Giovanni XXIII sia stato un modernista e magari massone quindi un nemico, contraddice all’intervento dello Spirito Santo nella conduzione generale della Chiesa di Dio?».
Ma aggiunge: «Non credo. L’immane catastrofe spirituale oltre che materiale che è stata gestita dai papi massoni in accordo con il vero nemico ha un qualche fine escatologico utile alla salvezza delle anime?
Si, ciò io credo».
Ora, poiché gli uomini come gli alberi si riconoscono dai loro frutti, si deve pensare ad un processo di maturazione; tempo misurato da fecondi ma velati segni dello Spirito Santo.
Il guaio è che anch’essi possono essere velatamente rifiutati (come è stata la profezia di Fatima), evidenziando i frutti avvelenati.
Dopo due generazioni ancora si stenta a capire che il momento in cui Giovanni XXIII invitava tutti a guardare la luna, iniziava il conto alla rovescia del sordo eccidio delle coscienze cattoliche: storica alienazione religiosa il cui esito è la presente apostasia d’aspetto escatologico.
Eppure, si dovrebbe credere che anche quest’apostasia sia segno divino?
Il suo «segno» sì, affinché il resto fedele sappia accogliere la Verità con amore per preservare l’anima propria e altrui dalla confusione universale che impera.
Perché l’apostasia è una gravissima colpa umana.

Si può pensare che gran parte dei commenti agli articoli sul cattolicesimo in questo sito assumono valenza storica - come i grafiti del Partenone e altri monumenti - nel rappresentare reazioni psicologiche di molti che, difendendo il Vaticano II e i suoi papi si sentono più o meno fedeli cattolici.
Tali sentimenti tralasciano però, se non addirittura invertono, due princìpi essenziali per la fede cattolica: primo, della continuità nella verità evangelica; secondo, della continuità nell’ubbidienza della vera autorità apostolica.
Vedremo alcuni esempi seguendo fatti verificabili nella recente storia del mondo e della Chiesa.
Mi si permetta allora di tornare sempre di nuovo al Magistero papale vero e ai Segni autentici dei tempi dati da Dio a noi poveri peccatori.
Se essi non vi convincono contestateli, ma in modo razionale, non perché non piacciono a voi e alla gran massa, ma dimostrando che non sono reali.
I grandi raduni di giovani su temi religiosi sono visibilissimi, ma possono nascondere una generale scristianizzazione sociale?
No.
La controprova è nei frutti della fede in questione, invocanti la visione reale della grande apostasia.
       
C’è già una risposta del lettore alla questione primaria della nostra religione, che consiste nell’intervento di Dio nella vita umana.
Cos’altro è la Rivelazione, l’Incarnazione e l’istituzione divina della Chiesa?
Cosa sono i miracoli e i segni soprannaturali, ordinari come i sacramenti o straordinari come le apparizioni?
La questione riguarda non tanto il contrasto tra il senso dei segni contraffatti con quelli veri, ma il quanto fa accettare i segni buoni e rifiutare quei falsi: la fede.
Quindi, il senso sta nella prova per consolidare la fede personale e collettiva.
Veniamo agli esempi biblici in generale e alla profezia di Giona in particolare.
I Niniviti avrebbero potuto rifiutare un profeta che sembrava un pezzente.

Riprendiamo quella profezia.
Prima di tutto va ricordato che il Signore è venuto anche per illuminare la lettura biblica spesso tendenziosa e esclusivista dei giudei.
In un articolo precedente, «Lettura biblica e senso cristiano del castigo» (20 febbraio 2008), sono ricordate essenzialmente i concetti seguenti: dato che la natura da sola non è sufficiente a spiegare l’esistenza umana, si deve cercare una conoscenza soprannaturale.
Essa è offerta nella Rivelazione divina e nei suoi segni.
Perciò il cristiano si rivolge alla Chiesa custode della Rivelazione divina e guida della lettura biblica, perché se il Cristianesimo è la verità completa, come crediamo, la storia delle società antiche e moderne devono avere un senso cristiano per essere decifrabili.
Essendo l’ordine il bene più alto per una società, la conoscenza della natura umana, che è nella fede, si svela, quindi, premessa dell’ordine.
Perciò la Provvidenza divina ha dotato l’uomo della Rivelazione, dei Profeti che La rappresentavano e della Chiesa che la custodisce.
Perciò Gesù Cristo ha istituito il Capo per rappresentare Dio stesso; il Padre per confermare la Sua Dottrina: il Papa.
Quindi il Nuovo Testamento conferma in ciò l’Antico, per cui il Cristianesimo intende la Storia alla luce del basilare conflitto acceso dalla ribellione originale, per ergere un ordine autonomo in opposizione all’Ordine rivelato per la vita sociale.
E si ricorda l’esempio del profeta Samuele.
L’insegnamento di Gesù Cristo Salvatore è dato per salvare gli uomini, sia ebrei che filistei; per realizzare quella grande famiglia umana che non esclude alcuno.
Può il Signore che non vuole olocausti, ma ubbidienza ordinare massacri?
Ora, a quel che è scritto corrisponde una lettura e dalla lettera oggettiva si passa alle idee soggettive.
Non sarà che spesso la lettura dell’Antico Testamento è stata distorta, deviata a favore di gruppi dominanti o di un’idea esclusivista a scapito di uno spirito universale?
In questo caso la stessa Scrittura può chiarire cosa significa l’adulterio dell’apostasia e l’inganno in altri suoi brani.
I casi del Profeta Osea e Giona sono d’esempio.
Nel secondo caso il Signore dispose che un grosso pesce divorasse Giona ribelle.
Così Giona rimase nel ventre del pesce tre giorni e tre notti.
Allora il Signore ordinò al pesce di restituire Giona sulla spiaggia e «La parola del Signore fu rivolta a Giona per la seconda volta: «Su, va’ nella grande città di Ninive e annunziale il messaggio che Io ti dico!».
Giona si mise in cammino per andare a Ninive secondo la parola del Signore...
Ninive era una città molto grande, lunga tre giorni di cammino.
Giona, dopo essersi inoltrato in città per il cammino di un giorno, si mise a proclamare: «Ancora quaranta giorni e Ninive sarà distrutta!».

I Niniviti e il loro re credettero, non con i sentimenti all’uomo, ma con l’anima a Dio, che aveva inviato quel profeta poeta, e proclamarono un gran digiuno.
«Ci si copra di sacchi e si invochi Dio con forza! Ognuno si converta dalla sua condotta cattiva e dalla violenza di cui ha macchiato le mani! Chissà che Dio non si ravveda e cambi, cosicché receda dall’ardore della sua ira e non periamo! Dio vide la loro reazione, in coscienza, che cioè si erano convertiti dalla loro cattiva condotta e sospese il castigo che aveva detto di applicare a loro».
E qui si capisce come le profezie divine sono condizionali a causa della libertà umana di poterle accogliere, che è il loro precipuo scopo universale.
Il vero ecumenismo traspare da questa storia dove tutti, dai marinai ai paesani di una Ninive pagana, furono propensi a conformarsi a quella Legge di Dio che è universale; diretta ad ogni uomo secondo il giudizio perfetto, colmo di amore e di pietà divina.
Tutti, ma un po’ meno lo stesso Giona, il profeta del popolo eletto che aveva una lettura esclusivista dei disegni di Dio.
Quindi, i niniviti ascoltando Giona credettero a Dio.
Perché mai?
Qui sorge la domanda.
Che carisma doveva avere quel profeta malconcio per annunziare tale avviso terminale in una lingua estranea ad una città straniera?
A questo punto la spiegazione razionale, assente dallo scarno racconto biblico che si dilunga più sull’incapacità dell’ebreo Giona di capire la misericordia di Dio rivolta a tutti i popoli, è quella del segno miracoloso.
Giona vomitato dal grande pesce nel terzo giorno bastò per i niniviti; Gesù risorto dalla morte non bastò alla maggioranza degli ebrei!
Ma basta all’attuale generazione?

Allora va ripetuto: la lettura dell’Antico Testamento alla luce del Nuovo fa capire quanto il disegno divino di conversione universale sia stato distorto da una lettura in un senso esclusivista e la stessa Bibbia indica spesso tali inganni.
Non è stato per cambiare lo spirito della sua lettura impropria che il Signore s’è incarnato e ha preso su di Sé tutto l’astio accumulato da innumerevoli generazioni?
Perché l’ordine sia preservato in terra, si legge nelle Scritture che Dio non rifiuta l’opera buona di re estranei alla Rivelazione, come quello di Ninive o di Persia o di Roma.
La loro giustizia imperfetta, serviva comunque a frenare la sovversione dell’Ordine naturale, che richiede perciò un capo fedele ai princìpi fondanti della società, composta d’anima e corpo.
E così la lettura del libro di Giona non solo è completata, ma resa universale solo dall’insegnamento di Gesù.

Poiché la verità evangelica è diretta alla conversione degli uomini, in primis del popolo eletto, quando il Vaticano II e i suoi araldi offuscano o omettono questa missione, feriscono la verità evangelica.
Parimenti, quando essi usano l’autorità religiosa per farlo, rompono con la ragione per cui l’autorità cattolica è stata istituita da Gesù Cristo per confermare e insegnare la legge del Figlio del Dio vivente.
La roccia della Chiesa è questa professione di fede di San Pietro per cui chi crederà e sarà battezzato potrà essere salvato.
San Pietro, come i suoi successori, sono roccia perché la proclamano e non perché sembrano eletti «canonicamente».
Così come la verità è tale perché evangelica e non perché proclamata da un Papa.
Il vero Papa la proclama perché vera.
Ma non è vera perché proclamata da lui.
Nella fede della Chiesa tutto precede gli uomini perché tutto procede ed è assicurato dal Suo Capo e Fondatore Gesù Cristo.
Ecco che ogni rottura con i princìpi della fede ingenera un’altra fede.

Il segno di Giona dei nostri giorni

Matteo, 12, 9-21, «Gesù si recò nella loro sinagoga. C’era là un uomo che aveva una mano rattrappita. Domandarono a Gesù: ‘E’ lecito guarire in giorno di sabato?».
Dicevano ciò per accusarlo.
Egli disse loro: «Qual è fra voi quell’uomo che, avendo una sola pecora, se questa cade in un burrone di sabato, non l’afferra e la tira su? Ora, quanto è più prezioso un uomo di una pecora! Perciò è lecito fare del bene nel giorno di sabato».
Allora disse all’uomo: «Stendi la tua mano
».
Egli la stese, e tornò sana come l’altra.
Usciti, i farisei tennero consiglio contro di Lui per toglierlo di mezzo.
Gesù, quando venne a sapere la cosa, si allontanò di là.
Molti gli andarono dietro ed Egli li guarì tutti; ma comandò loro di non diffondere la sua fama.
Ciò affinché si adempisse quanto fu annunciato dal profeta Isaia che dice: «Ecco il mio servo che io ho scelto, il mio diletto, nel quale si compiace l’anima mia. Porrò il mio spirito su di lui e il diritto annunzierà alle genti. Non altercherà, né griderà; né udrà alcuno la sua voce nelle piazze. Una canna spezzata non la frantumerà; e un lucignolo fumigante non lo spegnerà, finché non porti il diritto a vittoria; e nel suo nome le genti spereranno».

Alla luce della parola di Cristo si può avere la spiegazione d’ogni mistero, senza cercare altri segni come fanno oggi gli apparizionisti, o ritenerli infantili come oggi pensano i modernisti e allora certi scribi e
farisei interrogando Gesù: «Maestro, vorremmo che tu ci facessi vedere un segno».
Ed egli rispose: «Una generazione perversa e adultera pretende un segno! Ma nessun segno le sarà dato, se non il segno di Giona profeta. Come infatti Giona rimase tre giorni e tre notti nel ventre del pesce, così il Figlio dell’uomo resterà tre giorni e tre notti nel cuore della terra. Quelli di Nìnive si alzeranno a giudicare questa generazione e la condanneranno, perché essi si convertirono alla predicazione di Giona. Ecco, ora qui c’è più di Giona! La regina del sud si leverà a giudicare questa generazione e la condannerà, perché essa venne dall’estremità della terra per ascoltare la sapienza di Salomone; ecco che ora qui c’è più di Salomone!» (Matteo 12, 38-42).
Ciò è anche nel Vangelo di Luca (11, 29-32) e ripetuto in Matteo (16, 4), che precede la professione di fede di Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente» (Matteo 16, 17).
Sul riferimento fatto dal Signore a Giona, dice San Geronimo: «Volevano da Gesù un miracolo del cielo; un fuoco come quello sceso dal cielo sul sacrificio di Elia (4 Re, 1), o come il miracolo di Samuele che, malgrado il clima torrido, fecce tuonare la tempesta (1 Re, 7-12). Il segno di Giona era quindi un gran miracolo e la gente d’ogni tempo e luogo ha bisogno di segni divini per convertirsi».
Il guaio è se i segni non bastano e neanche il più grande di tutti: la Risurrezione!
Il segno di Giona è quindi figura del prodigio miracoloso dato alla generazione più dura di cuore d’ogni tempo, per far credere e convertire: la Risurrezione di Gesù al terzo giorno.
Quel segno dato affinché chi crederà e sarà battezzato potrà salvarsi (confronta Marco 16,16).
Si tratta di credere o perdere per sempre la visione di Chi dev’essere creduto.

Allora il «Segno di Giona» è stato creduto dai niniviti, non perché era carismatico, eloquente e bravo, ma perché inviato da Dio.
Si può immaginare i pescatori che hanno assistito all’apparizione di quell’uomo sulla spiaggia, rigettato dal ventre del grande pesce e che come un ubriaco chiedeva la direzione di Ninive, dove doveva portare un grave avviso.
Lo stupore provocato deve aver fatto radunare intorno a lui un seguito pellegrinante verso la grande città e al loro arrivo la voce della venuta del profeta di Dio era sparsa; non si trattava d’opera umana ma divina.
Era l’opera di conversione ieri della grande Ninive, come oggi potrebbe essere dell’impero russo.
L’essenziale, per così dire, «dogma della fede», era credere che anche sul più decadente dei mondi pendeva il giudizio di Dio che castiga i perversi ma premia le buone opere di quanti rimangono capaci di riconoscere nei miracoli e profezie la Voce di Dio.
Che senso può avere tutto questo per la situazione della Ninive moderna?
Per il nostro mondo c’è stato un gran segno accusando la sua perversità?

Si deve vagliare i suoi termini in relazione con quanto ci fu profetizzato.
Il bersaglio dei nemici di Dio, di Cristo e della Chiesa è il Santo Sacrificio.
Le iniziative «superstiziose» che lo strumentalizzano per fini umani; che rendono invalide le sue celebrazioni ecumeniste, portano alla nefasta apostasia generale nella Cristianità.
Siamo di fronte a quell’abominazione e desolazione profetizzate per la fine dei tempi di cui il grande segno è la sospensione del Sacrificio perpetuo nel Luogo santo e l’assenza della vera autorità divina nel Soglio Pontificio?
Uno dei passi che sembrano più oscuri nelle Lettere di San Paolo è quello in cui l’Apostolo parla di quanto avverrà prima del ritorno del Signore: «Prima dovrà avvenire l’apostasia e dovrà esser rivelato l’uomo iniquo, il figlio della perdizione, colui che si contrappone e s’innalza sopra ogni essere che viene detto Dio o è oggetto di culto, fino a sedere nel tempio di Dio, additando se stesso come Dio. Non ricordate che, quando ancora ero tra voi, venivo dicendo queste cose? E ora sapete ciò che impedisce la sua manifestazione, che avverrà nella sua ora. Il mistero dell’iniquità è già in atto, ma è necessario che sia tolto di mezzo chi finora lo trattiene» (2Tessalonicesi 3-7).
San Paolo parla di un potere iniquo che avrà preso il sopravvento su quanto è di Dio a causa dell’apostasia.
Ciò è impedito da qualcosa e da qualcuno che lo trattiene, da un potere e da un potente che lo tengono sottomesso.
Cosa e chi?
San Paolo parla di questa lotta e di questo potere dicendo: «In realtà, noi viviamo nella carne ma non militiamo secondo la carne; le armi della nostra lotta non sono carnali, ma hanno da Dio la potenza di abbattere le fortezze, distruggendo i pensieri e ogni baluardo che si leva contro la conoscenza di Dio, e rendendo ogni intelligenza soggetta all’obbedienza al Cristo» (2Cr 10,4).
Ecco perciò che non c’è altro segno magno per vagliare l’ora finale della salvezza nella storia dell’umanità che quanto viene dal Signore.
Ora, ogni potere in terra e ogni autorità nella Chiesa, viene da Dio.
Questo potere è dato dalla persona di Gesù Cristo stesso, presente nel Sacramento dell’Eucaristia, la cui autorità è rappresentata nella carica del Papa, Vicario di Cristo alla testa del Suo Corpo Mistico.
Il comportamento umano di fronte alla Presenza reale del Signore nel Sacramento e in rapporto al Soglio Papale è quindi il contrassegno che misura l’effetto del potere divino secondo il Segno profetizzato, che è manifesto nell’ora cruciale con una misteriosa assenza.
Nella storia dell’Europa si sono visti degli imperatori che assicuravano nell’ordine secolare i princìpi cattolici difesi dal Vicario di Dio, giudice della legge divina in terra.
E questa saggezza si fondava nella giusta lettura di brani della Rivelazione che, nella sua dimensione di eternità, parla sì del «furore di Dio», ma contro il male, che è parte del Suo infinito voler bene e longanime pietà per la debolezza umana.
La limitata intelligenza degli uomini sarà mai capace d’intendere tanto amore, che è allo stesso tempo rispetoso della libertà umana?
Non pare.
Basta pensare che nemmeno quella visione del Terzo Segreto di Fatima, data per essere capita perfino da pastorelli ignoranti, è stata tuttora accolta e decifrata.

La rivoluzione umanitarista ha vinto?

Questo era il pericoloso ingan¬no che minaciava il Cristianesimo delle ultime generazioni.
Era espresso per esempio da Tolstoj, che riduceva Gesù Cristo a un simbolo dell’umanità divinizzata all’insegna del sarete come dèi.
E poiché questa rivoluzione per essere attuata doveva mirare alla somma sede e al sommo capo spirituale, noti autori con spirito cristiano hanno fatto previsioni sull’Anticristo da venire.
Vi furono le previsioni di Soloviev che vedeva un uomo presentarsi con una sì notevole aureola di ascetismo e di spiritualità, da essere preso per modello di saggezza ed essere elevato dal mondo come un idolo,  assimilato a un dio; quello che nelle Scritture è l’Anticristo.
Se Cristo ha diviso gli uomini secondo il bene e il male, esso seduce gli uomini con le idee di pace di unione e di prosperità universale, che mette d’accordo le religioni ed i sistemi politici più contraddittori.
Insomma, un Cristianesimo centrato su una morale ed un’etica tollerante, che accantona la fede che divide ed esalta i sentimenti d’amore che lavorano per l’unione di tutti gli uomini di buona volontà.
E’ il piano di un ecumenismo massonico dove laicismo e Cattolicesimo si comprendono secondo un umanitarismo pacifista e che, alla fine, darà luogo a una specie di ONU religiosa; organizzazione mondiale delle religioni unite.
Allora la Religione divina, senza l’intervento di Dio, sarà finita!
E’ quel che scriveva il sacerdote Hugh Benson, l’inglese convertito che parla del regime umanitarista di un «padrone del mondo» che, nell’era moderna, imporrà una religione universale; un Cristianesimo centrato su una nuova morale, vasta, unitaria... ma innocua, un’etica che abbraccia comportamenti... anche opposti, e una politica che lavora per l’unione degli uomini di buona volontà, per cui le fedi che dividono devono tramutarsi in sentimenti d’amore che uniscono.
Il tutto, quindi, ricompreso in un ecumenismo massonico dove laicismo e Cattolicesimo si incontrano e si comprendono.
Insomma, un umanitarismo di comandamenti pacifisti che «alla fine, quasi sicuramente vestirà gli abiti della liturgia e del sa¬crificio: dopo di che, senza l’intervento di Dio, la Chiesa sarà persa»!
Ecco delineato cos'è questo umanitarismo ecumenista che ormai è davanti a noi.
Il Professor Del Noce aggiunge parole di attualità sulla forza di seduzione di tale rivoluzione che sostituisce la filantropia alla carità: «... oggi che la rivoluzione sessuale e la combinazione marx-freudiana segnano il passo, la lotta contro il cattolicesimo avviene proprio sotto il segno dell’umanitarismo. Che cosa si chiede ai cattolici, oggi, da qualsiasi parte se non la riduzione del cristianesimo a una morale, in sé separata da ogni metafisica e da ogni teologia, capace, nella sua autonomia e nella sua autosufficienza, di raggiungere l’universalità e fondare una società giusta?».

Ma si può parlare allora di una «rivoluzione cattolica»?

Ecco un mescolamento finale di acque che, con un estremo inganno, vor¬rà sostituire la vera contrapposizione, l’i¬nevitabile lotta tra il bene e il male, con un compromesso che porterebbe, senza colpo ferire, la Chiesa all’autodistruzione.
Ecco cos'è l’umanitarismo, l’ultima tappa delle rivoluzioni.
Quando i fedeli sa¬ranno stanchi di perseverare nella lotta che separa, quando temendo la violenza rivoluzionaria, sceglieranno «il male minore», avranno già scelto un male «cattolico».
Descritto tale «aggiornamento» modernista, l’ultimo del processo rivoluzionario libertario, vediamo ora come si è innescato nel seno della Chiesa, dopo il suo lungo corso «carsico» nella storia di questa povera umanità decaduta.
Viviamo questi tempi?
E’ quello che si può vagliare, considerando l’introduzione del processo ribelle e del «fumo di Satana» nella sua meta finale: la Chiesa di Dio.
Lo si riconosce nella decadente, se non deviata qualità di quei commenti.

Torniamo alla storia recente e ai suoi veri segni.
Giovanni XXIII ha voluto archiviare per sempre il Segreto di Fatima, racchiudente una «profezia di sventura», per inaugurare il Vaticano II senza sgradevoli condanne degli «errori sparsi dalla Russia» contrari alla Fede, su cui versa quel Messaggio.
Ma chi può negare che da allora tali errori ed offese si sono sparsi sempre più, fino a causare la grande apostasia attuale?
E che a pari della crisi universale della Fede la rievocazione ricorrente del Segreto diviene sempre più bruciante, svelandolo come pietra d’inciampo per la sventurata iniziativa conciliare?
Veniamo alle notizie degli ultimi anni riguardanti il Segreto.
Nell’ottobre 1997 la TV e i giornali italiani riferirono parole del noto mariologo francese René Laurentin sul Segreto di Fatima che hanno fatto notizia: il Segreto avrebbe riguardato deviazioni della fede nella Chiesa dopo il Vaticano II.
Qualche giorno dopo la sua dichiarazione fu appoggiata da Vittorio Messori in un articolo su Il Corriere della Sera («Sul terzo segreto di Fatima la censura del papa buono»).
Ecco che il giorno appresso niente meno che il cardinale Ratzinger scende in lizza sulle pagine dell’Avvenire dichiarando; «Sono tutte fantasie e fandonie» e che solo Giovanni Paolo II, lui e monsignor Capovilla avevano letto il Terzo Segreto e potevano dire di che si trattava; cioè che esso riguarda essenzialmente «preghiera e penitenza».
A questo punto monsignor Capovilla, sulla Stampa (pagina 13, «Vi spiego il terzo segreto di Fatima») raccontava la breve storia della censura del suo capo Giovanni XXIII quando gli avevano portato la «cosa», cioè il Segreto.
Era molto lunga, domandava il giornalista?
«Quattro o cinque paginette a mano» rispondeva Capovilla, aggiungendo: «Il mistero? Non è detto che sia una manifestazione divina».
Parlando del Segreto questi prelati avevano inevitabilmente inciampato nelle solite contraddizioni: «Quattro o cinque paginette sono di troppo per ripetere il precetto religioso di preghiera e penitenza».
Comunque, i fedeli cercano i capi religiosi per sentire i messaggi che vengono dal Cielo, più che la loro recensione di essi.
Che poi un così semplice ricordo debba rimanere sotto censura è insostenibile.
Che il cardinale Ratzinger censurò Messori sul Segreto era tardivo, poiché aveva dichiarato in una intervista (1984) seguita da un libro («Intervista sulla Fede», 1985) che esso riguardava «i pericoli che minacciano la fede e la vita dei cristiani, quindi del mondo. E l’importanza degli ultimi tempi... ma le cose contenute in questo terzo segreto corrispondono a quel che è annunciato nelle Scritture».
Che esse siano state censurate se riguardano il presente è a dir poco inquietante.
Rimane che, a parte quest’ informazione sulle quattro o cinque paginette del segreto, e il termine «cosa» con cui Giovanni XXIII lo classificava prima di conoscerlo, la realtà corrispondente al periodo a cui esso si riferisce si rispecchia solo nei dati forniti, e parzialmente, da Laurentin: decine di migliaia di preti e religiosi che apostatarono la fede e la scristianizzazione universale che seguì il Vaticano II.
Ecco la «demolizione» e il «fumo di Satana» a cui Paolo VI si riferì poi, e che fu ricordato da Vittorio Messori su Il Corriere.
Che dei chierici abbiano tentato di censurare la realtà è emblematico di un’avversione alla verità.

Ecco allora un buono spunto per cominciare a capire d’ora in poi il Terzo Segreto di Fatima: la solerzia degli inquisitori conciliari, che delle apparizioni mariane curano le adunate e gli introiti, ma censurano i messaggi.
La Madonna sarebbe apparsa solo per chiedere preghiera e penitenza; ha fatto la sua parte, come diceva di Gesù il grande inquisitore di Dostojevskij.
Ora spetta ai grandi sacerdoti guidare il popolo, secondo i «segni dei tempi» svelati dalla psicologia e dalla sociologia moderna e le necessità del progresso.
Ma non è proprio questa la piattaforma da cui fu lanciato il Vaticano II, facendo il vuoto nelle chiese e il pieno delle sette?
Quali erano allora i veri segni dei tempi?
«Sapete dunque distinguere l’aspetto del cielo e non riuscite a distinguere i segni dei tempi?» (Matteo 16, 4).
Il Segno e i segni soprannaturali dei tempi, essenziali per guidare gli uomini attraverso i labirinti della vita non sono mai mancati, ma sono stati spesso confusi.
La Sacra Scrittura ne è il registro.
Nel corso dei secoli essi sono stati trasmessi a tutti: ai giudei come ai Niniviti, ai re come agli schiavi, in una sequenza secolare che, di monte in monte e di profeta in profeta, ha sempre condotto al Segno supremo: il Verbo Incarnato.
La Stella di Betlemme è stata vista dai re saggi di Paesi lontani come dai pastori vicini alla Grotta.
I segni celesti sono dati per guidare gli uomini di buona volontà.
Se, prima dell’Avvento, erano dati per annunciare il Salvatore, poi sono continuati per ricordarLo nei secoli come il  Signore della Storia.
Si può dunque dire che per testimoniare il Segno supremo e i conseguenti segni dei tempi Gesù Cristo istituì la Chiesa; perché i falsi profeti e i segni del mondo non li confondessero, ingannando gli uomini, ma salvandoli nel Suo Segno.
Quindi, il soffermarci a scrutare i segni dei tempi in cui noi viviamo non é passatempo ozioso e nemmeno curiosità gratuita, ma è necessità imprescindibile per il bene della vita spirituale e sociale di ognuno.
E’ richiamo a rispondere alla Parola divina: è vigilanza su quello che può minacciare il nostro tempo terreno, momento in cui si decide il nostro destino eterno.
Ma come possiamo riconoscere i segni divini per seguirli?

Affrontiamo allora la questione cominciando per considerare se è vero che la Religione rivelata da Dio con la Legge e i Profeti e così affidata alla Chiesa, rappresenta un segno di contraddizione nella per la fede suscitata negli uomini.
Innanzitutto è evidente nelle Sacre Scritture che questi segni antepongono il soprannaturale al naturalismo mondano, la parola divina ai progetti umani, l’intervento della Provvidenza alle tattiche e ai compromessi del mondo: sono segni in contraddizione coi progetti umani miranti a successi terreni; a immagine e somiglianza di Gesù Cristo: «Segno di contraddizione»: cioè di resurrezione o di rovina (Luca 2,34).
Si può quindi dire che ogni Suo segno autentico racchiude tale «contraddizione» che esplicandosi in quel duplice destino degli esseri umani, di rovina o di risurrezione, richiedono una risposta da ognuno di noi.
A questa luce le considerazioni sull’autenticità dell’Evento di Fatima e su cosa rappresenti nella storia dell’umanità e della Chiesa possono rinsaldarsi proprio nell’avversità che suscitano nella mentalità mondana e nel clericalismo fondato sui piani di rinnovamento secondo un altro profetismo: di venture!
I segni sono dunque riconoscibili perché rappresentano un chiaro sostegno per le nostre deboli fede, speranza e carità, non per le nostre illusioni ed emozioni puramente umane.
Ma soprattutto perché passano attraverso la Chiesa che li attesta proprio nella misura in cui rivelano un avvertimento divino inteso a liberare gli uomini dagli svianti inganni terreni.
Qui vedremo come tutto questo, che oggi sembra il retaggio di una religione smarrita, splenda attualissimo nel segno di Fatima.
Un segno celeste, però, è dato per richiamare l’attenzione dei fedeli su qualcosa.
Non hanno fine a se stessi, ma fanno luce sulla volontà divina di cui sono portatori per la salvezza delle anime.
Vano è riconoscere un segno divino, ma considerarlo superfluo o inopportuno e perciò disattenderne i contenuti.
E ciò è specialmente inquietante di fronte all’impressionante accumulo dei problemi nella realtà sociale e religiosa presente.
E poiché tale situazione deve meritare l’attenzione specialmente dai capi religiosi, ciò non rende forse ancora più attuale e urgente il ricorso ad un intervento di Chi tutto conosce e solo può guidare gli uomini ad agire sulle cause di tanto disordine?
Infatti se la logica indica che nessun problema può essere risolto senza rimontare alla sua causa, la Religione insegna che nessuna causa è indipendente dalla Causa assoluta.

Ecco la chiave di lettura dell’offerta-richiesta contenuta nel Messaggio della Madre dell’eterna Sapienza: le crisi umane derivano dalla ignoranza ed dall’abbandono della Legge eterna di Dio.
Ora, è vero che un cattolico non cerca altro riferimento per riconoscere l’autenticità di un segno straordinario se non il giudizio dell’autorità della Chiesa.
Essa è il segno ordinario istituito dall’Autore dei segni per custodire la Fede.
La luce viene dalla fede ed è custodita dalla Chiesa.
Un segno straordinario è dato per riaccendere la fede nei fedeli, risvegliandola negli increduli, rafforzandola nei tiepidi e, in caso di crisi, chiedendone conto ai custodi deviati come fece Gesù coi Farisei e i capi religiosi dell’Israele antico.
Ma così come è certo che il giudizio sull’autenticità di un evento come Fatima spetta alla Chiesa e al suo Capo terreno, è parimenti certo che la Chiesa col Papa, la gerarchia, il clero e tutto quanto in essa, deve servire alla trasmissione e preservazione della Fede, dono inestimabile suscitato negli uomini direttamente da Dio.
San Paolo insegna i suoi successori nell’apostolato: «In ogni cosa rendete grazie, poiché essa è Volontà di Dio manifestata a voi in Gesù Cristo. Non spegnete lo spirito. Le profezie tenetele in conto. Tutto esaminate, ritenete il bene» (I Tesssalonicesi 5,18-21).
Avrebbe senso che i ministri del Signore invocassero l’autorità di Dio per cambiare o spegnere segni della Sua volontà?
Nel caso dell’Evento di Fatima, esso fu riconosciuto dalla Chiesa, ma il Messaggio, malgrado i suoi termini di profezia necessaria, perché esprime la volontà di Dio per la nostra generazione, dopo 80 anni continua ad essere disatteso e censurato.
Ma quando si arriva a negare la gravità della crisi e perciò la necessità di dare ascolto alla Profezia, la causa della crisi si palesa proprio nel rifiuto del disegno universale di Dio: della Sua Legge nella società, dei Suoi Segni profetici offerti, ma rifiutati da uomini che hanno raggiunto potere nella Chiesa.
Perciò la difficoltà a recepire e ad adempiere alle richieste di Fatima conferma ancora la ragione per cui la divina Saggezza le ha date: far vedere a chi ha ancora occhi fedeli che già nel 1917 qualcosa cominciava a
smarrissi nella coscienza degli stessi prelati della Chiesa, che perdevano di vista il senso cristiano della storia che guida le anime all’ascolto dei disegni divini.
Ed ecco che fu la storia del mondo e della Chiesa in questo secolo a confermare la profezia di Fatima coi conflitti mondiali causati dagli «errori sparsi dalla Russia», nella sua prima parte.
Ma come spiegare che tanti pastori rifiutarono e rifiutano ancora gli avvertimenti del Messaggio di Fatima, che già si sono avverati tragicamente?
Solo se gli altri suoi avvertimenti sui pericoli della «perdita del dogma della fede» si riferissero alle responsabilità religiose proprio di quei pastori offuscati dalla bontà dei propri progetti.
Ecco cosa non si dimostra più un segreto, anzi impone decisamente una domanda cruciale.

Chi ha paura del Segreto di Fatima?

Quelli per cui esso rappresenta un pericolo o è d’ostacolo ai propri piani.
Ma poiché il Messaggio di Fatima fu dato alla Chiesa per «la salvezza di molte anime e per la pace», chi può sentirsi minacciato dalte parole materne?
Perché la paura e la sorda avversione a quella parte del Messaggio, che perciò rimase a lungo sotto chiave?
Ora tale paura è riconoscibile nel campo in cui opera chi ha che fare col Segreto.
Può essere d’ordine politico, come accade nel periodo che va fino al 1958; e ha avuto delle conseguenze in questo stesso ordine, come si è visto.
Ma la «paura» può riguardare la «profezia» in se stessa, che costituisce una vera barriera alla ventura di un millenarismo terreno, secondo un progetto mondialista ispirato non solo a un profetismo pacifista, ma addirittura ad un nuovo cristianesimo.
Proposte aliene alla fedeltà cattolica.
Ecco perché i nuovi profeti sono allora in preda di una compulsione all’occultamento; «si accorsero d’essere nudi; intrecciarono foglie di fico... si nascosero da Dio... avevano paura perché erano nudi» (Genesi 3,8-10).
La «profezia di sventure», si pone come pietra d’inciampo per tale piano e paura diviene d’ordine metafisico!
Paura che, dato il suo ordine superiore, è molto più gravida di conseguenze.
La via qui seguita per capire il contenuto della terza parte del Messaggio di Fatima è quella che parte dal suo senso basilare: da quel che esso può rappresentare in tutta la storia e in quella del nostro secolo; nella storia del mondo e nella vita della Chiesa; nei termini del disegno divino che è riconoscibile nel senso cristiano della vita e della storia umana; tale senso il Messaggio non può che ricordare: ne fa parte, richiamandosi al Signore, che è al centro della Storia.
Faremo quindi la verifica dei fatti riguardanti il Segreto, secondo il senso cristiano della Storia.
E’ studiando la storia che si può verificare il rapporto tra aumento dei mali terreni e calo del ricorso agli aiuti divini.
E per converso, è verificando questo rapporto che si riconosce il senso cristiano della storia.
«Se la storia non avesse alcun significato, l’intera umanità, la presenza dell’uomo nel mondo, si ridurrebbe a un assurdo e vano agitarsi di larve; ma se la storia, come crediamo, ha un senso, allora è essa medesima
linguaggio, è parola; e il suo significato non può identificarsi con lo stesso accadere e susseguirsi degli eventi» («Il Tempio del Cristianesimo», Attilio Mordini, Settecolori, 1979, pagina 9).
Per le teorie naturaliste sulla storia, ammesso che ci sia il potere creatore ivino, esso agì solo all’origine dell’universo lasciando all’uomo in continuo sviluppo non solo il suo dominio ma il compimento della creazione.
E’ l’idea «scientifica» con cui si arriva a negare il senso cristiano della storia e abbattere il Cristianesimo.
Tale teoria nutre il modernismo fautore della contraffazione religiosa per cui l’impulso divino formatore della Chiesa agì all’inizio, lasciando all’evoluzione dell’uomo il compito di adattamento del Cristianesimo ai bisogni dei tempi.

E’ l’idea moderna del mondo naturale che evolvendo determina quello soprannaturale, che non riguarda mai la società civile e la storia, ma rimane confinato all’intimità delle coscienze.
Ecco la sorpresa di un segno soprannaturale che si inserisce nei fatti della storia presente, e l’avversione istintiva verso il suo Messaggio che, indicando errori ed offese contro la Legge di Dio insegna il loro rapporto causale con la guerra e la pace.
Si capisce allora che è impossibile parlare del Segreto senza considerare i fatti storici e religiosi risultanti da problemi e questioni di fronte alle quali sono sorti progetti umani deviati, sia del laicismo che del modernismo.
Il primo fu applicato alla vita civile.
Il secondo avanzò col Vaticano II per fondere lo spirituale col naturale nella vita religiosa.
Da un lato i rumorosi moti rivoluzionari del mondo moderno; dall’altro le sorde trame clericali per istituire la religione delle conciliazioni venturose che rimpiazzi quella delle conversione e sacrifici.
E l’intervento di Fatima gettando luce sulla trama mirante a portare la vita naturale a divorare quella spirituale, era di grande disturbo.

Per capire il vero nocciolo del problema si rivedrà qui brevemente il corso rivoluzionario nella storia umana in generale fino a quello specifico dei tempi moderni.
A questo corso hanno corrisposto nella vita della Chiesa le rivoluzioni dottrinali del liberalismo religioso; seguite dalle politiche di ralliement, a cavallo del secolo e di concordati miranti alla convivenza con i poteri civili.
A queste seguirono i progetti per un mondo migliore, la cui mentalità non poteva che sfociare inevitabilmente in un revisionismo dell’idea religiosa stessa.
Eccoci alla nuova Pentecoste dell’aggiornamento conciliare, per cui non era più lo Spirito Santo a formare la vita degli uomini e della società, ma un nuovo ordine mondiale a definire i termini della grande conciliazione delle religioni nel mondo.
Tale conciliazione doveva seguire un’operazione presentatasi inizialmente in due piani separati: teorico, per neutralizzare la contraddizione metafisica tra Cristianesimo e laicismo; pratico, per giungere alla conciliazione nel governo del mondo.
A questo punto si capisce che la religione tradizionale, come il segno di Fatima che la ricordava, erano, se non da cancellare interamente, perché impossibile, da ridimensionale radicalmente, perché si ponevano come
barriera a tale evoluzione.

Nel Messaggio di Fatima è detto: «Dio punirà il mondo per i suoi delitti, per mezzo della guerra, della fame e delle persecuzioni alla Chiesa e al Santo Padre».
Questa punizione del mondo, persecutore della Fede, proprio per mezzo di persecuzioni contro la Chiesa è soltanto comprensibile considerando quanto i Papi hanno sempre detto della Chiesa: «Sino alla fine dei tempi, è messa sotto il segno della persecuzione».
Tale persecuzione religiosa è oggi palese nella globale scristianizzazione dell’umanità: una persecuzioni della Fede stessa da parte di falsi cristi e di falsi profeti che operano nel centro della Cristianità... «fatta preziosa dal sangue di tanti Martiri... riducendola come sotto i Neroni, o più veramente come sotto i Giuliani Apostati. Sicché Roma, sede venerata della verità, diverrebbe un’altra volta, centro di ogni errore».
E’ una profezia di Pio IX sulla persecuzione attuale contro la Fede a cui non può essere estraneo il Terzo Segreto di Fatima, e per conseguenza l’operazione dei suoi censori.
Che tale censura sia in atto conferma il rapporto tra la causa della crisi che viviamo e il Segreto di Fatima, che non riescono a sopprimere.

Ipotesi sul Terzo Segreto di Fatima

In questo mondo di strane contraddizioni che dimostra aver smarrito il senso religioso della vita e della storia, perché si dovrebbe insistere nel rievocare l’evento misterioso di Fatima, che, nella stessa Chiesa, ha trovato una limitata accoglienza?
Solo se fosse proprio il suo messaggio, il vero segno di contraddizione e la chiave che può disserrare ciò che ad esso si contrappone: l’iniquità, l’apostasia e la dimissione dell’autorità nell’ora presente.
Ecco allora il segno per guidare l’umanità fuori dal labirinto umanamente inestricabile cui sta portando quella rivoluzione globale, per altro fogna di ogni ribellione.
Ma veniamo ai termini dell’ ipotesi sul Segreto di Fatima.
A La Salette la Madonna ha dato un lungo messaggio sulle vicissitudini della Chiesa e del Papato nel XX secolo che fece trepidare Pio IX: «Si è spenta la vera fede e una falsa luce si è diffusa sul mondo. La Chiesa sarà soggetta a una crisi orrenda. ‘Roma perderà la fede e diventerà la sede dell’Anticristo’».

I suoi termini sono: l’Apostasia, il Papato e l’Anticristo.
La gravità di tali termini, qui riferiti ad un tempo futuro, suscita la domanda: se la Madonna venne nel 1846 a prevenire dell’enorme pericolo, potrebbe non tornare quando esso fosse imminente?
Potrebbe nel Segreto di Fatima ignorare la rovina senza precedenti profetizzata a La Salette per il XX secolo?
Se così fosse, delle due una: o il pericolo sarebbe stato superato, il che è falso di fronte alla presente realtà della scristianizzazione globale e della generale apostasia, o uno dei due messaggi non è autentico.
Ora il Messaggio di La Salette si dimostrò un segno di contraddizione: avversato e occultato, ma pur sempre approvato.
E il Messaggio di Fatima non aveva, forse, i termini per essere giudicato autentico?
Al contrario; ma rivedremo questi termini, lasciando da parte ogni pretesa prettamente apologetica, in favore di una visione storica che più che ricordare la teofania di Fatima, vuole vagliare le questioni religiose
essenziali che il suo messaggio ricorda, ma che non furono ancora capite pienamente.
Se è autentico, come crediamo, esso è legato alla fede originale e perciò la sua veracità si sostiene da sé di fronte ai fatti, senz’altro bisogno che la pura verità storica.
Il fatto che un tale messaggio sia stato tralasciato già dice tacitamente quale fosse la realtà religiosa all’inizio del secolo.
Vagliando «lo stato di perversione degli spiriti» San Pio X diceva che si può temere di essere («E Supremi», 4 ottobre 1903): «all’inizio dei mali annunciati per la fine dei tempi e che il figlio di perdizione, di cui parla l’Apostolo (2Tessaloniucesi 2,3), sia già presente sulla terra».

Ma vediamo per cominciare i criteri della Chiesa per la verifica di un messaggio straordinario ad essa affidato.
Il messaggio va verificato alla triplice luce: della sua ortodossia cattolica, della sua opportunità e dai frutti dati e che potrà dare quando sarà accolto per intero.
Questi sono i termini di giudizio dettati dalla prudenza della Chiesa.
Sono le tre tesi per vagliare l’origine soprannaturale di un segno straordinario: deve trascendere le capacità umane, in perfezione dottrinale, in antevisione dei fatti e nel potere di risolverli.
La prima tesi, sulla sua ortodossia, riguarda la conformità del messaggio alla dottrina cattolica e, poiché essa tratta anche questioni politiche e sociali, al Magistero relativo derivato dalla Rivelazione, dove al divino si contrappone il mondano.
Ma sentiamo in proposito che cosa disse l’allora cardinale Ratzinger in un’intervista a Vittorio Messori nell’agosto 1984, confermando di aver letto il Segreto nascosto in Vaticano: «Perché non viene rivelato? Perché, stando al giudizio dei pontefici non aggiunge nulla di diverso a quanto un cristiano deve sapere dalla  rivelazione: una chiamata radicale alla conversione, l’assoluta serietà della storia, i pericoli che incombono sulla fede e la vita del cristiano e dunque del mondo. E poi, l’importanza dei Novissimi [morte, giudizio, inferno e paradiso]. Se non lo si pubblica, almeno per ora, è per evitare di far scambiare la profezia religiosa col sensazionalismo. Ma i contenuti del ‘Terzo segreto’ corrispondono all’annuncio della Scrittura e sono ribaditi da molte altre apparizioni mariane, a cominciare da quella stessa di Fatima, nei suoi contenuti noti. Conversione, penitenza, sono condizioni essenziali alla salvezza».

Dunque, il Segreto corrisponde all’annuncio della Scrittura e, inoltre, ha a che vedere con la storia e i pericoli che incombono sulla fede e la vita del cristiano, quindi, del mondo attuale.
Perciò sarà bene ripassare, in modo sintetico e secondo il senso cristiano della Scrittura, la storia dell’umanità, dalla ribellione originale alla crisi presente della fede a cui si applica tale avviso, rimasto, in parte, sconosciuto e incompreso.
Perché mai?

Ratzinger pensò di parlare pacatamente di cose ovvie, ma cosa c’è di ovvio nella perdita della visione dell’opposizione metafisica tra Chiesa di Dio e Babele del mondo, divenuta generale tra i cattolici?
Quale altra nozione è per la Religione più assolutamente fondamentale e seria riguardo la storia?
La lingua batte dove il dente duole, e se le parole sono usate per velare la natura metafisica di una realtà, esse stesse fanno capire la contrapposizione assoluta che i prelati conciliari hanno preteso di cancellare con il Vaticano II.
Il clamoroso aggiornamento nel mondo religioso, per cui si vuole parificare il Cristianesimo alle «grandi religioni del mondo», potrebbe essere escluso dagli avvertimenti del Messaggio di Maria.
La seconda tesi riguarda l’opportunità del Messaggio nel senso di ottenere un bene per la Chiesa e per i suoi figli, legato alla difesa della fede di fronte a pericolosi errori che stanno per sorgere nelle circostanze in cui il Messaggio fu dato.
Ecco in che cosa consiste il suo profetismo manifestato in modo evidente a Fatima, riferendosi agli errori che la Russia avrebbe sparso nel mondo già alla vigilia della rivoluzione comunista e atea che s’impossessò di quell’Impero nel 1917, per cancellare l’idea e la Legge di Dio.
Ma poiché la profezia parla anche di offese e ingratitudini religiose che richiedono conversione e riparazione, si deve vagliare lo stato della fede nella Chiesa allora e nel 1960, quando la terza parte del Messaggio, il famoso Segreto, poteva essere pienamente conosciuto, «perché sarebbe stato più chiaro», secondo quanto disse la veggente Lucia al cardinale Ottaviani.
Per evitare il peggio, verosimilmente la perdita del dogma della fede, tali sono le parole usate dal Messaggio, esso nella parte nota contiene una richiesta di consacrazione della Russia descritta come l’unica soluzione data agli uomini e alla Chiesa per la pace.

Ora, proprio nel 1960 il Messaggio fu censurato da Giovanni XXIII.
Non era forse segno che si voleva far prevalere un altro piano di pace?
Le rivoluzioni ecclesiali sono certamente meno visibili e rumorose di quelle civili, ma più micidiali per l’influenza esercitata sul pensiero e sulla morale che guida i popoli.
I fatti riguardanti le richieste di Fatima, tuttora insoddisfatte, e il suo Segreto sempre più nascosto, possono aiutare a capire meglio gli eventi contrari alla fede.
Perciò è bene conoscere quale era questo piano con cui si voleva allora guidare la vita della Chiesa nel mondo, magari per ridurla a un centro di animazione spirituale in una società secolarizzata.
In questo senso si vedrà anche la politica di Benedetto XV.
La terza tesi riguarda non solo i frutti straordinari già dati alla Chiesa dalla profezia, ma, poiché nel Messaggio di Fatima c’è una promessa «se» si adempirà alla sua richiesta in vista della conversione della Russia, la plausibilità del rapporto di questo fatto con la pace e la salvezza di molti.
In altre parole, si dovrebbe verificare se, alla luce della storia, sia pensabile che, nell’ora attuale, un potente impero che ha imposto l’ateismo militante si possa convertire da un momento all’altro divenendo la difesa della Cristianità come è successo all’Impero Romano sotto l’imperatore Costantino.
Tal fatto, più che verosimile, è una realtà storica dei primi secoli della nostra era.
Ma il problema è che oggi, dall’interno stesso della Chiesa, risuona il dubbio che tale evento abbia dato frutti per la Fede.
Anzi, per la credibilità del nuovo ruolo ecumenico dettato dal Vaticano II la «Chiesa costantiniana» è da rifiutare.
Sotto questa ottica anche una «conversione» della Russia non avrebbe senso!
Ecco che per capire meglio l’inversione, dobbiamo ripassare la questione alla luce del Magistero papale che, nel XX secolo, si è pronunciato spesso sul potere temporale della Chiesa e la rivoluzione mondiale che voleva usurparlo.
Questa rivoluzione, che chiameremo romana, è anch’essa una questione irrisolta.
Rientra forse in quegli errori sparsi dalla Russia di cui parla il Messaggio di Fatima?

Come si vede, l’ipotesi non può trascurare la sequenza di fatti religiosi che, come nelle Sacre Scritture, cominciano dalla ribellione umana descritta nella Genesi e vanno fino alla rivoluzione religiosa attuale, implicita nel Messaggio.
Alla domanda, se sia possibile che un messaggio rappresenti una simile continuità e ampiezza, si può rispondere con altre domande: all’annuncio della Scrittura, non corrisponde tutto l’arco della vita umana?
E non è proprio questa la prerogativa delle sue profezie?
Perciò, se il Messaggio corrisponde ad esse, come confermò il cardinale Ratzinger, anch’esso contiene l’essenziale sulla salvezza in ogni tempo, ma applicato all’ora attuale.
Non è questa la tesi finale e risolutiva di un messaggio dato da Dio per illuminare gli uomini di oggi?

Il Messaggio di Fatima come segno di contraddizione per i nostri tempi sarebbe un’ipotesi ingenua per gente devota?
Ora, un messaggio su errori politici che suscitano guerre, fame e persecuzioni non lascia spazio a congetture ingenue, specialmente se le sue previsioni si stanno avverando funestamente da quando fu dato.
Piuttosto, sarebbe ingenuo pretendere che oggi le persone possano ancora giudicare dei segni evidenti con quel senso cristiano della storia che il processo rivoluzionario in atto tende a cancellare.
Il piano di liquidazione del Cristianesimo è andato avanti prima a ferro e fuoco, ma poi, principalmente a forza di un lavaggio cerebrale che intorpidisce le menti e ora sovverte la base dell’idea stessa che fa riconoscere gli errori rivoluzionari e ne fa prevedere le nefaste conseguenze.
Il postulato basilare del Cristianesimo, che è anche dogma della fede cattolica, è proprio il divino intervento nella storia umana.
Cos’altro è il mistero teandrico della divina incarnazione, passione e morte di Gesù Cristo, vero Dio e vero Uomo?
Dubitare del divino intervento è dubitare della Rivelazione, sia nell’Antico che nel Nuovo Testamento, è mancanza di fede.
E se del dubbio si fa una scienza, perfino biblica, ecco la rivoluzione religiosa del lavaggio cerebrale attraverso la rilettura e revisione scritturale: una falsa esegesi che vuole conciliare il dubbio con la fede, la verità con l’errore, la dottrina con l’utopia.
E’ la rivoluzione del modernismo che, riciclando abbagli ed inganni secolari, divenne la collettrice di ogni eresia, come l’ha descritta il Papa San Pio X.
Ma a che punto era tale rivoluzione religiosa nei giorni dell’Apparizione di Fatima?
Attenendoci a dei fatti oggettivi verifichiamo che il Messaggio venne dato come un avviso di pericolo alla vigilia della rivoluzione comunista in Russia, evento rivelatosi decisivo nel corso della storia moderna.
Sennonché, la portata sia dell’avviso sia del pericolo rivoluzionario si è rivelata tragicamente vera.
A questo punto c’è da domandarsi come mai un tale messaggio sia stato avversato proprio da un apparato clericale?
Come è possibile che proprio nell’ambito della Chiesa si sia cercato di sminuire l’importanza della sua prima parte e di cancellare col silenzio la seconda?
O  forse c’era un altro corso, religioso, che si teneva segreto fino al suo completamento, e che quel messaggio poteva frustrare?

Ecco allora l’ipotesi: se la prima parte del Messaggio di Fatima, che menziona gli errori della Russia e la rivoluzione mondiale, suscitò avversione clericale, a maggior ragione, se la terza parte riguarda la rivoluzione religiosa dell’aggiornamento che, come si può dimostrare è quella del revisionismo della Parola, il Messaggio non può che suscitare estrema avversione.
E’ come se avvertisse che Roma perde la fede divenendo la sede dei revisori del Cristianesimo.
Perciò il tentativo di annullarlo nel silenzio del segreto.
Non vi è nessun’altra ragione per volerlo neutralizzare.
Se avvertisse del pericolo di guerre, ecatombi, persecuzioni o olocausti, perché tenerlo segreto.
La censura del Terzo Segreto di Fatima, quindi, al contrario di mettere in dubbio questo segno di contraddizione, lo conferma come pietra d’inciampo per i revisori dei segni divini.

Infatti, verificata l’autenticità del Messaggio secondo i criteri della Chiesa, cioè di integrità dottrinale, di tempestività profetica e di fertilità spirituale «se» la Chiesa militante accogliesse le sue richieste, non sussistono più ragioni per ignorarlo.
Ma se, malgrado le prova della piena attendibilità del segno soprannaturale di questo aiuto divino, dato per il superamento della crisi incombente sul mondo umano, esso è considerato inopportuno, proprio questa contraddizione svela il segreto.
Una gerarchia ecclesiastica, conscia della propria incapacità di risolvere le immani crisi umane senza aiuti soprannaturali, non rifiuterebbe mai un segno divino, riconoscibile alla luce della Fede.
Ne consegue che è proprio l’avversione alla testimonianza della soprannaturalità del Messaggio di Fatima, del resto mai negata dall’autorità ecclesiastica, a interpellare razionalmente la fedeltà delle autorità religiose incorse in omissione, o peggio, opposizione di fronte alle richieste divine.
Che senso avrebbe però l’autorità nella Chiesa di Dio, instaurata per insegnare e compiere il Suo Volere, che trascende le umane conoscenze, se ignorasse o rifiutasse un Segno in cui vede il sigillo divino della Legge e dei Profeti?
A chi pensa di servire?
Non è forse vero che o si è con Dio, seguendo le Sue Parole e segni, o contro Dio, nel rifiutarli?
E qui si capisce perché si ha paura di far conoscere quanto è stato offerto da Dio, ma rifiutato dai Suoi stessi chierici.
Ed è noto che ogni volta che ritorna la questione del Segreto e delle richieste di Fatima, che stanno a cuore ad un enorme numero di persone in tutto il mondo, si sente ripetere, come scusante per non considerare pienamente la questione, che si tratta semplicemente di una rivelazione privata, la cui accettazione è, perciò, ottativa o interpretabile liberamente.

Contro questa renitente riduzione, già si sono pronunciate, ma senza alcun risultato alcune voci autorevoli.
Tra esse, quella di monsignor Antonio de Castro Mayer e del vescovo Rudolf Graber, che dice: «Dev’essere fatta una curata distinzione tra le rivelazioni personali dirette soltanto ai riceventi del messaggio e quelle dove il messaggio è dichiarato essere per tutta l’umanità. Il primo può essere equanimemente ignorato. Ma il secondo dev’essere preso sul serio e Fatima appartiene a questa categoria».
Il teologo Joseph de Sainte Marie OCD, considerando quanto insegnato da San Paolo (I Tessalonicesi 5; 19-21) «Non spegnete lo spirito. Le profezie tenetele in conto. Tutto esaminate, ritenete il bene», spiega: «L’autorità appartiene alla gerarchia, ai vescovi, al Papa. Tuttavia il Papa deve sentire il Profeta... deve discernere se le parole del profeta sono da Dio, questo è il suo dovere. Ma una volta che ha giudicato e riconosciuto che una profezia è davvero di Dio, allora egli deve ubbidire, non in ubbidienza al profeta, ma in ubbidienza a Dio, di cui il profeta è uno strumento... perciò è dovere del Papa e dei Vescovi ubbidire alla Madonna e compiere le domande fatte da Lei a Fatima».
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Considerato, perciò, che tutto nella Chiesa è ordinato al riconoscimento e compimento della volontà di Dio e che le richieste di Fatima non comportano niente di impossibile, né crociate, né flagellazioni, né sacrifici insormontabili, ma un atto di devozione normale nella Chiesa, questa difficoltà nell’accoglierlo, nel corso di questi 80 anni, non sarebbe, di per sé, un decisivo indizio per la seconda tesi che riguarda l’opportunità del Messaggio: svelare una gerarchia ottenebrata?
Quest’ultima, non vede più i mali presenti?
Non crede nell’aiuto della Provvidenza?
O considera la soluzione dei problemi attuali alla portata delle proprie iniziative e compromessi?
Ebbene, pure questa visione umanitarista, riduttiva della portata dei mali umani, perché fiduciosa nell’evoluzione delle capacità umane per risolverli col progresso delle scienze, dimostra il decadimento spirituale presente; anch’essa mette in luce la situazione che può far capire il contenuto della terza tesi: la miopia progressiva delle sentinelle ordinariamente addette all’arginamento del degrado umano, la necessità di un intervento straordinario per indicare il pericolo.

L’avvertimento fu dato durante la I Guerra mondiale: «Se non smetteranno di offendere Dio, nel pontificato di Pio XI, ne comincerà un’altra peggiore... se ascolteranno le mie richieste, la Russia si convertirà e ci sarà pace, se no, spargerà i suoi errori nel mondo, suscitando guerre e persecuzioni alla Chiesa...».
E così è avvenuto e oggi si ricordano i milioni di morti della guerra e gli oltre duecento milioni di vittime del grande errore della Russia che è il comunismo.
Ma il Messaggio conosciuto non può che continuare nella parte segreta a ripetere: se non smetteranno di offendere Dio, nel pontificato di ... ci sarà un flagello ancora peggiore.
Quale?

E’ descritto nel segreto del Messaggio che «Sarà più chiaro negli anni sessanta»; parole del cardinale Ottaviani riferendosi a quanto udì direttamente da suor Lucia.
Ora, un messaggio svelato non è più un mistero, ma se tenuto deliberatamente segreto è un mistero nel mistero.
E poiché il messaggio che ha per origine la Provvidenza divina serve proprio a far capire i pensieri segreti degli uomini, il segreto è svelato proprio dai divieti umani ai disegni divini.

Ecco quale è il mistero che indica, quello biblico: dell’iniquità.
Eccoci ai fatti: Giovanni XXIII dopo aver letto le parole misteriose del Messaggio le bollò come segreto che va archiviato per sempre.
Inaugurò poi il Vaticano II scagliandosi contro le profezie di sventura e spalancando porte e finestre della Chiesa al mondo.
Ne seguì la scalata a livelli inimmaginabili dell’offesa a Dio nel mondo e nella stessa Chiesa l’apostasia di diecina di migliaia di preti e religiosi.
Senza contare che molti di quelli rimasti non fanno più segreto dell’intenzione di mutare radicalmente la Chiesa dal suo interno.
Quindi è presente nel mondo un gran flagello per le anime e una devastazione spirituale e morale peggiore che durante le due guerre mondiali e la rivoluzione comunista insieme.
Esso ha il potere d’inquinare indisturbato sia il mondo religioso che civile perché non è riconoscibile per quel che è: mistero di iniquità.
Anzi, si presenta come luce di una nuova Pentecoste, anche se lascia una scia inconfondibile di rovina mentale, degrado morale e i fumi satanici della scristianizzazione generale.

E’ l’apostasia universale dalla Chiesa cattolica iniziata proprio negli anni sessanta, come fu chiaramente indicato anche dal filosofo Augusto del Noce, e che non è un segreto per nessuno.
Per dare un nome a quanto accaduto qui basta ripetere quello usato dai prelati, anche progressisti: il 1789 della Chiesa, la rivoluzione di ottobre del Vaticano, il fumo di Satana nel Tempio di Dio, a cui va aggiunto, la Terza guerra mondiale al Cristianesimo: il funesto Vaticano II!
Non lo si vede?
Per forza, è proprio esso che causa l’oscuramento della fede e l’apostasia: infatti ogni demolizione ha una causa e ogni causa un nome.

Qui vedremo che nel Messaggio di Fatima c’è l’implicita indicazione di tale causa, per cui questa profezia divenne il grande segno di contraddizione del secolo XX.
Se essa non trova fede per riconoscerla, accoglierla ed applicarla per quel che è: l’antidoto profetico ai gravi mali moderni, può solo significare, emblematicamente, che i responsabili non riconoscono neanche i terribili miasmi presenti: il liberalismo e il comunismo nella vita sociale; il modernismo nella vita spirituale della Chiesa.
Ma Dio che non fa violenza alla precaria libertà degli uomini decaduti, non lo fa neanche nella Chiesa militante.
Attende che essa accolga, testimoni e compia la Profezia del secolo XX, indicante la via della verità e della volontà di Dio, via ardua e stretta, ma solo percorso di speranza verso il bene e la pace.
Oggi per parlare di Fatima non si può che partire da un dato di fatto: mentre essa rimane disattesa, viviamo un impressionante processo di degrado sociale e la scristianizzazione universale.
Questo rapporto potrebbe bastare per far riconoscere i termini di quell’avvertimento straordinario che, proprio perché tenuto segreto svela una realtà minacciosa che si vuol tacere.
Ma ricordiamoci cosa ha detto Gesù sulla testimonianza dei Segni divini: «Non li temete dunque, poiché non v’è nulla di nascosto che non debba essere manifestato, e di segreto che non debba essere svelato. Quello che vi dico nelle tenebre ditelo nella luce, e quello che ascoltate all’orecchio predicatelo sui tetti» (Matteo 10, 26-27; Luca 12, 2). «Si porta forse la lampada per metterla sotto il moggio o sotto il letto? […] Se uno ha orecchi per intendere, intenda!» (Marco 4, 22).
«Vi dico che, se questi taceranno, grideranno le pietre» (Luca 19, 40).

Svolgiamo allora l’esposizione di questa ipotesi su Fatima, tenendo presente anzitutto quello che nella sfera religiosa è nitido, cioè la distinzione tra la Città di Dio e la città terrena, i disegni della volontà divina e i piani umani.
E poiché la storia dell’umanità è una sola, in essa si intrecciano i segni della prima e i moti rivoluzionari della seconda in uno scontro inevitabile che si è dimostrato crescente con l’accrescersi dei poteri terreni, intenti a cancellare la contrapposizione tra bene e male, tra legge divina e disordine terreno.
Passiamo perciò a rileggere sinteticamente la storia dando speciale rilievo a quei crocevia, spesso ignorati e dimenticati, dove sono stati dati segni dell’avvicinarsi delle grandi bufere sociali e indicazioni per superarle nella gloria divina.
Tra di esse ci dilungheremo sul segno di Paray-le-Monial che ha preceduto la rivoluzione in Francia e che si collega, come si vedrà, al grande segno di Fatima che è stato dato alla vigilia della rivoluzione comunista in Russia, ma che, rimasto sospeso, si estende chiaramente alla rivoluzione civile e religiosa odierna.
Vedremo che i grandi segni non si riferiscono a episodi isolati e a fatti locali, ma a situazioni decisive e universali, dove convergono le valanghe di eresie, di errori sociali, di ideologie utopiche e di sistemi politici perversi che, basati sulla superbia e concupiscenza umana, hanno per unica e vera soluzione la Legge divinamente rivelata e perciò l’autorità di Nostro Signore Gesù Cristo.
Per converso, tutte le forze della ribellione umana trovano in Lui la vera opposizione alle loro trame.
Ogni guerra e rivoluzione ha in mira Colui che è.
Ha per bersaglio finale da espugnare ed occupare la Sede della Sua autorità rappresentata in terra dal Pontefice romano.
Ma a questo punto qualcuno potrebbe ricordare le promesse del Signore agli Apostoli: che sarebbe sempre stato con loro e che «le porte dell’inferno», non avrebbero mai prevalso sulla Roccia della Chiesa.
Vi sarebbe allora confusione nel supporre che il Soglio di San Pietro potrebbe essere espugnato e occupato dalle forze nemiche di Gesù Cristo e della sua Chiesa?
Se così fosse non sarebbe questo piccolo libro ad essere in causa, ma le Sante Scritture, il Magistero papale, il Diritto canonico e anche il Messaggio della Madonna a La Salette, nonché l’esorcismo voluto dal Papa in vista del male annunciato.
Esso è reale e il suo effetto devastante risulta specialmente dal supremo inganno che rappresenta.
La vera questione è perciò un’altra: come riconoscerlo.

Ora, davanti alla fede è impossibile camuffare la contrapposizione fondamentale tra la fedeltà al Regno divino e l’amore per le cose del mondo.
Essa è la chiave di lettura per riconoscere l’inganno.
Ma data la debolezza della fede umana il Signore sapeva che eravamo carenti di segni.
Li ha mandati per il nostro tempo nel modo più caro: attraverso la Sua Santa Madre.
Se le difficoltà non furono ancora risolte, ciò dipende da noi.
Abbiamo così descritto un quadro molto ampio, ma preciso per svolgere la nostra ipotesi sul Terzo Segreto di Fatima.
Dato che il Messaggio nella sua parte conosciuta riguarda la storia umana in generale, gli eventi storici di questo secolo in particolare e l’intervento di Maria sugli errori che causano i nostri grandi mali, si approfondirà in seguito, per aiutare quanti vogliano affrontare la questione della presenza dell’Anticristo, che per la sua gravità trova delle resistenze invincibili nel mondo cattolico: Il senso cristiano e la presenza di Maria nella Storia; La storia della ribellione umana secondo «pensieri segreti»; il Segreto di Fatima segno di contraddizione nella storia del XX secolo.
Ma vediamo uno dei suoi aspetti operativi: quello diplomatico.
Prevaleva nell’ultima decade del secolo passato nella politica diplomatica vaticana un progetto di grande rinnovamento, avente per principali mentori i cardinali Rampolla, Della Chiesa e Gasparri.
Per loro la cattolicità non poteva ignorare l’esistenza di forze emergenti, nazionali e internazionali, nuove «dominatrici della storia» e pronte a scardinare quanto rimaneva dell’antico «concerto» europeo.
La politica di equilibri attraverso legami dinastici sarebbe destinata a sparire di fronte a nuovi imperialismi e Rampolla, per superare l’isolamento imposto alla Santa Sede dai governi della Triplice Alleanza, specialmente bismarckiano e sabaudo, voleva stabilire legami con le nuove potenze liberali.
Il ralliement in Francia fu il momento di applicazione di tal piano.
Ma il progetto clericale di ralliement che tralasciava le forze di resistenza «cattolica» in Francia, non creò buone intese ma indebolì quelle sane, e i poteri rivoluzionari francesi hanno isolato i cattolici non solo da una soluzione monarchica ma dai loro capi naturali e lanciato la laicizazzione dello Stato.
E nella politica europea queste intese aumentavano ancora l’attrazione dei cattolici Asburgo, aggiogati sempre più dagli Hohenzollern, verso il polo pangermanico che diveniva una realtà consolidava, anch’essa. a scapito di Roma.

Il veto posto a Rampolla nel conclave del 1903 da parte di Francesco Giuseppe, l’Imperatore austriaco del Sacro Impero, si palesa quindi più dovuto a tale politica che ai sospetti della sua appartenenza massonica.
O se vogliamo, più agli atti politici che favorivano il piano massonico contro l’Impero Austro-Ungarico che alla sua posizione riguardo alla legge della Chiesa, che proibisce l’appartenenza alla Massoneria.
Comunque esso sancisce la sua sconfitta e interrompe l’influenza del cardinale in Segreteria di Stato sotto San Pio X.
L’elezione di Della Chiesa nel 1914 ha rimesso in forza la politica di ralliement iniziata allora sotto Leone XIII.
Essa seguirà un indirizzo di intese che vuole la Santa Sede partecipe di un governo interna¬zionale con
re¬sponsabilità planetarie; il mondialismo in vista di un’autorità al di sopra delle nazionalità.

Tale piano di conciliazione «cosmica» indica la presenza del mistero d’iniquità nella stessa Chiesa e sarà visto qui alla luce di uno dei fatti più emblematici della storia vaticana all’inizio di questo secolo.
Si tratta del conclave per la successione di Leone XIII nel 1903. Il cardinale Mariano Rampolla del Tindaro, di una nobile famiglia siciliana di Corfù, è una delle più controverse figure della Chiesa.
Avendo da sedici anni la carica di Segretario di Stato e una sua personalità carismatica presto si impose nel conclave e la grande preferenza dei votanti l’avrebbe eletto se, con sorpresa generale, il cardinale Puzyna, arcivescovo di Cracovia, non avesse interrotto il corso di quell’elezione come portavoce di Francesco Giuseppe che, come Imperatore Austro-Ungarico godeva, in virtù di un antico trattato tra il Sacro Impero e Roma del potere di veto nei conclavi papali.
Egli esercitò tale potere per impedire l’elezione del cardinale Rampolla.
La ragione rimase ignota.
Si immaginò che l’Imperatore austriaco non gradisse la sua politica pro francese.
Ma c’era dell’altro come si vedrà in seguito.

In quella elezione la Provvidenza guidò i cardinali ad eleggere l’umile Giuseppe Sarto, che divenne San Pio X nell’esercizio del Supremo Apostolato, contro cui i poteri del male si sono scatenati furiosamente, poiché la loro prima scalata al Trono di San Pietro era fallita.
Anni dopo, monsignor Jouin, il francese fondatore della «Revue Internationale des Sociétés Secrètes» (R.I.S.S.) e dedi¬cato a individuare prelati massoni con uno zelo pari a quello del Wiesenthal nel localizzare nazisti, avendo trovato delle prove che considerava definitive sulla condizione del cardinale, non solo di membro di una Fraternità, ma di Gran Maestro della setta particolarmente segreta del Ordo Templi Orientalis, in cui egli sarebbe stato iniziato a Zurigo, ha impiegato ogni mezzo affinché l’in¬formazione arrivasse Leone XIII.
Ma poiché gli sforzi di monsignor Jouin furono frustrati dallo stesso Rampolla, egli incaricò il suo autorevole caporedattore, il marchese della Franquerie, di far arrivare ai cardinali e vescovi francesi l’informazione.
In tal modo è probabile che essa sia giunta pure nella corte austriaca prima del conclave.
In uno studio lo storico italiano Gianni Vannoni («Le Società segrete dal Seicento al Novecento», Sansoni, Firenze, 1985) descrive alcuni dettagli circa la cosiddetta OTO, Ordo Templi Orientalis, «una delle società segrete più sconcertanti esistenti...».

Essa fu fondata soltanto pochi anni prima del conclave papale in questione dal prospero Viennese che si recava spesso in Oriente per studiare le «tecniche del potere magico del sesso» insegnato da certi yoga indiani.
Altri fondatori dell’ OTO furono i tedeschi, Theodor Reuss, membro anche del Rito occulto inglese di Mem-phis, e Franz Hartmann, un medico legato alla sede centrale americana della famosa Società Teosofica di Madame Blavatsky.
Tra i devoti dell’OTO c’è da includere Rudolf Steiner, la cui «antroposofia» avrebbe avuto un ruolo im-portante nella vita di Angelo Roncalli, causando il congedo dal Laterano del futuro Giovanni XXIII.
Anche Karol Wojtyla ha poi subìto quell’influenza secondo quanto racconta il suo amico Malinsky.
Ma pare che il più importante membro fondatore della OTO fosse Alistair Crowley, sommo satanista dei tempi moderni, il «Cagliostro della Massoneria contemporanea», immortalato nel noto romanzo di Somerset Maugham «The Magician».
Eletto Gran Maestro nel 1912, Crowley si dichiarò «guidato dalla Suprema Intelligenza» per «aprire le porte alla Nuova Era».
Riguardo a Rampolla, si è saputo poi che frequentava la loggia dietro l’abbazia d’Einsiedeln, nei dintorni di Zurigo, dove riceveva dai Poteri occulti istruzioni politiche e operative, come di stabilire una loggia in Vaticano per sostenere meglio alti dignitari, come Gasparri e Bea, assertori di una politica di alleanze mondiali.
La P.1 è questa loggia interna, che ha ricevuto il nome di Rampolla, e ancora negli anni cinquanta, un suo nipote, il principe di Napoli, si vantava di aver presenziato l’iniziazione di uno dei suoi principali collaboratori, Gasparri.

Una testimonianza diretta dei fatti si è avuta da Félix Lacointa nel 1929, direttore del giornale «Le bloc anti-révolutionnaire»: «Nel corso di un incontro (con monsignor Marty, vescovo di Montauban), e poiché lo tenevamo al corrente delle nostre recenti scoperte, avendo parlato del cardinale Rampolla del Tindaro, ci ha detto che all’occasione della visita ad limina a Roma, poco dopo la morte dell’anziano Segretario di Stato di Leone XIII, fu chiamato dal cardinale Segretario di Stato di San Pio X (Merry del Val), che gli raccontò il particolare del ritrovamento tra le carte del cardinale Rampolla, alla sua morte, delle prove formali del suo tradimento. I sinistri documenti furono portati a Pio X e il santo Pontefice ne rimase atterrito, ma per preservare dal disonore la memoria di quel prelato, evitando uno scandalo, disse emozionato: ‘Sciagurato! Bruciate!’. Le carte furono gettate nel fuoco in sua presenza» (Virebeau: «Prélats et francs-maçons», Paris, 1978, pagina 28).
Un «compromesso storico» di portata e conseguenze inaudite si stava preparando nel piano religioso: la fusione dell’Idea cristiana con l’idea mondana.
La prima, dell’amore al Redentore, che sopperisce l’umana ignoranza e restaura la sua volontà decaduta; la seconda che disprezza e irride questo amore in vista di una civiltà moderna centrata sull’uomo.
E la nuova classe clericale, per la conciliazione globale del mondo, riduce la Redenzione a un diritto universale dovuto alla «dignità umana».
Ecco l’idea della «Redenzione universale» della Gaudium et Spes e della «Redemptor hominis»; prodotti del Vaticano II, che fu convocato per avviare il processo del nuovo ordine religioso per la nuova umanità.

Il «nuovo umanesimo» è la «Terza via» conciliare che ha in vista una «presa di coscienza» per introdurre nella religione del Sacrificio redentore un nuovo umanesimo: l’utopica civiltà dell’amore, intesa come conciliazione e unione universale delle religioni.
Tale «terza via» serve a raccordare le altre due con l’«aggiornamento» dell’ordine cristiano per la sua apertura alla modernità: l’idea gnostica e massonica che il pensiero cattolico ribadito dai Papi rifiuta come perversa.
Questo spirito di apertura al mondo è riconoscibile nei conciliaristi di ieri come di oggi perché costoro dichiarano che il processo rivoluzionario, civile e religioso, è animato da uno spirito profondo e generoso che opera per la fratellanza universale: solo gli manca d’essere «battezzato» per entrare nel solco del Cristianesimo.
La revisione del Cristianesimo è la rivoluzione dell’aggiornamento clericale, aperto ad ogni utopia, è riuscita dove le altre avevano fallito.
Ciò è implicito nel Messaggio di Fatima, il cui terzo segreto, se fosse stato svelato nel 1960, come previsto, avrebbe fatto luce sull’origine di quei fatti.
Non avvertiva forse di un evento senza precedenti storici che, successivo alle due Guerre mondiali, sarebbe stato ancora più rovinoso sul piano morale della rivoluzione sovietica?
Cosa se non la rivoluzione universale d’ispirazione satanica?
Emblematicamente il Messaggio divino che parlava di tali pericoli fu censurato da chierici che seguivano un’altra voce, secondo quanto disse Gesù: «Io sono venuto nel nome del Padre mio e voi non mi ricevete; se un altro venisse nel proprio nome, lo ricevereste» (Giovanni 5, 43).
Il pensiero segreto dell’altro mira all’idea di autoredenzione.

Essa spuntò nell’alba dei tempi nel sussurro del tentatore originale e tale pensiero si ripresentò nel secolo scorso con forza nella «Dottrina segreta» di Helen Blavatsky, svelando il suo grande piano: «La Teosofia è una gnosi che intende divinizzare l’umanità come una vera e propria religione di massa, che insegna essere il male uno dei principali sostegni del mondo manifestato; una necessità per l’evoluzione e il progresso, come la notte per il giorno e la morte per la vita, e affinché l’uomo possa vivere eternamente. Satana (o Lucifero) rappresenta l’energia attiva dell’Universo [l’entropia], la luce, la vita, la lotta, il pensiero, la coscienza, il progresso, la civiltà, la libertà […] è Dio […] una sola cosa col Logos. Esiste in natura una Legge eterna, legge che tende conciliare gli opposti e a produrre l’armonia finale. Grazie a tale Legge di sviluppo spirituale... l’umanità verrà liberata dagli dèi falsi e bugiardi [si legga Cristianesimo] e otterrà, alla fine, la sua autoredenzione».
La Blavatsky e la sua teosofia saranno adattati nel nostro secolo da l’antroposofia di Rudolf Steiner, che combina questi concetti per un nuovo cristianesimo, il cui «Cristo» armonizza anche gli opposti.
Il gesuita Teilhard de Chardin ne fu attratto e il giovane Karol Wojtyla sarà uno dei suoi discepoli nella ricerca dell’armonia antropocentrica: la pace attraverso l’idea della redenzione universale.
Sono le idee venute alla ribalta ad Assisi nel 1986.

Tali idee gnostiche possono sembrare molto particolari e poco ricollegabili con la strana mutazione religiosa da innescare con un conclave e da operare con un concilio.
Ebbene, tutte le ramificazioni gnostiche, dalle più antiche fino allo «gnosticismo cristiano» dei discepoli della Blavatsky, della Besant, di Rudolf Steiner, di Teilhard de Chardin e discepoli, tutte hanno in comune la stessa direzione: dell’uomo verso Dio; tutte insegnano una conoscenza esoterica che indica il «bene» umano.
Da questo punto in poi la missione del Cristianesimo, per questa gnosi, è di compiere tale «bene».
E guarda caso, per i «mondialisti» come per i conciliari si tratta dell’unione dell’umanità.
Quindi il «bene» non sarebbe più condurre i popoli alla pace di Gesù Cristo, al Cristianesimo, ma esso avrebbe per missione e per fine l’unione; se converge in tale direzione è buono e giusto; se dissente è nocivo, anche se è la Fede da sempre predicata; ragion per cui c’è da scusarsi di un tale passato.
Ecco il deismo delle logge, il rapporto dei maestri terreni con il grande Architetto universale; esso è dello stesso genere di quello modernista del «nuovo cristianesimo» verso il Cristo cosmico di Teilhard de Chardin.
La rivoluzione conciliare, oscura metamorfosi religiosa, si svela, come già visto, nelle parole della stessa gerarchia conciliare i cui membri, al contrario di quanto insegnarono i Papi, non solo riconoscono l’ideale generoso delle rivoluzioni e la pro¬fonda religiosità in Lutero, ma ritengono i frutti di tali ribellioni - persecuzioni, genocidi, scristianizzazione del mondo, immoralità sociale - il risultato dei soliti errori umani, accidentali e non intrinseci al processo rivoluzionario.
Anzi, dicono che la solidarietà rivoluzionaria fa avanzare il mondo verso il nuovo ordine di giustizia e pace smarrito dai cattolici!
Ora, non si vuol affermare qui che i nuovi pastori seguano la teosofia di dedella Blavatsky o simili, riguardo all’inversione del cristianesimo.
Quello che si constata, e per le loro stesse dichiarazioni, è che essi intendono armonizzare la Religione di Dio con il nuovo umanesimo che raccoglie quella e tante altre credenze e non credenze.
Ecco la gestione degli opposti che è nella sua contraddizione un’idea anticristiana.

Dove si manifesterà il mistero dell’iniquità?
Il fatto concerne chi ha il potere per impedirlo, ma è tolto di mezzo (2Tessalonicesi, 2).
L’assenza di chi ha il potere delle chiavi per impedire l’azione dell’empio Anticristo corrisponde alla sua presenza.
La ribellione finale contro l’autorità di Dio si manifesta dove è costituita l’opera di redenzione dalla prima ribellione: nella Sua Chiesa.

Ecco il mistero dell’iniquità, che era trattenuto dal potere divino del Papato.
Lo spirito di umanizzazione opera oggi nel silenzio dell’apostasia generale poiché procede da un vertice ecclesiale; il potere che impediva l’iniquità è ormai usato per attuarla.
Il nemico primordiale ha varcato la soglia della Chiesa e... dove fu costituita la sede del beatissimo Pietro e la Cattedra della verità ad illuminare le genti, lì hanno eretto il trono della loro abominazione e scellera¬tezza affinché colpito il pastore possano disperdere anche il gregge (Leone XIII, «Esorcismo invocando San Michele Arcangelo»).

Arai Daniele

(Fine prima parte)


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