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A Copertino e a tutti i lettori
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Per espressa raccomandazione del direttore questo pezzo d'interlocuzione, scritto di getto, viene pubblicato nello spazio dedicato ai collaboratori

La redazione




In queste ore nelle strade di Gaza ci sono decine di cadaveri in putrefazione, che non possono essere raccolti perchè cecchini israeliani sparano su chi si avvicina. Ci sono feriti e agonizzanti in case e quartieri, che agonizzano senza soccorso per lo stesso motivo.

Il corpo di una bambina è stato divorato da cani.

Gli israeliani, in queste ultime ore e dopo aver abbondantemente costatato la debolissima resistenza del «nemico», hanno dato un segnale all’ONU bombardando un magazzino con centinaia di tonnellate dello scarso cibo da distribuire; impedito alla Croce Rossa il suo storico lavoro di soccorso; sparato un missile sull’edificio dove sono rifugiati i media, uccidendo due giornalisti della Reuters palestinesi (e prima hanno telefonato: siete al sicuro, non c’è pericolo); hanno devastato ospedali, scuole, qualunque struttura che renda possibile la vita. Hanno incenerito ambulanze. Hanno sparato bombe al fosforo e usato altre armi vietate. Hanno violato tutte le norme umanitarie e le convenzioni internazionali di guerra.

Ciò, Luigi, viene fatto deliberatamente; per imprimere nella carne dei palestinesi la nozione di essere sconfitti senza speranza, onde siano annichiliti dentro, perchè smettano persino di gemere mentre sono massacrati.

Nel 2005, il professor Arnon Sofer, docente alla Haifa University, scrisse il programma:

«Quando 2,5 milioni vivono in una Gaza sigillata, questi diventeranno animali anche più grossi di quanto siano oggi, con l’aiuto di un folle Islam fondamentalista. Così, se noi (ebrei) vogliamo restare vivi, dobbiamo uccidere, e uccidere, e uccidere. Tutto il giorno, ogni giorno. Se non uccidiamo, cessiamo di esistere. La sola cosa che mi preoccupa è come ottenere che i ragazzi e gli uomini che dovranno fare questo massacro riescano a tornare a casa, alle loro famiglie, come esseri umani normali».

Il fatto disperante è che noi parliamo troppo, mentre loro massacrano secondo il programma. Una così enorme, inaudita tracotante brutalità omicida ha anche questo scopo, di ammutolire.

Certo che bisogna amare gli ebrei, e precisamente perchè fanno questo. Come dimostrano le frasi del professor Sofar (un docente!), sono cattivi perchè sono malati; e forse sono malati perchè sono cattivi.

Ma quelli che stanno commettendo sotto i nostri occhi sono crimini enormi, vergognosi, violano norme internazionali sottoscritte, configurano un rifiuto della civiltà, esprimono una malvagità intollerabile; e la prima urgente carità – nel loro interesse - è esigere che rispondano di questi crimini, che vengano processati e puniti.

Se a commettere queste atrocità fossero la Svezia o la Spagna, non staremmo qui a sottilizzare, a sentirci obiettare che «Hamas tira i razzi» e cose del genere; tutto il mondo occidentale pretenderebbe l’apertura di un tribunale speciale; e non saremmo costretti a ripetere che non siamo contro «gli svedesi» o «gli spagnoli», ma vogliamo solo la punizione di atti determinati e documentati.

Con la Serbia di Milosevic, l’abbiamo fatto. Il Sudafrica, per un apartheid che non somigliava nemmeno lontanamente a questo sterminio, è stato sottoposto ad embargo per anni. Nessun presidente della repubblica nè presidente della camera verrebbe a ricordarci che la Svezia «deve pur difendersi», e nessuna Annunziata ci vieterebbe di dire che la loro azione è «sproporzionata». L’Italia è stata accusata in Europa per supposte discriminazioni contro gli zingari, figuriamoci.

Tutte queste cautele, tutti questi distinguo riguardosi, tutte questo esame di coscienza cattolico («li sto forse odiando? Devo confessarmi?») non ci sarebbero, se non si trattasse di Israele.

Ora, proprio questi «riguardi» sono quelli che incoraggiano questi malati armati - cattivi perchè malati e malati perchè cattivi - ad insistere nelle loro atrocità; sono certi dell’impunità perciò continuano, e ci intimano persino di tacere, di non protestare, altrimenti siamo «antisemiti», altrimenti «non siamo cattolici» perchè «gli ebrei devono essere amati», e magari «Gesù era ebreo».

Così, mentre noi usiamo riguardi, altri bambini muoiono, altri sono terrorizzati per sempre, altri feriti non possono essere portati in ospedale, altri restano senza cibo, senza cure, senza acqua e senza genitori.

Dunque, coi nostri riguardi, noi siamo complici di stermini e atrocità genocide; partecipiamo alla menzogna omicida, contribuiamo a intorbidare la verità – che è lo stesso che la giustizia.

Se tutta la comunità internazionale avesse minacciato un tribunale internazionale, non continuerebbero a «uccidere, uccidere e uccidere».

Dunque, basta parole, ne ho la nausea. Trattiamoli come tratteremmo gli svedesi, come abbiamo trattato i serbi o i sudafricani: e coloro che li giustificano, siano il rabbino Di Segni o Pacifici o Fini o Napolitano, trattiamoli, senza riguardi, da quel che sono: complici dei delitti contro l’umanità che avvengono oggi, qui, sotto i nostri occhi.

Non vediamo che già ci hanno deformato?

Buoni cattolici, nella chiacchiera che segue ai nostri articoli, badano a ricordarci che «Islam e cristianesimo sono antitetici»; ma qui, perdio, si tratta di centinaia di bambini che vengono volontariamente mutilati e bruciati da bombe atroci, di medici che vengono bersagliati mentre corrono a soccorrere i feriti, in modo deliberato; di civili che vengono sottoposti alla più spietata punizione collettiva, e ciò da anni.

Si tratta di atti bestiali, contrari alla civiltà, che lasciamo avvenire sotto i nostri occhi chiedendoci, in un talk show, se sono «proporzionati».

I cavalieri di Malta, combattenti in Malta assediata, curavano anche i feriti turchi e saraceni. Questo «era» il cristianesimo, questa l’Europa; ce lo siamo dimenticato?

Sui musulmani, quei musulmani, posso dire solo una cosa: ho visto nella trasmissione di Santoro, quel padre che aveva perso otto figli massacrati dagli ebrei; quei poveri uomini che enumeravano parenti e familiari uccisi. Abbiamo sentito il loro pianto disperato, e come dicessero, di quei loro famigliari e figli, che avevano «subìto il martirio»; abbiamo visto e sentito, nel dolore immane, quella  povera gente gridare: «Tutti i miei figli sono morti, non mi resta che Allah!».

Chiediamoci, noi «veri» cattolici, magari «tradizionalisti», noi sicuri di avere la «vera» fede, che cosa grideremmo: Dio, lo accuseremmo, lo bestemmieremmo, gli urleremmo in faccia: «Anche Tu mi hai abbandonato!».

E non ci verrebbe in mente di dire che i nostri figli uccisi «hanno avuto il martirio»; ci domanderemmo il perchè, di omicidi senza ragione e senza senso; odieremmo, ma il «martirio» no, è cosa antica, di antichi cristiani, non di noi.

Ebbene, oggi i martiri sono lì; il circo è pieno di cadaveri lacerati, nel loro sangue, per divertire il popolo eletto e placare le sue angosce di colpa; e i sopravvissuti invocano Dio: «Solo Tu mi sei rimasto!».

Questa si chiama fede, signori.

Abbiate paura, «cristiani» che vivete nella paura dei musulmani, perchè – un tempo lo sapevamo – è questa fede che vince, mentre voi e noi, complici, svaniremo per non aver saputo difendere, con la giustizia e la verità, la nostra stessa civiltà.  

Maurizio Blondet



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