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G20, speculazione al centro del dibattito
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Tremonti: finalmente si parla di speculazione sulle materie prime

MILANO
- «Parigi val bene una messa. È stato un G20 di ordinario lavoro, in fase di relativa normalità». Lo ha affermato il ministro dell'economia Giulio Tremonti al termine del G20 finanza rilevando con soddisfazione come sia «passata la tesi giusta che per inciso è anche la tesi italiana: devi valutare stabilità sistema che è fatto da varie cose, pubbliche e private». Per Tremonti «in questi mesi c'è stata la tendenza a considerare importanti le pubbliche e ignorare le private come se tutte le colpe erano dei governi e le virtù delle banche e la finanza. È passata la linea che considera tutte le cose unite. Non è più la tesi italiana o una invenzione del governo è posizione di tutti i governi». E quanto alla candidatura di Mario Draghi alla guida della Banca centrale europea, il ministro si è limitato a dichiarare: «Non ne abbiamo parlato».

DEBITO- Già in mattinata Tremonti aveva sottolineato che i paesi del G20 riuniti al vertice di Parigi «sono d'accordo» sull'inserire il debito privato fra gli indicatori per calcolare se un paese provoca squilibri. «Lo abbiamo sempre detto - ha aggiunto il ministro dell'Economia - non era interesse dell'Italia ma logica comune considerare che hai due tasche, se hai in un tasca il debito pubblico ma nell'altra il privato non puoi guardare una tasca dello stesso vestito e non anche l'altra». Il nostro paese , ha ricordato, «ha un grande debito pubblico ma anche un minimo debito privato, questa è la posizione giusta».

SPECULAZIONE - Anche la discussione sulla speculazione internazionale «sui mercati finanziari e ora soprattutto su quelli delle materie prime» è al centro del dibattito in corso al G20 finanziario ha aggiunto Tremonti. «In questo momento la discussione sulla speculazione sta avanzando. - ha osservato - Le materie prime, tradotte in italiano sono il grano, il riso, il cibo, il petrolio. Due anni fa mi rispondevano che la speculazione non esisteva, che era il mercato a stabilire i prezzi giusti: adesso cominciano a capire che la speculazione può destabilizzare, pochissimi guadagnano moltissimo e moltissimi perdono tantissimo». Tremonti ha ricordato che le rivolte in corso in questi giorni nel Nordafrica hanno fra le loro cause proprio il rincaro dei prezzi alimentari, e le ha chiamate «rivolte del pane». «Non è vero - ha ribadito - il mercato non fa i prezzi giusti. La giustizia impone anche di evitare la speculazione».

CAMBI - Tremonti ha poi spiegato che ci sono invece problemi sul fronte dei tassi di cambio fra valute. Cina, Brasile e altri Paesi emergenti non vogliono che i tassi di cambio figurino fra gli indicatori da tenere in considerazione fra gli elementi di squilibrio globali voluti dalla presidenza francese del G20. «La posizione della Cina, del Brasile e di altri finora è negativa. C'è consenso su tutto, anche sul fatto che conta come debito pubblico anche il debito privato - ha detto Tremonti - ma non c'è ancora il consenso di tutti perchè alcuni Paesi non vogliono la parola cambi». Secondo il ministro, «la discussione sugli indicatori è un treno che ha dietro tanti vagoni, anche il debito, ma pure i cambi e la bilancia dei pagamenti».

Fonte >  Corriere.it



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