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I Sauditi si preparano a un improvviso pericolo nucleare dopo la visita di Cheney
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Un istante prima di mezzanotte

Il mese scorso Cheney è stato in Arabia Saudita per un incontro ad alto livello con il Re saudita e i suoi ministri. Sabato è stato rivelato che, il Concilio saudita della Shura, il gruppo elitario a cui spettano le decisioni del circolo autocratico interno,  sta preparando “ i piani nazionali per affrontare un improvviso pericolo nucleare e radioattivo che potrebbe colpire il regno, secondo le segnalazioni degli esperti riguardo a un possibile attacco al reattore nucleare di Bushehr in Iran”. La notizia è riportata da uno dei maggiori quotidiani, “Okaz”, riferita anche dal dpa news service in Germania.

Semplice prudenza...o infausto tempismo? Abbiamo già fatto presente precedentemente che,
un attacco americano in Iran è molto più verosimile e imminente, di quello che la maggior parte della gente sospetta. Abbiamo anche indicato le montagne di prove raccolte dall'esperto William R. Polk, uno dei principali consiglieri di Kennedy durante la crisi missilistica cubana, e per gli indizi di altre guerre imminenti.

La notizia di “Okaz”, che non sarebbe mai apparsa senza l' approvazione dei vertici in una dittatura che controlla tutto, costituisce un ulteriore importante prova nella graduatoria verso un nuovo orrendo conflitto nucleare.

Non sappiamo quello che i Sauditi hanno detto a Cheney privatamente, o meglio quello che >lui<  ha detto a loro. Ma la diffusione di questa storia, adesso, poco dopo la sua partenza, pare dare una chiara indicazione che i Sauditi hanno delle buone ragioni di temere un imminente attacco alle infrastrutture nucleari dell'Iran.

Certamente dovrebbero prepararsi. L' attacco americano all'Iran arriverà all'improvviso, e se è effettivamente mirato a distruggere le centrali nucleari, una minaccia  ridiscussa tra Cheney e Bush recentemente, ha un potenziale di inimmaginabili conseguenze.

Dodici ore. Un giro del sole da orizzonte a orizzonte, un passaggio della luna dall' imbrunire all'alba. Quello che prima era una normale misura (di tempo) del tran tran quotidiano nella vita di un essere umano, diventa ora un intervallo nel destino carico di distruzione, tra il vociare di un dispotico brutale capriccio e l' imposizione di  uno sterminio per la metà del globo.

Dodici ore sono il tempo massimo necessario ai bombardieri americani per decollare e sferrare un attacco furtivo e non provocato- una Pearl Harbour all'inverso- contro l' Iran, così il Washington Post... e quando questo attacco arriva, sia isolato, sia  come precursore di un invasione su larga scala per cambiare il regime interno, come per l'Iraq,  non ci sarà un preavviso, nessuna dichiarazione di guerra, nessuna audizione o dibattito pubblico.

Gli ordini già dati per dirigere questa operazione, pongono la decisione unicamente nelle mani del Presidente: lui alza la cornetta del telefono e dice : “VAI” e in dodici ore di tempo, un milione di iraniani potrebbero essere morti.

Questo potenziale pesante tributo di morti, non è un iperbole pacifista; viene dallo studio dell' Accademia Nazionale delle Scienze sponsorizzato niente di meno dallo stesso Pentagono, come riportato da “Progressive”.( Nonostante che ai militari di alto grado di Bush, piaccia spacciare la menzogna pubblica  “non contiamo i corpi” dei nemici, in realtà, come tutti i bravi affaristi, tengono una precisa contabilità delle loro produzioni di cadaveri).

Uno studio del NAS del Pentagono ha calcolato il numero degli uccisi che risulterebbe da un esplosione in seguito a un attacco ai siti nucleari iraniani.

Sempre dallo stesso quotidiano si apprende che, un altra simulazione degli scienziati ottenuta con  il software del Pentagono graziosamente concesso, ha dato un risultato ancora più specifico riguardo alle conseguenze di “un limitato” attacco nucleare al sito sotterraneo di Esfahan.  Tre milioni di morti a causa delle radiazioni in due settimane, e 35 milioni di persone esposte  a pericolosissime radiazioni nucleari in Afghanistan, Pakistan, India.

Bush ha circa 50 armi di penetrazione terrestre nucleari a disposizione, secondo l'Unione
Scienziati Responsabili. L'idea di un attacco nucleare non è mera “paranoia liberale”.

Lo stesso Bush non solo si è rifiutato di togliere l'opzione nucleare “ dal tavolo” questo mese, ma ne ha fatto il punto focale della sua “ Strategia Nazionale per la Sicurezza” degli Stati Uniti, mentre riaffermava i principi criminali “ di un attacco preventivo” percependo nemici che hanno o non hanno intenzioni belligeranti, con armi che possiedono o non possiedono.

Bush ha inoltre dichiarato che “delle sicure, credibili e affidabili forze nucleari continuano   ad avere un ruolo critico nell'ambito del sistema d'attacco offensivo, che è un elemento chiave nel sistema deterrente americano”.

Il depravato linguaggio di belligeranza atomica sdogana, “le credibili” forze nucleari, che possono essere usate nel corso di normali operazioni militari, e non viene più giudicato come un tabù sacro. Questo ha rappresentato un lungo sogno della “casta sacerdotale nucleare” del Pentagono e dei suoi accoliti, a partire dai giorni di Hiroshima e Nagasaki.

Per decenni una fazione molto forte nell'ambito delle strutture del potere americano, è stata assillata da una brama perversa di usare ancora queste armi. Il fatto che le loro richieste in tempi di crisi ricorrenti non siano state accolte, spesso all'ultimo momento,  ha provocato in loro una frustrazione di tipo sessuale. Hanno spesso prodotto scenari di disastri imminenti, con nemici immaginari, manipolando se non addirittura costruendo situazioni fittizie.

Questi “rituali” ciclici sono stati inscenati in un crescendo, causando varie guerre, ma non   erano mai arrivati, come in questi tempi, a una vera e palese eccitazione.

Finalmente questa “setta” paranoica ha raggiunto i più alti posti di commando del potere americano.

Inoltre hanno trovato un discepolo diligente,  nel tronfio e ottuso piccoletto dell' Ufficio Ovale. Sotto la loro sinistra tutela, Bush ha svuotato di contenuti, quarant'anni di trattati sul controllo  delle armi; ufficialmente “normalizzando” l'uso di armi nucleari, anche contro Stati non nucleari, premiando proliferatori fuorilegge, come l'India, il Pakistan e Israele, distruggendo ora le ultime e più efficaci remore contro la diffusione delle armi nucleari: il Trattato per la Non Proliferazione Nucleare.

Il Trattato garantisce ai segnatari, come l' Iran, il diritto di sviluppare programmi di energia nucleare in cambio di rigorose ispezioni internazionali di controllo. Ma Bush ha arbitrariamente deciso che l'Iran, il cui programma è stato probabilmente quello più ispezionato della storia, deve terminare le sue attività legittime.

Come mai? Perché il Paese è guidato da pazzi schiavi del male,  sordi alla ragione, gente che potrebbe o non potrebbe un giorno minacciare l'America con armi che potrebbe avere o non avere.

Così il TNP è morto. La Convenzione di Ginevra e la Costituzione degli Stati Uniti  sono  ormai solo riferenti del pensiero di Bush.

La forza delle armi, non le norme della legge, rappresentano il Nuovo Ordine Mondiale.

L'attacco all'Iran è in dirittura d' arrivo. I “settari” del nucleare  hanno aspettato decenni questo momento. Una occasione di questo genere potrebbe non verificarsi più. La lasceranno passare, quando con una sola parola e in sole dodici ore, potrebbero vedere il loro dio innalzarsi in una colonna di fumo sopra la Persia?

Si ringrazia la lettrice Claudia per la traduzione

Originale >  Saudis Prepare for "Sudden Nuclear Hazards" After Cheney Visit


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