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Israele ammette: a Gaza abbiamo messo a rischio i civili per proteggere i nostri soldati
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The Israel Defense Forces chose to risk civilians in Gaza in order to protect its soldiers during Operation Cast Lead, a high-ranking Israeli military officer told the British daily The Independent on Wednesday

The IDF officer claimed the traditional "means and intentions" engagement principle - stating that a suspect must have both a weapon and a visible intent to use it before being fired at - was discarded during Israel's Gaza incursion in late 2008 and early 2009.

Another officer, who had served at a brigade headquarters during the Gaza war, told the Independent the new IDF policy amounted to "literally zero risk to the soldiers".

A prominent Israeli human rights lawyer, Michael Sfard, told the British newspaper that if the senior commander's acknowledgement was accurate, it represented "a smoking gun" in the human rights case against Israel.

Another soldier who worked in one of the brigade's war-room headquarters told The Independent that the IDF's conduct in Gaza, particularly by aerial forces, had "taken the targeted killing idea and turned it on its head."

"Instead of using intelligence to identify a terrorist," he told the British daily, "here you do the opposite: first you take him down, then you look into it."

"This doesn't mean that you need to disrespect the lives of Palestinians but our first priority is the lives of our soldiers. That's not something you're going to compromise on. In all my years in the military, I never heard that," another soldier added.

On Tuesday, the United Nations said findings collected by them contradict Israeli claims that the Gaza flour mill was not hit by an aerial bombardment.

The Goldstone report claimed Israel intentionally bombed civilian installations and Palestinian infrastructure in the Gaza Strip during Operation Cast Lead.

Israel tried to refute these charges by disproving specific accusations in the report about such attacks.

But a United Nations expert told Haaretz on Tuesday that one of its bomb disposal teams reached the flour mill three weeks after the end of the operation and discovered the front part of an MK-82 500-pound bomb of the type used by the Israeli Air Force. The bomb disposal team neutralized the bomb's detonator and removed the bomb.

An IDF source denied the UN claims Tuesday saying a thorough investigation by the air force found that no bombs were dropped on the mill and reconnaissance photos of the building do not show damage stemming from an air attack.

Source > 
Haaretz | feb 03





Un ufficiale di alto grado dell'esercito israeliano ha ammesso per la prima volta che durante l'operazione "Piombo fuso" a Gaza i militari riscrissero le regole dell'ingaggio, dando maggiore protezione ai loro soldati anziché ai civili palestinesi. In un'intervista rilasciata cinque mesi fa al quotidiano israeliano Yedhiot Ahronot - non ancora pubblicata, ma visionata dal britannico The Independent - l'ufficiale ha dichiarato che il principio di «mezzi e intenzioni», ovvero la regola secondo cui si colpisce un nemico soltanto se è armato e intenzionato a combattere, non poteva essere applicato a "Piombo Fuso", operazione della quale lui era stato uno dei comandanti.

«"Mezzi e intenzioni" è la definizione adatta per un'operazione di arresto in Giudea o in Samaria (Cisgiordania, ndr)... Il concetto di "mezzi e intenzioni" proviene da altre circostanze. Qui (nel caso di Piombo fuso, ndr) non stiamo parlando di una normale operazione antiterrorismo. C'è una differenza sostanziale» ha detto l'ufficiale al giornale israeliano, che non ha voluto chiarire perché, nonostante le polemiche su Piombo fuso, l'intervista con il militare non sia ancora stata pubblicata dopo tutti questi mesi.

Le dichiarazioni dell'ufficiale, sottolinea oggi l'Independent, serviranno ad aumentare le pressioni sul premier israeliano Benyamin Netanyahu, affinché avvii un'inchiesta indipendente sulla guerra a Gaza, come raccomandato dallo stesso rapporto Goldstone. Michael Sfard, uno dei maggiori avvocati israeliani impegnato nella difesa dei diritti umani, ha dichiarato al giornale britannico che le rivelazioni fatte dal comandante al quotidiano israeliano, se accurate, rappresentano una «prova finale» del comportamento illecito dell'esercito.

Il racconto dell'ufficiale conferma inoltre le testimonianze rilasciate la scorsa estate da alcuni soldati a un'organizzazione di reduci, oltre che quelle di un altro soldato intervistato dall'Independent, che ha raccontato che nell'inverno scorso a Gaza la logica di «assassinio mirato» era stata ribaltata. Anziché identificare un terrorista e poi ucciderlo, ha detto il militare, «prima lo si ammazzava, poi si vedeva». Secondo il soldato, la nuova strategia - studiata in parte per evitare le grandi perdite di militari già sofferte nella guerra contro il Libano nel 2006 - garantisce «letteralmente zero rischi per i soldati».

L'esercito israeliano si è rifiutato di commentare le ultime rivelazioni ed ha ribadito che nel corso dell'operazione Piombo fuso i suoi militari hanno agito nel rispetto delle leggi internazionali evitando attacchi sulla popolazione civile.


Fonte >  Il Messaggero | 3 febbraio


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