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L'Ungheria sull'orlo della bancarotta
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L'Ungheria traballa sull'orlo della bancarotta con i suoi cittadini che lottano per rimborsare le rate dei mutui e dei prestiti personali sottoscritti in valute straniere durante uno delle più esplosivi boom dell'era post-comunista.

Il luogo di nascita del Cubo di Rubik ha dato al suo governo una crisi finanziaria con tante facce da sconfiggere qualsiasi soluzione ingegnosa.

Il fiorino ungherese è schizzato giù e la disoccupazione è schizzata sù, il che ha creato una famelica trappola di debiti che si sta risucchiando le banche sostenute dai contribuenti occidentali, soprattutto quelle di Svizzera ed Austria.

Laslo Guyas, barista di Budapest, è uno dei pochi fortunati che può rimborsare le sue rate. "Nei tempi bui la gente si mette a bere, " osserva impassibile mentre è alla cassa di un ben curato pub in un edificio dell'epoca asburgica.

" Ma ora è certo che molti - che hanno contratto mutui perchè erano più convenienti dei prestiti nella nostra moneta - hanno perso il loro lavoro e non hanno i soldi per saldare le rate. "

Per quasi un decennio l'Ungheria ha fatto baldoria approfittando dei convenienti mutui in franchi svizzeri ed euro, era uno sport nazionale, le banche straniere avevano preso di mira gli stati dell'Europa centrale ed orientale, appena liberati, sperando di espandersi velocemente sui nuovi mercati.

" Ma la voglia di benessere che la gente aveva non si limitava al fiorino, " così dice Lazlo Czirjak, gestore di un fondo a Budapest. " Hanno preso in prestito in franchi svizzeri, in euro, ed anche, per un certo periodo, in yen giapponesi, quando disponibili - era uno scherzetto. "

Quando i tassi di interesse in fiorini risultarono incredibilmente alti, i prestiti in franchi svizzeri ed in euro, a tassi più bassi, diventarono ancora più appetibili. Le statistiche mostrano che più del 60% dei finanziamenti ungheresi per l'acquisto di autovetture sono stati emessi in divise estere. Nell'ottobre 2007 - retrospettivamente un mese frenetico - l'attività di mutui in divise estere costituiva il 93% di tutti i prestiti.

Centinaia di debitori insolventi si sono rivolti ad un'organizzazione di volontari,  la Associazione delle Vittime dei Mutui Bancari, per consigli sul come salvare le loro case dall'esproprio.

Rakiouszki Istvan, un costruttore, non è stato pagato per un anno ed ha perso il suo lavoro in agosto. Lo scorso mese la banca ha venduto il suo appartamento ad un uomo d'affari che ora ha sbattuto fuori il Sig. Istvan e la sua famiglia.

"Ho acquistato il mio appartamento per avere stabilità nella vita e perchè i miei figli lo ereditassero, " così ha detto, " non mi aspettavo che sarei stato sbattuto fuori. Pensavo che finchè fossi stato in grado di lavorare, tutto sarebbe stato a posto, ma è terribile. Non ci sono investimenti nelle costruzioni, ho girato dappertutto ma non c'è lavoro."

Benchè abbia perso la casa, il Sig. Istvan deve rispondere dell'intero debito e, se non potrà rimborsare, i suoi figli saranno responsabili per il debito. Mariann Lenard, un'avvocato che guida l'Associazione, ha detto che la legge mette i debitori alla mercè dei creditori. " Per molto tempo l'uomo comune della strada avrà a che fare con le banche in una lotta impari."

Ma non solo gli individui sono preda della crisi. L'Ungheria sta sperimentando la sua peggior crisi dal 1946 quando patì la peggior esplosione di super-inflazione. L'odierno svalutato fiorino fu introdotto allora per sostituire il pengo, ormai distrutto dopo che il governo aveva cercato di cancellare il colossale debito della Seconda Guerra Mondiale.

Finchè dentro al blocco sovietico, l'Ungheria era uno degli stati più prosperi, il suo governo aveva con l'occidente linee di commercio aperte, l'occidente a sua volta sperava di utilizzare le sue frontiere aperte come testa di ponte per minare il Comecon, cioè il mercato comune comunista.

Dopo la caduta del muro di Berlino, l'Ungheria era il figlio prediletto per gli investimenti stranieri, soprattutto nei settori immobiliare ed automobilistico. Dopo una speculazione sulla sua valuta, nell'anno scorso, il mercato immobiliare è crollato. Un uno-due sotto forma di un crollo della domanda dall'Europa occidentale anche per i beni lavorati - soprattutto auto - ha significato che l'Ungheria non ha tratto il minimo vantaggio dalla svalutazione.

La disoccupazione è esplosa - si prevede che 100.000 persone perderanno il loro lavoro quest'anno.

" C'è stata una grossa bolla nei consumi, dovuta soprattutto al debito immobiliare, " così ha detto Janos Samu, un economista della Concorde Securities. " Ma ora gli esportatori non possono guadagnare dal crollo del fiorino e questo sta raddoppiando l'impatto negativo sull'economia. "

Il governo ungherese sta provando a garantire il pagamento dei mutui a tutti quelli che hanno perso il loro lavoro causa la crisi, ma sta già ricevendo aiuti dal Fondo Monetario Internazionale ed un nuovo impegno significa maggiori tagli nelle spese generali. L'aiuto internazionale è necessario. La Svizzera ha promesso di fornire tutti i franchi svizzeri necessari al governo ungherese per soddisfare le richieste di rimborso. L'Austria sta chiedendo all'Unione Europea di costituire un fondo di 150 miliardi di euro ( 134 miliardi di sterline ), per salvare l'Europa centrale e dell'est.

Ferenc Gyurcsany, l'attuale Primo Ministro, molto impopolare, se l'è presa con i banchieri che si sono intascati i lucrosi profitti dovuti alle transazioni fra le frontiere senza doversi assicurare che i clienti fossero pienamente preparati ai rischi di una economia che diventava amara. " Se qualcuno ride mentre tutti piangono, la cosa è semplicemente non giusta, " così ha detto.

Gli Ungheresi si sono resi conto che la ricaduta dovuta alla loro follia si estenderà ben oltre le banche del Danubio. " Quello che sta succedendo qui significa che tutta l'Europa sta per patire perchè non può succedere di versare qualcosa senza che questo abbia un effetto sul contenitore, così per i paesi. "  Il Sig. Gulyas lo ha detto.

Damien McElroy, Budapest

Traduzione per EFFEDIEFFE.com a cura di Massimo Frulla

Source > 
Telegraph | Ultimo aggiornamento: 27 Febbraio 2009


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