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La crisi costerà 945 miliardi
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Nelle stime del Fondo metà delle perdite a carico delle banche

Il sistema finanziario internazionale potrebbe essere investito nei prossimi mesi da una seconda ondata di perdite e svalutazioni, che potrebbero sfiorare complessivamente i mille miliardi di dollari. Il Fondo monetario fa autocritica per avere sottovalutato nei mesi scorsi l'impatto della crisi finanziaria internazionale e afferma ora che «i rischi pei la stabilità finanziaria sono nettamente aumentati» rispetto all'ultimo esame di ottobre, ha detto ieri Jaime Caruana, capo della divisione mercati dell'Fmi. Alle perdite causate dalla crisi dei mutui subprime negli Stati Uniti, possono sommarsi quelle determinate dal peggioramento del ciclo economico. «Lo shock creditizio è destinato ad allargarsi», ha sostenuto Caruana.

Nel presentare un'analisi aggiornata, i tecnici del Fondo hanno insistito che la cifra delle possibili perdite, per l'esattezza 945 miliardi di dollari, «non è una previsione», ma è basata sui valori di mercato dei derivati coinvolti nelle turbolenze, rilevati a marzo nella fase più estrema delle tensioni sui mercati. Da allora le quotazioni sono in parte migliorate, ma il Fondo ha evitato di affermare che quella di marzo ostata una sopravvalutazione del rischio.

Le banche accuserebbero circa metà delle perdite, le altre finirebbero a carico di compagnie d'assicurazione, fondi pensione, hedge fund e altri investitori. Dai mutui subprime negli Usa e dai titoli a essi collegati (dove svalutazioni per 190 miliardi di dollari, oltre due terzi del totale atteso,
sono già state contabilizzate), le perdite si sono allargate ad altre attività, compresi leverage loans, prestiti per immobili commerciali e crediti al consumo e si allargheranno ulteriormente con il deterioramento dell'economia. Paragonando le perdite stimate oggi a quelle sofferte dal sistema bancario giapponese negli anni 90, il rapporto del Fondo conclude che se si realizzeranno tutte questa crisi sarà in valore assoluto la più costosa mai affrontata. L'effetto, che per ora si è concentrato sugli Usa, difficilmente lascerà immuni Europa e mercati emergenti.

Caruana ha ammesso che «i mercati restano sotto considerevole stress per la combinazione di bilanci indeboliti, eliminazione della leva finanziaria, caduta dei prezzi delle attività e una situazione macroeconomica più difficile». Le difficoltà di finanziamento sull'interbancario sono tuttora acute, nonostante le continue iniezioni di liquidità da parte delle banche centrali. Ieri la Federai Reserve ha compiuto un'operazione da 50 miliardi di dollari a 28 giorni e la Banca cenL trale europea 15 miliardi alla stessa scadenza. Il Fondo monetario sottolinea l'importanza della cooperazione fra le banche centrali, ma anche la necessità di una convergenza, in parte avvenuta, nelle modalità d'intervento.

In prima linea nella soluzione della crisi devono esserci tuttavia gli sforzi del settore privato, con la pubblicazione delle esposizioni, maggior trasparenza nella valutazione dei prodotti strutturati, e la ricapitalizzazione delle banche in modo da evitare una contrazione del credito anche da fonti non convenzionali. Nei mesi scorsi sono intervenuti con infusioni di capitale alle banche i fondi sovrani, mentre ieri la Washington Mutual ha ricevuto 7 miliardi di dollari da un gruppo capeggiato dal fondo di private equity Tpg. Ma anche i Governi, secondo l'Fmi, devono essere . pronti a intervenire. Una posizione che era già stata espressa dal direttore dell'Fmi Dominque StraussKahn. Il salvataggio della Bear Stearns da parte di JPMorgan con la garanzia della Fed e l'allargamento delle controparti cui la banca centrale Usa fornisce liquidità hanno ridotto, secondo Caruana, la possibilità di una catastrofe.

Il Fondo invita a evitare «una corsa alla regolamentazione» sull'onda della crisi, ma sostiene che l'obiettivo dev'essere quello di ristabilire la solidità finanziaria. «Stiamo lavorando a stretto contatto con il Financial Stability Forum», ha detto Caruana. Il gruppo delle banche centrali e delle autorità di controllo dei maggiori Paesi, presieduto dal governatore della Banca d'Italia, Mario Draghi, presenterà venerdì a Washington ai ministri e ai governatori del Gj il rapporto sulle azioni concrete da intraprendere per far rientrare la crisi e individuare modifiche di più lungo periodo alla struttura e alla supervisione su intermediari e mercati, dove, ha ammesso ieri anche Caruana, sono state individuate delle lacune.



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Alessandro Merli

Fonte >
  Il Sole 24 Ore

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