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Altre considerazioni in merito a «Immigrazione all’italiota»
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Un lettore scrive a Blondet:

«Caro Direttore, La politica del governo a riguargo dei respingimenti mi lascia perplesso e preoccupato per la deriva culturale che si vuole imporre alle coscienze. Il titolo di Libero ‘Finalmente cattivi’ mi preoccupa perchè non solo si vuole, vigliaccamente, apparire forti con i deboli ma si vuole sdoganare una cultura che ha poco del cristiano. Oggi i romeni, domani i clandestini, dopodomani gli arabi e poi i malati di mente e via discorrendo e sempre agendo sotto la protezione della legge e delle norme di buon senso. La sua risposta ad una mail ed un suo articolo mi ha lasciato insoddisfatto perchè da qualche parte è scritto ‘Poi dirà a quelli alla sua sinistra: Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli. Perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare; ho avuto sete e non mi avete dato da bere; ero forestiero e non mi avete ospitato, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato’. Non sono soddisfatto da coloro, che professandosi cattolici, dicono che in fondo non è colpa nostra, i clandestini debbono rimanere nelle loro terre, perchè durante la Santa Messa, nell’Atto Penitenziale, la Chiesa e dunque noi tutti chiediamo perdono dei nostri peccati collettivi anche quelli che noi personalmente abbiamo commesso ma dai quali ne traiamo beneficio e certamente non debbo ricordare quello che fanno le aziende del mondo ricco in Africa. Non era meglio fare qualcosa nei Paesi di origine invece di criminalizzare le persone? E’ facile criminalizzare quando si ha tutto e si è lontani da certe situazioni. Direttore le rubo una frase: ‘E’ peggio di quanto sembrava in TV’ ».
Con affetto

Landuccio F.»



Non so se chi scrive lo ha fatto dopo aver letto il mio articolo «Immigrazione italiota», molto contrastato da tanti lettori.

Ripeto i punti salienti: io sono a favore dei respingimenti in mare, in quanto sono un tentativo di stroncare il traffico odioso  della carne umana. Il tentativo può fallire, ma diamogli un po’ di tempo.

Naturalmente sono contro il «cattivismo», specie di quello parolaio della Lega, che nei fatti non ottiene nulla. Come si vede, finisce che le leggi «cattive», applicate all’italiota, finiscono con lo sbattere in galera due badanti ucraine che sono diventate clandestine perchè è morta la vecchietta cui badavano - esseri comunque inoffensivi - mentre restano a piede libero fiori di delinquenti. E’ più facile arrestare persone innocue che delinquenti.

Qualche lettore mi ha scritto che, in odio a Maroni, ho sollevato capziosamente un «caso pietoso», come gli abortisti sollevavano i  «casi pietosi»  (bambine violentate incinte, eccetera) per promuovere la legalizzazione dell’aborto.

Rispondo: due donne in galera da innocenti non sono «casi pietosi»; la categoria in cui ricadono è «ingiustizia». E non sono casi-limite, ma la regola imposta per legge. Tutte le badanti attuali, se muore la loro vecchietta e non ne trovano un’altra, diventano penalmente perseguibili.

Aggiungo che la legge «cattivista» prevede il carcere per gli italiani che ospitano clandestini. Dunque, se applicata con rigore, rende passibili di carcerazione tutti i vecchietti che hanno la badante non in regola.

Pensate un po’ l’affollamento, il lavoro degli avvocati, l’ulteriore ingorgo giudiziario. Ma naturalmente, si dirà, nessun vecchietto sulla sedia a rotelle finirà in galera davvero. Ciò vuol dire che si chiuderà un occhio... ossia si violerà  la legge penale appena emanata. Magari si chiuderà un occhio anche per le badanti. In ogni caso il risultato è il vilipendio della legge (la sua inosservanza), ossia la perdita di credibilità del diritto italiano.

E’ un caso molto italiota e molto ricorrente: dalle grida manzoniane in poi, si fanno leggi cattivissime, con il retro-pensiero che, poi, la cattiveria sarà addolcita dalla generale inosservanza.

Ma in questo modo, non solo il diritto viene screditato, ma si ottiene un’altra situazione tipicamente italiota: che praticamente tutti i cittadini normali sono tenuti sotto schiaffo, tutti potenzialmente colpevoli di qualcosa, e la loro libertà è alla mercè e all’arbitrio di qualche magistrato o poliziotto. Che può decidere o no di applicare la legge penale.

Agli «amici», naturalmente, non si applica. E’ questo uno dei motivi fondamentali per cui l’Italia è incivile e non v’è certezza del dirittto.

Speravo che il Nord (leghista o no) cercasse di introdurre una concezione più degna del diritto, ma vedo che dovunque nascono «terroni» e camorristi, anche allo Stelvio. Non è un bel vedere.

Ovviamente,  io sono per la formulazione di leggi non «cattiviste», ben formulate, che tengano conto di casi diversi e di attenuanti, e poi applicate oggettivamente a tutti. Ma sono parole al vento.

Al lettore, dico di stare attento a non esagerare in buonismo cattolico. Il «forestiero» viene in realtà rifocillato, anche a Lapedusa. E inoltre, l’obbligo di amare il prossimo come te stesso, comincia dal «prossimo» vicino: i tuoi concittadini, i poveri e gli affamati vicini. «Fare qualcosa nei Paesi d’origine» è una delle frasi che si dicono, ma che non è facile da attuare.

Infine, quelli che vengono sui barconi non sono propriamente i poveri: hanno pagato migliaia di dollari per tentare la sorte. I poveri, in Africa, non hanno dollari. E possono muoversi solo confidando nelle loro gambe, alquanto indebolite dalla denutrizione.

Quelli che vengono in questi modi hanno soldi (avranno venduto qualche bene), e sono «intraprendenti»: si può essere intraprendenti in due modi. C’è chi apre pizzerie, e chi svaligia appartamenti.

Uno Stato non può  essere «evangelico» nella misura in cui lo deve essere un frate, o anche un cristiano che mira alla santità personale. Deve freddamente colpire gli intraprendenti del secondo tipo. Ciò, per un dovere di giustizia verso i suoi cittadini, che hanno il diritto a non essere derubati, violentati o massacrati.

La Caritas faccia il suo lavoro, ma non chieda allo Stato di essere la Caritas. Ogni condizione, ogni «status», ha doveri specifici, ciò che spesso i cattolici non capiscono: è anche questo fondamentalismo, la voglia di applicare il Vangelo come una Sharia.

Il poliziotto non ha il dovere di sfamare, ma di tutelere l’ordine. Se vuole, può anche sfamare un  immigrato (spesso lo fa), ma come privato e cristiano, non come agente di pubblica  sicurezza.



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