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Anti-terrorismo influenzale: lavarsi le mani
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Allarmismo e realtà: i dati storici della mortalità da influenza o affezioni del gruppo influenzale. La mortalità è calata vistosamente dopo la seconda guerra mondiale, per motivi non chiari, e continua a calare anno dopo anno. Nella «torta», le cause di malattia simil-influenzale: sono oltre 200 i virus che danno sintomi simili all’influenza. Il rhynovirus (quello del raffreddore di naso), proveniente dagli equini, è causa del 29% delle malattie che sembrano influenzali; al confronto, il virus dell’influenza «vera» produce solo il 7% del totale delle affezioni.

Come segnalano molti lettori, sul web corrono voci allarmiste sull’influenza suina, virus H1N1. Mi segnalano articoli di Jane Burgermeister, giornalista austriaca, la quale ritiene che sia in corso un grande esperimento di genocidio di massa: il virus H1N1 sarebbe artificiale (è più che possibile) e farebbe parte di un programma di riduzione della popolazione mondiale, gestito dall’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) ispirato dal gruppo Bilderberg.

Per aver lanciato queste accuse, la giornalista è stata licenziata.

Di per sè, un virus influenzale anche estremamente virulento non sembra essere uno strumento efficiente di genocidio: anche la terribile «spagnola» del 1918 uccise, in fondo, solo 50 milioni di esseri umani. Ma l’accusa che invece lo strumento scelto sia il vaccino preparato in gran fretta, ha qualche indizio corposo dalla sua parte.

Le nazioni stanno rapidamente rendendo obbligatoria la vaccinazione, e il rifiuto di vaccinarsi un reato penale. La Segretaria alla Sanità degli Stati Uniti, Kathleen Sebelius, ha varato un decreto che garantisce l’immunità legale alle case farmaceutiche produttori del vaccino contro ogni causa per danni da effetti collaterali che venisse dai vaccinati o dai loro familiari. Evidentemente, il decreto è stato richiesto dalla lobby del farmaco, a scanso di future spese legali, e poco sicure della innocuità dei loro preparati.

Il 7 luglio, l’OMS ha tenuto una riunione con i rappresentanti delle prime case farmaceutiche globali (Baxter che ha creato il vaccino, Sanofi, Novartis) per tratteggiare le linee-guida di attacco alla «pandemia» che dice di aspettarsi per settembre: fra queste linee, c’è l’obbligo per le 194 nazioni firmatarie dell’OMS di rendere vincolanti le vaccinazioni di massa. L’OMS ha rifiutato di pubblicare la minuta della riunione.

Intanto, la propaganda terroristica continua alla grande: il municipio di Exeter, UK, ha voluto far sapere che è pronto ad usare le catacombe (vecchi sotterranei  cittadini del 19° secolo) per ospitarvi i cadaveri delle vittime dell’influenza suina.

Il CDC (Center for Disease Control, ente federale) consiglia la vaccinazione di tutti i giovani americani, dai sei mesi a diciotto anni, per l’influenza; da ripetere ogni anno.

La Baxter ha depositato una  richiesta di brevetto per un vaccino contro questa influenza, un anno prima che essa desse notizia di sè. William Engdahl (1), che riteniamo credibile, ne riporta i dati essenziali:

«Baxter Vaccine Patent Application US 2009/0060950 A1. ... The composition or vaccine comprises more than one antigen... such as influenza A and influenza B in particular selected from of one or more of the human H1N1, H2N2, H3N2, H5N1, H7N7, H1N2, H9N2, H7N2, H7N3, H10N7 subtypes, of the pig flu H1N1, H1N2, H3N1 and H3N2 subtypes, of the dog or horse flu H7N7, H3N8 subtypes or of the avian H5N1, H7N2, H1N7, H7N3, H13N6, H5N9, H11N6, H3N8, H9N2, H5N2, H4N8, H10N7, H2N2, H8N4, H14N5, H6N5, H12N5 subtypes».

Secondo Engdahl, il vaccino non è stato sottoposto alle normali sperimentazioni per accertarne la innocuità (sempre relativa nei vaccini). In Polonia, nel luglio 2008, tre medici e sei infermieri provarono un vaccino sperimentale contro l’influenza aviaria H5N1 su 350 barboni senza fissa dimora; 21 sarebbero morti. I sanitari sono stati formalmente incriminati (2). Il fatto dimostra se non altro che esperimenti del genere sono freneticamente in corso nel mondo, e senza troppi scrupoli, perchè i profitti sperati sono enormi.

La britannica GlaxoSmithKline ha annunciato che le sue vendite di vaccini e antivirali influenzali raggiungeranno i 3 miliardi di sterline a gennaio: il governo inglese ha ordinato alla ditta già 60 milioni di dosi. La Glaxo produce anche un proprio antivirale brevettato, il Relenza (un analogo del Tamiflu), da cui si aspetta eccezionali profitti. Com’è noto, questi antivirali, il cui effetto è nel migliore dei casi sintomatico-palliativo, stanno già andando a ruba su internet grazie all’allarmismo eccitato dall’OMS (3). E’ una vera corsa all’oro.

Il capo della Glaxo, Andrew Witty, ha dovuto difendersi dall’accusa di profittare scandalosamente dell’allarme, e l’ha fatto nel modo peggiore: sono tre anni e mezzo, ha detto, che la Casa investe spese enormi (un miliardo di sterline) per assicurarsi che i suoi impianti siano in grado di produrre vaccini in massa  con breve preavviso. Tre anni e mezzo assillati, come ricordiamo, dagli acutissimi allarmi per la SARS e l’aviaria,  poi rivelatisi come minimo eccessivi.

L’unica cosa certa pare dunque questa: l’influenza restituirà salute e prosperità alle multinazionali del farmaco (Big Pharma), con gran sollievo dei loro corsi azionari. Il che non è poco, in un collasso economico globale che (per ammissione del governo britannico) è più grave della crisi degli anni ‘30.

Certamente  ci sono molte ambiguità e atteggiamenti inspiegabili da parte dell’OMS, l’organo dell’ONU che da Ginevra veglia sulla nostra salute con la stretta collaborazione di Big Pharma.

terrorismo_farmaceutico.jpgA questo proposito, è illuminante un’intervista che Der Spiegel ha fatto all’epidemiologo Tom Jefferson (4), membro di punta della «Cochrane Collaboration». Si tratta di un’organizzazione che merita di essere meglio conosciuta (5): la Cochrane è una rete internazionale e indipendente di medici e ricercatori che sistematicamente leggono i test clinici per farmaci pubblicati dalla letteratura medica, allo scopo di controllare fino a che punto gli effetti dei farmaci corrispondano alle promesse delle case produttrici. E scopre, altrettanto sistematicamente, che i farmaci provati e venduti non hanno l’efficacia pretesa dalle ditte.

Spiegel: Dottor Jefferson, il mondo vive nel terrore della influenza suina. C’è chi predice che l’inverno prossimo un terzo della popolazione mondiale ne sarà colpita. Che precauzioni prende lei?

Jefferson: «Mi lavo molto spesso le mani, e non solo per l’influenza suina. E’ probabilmente la prevenzione più efficace che esista contro i virus respiratori, i virus delle gastro-enteriti e contro i microbi».

Thomas Jefferson, epidemiologo, da 15 anni lavora con l’organizzazione Cochrane rivedendo tutti gli studi pubblicati sulle letteratura scientifica in merito all’influenza, per valutrare l’efficacia dei farmaci e delle misure sanitarie o preventive. E’ stato medico della British Army. Oggi abita ad Anguillara Sabazia (Roma).

Spiegel: Ma l’influenza suina è davvero inquietante, per lei?

Jefferson: «Guardi, è vero che i virus influenzali sono imprevedibili, il che consiglia un certo grado di vigilanza. Ma il lato eccezionale di questa influenza, e di tutta la saga delle influenze, è che c’è qualcuno che fa previsioni da un anno per l’altro, e queste predizioni diventano sempre peggiori.  Senza che alcuna di questa si sia finora realizzata. Esempio: che cosa ne è dell’influenza aviaria che ci doveva sterminare tutti? Niente. Ma ciò non dissuade i soliti noti a fare le loro predizioni. A volte sembra che tutto un settore industriale si auguri che scatti una pandemia».

Spiegel: Allude all’OMS?

Jefferson: «All’OMS, ai virologi e alle ditte farmaceutiche. Hanno costruito tutto un macchinario attorno ad una pandemia imminente. Sono in gioco moltissimi soldi, carriere, influenze, e intere istituzioni. E’ bastato che uno di questi virus influenzali abbia preso a mutare, e la grande macchina s’è messa in moto... ci inondano di false certezze. E’ vero che un terzo della popolazione mondiale si beccherà l’influenza suina? Nessuno può dirlo con certezza al presente. Per ora io non vedo una differenza fondamentale, fra questa influenza e una epidemia influenzale consueta. L’influenza porcina avrebbe persino potuto restare ignorata se fosse stata causata da un virus ignoto anzichè da un virus influenzale».

Spiegel: L’OMS è stato precipitoso nel dichiarare la pandemia?

Jefferson: «Non c’è qualcosa di strano nel fatto che l’OMS abbia cambiato la sua definizione di ‘pandemia’? La definizione antica era: un virus nuovo, che si diffonde rapidamente, contro il quale non esisteva alcuna immunità, e che provocava un tasso elevatissimo di morbilità e di decessi. Ora le due ultime caratteristiche sono state abbandonate, e così l’influenza suina è diventata una pandemia».

Spiegel: Eppure, ogni anno fra 10 e 30 mila persone muoiono solo in Germania per influenza. Nel mondo occidentale, è la malattia infettiva più letale che ci sia.

Jefferson: «Un attimo! Queste cifre sono solo delle stime. Anzitutto bisogna distinguere fra una malattia che somiglia all’influenza e la vera influenza. Entrambi danno gli stessi sintomi: brusco accesso di febbre, tosse, dolori tipo reumatismi alla schiena e alle gambe, bronchite e polmonite possibili (come complicazioni). Ma l’influenza vera è causata solo da un virus dell’influenza,mentre esistono oltre 200 virus differenti che provocano malattia di tipo influenzale. Quando si parla di statistiche di cosiddetti decessi da influenza, bisogna includervi sempre altre cause di decessi, provocati da altri virus. Di fatto, nei casi di anziani che soccombono a una polmonite nessuno fa un’autopsia per appurare se è il virus influenzale ad averli uccisi. In realtà, circa il 7% delle malattie di tipo influenzale sono causate dal virus dell’influenza; è una percentuale piccola. A quel che so, la vera influenza è sistematicamente sovra-stimata».

Spiegel: C’entrano gli altri 200 e più virus?

Jefferson: «... Solo che non hanno la stessa notorietà dell’influenza. Semplicemente, non  interessano i ricercatori. Prendiamo il caso del rhynovirus, un virus che viene dai cavalli: è l’agente più comunemente isolato nei raffreddori ricorrenti, ed esistono oltre un centinaio di diversi rhynovirus. Di solito producono colamento del naso, ma possono anche essere mortali. O prendiamo quelli che si chiamano RSV, virus respiratorio sinciziale umano, che è pericolosissimo per i lattanti e i bambini piccoli».

Spiegel: E allora perchè i ricercatori non se ne interessano?

Jefferson: «Facile: perchè con quelli non si guadagnano soldi. Con il rhynovirus, il RSV e quasi tutti gli altri, non c’è da guadagnare nè da far carriera, con l’influenza, invece... ci sono i vaccini, ci sono le medicine da vendere; è lì il grosso business per l’industria farmaceutica. Con l’influenza, si ha la possibilità che le ricerche vengano pubblicate da riviste mediche di prestigio. Per questo la ricerca diventa interessante per scienziati ambiziosi».

Spiegel: Ma ci sarà pure una ragione scientifica per interessarsi al virus dell’influenza!

Jefferson: «Il fatto di concentrarsi esclusivamente sul virus influenzale non è solo sconsiderato, ma pericoloso. Ricordate la SARS? Era una epidemia molto pericolosa. Una meteora: è arrivata in un lampo, è ripartita in un lampo ed ha ucciso molte persone. La SARS ci ha colto di sorpresa perchè era provocata da un corona-virus del tutto sconosciuto. Da dove veniva? Dov’è andato? E’ ancora tra noi? Ancor oggi non ne sappiamo nulla. Accadono molte cose strane del genere; ogni anno si identifica un nuovo agente. Per esempio, prendiamo il “bocavirus”, che può provocare bronco-polmonite nei neonati; o il “metapneumovirus”, di cui gli studi ci dicono che può provocare il 5% di tutte le malattie di tipo influenzale. Dovremo tenere gli occhi aperti in tutte le direzioni».

Spiegel: Ma la pandemia del 1918-19 è stata provocata da un virus dell’influenza, ed ha ucciso nel mondo 50 milioni di uomini...

Jefferson: «Può darsi che sia andata davvero così. Ma ci sono molti aspetti della pandemia del 1918 (la Spagnola) che ci sorprendono. Solo da 12 anni sappiamo che a provocarla è stato il virus H1N1 (l’attuale influenza suina). Ma all’epoca c’era molta attività batteriologica. E il fatto che i tassi di mortalità da influenza siano drammaticamente calati dopo la Seconda Guerra Mondiale resta strana: oggi, si ha solo una frazione delle mortalità dell’ante-guerra. Anche la “asiatica” del ‘57 e la influenza di Hong Kong del 1968-69 hanno mostrato statistiche di decessi per niente eccezionali».

Spiegel: Ma allora perchè si continua a parlare, ora, di pandemia?

Jefferson: «Ah, questo dovete chiederlo all’OMS!».

Spiegel: Ma  il virus dell’influenza suina è o no una minaccia mondiale?

Jefferson: «Purtroppo, la sola cosa che si può dire è: non sappiamo. Io sospetto che il problema nel suo insieme sia più complesso di quanto immaginiamo attualmente. Tanti sono i virus che producono sintomi influenzali, che forse il postulato di Robert Kock, ossia che “un patogeno singolo produce una singola malattia” non vale molto in questi casi. Per esempio, perchè non ci prendiamo l’influenza in estate? Eppure, il patogeno è presente tutto l’anno! Già nel diciannovesimo secolo il chimico e igienista tedesco Max von Pettenkofer ipotizzò che il contatto dell’agente patogeno con l’ambiente può alterare la malattia: penso che varrebbe la pena avviare delle ricerche in questa direzione. Forse capiremo meglio la pandemia del 1918, o saremo capaci di  valutare meglio i rischi dell’influenza suina».

Spiegel: In ogni caso, la mortalità per influenza è calata dal 1918 e presto avremo un vaccino contro quest’ultima. Il governo tedesco ne ha ordinato dosi sufficienti per immunizzare il 30% della popolazione. Da anni lei, nel quadro della Cochrane Collaboration, ha sistematicamente valutato tutti gli studi sull’immunizzazione dell’influenza stagionale. L’immunizzazione funziona?

Jefferson: «No, non funziona bene. Un vaccino contro l’influenza non funziona contro la maggioranza delle affezioni di tipo influenzale, perchè ha di mira un solo virus. La vaccinazione delle popolazioni non cambia in nulla l’aumento dei tassi di decessi nei mesi invernali. ... Fra l’altro, esiste il rischio perenne che il virus della influenza del momento muti nel periodo della produzione del vaccino: sicchè il vaccino sarà totalmente inefficace. I pochi studi statistico-clinici che esistono al proposito mostrano che, nel migliore dei casi, la vaccinazione funziona principalmente con i giovani adulti sani. Coi vecchi e i bambini (le categorie a rischio, ndr) un pochettino...».

Spiegel: Ma sono proprio le categorie per cui viene raccomandata la vaccinazione!

Jefferson: «Eh sì: è una delle contraddizioni tra la prova e la pratica, tra la scoperta scientifica e la realtà».

Spiegel: Come sarebbe a dire, contraddizione?!

Jefferson: «Ciò ha a che vedere con il potere dell’industria farnaceutica. Ma anche con il fatto che l’importanza dell’influenza è decisamente sopravvalutata. E’ collegata ai finanziamenti per la ricerca, al potere, alle reputazioni scientifiche».

Spiegel: Dunque non è ragionevole continuare a vaccinare contro l’influenza stagionale?

Jefferson: «Io non vedo alcuna ragione per farlo, ma non sono io a prendere le decisioni».

Spiegel: Ci parli del Tamiflu e del Relenza, due dei farmaci anti-influenzali consigliati contro l’influenza porcina: in che misura funzionano davvero?

Jefferson: «Se preso al momento giusto, in media il Tamiflu riduce la durata della vera infleunza di un giorno. Secondo uno studio, inoltre, diminuisce il rischio di polmonite».

Spiegel: Ma questi farmaci riducono il tasso di mortalità associato all’influenza?

Jefferson: «Può darsi. Ma ciò deve essere ancora provato scientificamente».

Spiegel: E gli effetti collaterali?

Jefferson: «Il Tamiflu provoca nausea. E secondo rapporti provenienti dal Giappone, giovani che hanno preso il Tamiflu hanno mostrato reazioni gravi di tipo psicotico, identiche ai sintomi delle schizofrenia. Il farmaco può avere effetti psichiatrici ...».

Spiegel: Allora non è utile usare queste medicine?

Jefferson: «Quando si è in presenza di malattia gravi, sì. Ma mai e poi mai il Tamiflu dovrebbe essere distribuito in massa nelle scuole, come s’è fatto in certe zone. A causa di questo, già abbiamo informazioni che parlano di virus dell’influenza suina che hanno acquistato resistenza».

Spiegel: Il governo tedesco sta facendo grosse scorte dei medicamenti contro l’influenza, abbastanza per il 20% della popolazione...

Jefferson: «D’accordo, ma esistono molti metodi molto più economici, che danno risultati molto migliori. Per esempio, bisognerebbe insegnare ai ragazzi d’età scolastica a lavarsi regolarmente le mani, meglio se dopo ogni lezione! E bisognerebbe installare centinaia di lavandini negli aeroporti; chiunque atterri e non si lava le mani dovrebbe essere arrestato dagli agenti di frontiera. Si potrebbe scoprirli mettendo una sostanza colorante invisibile neutra nell’acqua... Anche indossare le mascherine può essere utile».

Spiegel: Ma queste misure, è provato che funzionano?

Jefferson: «Esistono molti buoni studi al riguardo, realizzati durante l’epidemia di SARS. Ci sono studi riguardanti individui che sono entrati in contatto col virus SARS, e hanno confrontato le caratteristiche di quelli che erano stato infettati con quelli che non avevano preso l’infezione. Le conclusioni di tali studi sono molto significative».

Spiegel: Sembra convinto...

Jefferson: «Lo sono. Ciò che mi pare eccezionale in queste misure è non solo che non sono costose, ma che possono aiutare non solo contro l’influenza suina; con questo metodo si possono combattere i 200 virus che danno sintomi influenzali, i virus delle gastro-enteriti, ed altri microni sconosciuti. Uno studio condotto in Pakistan ha dimostrato che col lavaggio delle mani si salvano vite di bambini... a questi bisognerebbe dare il Nobel!».




1) William Engdahl, «Now legal immunity for swine flu vaccine makers», Global Research, 19 luglio 2009.
2) Matthew Day, «Vaccination Kills: Deaths resulting from medical trials for a vaccine to the H5N1 bird-flu virus - Homeless people die after bird flu vaccine trial in Poland», Telegraph, 2 luglio 2009.
3) Richard Wachman, «Drugs giant GlaxoSmithKline predicts swine flu gold rush», Guardian, 22 luglio 2009.
4) Joann Grolle, «A Whole Industry Is Waiting For A Pandemic», Del Spiegel, 21 luglio 2009.
5) Vale la pena di visitarne il sito: http://www.cochrane.org/



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