AN perde cinque consiglieri su otto e rischia la poltrona di vicesindaco
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Una notizia esaltante; dopo la confluenza nel Pdl l’elettorato di centrodestra può selezionare con cura i candidati, evitando di dare la preferenza a chi proviene da Alleanza Nazionale, oppure vota Lega; è la risposta alla politica di Fini ed alla non-politica di La Russa (ndr).

A Milano città eletto solo Romano La Russa. Salvini: se il sindaco sarà Pdl, quel posto spetta alla Lega

Come sempre i numeri dicono già quasi tutto. Perché il Pdl ha vinto e va bene, ma la storia insegna che i conti della vittoria non sono mai trionfali allo stesso modo per tutti e in questo caso qualcuno sta già cominciando a farli. A spese di An. Appunto contare per credere: i numeri dicono che la componente di An dentro il Pdl si era presentata a queste elezioni forte di otto consiglieri regionali, ma il voto gliene ha riconsegnati soltanto tre. E a Milano città in particolare uno appena, pur fratello del ministro della Difesa con l’impegnativo nome di Romano La Russa.

Dopodiché, finiti i conti e sommati i risultati al concomitante exploit della Lega, è vero che per ora dentro il Pdl nessuno pone il problema, anzi, ma l’arrivo di alcune domande simili alle seguenti potrebbe essere solo questione di giorni: «Scusate, come cambieranno a questo punto gli equilibri di deleghe e assessorati in giunta regionale? E quanto è solida sempre a questo punto la poltrona del vicesindaco di Milano, che da una vita è appannaggio di un uomo An, ora che la Lega con Bossi in persona rivendicherebbe addirittura il posto da sindaco?».

Matteo Salvini, europarlamentare nonché capogruppo del Carroccio in Comune, è uno di quelli che rendono il ragionamento esplicito: «Premesso che il nostro atteggiamento è sempre stato quello di limitarci a gioire dei nostri successi, senza occuparci delle questioni altrui, esiste un fatto. Ed è che io ho personalmente incontrato in giro diversi ex elettori di An che questa volta hanno votato Lega per il timore che il partito unico li avrebbe fagocitati. Come mi pare sia stato. Anche nei Consigli di zona abbiamo tante richieste di entrare nella Lega provenienti da ex An». E a Milano che succede? «Noi in questo momento - scandisce Salvini - non chiediamo nulla più di quello che abbiamo. Per adesso. Ma è fuori dubbio che l’anno prossimo, se per caso il posto da sindaco andasse al Pdl, quello del vice spetta alla Lega».

La lista regionale dei tre eletti nel Pdl provenienti dalle file di An comincia col già vicecapogruppo uscente Roberto Alboni: che tuttavia godeva di una certa garanzia in partenza, figurando nel listino del presidente. Poi c’è il mantovano Carlo Maccari, che invece si è riconquistato il posto sul campo. Infine c’è la situazione di Milano dove i nomi importanti del patrimonio An erano inizialmente due, cioè Romano La Russa e Piergianni Prosperini: ma dopo l’arresto di quest’ultimo le strategie di partito avevano deciso di far confluire tutte le preferenze dell’area An sul primo. Che infatti è stato eletto. Con 9.537 voti, che magari non sono pochi ma che a Milano lasciano il fratello del ministro della Difesa solo al sesto posto nell’elenco degli eletti del Pdl in città: il primo, per dare un’idea, se lo è aggiudicato il ciellino Mario Sala che di preferenze ne ha prese 21.158.

Ragionamenti sganciati dalla realtà: è questa l’unica replica che si ottiene dall’interno del Pdl. Dove l’europarlamentare Licia Ronzulli, portavoce del coordinamento lombardo del Popolo della libertà, esprime anzi una argomentazione di segno esattamente contrario: «Il problema non esiste. Proprio il risultato di queste elezioni è la vera dimostrazione che il Pdl è una sola grande famiglia, in cui la gente vota a seconda del canditato che gli piace di più senza guardarne la provenienza».

Paolo Foschini

Fonte >  Il Corriere della Sera | 31 marzo 2010

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