I capricci di Fini bloccano la Camera
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Fini è un Presidente della Camera inefficiente. Motivo in più perché si dimetta subito.

Da quando sullo scranno più alto di Palazzo Montecitorio c'è seduto Gianfranco Fini i lavori parlamentari hanno subìto la più drastica frenata che la storia delle ultime quattro legislature abbia evidenziato. E così basta sfogliare il fascicolo stampato dalla Camera dei deputati dal titolo I primi 32 mesi della XVI legislatura nel confronto con le tre legislature precedenti, per capire che, nonostante il numero di sedute dell'Assemblea sia sostanzialmente pari a quello dello stesso periodo della XIV legislatura (30 maggio 2001 al 17 gennaio 2004), risulta nettamente inferiore la produzione normativa di rango primario, ovvero la principale funzione alla quale sono chiamati i deputati e soprattutto chi è stato eletto per presiederne i lavori.

E quindi, con i numeri e le percentuali delle quattro legislature alla mano, emerge che Fini è a capo di un'Assemblea tra le più pigre degli ultimi quattordici anni: 422 atti normativi approvati nel periodo 29 aprile 2008 al 17 dicembre 2010 contro gli 815 varati nel periodo 9 maggio 1996 - 27 dicembre 1998 dal suo predecessore Luciano Violante e i 697 licenziati del suo attuale collega di cordata Pier Ferdinando Casini nel periodo che va dal 30 maggio 2001 al 17 gennaio 2004. Solo durante la XV legislatura (28 aprile 2006 al 28 aprile 2008) si è lavorato meno: 340 atti normativi emanati. Il peggior numero di leggi, decreti legislativi, decreti legge e regolamenti di delegificazione approvati forse dovuto anche al fatto che, se per la XIII, XIV e XVI legislatura il paragone avviene su 32 mesi di lavoro, per la XV, quella retta da Romano Prodi e conclusasi anticipatamente, ci si è dovuti fermare a 24 mesi.

Ma per essere ancora più corretti nel confrontare i dati è doveroso escludere anche la XIII legislatura dato che ha lavorato in un periodo antecedente la riforma del Titolo V della Costituzione (entrata in vigore il 3 novembre 2001) che valorizzava le funzioni legislative delle Regioni, attribuendo loro, nuove e significative competenze. Un confronto, quindi, che evidenzia in modo ancora più determinante come, nonostante sia nella XIV che nell'attuale legislatura il premier sia sempre Silvio Berlusconi, l'attività parlamentare sia decisamente ridotta: 358 leggi varate nel periodo 01/04 contro le 201 degli ultimi 32 mesi, 127 decreti legislativi contro i 105, 125 decreti legge contro 67, 87 regolamenti di delegificazione contro i 49.

Altro dato interessante riguarda i soggetti proponenti delle singole leggi. Infatti, se è vero che nella XIV legislatura il governo presentò 292 leggi contro le 165 presentate in questa, è anche vero che il Parlamento si è adagiato tagliando di quasi il 50% le proprie proposte: 63 leggi presentate nel periodo 01/04 contro le 33 attuali. Altro tasto dolente per questa legislatura è il ricorso alla questione di fiducia chiesta alla Camera dall'attuale governo per ben 23 volte contro le 9 volte a cui si è fatto ricorso durante i primi 32 mesi del Berlusconi II.

Infine sono i tempi utilizzati per l'esame in aula di progetti di legge a fornire un ulteriore elemento di riflessione. Infatti se nel periodo 01/04 il tempo medio di esame di un progetto era di 3 ore e 53 minuti, oggi quel tempo è quasi raddoppiato fermando le lancette del cronometro a 6 ore e 25 minuti. Una lunga serie di numeri e di percentuali che invece il presidente Fini, durante il tradizionale scambio di auguri natalizi con la stampa parlamentare, aveva letto in modo diverso: «Oggi il Parlamento ha buona parte della sua azione nelle attività di indirizzo e di controllo che sono funzioni assolutamente importanti. C'è stata una oggettiva trasformazione del Parlamento in questa legislatura, sono sempre di meno i provvedimenti legislativi ma questo non autorizza nessuno a dire che il Parlamento non lavora».

Sarà vero ma anche i dati dei soli ultimi 12 mesi non sono incoraggianti: 73 provvedimenti licenziati in 152 sedute per un totale di 760 ore e 16 minuti lavorati (calcolati in giorni sono circa 32). In altre parole l'aula di Montecitorio ha lavorato neanche la metà dei giorni dell'anno che sta per finire. Una dato poco rassicurante che però non ha precluso la possibilità di ottenere comunque importanti risultati su Federalismo fiscale, lotta alla mafia, riforma dell'università e misure contro la crisi economica. A diminuire sensibilmente rispetto all'anno passato, invece, sono soprattutto le ore dedicate all'esame e al voto degli emendamenti, ovvero le ore in cui è indispensabile la presenza dei deputati in Aula: 281 ore e 54 minuti a fronte delle 333 ore e 1 minuto del 2009.

Fonte > Il Tempo


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