Libano, Hariri: Israele non vuole la pace
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ROMA - "Le minacce contro il Libano aumentano e gli ostacoli alla pace cresceranno ogni giorno in cui non saremo capaci di ottenere la fine di un conflitto che dura da 63 anni". Lo afferma Saad Hariri - premier libanese dal 2009, costruttore miliardario ed erede di una fra le più potenti dinastie della regione - in una intervista alla Stampa, in occasione della sua visita a Roma.

Il premier replica alle accuse di Israele secondo cui il Libano appoggia il riarmo di Hezbollah: "Queste accuse ricordano quel che si disse delle armi di distruzione di massa di Saddam Hussein: non sono mai state trovate, non esistevano. Israele sta tentando di riprodurre lo stesso scenario per il Libano. Le voci sugli Scud sono soltanto un pretesto per minacciare il mio Paese", "le accuse di Israele sugli Scudi sono false. Perché non consideriamo piuttosto l'atteggiamento di Israele nei confronti dei processo di pace? Rema contro. Un giorno concorda con gli Stati Uniti sulla necessità dei 'proximity talks' (negoziati indiretti, ndr), il giorno dopo si tira indietro e aumenta gli insediamenti nei territori occupati. Il problema vero è che Israele non vuole dare ai palestinesi la terra nè riconoscere la soluzione dei due Stati. Israele deve prendere una decisione storica: rendersi conto che la soluzione del conflitto è politica".

Sul disarmo degli Hezbollah sostiene quindi che bisogna attivarsi "attraverso il dialogo fra libanesi. Non si tratta però solo di disarmo, ma di reciproca comprensione: il Libano è un Paese diviso politicamente e confessionalmente, e solo col dialogo le conseguenze di queste divisioni saranno superate. Hezbollah ha vinto le elezioni nel Sud, si è conquistata una credibilità popolare: la democrazia è anche questo. Possiamo non essere d'accordo su strategie e politica, ma la soluzione è soltanto nel dialogo".

Fonte >  9Colonne | 21 aprile

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