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Sulle tracce dell’Anticristo: L’inferno non è eterno
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Ciò che Anne-Marie trasmetteva a Bloy, e che a lui pareva ispirato dalla Colomba, non faceva che tradurre in linguaggio visionario («folgorante quanto all’espressione») ciò che Bloy professava ancor prima che incontrasse la povera donna. Le «rivelazioni» sull’inferno non avevano atteso Anne-Marie per essere espresse da Bloy. Già il 17 dicembre 1876, infatti scriveva a proposito del purgatorio:

«Questo spaventoso pensiero religioso del purgatorio, più spaventoso per me che lo stesso pensiero dell’inferno…» (1).

Il 21 agosto 1877 scriveva:

«Per esempio, io sono di quelli che rifiutano assolutamente di credere alla dannazione di Salomone, nonostante la sua fine abominevole» (2).

Nel Désespéré, dopo aver rigettato la nozione tomista di dannazione, spiegherà la sua nozione, con l’abituale suo metodo anfibologico:

«Cattolico stupendamente fedele, si ingegnava di mantenere il dogma tridentino dell’inferno interminabile, scartando però l’irrevocabilità della dannazione. Aveva trovato il mezzo di mettere in piedi e di dare il soffio della vita a questa antinomia perfetta che sembrava una contraddizione in termini, benché essa divenisse un’opinione singolarmente plausibile quando la spiegava lui» (3).

La spiegherà più tardi ammettendo la teoria della reincarnazione. Era necessario per lui che le pene dell’inferno non fossero eterne, dato che Satana dovrà uscirne un giorno per divenire il Paracleto; ecco il fondo di questa antinomia che Bloy si rifiuta di spiegare ai cattolici che lo credono «stupendamente fedele».

Nel 1916, riflettendo sulla Comunione dei Santi, scriverà ancora:

«L’esclusione inconcepibile di una sola (anima) sarebbe un pericolo per l’Armonia eterna. E’ stato necessario inventare la parola ‘reversibilità’ per dare in qualche modo un’idea di questo enorme Mistero» (4).

E ancora, in Sueur de Sang (pagina 115):

«La favola di Pandora con il suo vaso di sorprese che si ripete dai tempi di Esiodo è abbastanza nota. Da questo vaso affidato da Giove alla ‘prima donna’ e aperto per curiosità sfuggirono tutti i mali. Solo la Speranza restò sul fondo... Da allora è diventato grande, del resto, questo vaso famoso, fino a somigliare al pozzo dell’Abisso e, laggiù in fondo, è il Serpente immobile che tiene il cuore umano nelle fauci, dall’inizio del mondo».

Il vaso di Pandora è dunque uguale all’Abisso, e il Serpente che sta in fondo all’Abisso vi risiede con la Speranza, ovviamente, di uscirne nel giorno stabilito da Bloy: l’Avvento prossimo venturo, quando Satana apparirà come il Fratello Minore del Cristo, e Terza Persona della Trinità. Un luciferismo che Bloy non rinnegherà nemmeno nei suoi ultimi giorni, più calmi e meno illuminati di visioni. Del resto, in un’altra lettera ad Hello datata 20 maggio 1880, dirà che Anne-Marie lo assicurava «che era assolutamente necessario che San Giuseppe mi donasse un giglio», con ciò alludendo ai rapporti che aveva con la prostituta, e aggiungerà: «Non posso dire di più su questo argomento, e vedo che è ridicolo e pericoloso dire anche questo»: testimonianza di amoralità blasfema o del fatale sviamento di un’anima.

Il segreto di Melania e di Satana

Ad Hello che gli chiedeva di trasmettergli tutte le rivelazioni di Anne-Marie, la prostituta che era la sua amante, la povera pazza che egli prendeva per veggente, Bloy rispose:

«Io non sono che il depositario di un grande segreto, non ne sono il proprietario. Mi sono deciso a mostrare la vostra lettera ad Anne-Marie, ed ecco quello che mi ha incaricato di dirvi: ‘Se il signor Hello fosse qui e m’interrogasse, io consulterei Gesù e vedrei quello che potrei dirgli. Poiché egli è scelto per essere uno dei profeti dello Spirito Santo in un tempo che non può essere distante, è molto possibile che, lui presente, io sarei spinta a insegnarli ciò che voi sapete, come sono già stata spinta un’altra volta a dirgli una cosa che non avevo ancora detto nemmeno a voi. Ma per ora mi oppongo assolutamente ad ogni comunicazione e vi vieto, nel nome di Dio, di scrivere il segreto di cui avete l’onore di essere depositario. Ho ragione di credere che Dio non vuole che il segreto sia conosciuto prima del tempo. Ho tentato spesso di dirlo a dei preti. Una volta sono stata impedita di parlare da Gesù stesso che mi ha ordinato di tacere, e le altre volte, avendo parlato senza essere fermata, i preti a cui avevo parlato mi hanno dichiarato di non aver compreso una parola di quel che avevo detto. Mio caro amico, tutto ciò che posso dirvi per parte mia, senza violare il segreto in alcun modo, è che per Anne-Marie il segreto di La Salette è in rapporto diretto con l’avvento dello Spirito Santo e che i celebri segreti dei due bambini, che nessuno in realtà conosce ancora, sono in parte identici al suo. Lei vorrebbe vedere Melania. Quanto al discorso della Santa Vergine, ella dice esattamente come me, senza aver letto il mio lavoro, che è il mistero dello Spirito Santo, del suo avvento, ma in una profondità di simbolismo che deve renderlo assolutamente impenetrabile a tutti prima del tempo stabilito»
(5).

Il riferimento è ovviamente alle apparizioni mariane di La Salette (1846) e alla veggente, la pastorella Melania Calvat, che suscitò tante devozioni e l’esaltato, malsano interesse di Bloy. E’ in questa atmosfera di esaltazione sconvolta che si comprende la lettera citata: Bloy ritiene di avere una veggente addirittura in Anne-Marie Roulé, la quale intratterrebbe Gesù sull’opportunità di comunicare un «segreto» a Hello; e costui, anche se è destinato ad essere il secondo profeta del Paracleto, non riceverà che delle briciole. La lettera deve essere parsa incomprensibile a Hello: il quale mori prima della pubblicazione de La salvezza dagli Ebrei, opera in cui Bloy rivelerà il «segreto» in poche righe.

D’altra parte, Bloy non dice il vero quando afferma, nel 1880, che il segreto della pastorella Melania non era conosciuto da nessuno. Melania stessa l’aveva divulgato nel 1851, nel 1861, nel 1870, e poi pubblicato apertamente e definitivamente nel novembre 1879; del resto il segreto doveva essere pubblicato, secondo lo stesso testo, nel 1858: «Melania, ciò che sto per dirti ora non sarà sempre segreto; potrai renderlo pubblico nel 1858».

Si sa che il segreto di Melania prediceva l’uscita dagli inferi di Lucifero nel 1864; cosa bizzarra, era scritto in francese mentre a Melania di solito la Vergine parlava in patois. Ovviamente non vi è in esso nulla che si riferisca all’Avvento del Paracleto, né di Lucifero, né della fine del mondo; in ogni caso la Chiesa lo ha respinto come una invenzione di Melania stessa (6). Del resto nel torbido ambiente dei naundorfisti, degli assetati di «fenomeni», degli ossessi che pullularono attorno a La Salette al punto da intorbidarne il messaggio con ogni sorta di elucubrazioni, non si parlava d’altro.

Bloy stesso si gettò tra i primi nelle stravaganze apocalittiche:

«Sono stato informato dell’imminenza del Cataclisma nel 1880, esattamente il 19 settembre, proprio alla Salette, un po’ prima della pubblicazione del ‘Segreto di Melania’. Da allora, l’attesa continua delle divine catastrofi è divenuta la mia ragion d’essere, il mio destino, la mia arte se volete. Ho tutte le radici nel Segreto di La Salette» (7).

Melania ha pubblicato il suo segreto nel novembre 1879 ma Bloy, scrivendo quest’ammissione parecchi anni dopo, dice 1880; in ogni caso, è interessante leggere che ha ricevuto il segreto anche prima della pubblicazione ufficiale di Melania Calvat; si deve credere che egli frequentasse persone ben informate e che effettivamente conoscesse il segreto; e ciò l’avrebbe indotto a profetizzare a sua volta.

L’ultimo paragrafo della stessa lettera ad Hello è anche più significativo:

«Infine il famoso Lumen in Coelo, che ci ha fatto tanto soffrire con la sua apparizione di rebus e derisione, si sarebbe compiuto molto realmente anche se molto invisibilmente dall’anno passato. Si sarebbe compiuto in cielo, Dio avrebbe infine svelato agli angeli e ai Santi il profondo segreto dei suoi disegni sul mondo».

Lumen in Coelo, Ignis Ardens e Religio Depopulata sono i tre motti che San Malachia avrebbe profetizzato successivamente per i Pontefici Leone XIII, San Pio X e Benedetto XV: che sono rispettivamente il 102°, il 103° e il 104° Papa il cui numero, secondo le «profezie di Malachia», sarebbe limitato a 112. Gli occultisti hanno voluto vedere in questi motti dei significati profondi; ma uno storico del Papato, Novaes, ritiene che si deve essere «stolto chi non tenesse» le cosiddette profezie di Malachia «per quel che sono, imposture». Queste furono stampate per la prima volta nel 1595; il fratello Carrière le refutava già nel 1602 (8).

Bloy, come vediamo, ci credeva. E le interpreta a modo suo: Lumen in Coelo potrebbe designare Porta-Luce, Lucifer che si sarebbe fatto conoscere come Paracleto agli angeli, segreto svelato da Dio ai Santi. Poiché Leone XIII era morto nel 1879, Bloy s’aspettava la «renovatio» della Chiesa, ossia la sparizione della gerarchia, verso la stessa data: poiché il Papato perdurava, egli dice che Lumen in Coelo, col suo significato occulto, l’ha fatto soffrire perché non era sicuro della sua interpretazione.

La lettera seguente di Bloy ad Ernest Hello, datata 18 agosto 1880, illustra bene il suo delirio profetico:

«Attendiamo tutt’e due la grande Epifania dello Spirito Santo, ma con questa differenza: che la vostra impazienza si rivolge solo a qualche manifestazione inaudita della giustizia e della Bellezza divina per concorso diretto di qualche grande Santo investito della più irresistibile potenza; mentre la mia impazienza si volge alla persona stessa di nostro Signore, Dio e uomo, di cui attendo la venuta in esecuzione della promessa che egli fece agli apostoli prima di soffrire, assicurandoli che non li avrebbe lasciati orfani. Non mi è vietato comunicarvi questa parte del mio segreto, che prestissimo, spero, non resterà segreto per alcuno. Questa gloriosa venuta del Signore, come del patriarca Enoch, come c’insegna San Giuda, cosi frequentemente annunciata da San Paolo, e predetta meno implicitamente da David e da tutti iprofeti senza eccezione, è generalmente intesa come un giudizio universale e definitivo, che sarebbe il segnale della distruzione del mondo».

Dunque Bloy attendeva come imminente la venuta di Enoch e quella di Cristo, l’epifania dello Spirito Santo, il giudizio universale, la distruzione del mondo. Non basta: subito dopo non può trattenersi dal dire molto del suo «segreto»:

«Quanto al modo in cui lo Spirito deve manifestarsi, è la parte del mio segreto che non posso in alcun modo far conoscere, e che vi sarebbe perfettamente impossibile indovinare o anche comprendere prima del tempo. E’ il segreto di gloria del Giusto di cui parla Isaia: ‘Secretum meum mihi, secretum meum mihi’, segreto divinamente serbato e che nessuna creatura umana o angelica, con l’eccezione forse di Maria, aveva potuto conoscere prima dell’intronizzazione di questo mediocre pastore designato come ‘Lumen in Coelo’ da Malachia. Ci si è presi gioco con più o meno ragioni di quel Lucifero che non ha conosciuto, si dice, la divinità di Gesù Cristo e che l’ha fatto crocifiggere per la propria rovina. Io non so fino a qual punto questa grande intelligenza fu legata in quei tempi. Ma sicuramente quel perverso conosceva le Scritture e ne penetrava il senso esoterico molto meglio di tutti i nostri dottori riuniti. Era impossibile che non vedesse che qualcosa di enorme si compiva sul Calvario, ma cercava il segreto di cui vi parlo e doveva vedere molto chiaramente che non era quello. In questo senso non fu ingannato, perché Dio non inganna nessuno, nemmeno il Diavolo, Quel segreto l’ha cercato disperatamente per 5.000 anni, è a causa di quel segreto che trema, come c’insegna l’apostolo San Giovanni» (9).

Il segreto di Bloy riguarda la gloria del Giusto: vi sono tradizioni gnostiche che sostengono che Satana è l’Elohim-Giusto che Adonai, Dio Padre, ha condannato in un furore non motivato. Del resto è singolare leggere che nessun’altra creatura umana o angelica conosce il segreto, visto che Bloy e Anne-Marie Roulé, privilegiati profeti, lo conoscono.

Nel suo Diario, Bloy ha scritto:

«A proposito del segreto della confessione, bellissimo detto di Jeanne: Quando Dio avrà detto il suo segreto, ‘secretum meum mihi’, i preti saranno svincolati dal loro» (10).

I preti serbano il segreto sulla confessione dei peccatori, Dio serba il segreto sulla condizione di peccatore che è quella del Paracleto-Satana; i preti saranno liberati dal segreto come Dio, e i peccatori, perdonati dal prete, saranno innocenti o almeno purificati, come Satana lo sarà quando Dio gli avrà perdonato la Ribellione e gli permetterà di tornare in cielo, come il Figliol Prodigo, in qualità di Paracleto, fratello minore di Cristo.

Bloy non vuole nemmeno che ci si prenda gioco di Lucifero che non ha conosciuto, come gli ebrei, la divinità di Cristo e l’ha fatto crocifiggere. Nella stessa lettera, Bloy applica la bestemmia degli Ebrei allo Spirito Santo, come se questo, essendo Satana, non avesse saputo che la Seconda Persona moriva sul Calvario:

«I miserabili che ci istruiscono prendono lo Spirito Santo per un cronista e pensano che sia unicamente per l’esattezza storica che ci abbia tramandato la grandiosa Bestemmia d’Israele nel  racconto della Passione: ‘Alios salvos fecit, se ipsum non potest salvum facere?’».

Il Cristo non si può dunque salvare da sé e dovrà attendere che il Paracleto venga a schiodarlo dalla Croce, come Bloy sosterrà ne La Salvezza dagli Ebrei; solo che il Paracleto è Lucifero che non ha conosciuto la divinità di Cristo; se avesse saputo che Gesù di Nazareth era il Cristo, avrebbe forse chiesto il suo perdono, e avrebbe riconosciuto il suo fratello gemello; vedendo che il Cristo moriva, non l’ha riconosciuto come suo co-eguale. Ma «Dio non inganna nessuno, nemmeno il Diavolo»: l’ammissione di Bloy è totale, egli ritiene che Satana avrà un’ultima possibilità alla fine dei tempi (ossia nel 1880), vedendo tornare Enoch, Elia e il Cristo, di riconoscere il suo errore.

Ancora: perché Cristo scenda dalla sua Croce, occorre che Satana-Lucifero venga in suo aiuto; finché Lucifero rifiuta di sottomettersi a Dio, Cristo resterà crocifisso. Gli ebrei, che prefigurano Lucifero, si convertiranno alla fine dei tempi; e ne La Salvezza dagli Ebrei è detto che sarà Israele a staccare Cristo dalla Croce, ad aiutarlo a compiere la Redenzione che sarebbe, altrimenti, un «fallimento». Tale fallimento si spiega con un «antagonismo» in seno alla Trinità, in quanto Satana si rifiuta decisamente di trasformarsi di nuovo in Lucifero.

«Palme. Alios salvos fecit, seipsum non potest salvus facere» (MatteoXXVII: 42; MCXV: 31).

Solo coloro che sono dello Spirito Santo possono intravvedere l’abisso di questa parola ebraica (11). S’intenda: solo Bloy può comprenderla, perché lui non è del regno di Gesù (12).

Lucifero, grande intelligenza, è stato inceppato dalla sua ignoranza dei disegni di Dio su di lui, benché comprenda il senso «esoterico» delle Scritture meglio di tutta la tradizione cristiana. Tale senso esoterico, inutile dirlo, è in contrasto col senso delle Scritture ammesso dalla Chiesa (tutte le tradizioni iniziatiche hanno lo stesso genere di segreto, noto soltanto ai maestri, ai puri, agli eletti).

Il segreto che Lucifero cercava è «il segreto di cui vi parlo», dice Bloy: dunque il suo segreto e quello di Lucifero sono identici. Lucifero si domandava se egli fosse il Paracleto che il Cristo era venuto per salvare, cercare, riportare al cielo. Poiché il Cristo morì, egli si desolò perché «non era quello» che s’aspettava dalla Seconda Persona. E Lucifero trema di non esser sicuro della sua interpretazione esoterica delle Scritture: non è certo d’essere la Terza Persona divina. Ma Dio non ingannerà lui, il Diavolo, identico al Paracleto, che merita la sua ricompensa per aver cercato per cinquemila anni il segreto che lo trasformerà in Spirito Santo.

Tale segreto è sconosciuto a tutti salvo che a Bloy e a Anne-Marie; e forse alla Vergine Maria in quanto Nuova Donna, che ha dunque potuto, secondo i nostri due profeti, esser messa a parte degli Arcani della divinità. Infatti «Il Serpente è la figura oscura dello Spirito Santo e la Donna ne è la figura radiosa», scriverà Bloy nelle Lettres a sa Fiancée, quindi sarebbe conveniente che Maria, la Sposa di questo Paracleto-Satana - entrambi Stellae Matutinae - sappia come regolarsi per la prossima manifestazione paracletista: la Donna identificata a Satana, lo Spirito Santo-Femmina dei Catari.

Nel paragrafo seguente della lettera già citata ad Hello, Bloy gli annuncia che partirà per La Salette a piedi. Non ne farà niente, ma sarà in quel luogo alla vigilia del 19 settembre. Perché questo pellegrinaggio?

Semplicissimo: prevedeva, per la quinta volta in un anno, le catastrofi preludenti alla fine del mondo:

«Non mi curo del resto di trovarmi a Parigi nel mese di settembre. Temo che non sia bene se non per pochissima gente. Non conosco i tempi di Dio, ma da ciò che so, congetturo che il mese di settembre è segnato da terribili catastrofi. Dunque andrò a piantare la mia tenda da mendicante sulla Montagna di La Salette dove spero dì ricevere nuove luci. Ho fortissime ragioni di credere che il Discorso de La Salette, che ho chiamato il ‘Verbum Novissimum’ dello Spirito Santo, contenga sotto una forma estremamente simbolica e involuta il segreto per cui Lucifero dispera» (13).

Il «discorso» della Vergine alla Salette non contiene assolutamente nulla a proposito di Lucifero; solo il «segreto» di Melania, che per la Chiesa non fa parte del «discorso», prevedeva che Lucifero sarebbe uscito dagli inferi per tentare i fedeli.

Bloy rovescia questa prospettiva. Melania annunciava la venuta dell’Anticristo, Bloy si serve di questa predizione e sostiene che l’Anticristo è lo Spirito Santo, il Paracleto che Cristo ci invia.

Melania, in realtà, non c’entra affatto con il luciferismo di Leon Bloy: il suo «segreto» non è per Bloy che un pretesto per coagulare la sua teoria. D’altra parte Bloy crede al «discorso» e al «segreto» di La Salette come a ‘Verbum Novissimum’ - giungerà a sostenere che bisogna credere al Segreto come si crede alla Transustanziazione - mentre un’apparizione, per la Chiesa, non è mai oggetto di dogma.

Come dirà monsignor Ullathorne, vescovo di Birmingham, nel 1854, «La Salette non è una nuova dottrina, è una nuova grazia».

Un qualunque cristiano che ricordasse il suo catechismo opporrebbe a Bloy che la Rivelazione s’è chiusa con l’ultimo degli Apostoli, e che il senso delle apparizioni è di farcela recuperare, non di farvi delle aggiunte e men che meno di contraddirla.




1) Bio., t.I, pagina263.
2) Ibidem, pagina322.
3) Le Désespéré, Mercure de France, 1946, pagina 57.
4) Méditations d’un Solitaire, 1916, pagina 56.
5) Biographie, t.I, p.433.
6) Confronta Paul Vìlliaud, La Fin du Monde, Payot, Parigi 1952, pagina 186.
7) Per sceverare il vero dal falso nella storia di La Salette, confronta padre J. Jaouen, La Grace de la Salette, Parigi, 1846, pagina 15, e padre V. Hostachy, Histoire séculaire de la Salette, Grenoble, 1946, pagina172 e seguenti.
8) Lettres à P. Termier, 21 dicembre 1906.
9) Hist. Chron. Pontif. Roman., Cum Praesignatione Futurorum ex Malachiae, Lione, 1602.
10) Biographie, t.I, pagine 435-436. Buona parte di questa lettera è riprodotta in Le Mendiant Ingrat, il 31 ottobre 1894. Solo che qui  Bloy corregge: «Egli trema come dice l’apostoloSan Giacomo», e cancella i passaggi troppo rivelatori.
11) Quatre Ans, pagina 73.
12) Le Mendiant Ingrat, 10 aprile 1892.
13) Le Mendiant Ingrat, 9 settembre 1894; Quatre Ans, 19 giugno 1903, ecc.


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