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Gelmini e il sano ecumenismo
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Nel turbinio di polemiche che sta investendo il mondo della scuola, non senza forti strumentalizzazioni, sempre inevitabili in simili contesti (del resto come obiettare la totale asettica estraneità di ogni discesa in piazza), anche l’insegnamento della religione cattolica è fatta bersaglio di pretese delegittimanti. L’obiettivo di una completa laicizzazione dello Stato non tollera questo «privilegio» di casta: l’insegnamento della sola religione cattolica!

Ma come risentirsi con i portavoce di questa miserrima cultura sinistroide o progressista, quando essa non fa che prendere le mosse dall’atteggiamento pavido di molti esponenti religiosi (della nostra Fede cattolica), che per «rispetto umano» temono di insegnare la Verità e di proclamarla come merita, essenzialmente perché ad Essa non credono, anche se serve loro per vivere pasciuti e tranquilli?

E’ vero la CEI (come il Vaticano) si è risentita, ha alzato la voce, si è ribellata all’omologazione ed alla parificazione della vera Fede con l’insegnamento delle altre credenze, ma purtroppo la fervente iniziativa ecumenica mondiale, mai ufficialmente smentita, (pur, ad onor del vero, con molti «se» e molti «ma», da parte dell’alta gerarchia cattolica) resta un fatto concludente che vale da solo a smentire (o per lo meno a rendere fragili) mille parole. Dobbiamo allora attendere che parli la Gelmini affinché si difenda meglio la posizione del cattolico della sua Fede!

«Il ministro dell’Istruzione, Mariastella Gelmini, ha detto oggi che ‘non è corretto’ trasformare l’insegnamento della religione a scuola in un’ora in cui si insegnino altre fedi in maniera paritetica, sostenendo che l’insegnamento della religione così com’è ‘va salvaguardato’. Sull’argomento, al centro di una polemica tra Chiesa e una parte del mondo politico, è intervenuta anche la CEI dicendo di non essere a favore dell’insegnamento ‘multiconfessionale’. Più in generale, il mese scorso aveva fatto discutere una sentenza del TAR del Lazio che impediva agli insegnanti di religione di partecipare agli scrutini. ‘L’insegnamento della religione così com’è stato concepito va salvaguardato’, ha detto Gelmini oggi ai microfoni di Radio Anch’io, puntualizzando: ‘Non è un’ora di catechismo, ma un’ora di approfondimento dei valori e dei contenuti della religione cattolica. Farla diventare un’ora in cui si insegnano altre religioni in maniera paritetica non è corretto’. Gelmini, tornata sull’argomento a margine di una conferenza stampa, oggi ha detto: ‘La richiesta della Chiesa di uniformare l’insegnamento della religione alle altre materie non è una richiesta di quest’anno ma è una richiesta che la Chiesa ha sempre avanzato. La pretesa di mantenere l’insegnamento della religione cattolica così com’è, è una pretesa legittima e che condividiamo’. Sulla possibilità di trasformare l’ora di religione cattolica in un’ora di religione multiconfessionale, Gelmini ha anche detto che ‘questo non avviene nei Paesi musulmani, non capisco perché noi dovremmo rinunciare a quello che non è solo religione, ma è qualcosa che ha condizionato fortemente la nostra cultura, la nostra tradizione e la nostra storia’. ‘Nel nostro Paese la religione cattolica non può essere paragonata alle altre religioni. Ha una valenza maggiore, è praticata dalla stragrande maggioranza della popolazione e ha un passato attualissimo. Non la si può mettere sullo stesso piano delle altre religioni, che vanno comunque rispettate’»
(1).

A dimostrazione di quanto si asserisce si legga quanto di seguito riportato dai discorsi dell’incontro ecumenico tenutosi a Cracovia proprio in questi giorni. Vorrei che il lettore si soffermasse soprattutto sull’evanescenza delle parole di Riccardi (non conosciamo e non giudichiamo la persona, ma non possiamo condividerne le asserzioni), il cui contenuto resta appeso ad una imprecisata necessaria conversione, senza peraltro precisare a quale Dio debba convertirsi il cuore. La condizione non è affatto irrilevante, perché la vera pace, che solo Cristo è in grado di portare al mondo, non passa per altri percorsi, se non quelli della Verità, che davvero rende liberi. Il solo Dio, che è amore, è il Dio cristiano; nessuna altra fede si fonda costitutivamente su questo postulato.

«‘Nessuna religione e nessuna fede può essere scintilla di conflitti, violenze e guerre. Il nome di ogni religione è la pace, perché la pace è il nome di Dio’: lo ha detto oggi il cardinale Stanislaw Dziwisz, arcivescovo di Cracovia, durante la cerimonia di chiusura del Meeting ‘Uomini e Religioni’ organizzato dalla Comunità di Sant’Egidio a Cracovia. ‘Tocca ora ad ognuno di noi rientrare a casa con questa luce e continuare a vivere lo spirito di Assisi’ ha osservato una delle testimoni del genocidio in Burundi, Marguerite Barankitse, che ha preso la parola dopo che il direttore dell’Ufficio relazioni interreligiose della Casa Bianca, Joshua Du Bois, aveva ricordato: ‘C’è un vero comandamento che è il cuore di ogni religione: fare agli altri quello che vorremmo gli altri facessero a noi’. Questa verità, ha proseguito il rappresentante del governo americano, ‘pulsa nel cuore di miliardi di persone in tutto il mondo’ poiché ‘è volontà di Dio’ che ‘i popoli tutti possono vivere insieme in pace’ e questo ‘dovrà essere il nostro impegno sulla terra’. ‘La pace parte da noi stessi, dalla conversione dei cuori, dalla volontà di vivere senza violenza’, ha affermato Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio, durante la cerimonia finale del Meeting internazionale di Cracovia. ‘La passione per la pace può essere comunicata e può cambiare la storia’. Bisogna quindi ‘tornare a Dio è ritrovare la vera via della pace’. ‘La vita non è un gioco - ha sottolineato Riccardi -. Non lo è la politica. Non lo sono i rapporti tra i popoli. Non si può scherzare con la violenza, con la predicazione dell’odio e del disprezzo. Sono semi da cui nascono tempeste incontrollabili, che travolgono i popoli’. ‘Specie dopo l’11 settembre 2001 - ha ricordato - è cresciuta in noi la convinzione che il mondo ha bisogno del dialogo tra le religioni. Il frutto del dialogo è che non abbiamo ceduto al fascino della violenza, alla seduzione del disprezzo e dell’odio. Il frutto del dialogo è che non abbiamo disperato e che non ci siamo fatti intimidire. Il frutto del dialogo è che continuiamo a camminare’. Ricordando la Seconda Guerra Mondiale e ‘le delusioni della crisi economica mondiale’ Riccardi ha esortato: ‘è tempo che rinasca un umanesimo di pace e di dialogo, capace di dare anima a questo mondo globalizzato e frammentato»
(2).

Eppure la frammentazione nasce proprio dalla superbia di una Babele pluralista ed al contempo assolutamente incapace di comunicare, mentre l’unità sorge dall’effusione di un solo Spirito, che parlando le lingue di tutti, porta alla unica sola Verità piena.

Stefano Maria Chiari





1) Da http://it.reuters.com/article/topNews/idITMIE5890A520090910
2) Da http://www.toscanaoggi.it/news.php?IDNews=17527&IDCategoria=1



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