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Hollande e le sue guerre
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Quando Hollande l’Erection è entrato in Vaticano, era stato preceduto da una lettera di cattolici francesi: i quali chiedevano al Papa di farsi interprete presso il presidente del «profondo disagio» che provano davanti ad una serie di iniziative e decisioni del governo socialista: dall’imposizione fin dalle elementari dell’insegnamento sulla teoria di genere che allarma i genitori normali, fino al successo delle manifestazioni di piazza contro le nozze gay (in cui la componente cattolica ha avuto gran parte), s’è creata in Francia un clima di «dalli al cattolico», gli si nega il diritto di partecipare al dibattito pubblico... È qualcosa che conosciamo anche da noi. La differenza è che i cattolici francesi ne hanno le scatole piene, e intendono reagire.

Segno dei tempi e del Papato, i vescovi francesi sono stati incaricati di sondare se l’iniziativa della lettera non fosse l’opera di «esaltati». Si è appurato che la lettera era stata controfirmata da 110 mila persone, e in pochissimi giorni. A questo punto il nunzio apostolico a Parigi, il 22 gennaio, ha ricevuto i promotori ed ha assicurato che avrebbe rimesso il messaggio alla Segreteria di Stato.

«Hollande aveva promesso di unire e non dividere, e questo aveva trovato eco nei cattolici», ha detto a Le Monde padre Pierre Hervé Grosjean, 35 anni, parroco e influentissimo autore di un blog divenuto punto di riferimento per la polemica cattolica.

«Oggi invece abbiamo l’impressione di non avere più la libertà di non essere d’accordo». Non solo il governo non ascolta i credenti, ma li deride e li demonizza, immediatamente ci vediamo bollati di reazionari oscurantisti. «Manuel Valls» il ministro degli esteri [J] , a proposito dell’opposizione al «matrimonio per tutti e all’aborto, ha parlato di «ultra-destra cattolica». Ovviamente, giornali e media laici (anzi laicissimi) sono ben lieti di partecipare alla derisione delle loro istanze. Ma «laicità significa rispetto di tutti: anche dei cattolici, o no?».

Julie Graziani, una delle persone che ha materialmente composto la lettera al Pontefice, elenca le ragioni del malessere: «una legge ingiusta [le nozze gay] che priva il bambino del diritto di avere un padre e una madre, una campagna mediatica di denigrazione, scherni, regressione d diritti fondamentali della persona, promozione di aborto ed eutanasia, della teorie del “genere”, e l’assenza di reazioni alla profanazione di chiese... ci si tratta con sufficienza o fino con aggressività, perché contraddiciamo il discorso dominante dei salotti buoni sui temi della società. Per tanto tempo noi cattolici eravamo complessati, ma ora la parola si emancipa. E a dirla tutta, ne abbiamo abbastanza di questa catto-fobia ordinaria e quotidiana, che dà la sensazione che oggi, coi cattolici, tutto è permesso».

Ben detto: nei salotti buoni che combattono la presunta «omofobia», è di bon ton praticare la cattofobia, impunita e senza limiti. Le manifestazioni contro le nozze gay, a cui hanno partecipato folle di settori inattesi e lontani, hanno dato alle reti cattoliche il senso della propria efficacia, di non essere minoranza. Da una parte, hanno fornito al movimento di protesta informazioni ed idee, senza le quali i media li avrebbero solo scherniti. Dall’altra, la precisa coscienza che il governo socialista «non rispetta le nostre convinzioni di fondo», come ha detto il segretario della Conferenza episcopale francese, Olivier Ribadeau Dumas: «Molti cattolici giovani hanno capito che quello a cui tenevano non era acquisito pacificamente, e che si doveva difenderlo sennò ce lo portano via». I gruppi cattolici stanno pensando di organizzare un’altra manifestazione a Parigi, per rivendicare le libertà e il rispetto, per il 2 febbraio.

In crisi anche in Francia, come dimostra la diminuzione di matrimoni e battesimi, la religione cattolica ha ancora una ragguardevole presenza: sono 64 su 100 a dirsi cattolici, e di questi, 43 sono regolari praticanti. Sono una notevole quota di elettori, a cui va aggiunto il movimento di Alain Soral, l’ex dirigente comunista che sta attraendo, con la sua posizione «destra dei valori, sinistra del lavoro», una parte di gioventù colta e simpatizza «pour un catholicisme de combat». Hollande e i suoi laicissimi sostenitori non esitano a cacciare questa forte componente sociale e culturale nell’elettorato del Front National? Sarebbe uno dei tanti successi di Hollande l’Erection... (Alain Soral: pour un catholicisme de combat!)

Ma no. Se il Rubacuori è andato in visita da Papa Bergoglio, è stato anche – secondo uno dei suoi consiglieri – «per dare «un messaggio forte di dialogo e di attenzione verso i cattolici», in vista delle lezioni europee (e di quelle municipali). Di cosa si sia parlato nel colloquio, durato 35 minuti, si sa poco. Il Vaticano sostiene che s’è parlato di «famiglia e bioetica» (oltreché dei temi cari a Bergoglio, «povertà e immigrazione»); Hollande e i suoi negano che se ne sia parlato. Hollande le Menteur?

Hollande ha chiesto al Papa di ricevere (cioè di legittimare) la Coalizione Nazionale Siriana, il meno impresentabile dei gruppi d’opposizione ad Assad. Ha anche espresso «la stessa inquietudine» del Papa sulla sorte dei cristiani d’Oriente, perseguitati: «devono essere dappertutto protetti e sostenuti, e la Francia è mobilitata perché restino laddove hanno sempre vissuto e non prendano la via dell’esilio a causa dei combattimenti in corso». Come se non fosse stato lui, Hollande, a complottare con i sauditi per scatenare la guerriglia, e poi precipitare l’intervento armato occidentale, gettando la Siria nella tragedia.

Hollande, la Spada dell’Islam


Alla Merkel, però, piace. Anche se Hollande non gode della simpatia del suo popolo, cattolico o no, però piace a Berlino. La sua promessa di riforme economiche liberiste, tagli di spesa pubblica per favorire le imprese, è stata applaudita dal ministro degli esteri tedesco Steionmeier. I media germanici hanno detto, tutti contenti, che le «riforme» del Rubacuori dell’Eliseo sono state ricalcate dalla «Agenda 2010» , che ha reso competitiva la Germania rispetto a tutti gli altri Stati dell’eurozona. Ciò significa, a farla in breve, che con Hollande la Francia non si schiererà insieme ai paesi «periferici» per esigere una profonda revisione dell’euro e degli squilibri che provoca la ricetta tedesca; resterà un obbediente subalterno. Il governo tedesco è così felice, che in cambio ha dato aiuto ad Hollande in una delle sue guerre. Quella africana.

Afrika Corps. Forse ricorderete che Hollande, impantanatosi in operazioni militari troppo grosse per lui negli immensi territori del Mali, Subsahara e Centrafrica, s’era lamentato: l’Europa deve mandare truppe! Ebbene: Berlino ha risposto. Manderà la Bundeswehr in quella che ha definito una «robusta» intromissione nel Mali, sollevando le poche ed esaurite truppe francesi dall’arduo compito di contrastare i «terroristi islamici» spersi nel Sahara, e consentendo loro di concentrarsi sul nuovo fronte, il Centrafrica. Combatterà cioè quei guerriglieri che, quando Hollande, con gli americani e gli inglesi, li utilizzò per rovesciare il regime di Gheddafi, erano democratici e fidati. Adesso, armati dagli arsenali libici saccheggiati, dominano il territorio troppo vasto per i soldati francesi (migliaia, si dice) che non riescono a controllare la zona. E pensare che a dicembre, quando già Hollande guaiva a Bruxelles per avere aiuti militari europei per i suoi ludi africani, la Merkel aveva risposto brutale: «Non possiamo finanziare né sostenere missioni militari alla decisione delle quali non abbiamo partecipato». Ora tutto è cambiato: da una parte il fatto che il Mali e Centrafrica hanno sottoterra incommensurabili riserve di materie prime, dall’altra che gli islamisti sono davvero alla riscossa, dall’altra ancora che Hollande in Europa appoggerà la ricetta di «austerità» dettata dai tedeschi... insomma parte l’Afrika Korps2.0. Naturalmente, è un intervento umanitario – come dubitarne? – mancando di un mandato ONU.

La UE à la Guerre. Che dico Berlino? La stessa Unione Europea ha accontentato Hollande, e i suoi Ministri degli esteri hanno detto sì a un intervento militare per sostenere i francesi a Bangui. Magari non lo sapete perché i giornali non ve l’hanno detto (e figurarsi i tg), ma siamo in guerra col Centrafrica, gli uomini blu, i jihadisti, e quella parte di Al Qaeda... La Luftwaffe ha preso la guida di quasi tutta la logistica relativa, dall’appoggio alle truppe al trasporto di materiali; gli Airbus A310 dell’armata dell’aria germanica sono già stati modificati per questa missione. Alti ufficiali della Bundeswehr hanno annunciato che «nei prossimi anni le forze armate tedesche n agire in Africa, specie nel Nord e nel centro». Sarà immediatamente ricercato un mandato UE, che immediatamente verrà concesso. Forse altri Paesi non manderanno truppe. Però è certo che Bruxelles, ossia tutti noi, contribuiremo finanziando l’avventura militare. Cacciamo quattrini, in cambio di che? Più potere a Berlino. (The Agenda 2020)

Lo scorso dicembre Angela Merkel ha incontrato il presidente del Mali, Ibrahim Boubacar Keïta, per negoziati intesi a migliorare le presenza economica tedesca nel Paese. Uscendo dal colloquio, un raggiante presidente nero ha dichiarato che «la Germania è di gran lunga il più importante partner del Mali», e che la Germania «gode del codice diplomatico 001». Qualunque cosa ciò voglia dire, sembra di poter prevedere che la storica egemonia di Parigi in quella zona dell’Africa francofona occidentale, dovrà cedere all’egemonia tedesca.

Hollande, le Cocu.




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