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Senza governo verso il collasso dell’euro
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«Vedrete scintille in Parlamento», ha sibilato Kippà a Bondi. I suoi voteranno contro il governo di cui fanno parte, voteranno con l’opposizione. Il che significa che non avremo un governo, proprio mentre si avvicina la crisi finale d’Europa.

L’epicentro, per ora, è la Grecia. Per convincere gli speculatori a comprare i suoi Buoni del Tesoro, ha dovuto offrire prima il 7%, poi il 9%, oggi il 10,6%. Rispetto ai Buoni del Tesoro tedeschi, oltre sei punti in più. E’ chiaro che a quel tasso usurario, la Grecia non reggerà a lungo: farà bancarotta, dovrà uscire dall’euro in catastrofe.

Ma la Grecia ha un governo, e lo si vede in queste ore. Il sangue freddo di Papandreou davanti alla crisi ha qualcosa di epico: volete il 10%?, sta dicendo alla speculazione; va bene, vi prometto il 10%, anzi l’11%, il 14% ... Tanto non pagherò mai, e saranno affari vostri.

Atene sa che il problema non è più suo. Tanto, per i greci, peggio di così non può andare. Il problema adesso è dell’Europa: se lascia cadere la Grecia, sono le banche europee a imbarcare il debito impagato, e sono tutti gli altri Paesi europei a dover pagare altissimi, insostenibili tassi d’interesse. Dopo la Grecia cadrà il Portogallo, poi la Spagna, poi il pulviscolo dei Paesi dell’Est, poi anche l’Italia, e poi magari la Francia. (Escalating Greek default fears rock Europe's debt markets )

Tutti i tassi d’interesse saliranno, per ogni genere di obbligazione privata. E allora sarà il mondo ad essere scosso: precisamente per il collasso dell’immane mercato dei derivati. Questo «mercato» ha un valore nozionale di 600 trilioni di dollari, oltre 10 volte il prodotto interno lordo del pianeta (58 trilioni). La maggior parte di questi derivati (437 trilioni) sono derivati sui tassi d’interesse: mezzi con cui qualunque gestore di fondi monetari «scambia» un flusso di interessi a tasso variabile con un flusso di interessi a tasso fisso. Il sistema regge sul presupposto che i tassi d’interesse primari siano bassissimi, come sono stati fino ad ieri. Ma «appena  i tassi d’interesse cominciano a crescere nel mondo», ha spiegato l’analista Jerome Corsi su WorldNetDaily, «le perdite sui derivati (a causa dell’enorme effetto-leva) finiranno per far fallire un’ampia quantità di istituzioni: municipi, governi di Stati (federali USA), grandi compagnie di assicurazioni, ditte primarie d’investimento, università, banche commerciali... scoppierà la più mostruosa bolla mai vista». (Next bubble: $600 trillion?)

La Grecia, che i tedeschi mettono sotto accusa, sta difendendo in questo momento col suo corpo l’Europa dal dilagare della crisi negli altri Paesi. Sta combattendo la battaglia delle Termopili del ventunesimo secolo contro le orde Goldman e Soros, sta dando tempo all’eurocrazia, e ai partner europei, di organizzare un soccorso. (L’actualité de la crise, Εμπρός, par François Leclerc)

Axel Weber
   Axel Weber
Soccorso che non verrà. Axel Weber, presidente della Bundesbank, sta ansiosamente cercando di convincere l’opinione pubblica tedesca che è il momento di prestare soldi alla Grecia a tassi bassi, ma invano. L’aiuto promesso (ma non pagato) di 30 miliardi da parte dei partner europei non è servito a calmare i mercati assetati di sangue, ed ora – grazie alle indecisioni e procrastinazioni – il conto è salito: ci vogliono 80 miliardi. Weber sa che se crolla la Grecia, pagherà anche la Germania: le banche tedesche e francesi hanno in pancia 270 miliardi di titoli greci, e la Deutsche Bank è fra i più grandi venditori di derivati sui tassi d’interesse, insieme a Barclay’s e ai soliti Goldman Sachs e JP Morgan. Ma tutto è inutile.

Perchè? Perchè la cosiddetta «Unione» Europea – paradossalmente – ha fomentato il trionfo dell’irresponsabilità e dei particolarismi in Europa. I governi si ripiegano sul loro interesse particolare miope, i governi non coltivano più rapporti politico-diplomatici tra di loro, e finiscono per trattarsi da nemici nella convinzione che, tanto, qualcuno a Bruxelles è in grado di intervenire per mantenere la cosiddetta «Unione».

Convinzione falsa. Come ha dimostrato la nube vulcanica islandese, in Europa non c’è nessuno capace, per volontà e intelligenza, di coordinare le più ovvie politiche comuni nelle emergenze. Nell’emergenza monetaria che incombe, l’eurocrazia sta accordandosi coi banchieri su come regolamentare il mercato finanziario senza però ridurre i loro profitti: operazione impossibile del genere «botte piena e moglie ubriaca». L’eurocrazia non farà nulla, non coordinerà nulla.

In questa situazione, sarebbe urgente che i governi spagnolo, portoghese, italiano, greco – e francese – si mettessero in contatto per coordinare un’azione comune contro l’immane pericolo di essere insolventi a catena, uno dopo l’altro, e ciascuno per sè; e di dover uscire in ordine sparso dalla moneta unica.

Ma questo implicherebbe della capacità diplomatiche che non sono state più coltivate. Madrid e Roma non si telefonano, perchè – credono – ci pensa l’Europa. Madrid non vorrà far la figura di farsi dettare le politiche da Roma e da Parigi, occorrerebbe molta delicatezza e molta considerazione delle suscettibilità nazionali, non apparire egemoni... insomma, una camminata sulle uova. Non c’è nessun governo che abbia coltivato questo genere di abilità nei rapporti bilaterali, salvo forse la Francia.

A Roma poi, in pratica, grazie a Fini il Kippà e al suo manovratore sovrannazionale  Alessandro Ruben (1), non c’è governo. Fini invidia Tremonti – il solo che forse capisce il pericolo – e cercherà in tutti i  modo di silurane ogni azione, per mera invidia. Come quel greco che bruciò il tempio di Artemide, una delle sette meraviglie del mondo, «perchè così il mio nome sarà ricordato nei secoli».




1) «Alessandro Ruben è da gennaio il presidente dell’Anti Defamation League (Adl) in Italia. Avvocato, consigliere dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, Assessore agli Affari Legali e membro di Giunta, è da anni coinvolto nella vita ebraica della capitale. E’ infatti vice-presidente dell’Unione Benè Berith Italia ed è stato tra i fondatori e del Benè Berith  (B’nai B’rith) giovani di Roma e consigliere della Comunità ebraica di Roma. «L’esperienza di Alessandro Ruben all’interno delle comunità ebraiche italiane e le sue relazioni con le istituzioni e i funzionari del governo italiano», ha dichiarato Abraham H. Foxman, amministratore nazionale dell’Adl al momento della nomina, «gli permetteranno di  svolgere un ruolo di collegamento dell’Adl con l’Italia, ponendo concretamente l’accento su temi come l’antisemitismo e Israele. Con la crescente preoccupazione per l’antisemitismo in Europa», ha concluso Foxman, «Ruben rappresenta l’avanguardia di un nuovo consiglio europeo di dirigenti che non solo rappresenteranno l’Adl, ma presteranno anche la propria consulenza su temi inerenti l’ebraismo in Europa». La nomina di Alessandro Ruben è stata annunciata da Barbara B. Balser, presidente nazionale dell’Adl e dallo stesso Foxman alla sessione d’apertura della conferenza dell’Adl «Antisemitismo - Una minaccia per la democrazia» tenutasi a Roma nella sede del ministero degli Esteri a Villa Madama, il 15 e 16 dicembre 2004. «In questa occasione si sono riunito esponenti dei governi italiano, europeo e statunitense, media ed esperti per un’analisi delle attuali tendenze dell’antisemitismo. Nei due giorni di incontri sono intervenuti per l’Italia Gianfranco Fini, ministro degli Esteri italiano, Pierferdinando Casini, presidente della Camera dei Deputati, Giuseppe Pisanu, ministro degli Interni e il presidente del Senato, Marcello Pera. Tra gli alti funzionari israeliani erano presenti Elyakim Rubenstein della Corte Suprema di Giustizia israeliana, ed Ehud Gol, ambasciatore di Israele a Roma. Presente l’Ucei con i suoi consiglieri Cobi Benatoff, David Meghnagi e per la Comunità ebraica di Roma il presidente Leone Paserman e il vice presidente Riccardo Pacifici. L’Anti Defamation League (Adl), fondata nel 1913, opera in tutto mondo nella lotta all’antisemitismo. La nomina di Alessandro Ruben per l’Italia è un’ulteriore dimostrazione della volontà di impegnarsi nel maggior numero possibile di Paesi in questa lotta». http://www.mosaico-cem.it/mostra_bollettino_att4.php?id=2


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