Premessa
La lettura di questa raccolta di scritti sull’Architettura moderna, distribuita in quattro volumi, è vivamente sconsigliata a chi non ha mai provato almeno un attimo di dubbio e di perplessità davanti a costruzioni che la critica ufficiale definisce capolavori e simboli dell’attuale civiltà.
Lettura sconsigliata a chi nutre la certezza che l’Architettura moderna, spoglia da ogni ornamento, disumanizzata quanto basta nelle sue grandi superfici e grandi volumi vuoti, rigorosamente anarmonici, sia quanto di meglio si possa immaginare per esprimere la modernità, una modernità la cui longevità un po’ artificiale si protrae da oltre un secolo.
Nell’ambito di questa modernità si è tentato di rompere l’uniformità di quelle costruzioni che è sempre più difficile evitare di chiamare brutture. Si sono definiti stili e sottostili, i cui caratteri e le cui differenze vengono percepite solo dagli esperti, devoti a tanta meraviglia. A parte certe opere, come la Torre Velasca, il grattacelo Pirelli (diventato preda della vorace ed insaziabile Regione Lombardia), ed altre poche opere di valore, come quelle che troviamo all’Eur a Roma, le critiche esposte in questa antologia sono impietose.
I tratti comuni di questi stili e sottostili, in pratica uno stile per ogni grande architetto, sono:
۰ la totale assenza di ogni qualsivoglia forma di ornato,
۰ il rifiuto dei rapporti armonici,
۰ il malcelato disprezzo per la funzionalità,
۰ la forzatura delle tecniche costruttive,
۰ il rifiuto all’adattamento alle particolari condizioni ambientali,
۰ il rifiuto a riferimenti evocativi del passato,
۰ il trionfo dell’astrattismo più vuoto e iconoclasta,
۰ ed infine la pretesa di essere originali e diversi l’uno dall’altro.
Il rispetto di questi principi arriva a compiere autentici delitti, che una stampa sempre deferente omette di denunciarne l’origine. Un esempio per tutti: Il caso dei tanti palazzi dello sport costruiti nei paesi del Nord con tetti rigorosamente piatti, destinati a crollare sotto il peso della neve, tutti costruiti come se fossero ambientati in un arido deserto.
Introduzione
Perché tornare all’Architettura?
Perché dal momento in cui è stata cancellata ogni forma di ornato, l’ Architettura è diventata uno squallido strumento il cui unico e vero compito è quello di dare una veste moderna ai valori immobiliari, dare corpo ai capitali investiti secondo una logica puramente speculativa.
La suggestione creata dalle rievocazioni e dai simboli, contenuti nella sfera dell’ornato, è stata cancellata e sostituita dalla presenza esclusiva di volumi e superfici lucide e biancheggianti, intenzionalmente vuote e disumanizzate dall’uso generalizzato di rapporti anarmonici.
Il profeta di questa architettura mortuaria fu Adolf Loos, un architetto austriaco che non sapeva disegnare e che per questo si ingegnò ad inventare un’Architettura priva di ornato. Ma Loos aveva grande conoscenza dei marmi ed alla sua carenza nel disegno pose rimedio utilizzando ricchi marmi nelle forme più variegate, che avevano insito una specie di ornato naturale (si veda il Volume I dove viene riportato un pezzo del testo di Loos: Architettura e delitto).
Questo abile cialtrone è stato utilizzato per rivendicare poi l’impostazione di uno stile senza ornamenti, dimenticando la funzione ornamentale dei suoi bei marmi variegati. L’ornato è stato assimilato ad un delitto estetico, ad una immoralità dello spreco, per la ragione sottintesa di facilitare l’edilizia speculativa nelle città in rapida espansione.
Per questo dobbiamo tornare all’Architettura ed all’ornato, che restituisca un’ anima alle costruzioni.
Esiste una regione in Italia in cui l’ornato è ancora desiderato ed ammirato dalla gente, è la Liguria, dove è ancora vivo un ornato dipinto. Nel Volume II verrà illustrato questo aspetto di una architettura che non si è arresa al modernismo.
L’antologia inizia con il racconto dell’influenza della CIA sullo sviluppo di tutta l’arte moderna, un’arte finalizzata a contrastare ad ogni costo l’arte che nel dopoguerra si era sviluppata nei paesi dell’est, al di là della cortina di ferro.
Questa influenza, esercitata tramite finanziamenti indiretti, spesso all’insaputa degli artisti, fornisce una spiegazione al trionfo inarrestabile delle forme astratte e di opere che il senso comune considera spazzatura.
Si consiglia la lettura propedeutica del libretto di Tom Wolfe: MALEDETTI ARCHITETTI, dal Bauhaus a casa nostra, edizione tascabili Bompiani, 2003
Studio completo disponibile al link:
Antologia di scritti sull’Architettura Vol. I
INDICE
INFLUENZA DELLA CIA NELLO SVILUPPO DELL’ARTE
OCCIDENTALE …………………………………………………………….. 4
LE ARTI DELLA CIA - di Maurizio Blondet ……………………………… 15
I SILENZI DI TOGLIATTI ………………………………………………….. 20
VEDERE LA REALTA’ PER IMMAGINI OPPURE PER PAROLE
E NUMERI …………………………………………………………………... 31
L’ARCHITETTURA “MODERNA” NON PUO’ INVECCHIARE ……………. 32
ARCHITETTI DA CONDANNARE - di Maurizio Blondet ……………………37
LA COMMITTENZA DEL PRINCIPE NELL’ARTE …………………………. 41
L’ARTE MODERNA: UN FALSO POSTUMO ………………………………. 46
LA PAROLA COME OMBRA DELLO SGUARDO - di Domenico Papa …. 48
I LIBRI CAROLINI, LE INDULGENZE E I BTP …………………………….. 53
ANTIARCHITETTURA E DEMOLIZIONE ………………………………… 57
L’ARCHITETTURA PRIMA DEL DECOSTRUTTIVISMO ……………… 64
DISUMANIZZARE L’ARTE ? ……………………………………………… 97
BERENSON E LA LUNGA FARSA DELL’ARTE MODERNA ………… 120
UN’ANIMA PER LO SPAZIO LITURGICO di Ciro Lomonte ……………... 130
APPENDICE:
DA “ORNAMENTO E DELITTO” di Adolf Loos ………………………… 138
LA CITTA’ DEL SOLE - di Tommaso Campanella …………………….. 145
Professor Raffaele Giovannelli
Commenti
Schiaffi di tinte orrende in mezzo alle tinte tradizionali e non hanno nulla a che vedere con palazzi sedi di importanti istituti in preda all'anarchia multicolore sgargiante ed indegna senza decoro.
Nuove livree pastello per condomini stile europeo, enormi cessi, ben costruiti, giallini, azzurrini, verdolini, senza garage personale, ma a mò di Carrefour, sotterranei, in città del nord dove si sà che d'inverno nevica parecchio, la morte generale dell'Architettura.
Ivan IV, molto più civile, si limitò a fare accecare gli architetti responsabili della costruzione della cattedrale si San Basilio.
Bisogna cominciare dai grandi nomi a memento dei non affermati che così si daranno una calmata.
I geometri dei leoni sulle colonne degli ingressi dei villini fanno meno danni, i nani nei giardini hanno già un loro movimento di liberazione.
Evviva i capimastri comacini e biellesi!
Sono d'accordo con lei che molti architetti andrebbero impalati (metaforicament e, intendo). Ma questa non è per una buona ragione per avallare tesi inconsistenti come quelle sostenute in questo sito, che ci fanno solo regredire, intellettualmen te per la trivialitá degli argomenti e umanamente per l'intolleranza che alimentano. Forse ci meritiamo un po' di più, non crede? Pensi alle cattedrali che i suoi predecessori hanno costruto
del luogo e clima favorevole ....
Oggi la globalizzazione inpone pensieri standard , cose standard, progetti standard,
culture standard.....
Non a caso gli antichi per identificare socità e luoghi diversi parlavano di "genius loci" "saper fare locale"
ps: ricordate una cosa importante, non esagerate a "valutare" l'architettura dogma ineludibile perchè fondamentalment e oggi fà "contenitori"....
e non "contenuti"!!!!
Ivan IV fece accecare (si dice) gli architetti di San Basilio affinche' non potessero costruire altrove un edificio che ci potesse comparare per bellezza e potenza. Non certo perche' San Basilio era brutta, come il suo italiano fa intendere.
Si rende conto dello sfrondone storico/ideologico che ha scritto? e pure indentato con un "molto piu' civile".
L'unica cosa civile qui e' il fatto che nessuno le toglie la licenza media.
Ma a scuola c'e' andato o no?
Questo e' il problema di internet e della democrazia online. Tutti possono scrivere qualunque boiata, senza timore di essere ripresi o altro, e magari anche diffondere e propagare la propria ignoranza, i propri pregiudizi, i propri errori.
Riprenda in mano un libro di scuola, per favore. E si documenti sui suoi pregiudizi, prima di condividerli.
Mi stia bene Signor Maddeche.
«La lettura di questa raccolta di scritti sull’Architettu ra moderna, distribuita in quattro volumi, è vivamente sconsigliata a chi non ha mai provato almeno un attimo di dubbio e di perplessità davanti a costruzioni che la critica ufficiale definisce capolavori e simboli dell’attuale civiltà. Lettura sconsigliata a chi nutre la certezza che l’Architettura moderna, spoglia da ogni ornamento, disumanizzata quanto basta nelle sue grandi superfici e grandi volumi vuoti, rigorosamente anarmonici, sia quanto di meglio si possa immaginare per espri¬mere la modernità, una modernità la cui longevità un po’ artificiale si protrae da oltre un secolo.»
Lo scopo era quello di evitare agli entusiasti dell’architettu ra moderna di imbarcarsi in una lettura che avrebbe disturbato le loro certezze e procurato risentimento conte l’autore. In altre parole non volevo ingannare nessuno, rischiando anche di andare contro il dogma imperante secondo il quale siamo tutti quasi eguali, tutti devoti al pensiero unico.
Mi pare che milvus non abbia ben compreso il significato di quelle due frasi. Egli infatti dice:
«La lettura è sconsigliata, ma se si va in centro città, palazzi antichi di colori storici, sono pugni negli occhi e non passano sicuro inosservati: dal rosso ruggine tipico bolognese di città "dotta" al rosso fragola tendente al fucsia violaceo apocrifo! Schiaffi di tinte orrende in mezzo alle tinte tradizionali e non hanno nulla a che vedere con palazzi sedi di importanti istituti in preda all'anarchia multicolore sgargiante ed indegna senza decoro. Nuove livree pastello per condomini stile europeo, enormi cessi, ben costruiti, giallini, azzurrini, verdolini… »
La colorazione dei palazzi storici è spesso opera di architetti dei giorni nostri, architetti disperatamente bisognosi di darsi uno scopo e di raggiungere un minimo di visibilità. Cito l’impossibile colore verde smeraldo applicato alla celebre e bellissima villa Durazzo a Santa Margherita ligure, mentre in tutta la Liguria sopravvive un meritevole e coraggioso ornato dipinto, che mantiene in vita forme tradizionali con bellissimi colori. Le critiche contenute nell’opera sono rivolte soprattutto contro il nichilismo, che è comparso dopo la prima guerra mondiale e che, sotto mentite spoglie, si è consolidato dopo la seconda.
Senza arrivare a forme truci, condivido lo spirito dell’opinione espressa da sivispacemparab ellum. Quanto alle chiese russe di rito ortodosso si deve ricordare che il loro stile riprende quello delle chiese di Bisanzio. Le chiese bizantine piacquero tanto ai russi che trovarono nella loro bellezza un motivo per convertirsi al cristianesimo. La Chiesa dovrebbe chiedersi quanto apostolato esercitino oggi le chiese moderne, dalle quali gli stessi fedeli scappano inorriditi.
Giustissima a mio parere l’opinione espressa da l_Architetto circa la standardizzazio ne globalizzata. Vorrei aggiungere che i programmi digitali per la progettazione assistita dal calcolatore, contengono vaste biblioteche di elementi architettonici standardizzati per lo più in forme moderniste. La perduta capacità di disegnare a mano fa il resto.
Trovo del tutto ingiustificata la polemica iniziata da Maddeche. Infine ho notato con rammarico l’assenza del commento di Giuliano.
Giovanelli
contra si vis dire,
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I casolini, le pizzicherie, le macellerie, gli arrotini, sono completamente spariti, sostituiti nell'arco di pochissimi anni dal nulla. Ma anche la gente è cambiata, non se ne ricorda più e vaga per queste strade volgarmente illuminate.
Sono a favore del mescolamento culturale purché lentamente e a piccole dosi, ma lì dove esso produca vantaggi reciproci, gli Usa di vantaggioso ci hanno dato poco più che una moneta di scambio che nel corso degli anni vale sempre meno: la distruzione della nostra cultura.
Giuliano
Carissimi saluti.
Giuliano
Si è anche dimenticato che lo "stile fascista" durante il ventennio, e per almeno venti anni dopo, sia stato largamente seguito e copiato in tutto il mondo. Poi sono successe alcune cose che sono narrate nei volumi di "TORNARE ALL'ARCHITETTURA"
Giovanelli
Come cgdv, anche io La ringrazio per la correzzione ad una opinione soggettiva. La perduta capacità di disegnare a mano, forse è basilare anche nella scelta delle tinte, che, a parere mio, si deve adeguare al paesaggio, al luogo, alla scala cromatica del verde degli alberi, siepi ed arbusti, che solitamente contorniano gli edifici, le chiese moderne.
Per carità niente di male, ma il citarmi c'entra come i famosi cavoli.
Cari saluti.
Giuliano
The post World War II building boom that spread Bauhaus architecture throughout the world caused two reactions: one Catholic, the other Jewish.
The Logos of Architecture and Its Opponents describes the architecturally surprising but ethnically predictable reactions of Thomas Gordon Smith and Frank Gehry to the tyranny of Bauhaus architecture.
Searing cultural analysis by E. Michael Jones, editor of Culture Wars magazine and author of Living Machines: Bauhaus Architecture as Sexual Ideology.
Nel vecchio film Blade Runner i replicanti si confondono con gli umani e l'unica maniera di identificare gli umani è nell'evocare i ricordi e le emozioni. La stessa cosa dovrebbe succedere con le opere d'arte e l'Architettura.
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