>> Login Sostenitori :              | 
header-1

RSS 2.0
menu-1
israel_bomb.jpg
Israele ha bombe al neutrone (da genocidio)
Stampa
  Text size

Bombe atomiche, bombe allidrogeno, bombe al neutrone: trovo questa informazione relativa al ricco arsenale atomico isrealiano sul sito specializzato «Nuclear Weapon Archivi» (1).

Le bombe a neutroni sono quelle che distruggono ogni forma di vita, ma lasciano intatti installazioni e infrastrutture.

Non sono armi né difensive né di deterrenza: sono armi intese al genocidio e all’occupazione di un Paese previamente spopolato, ma efficiente e funzionante per l’occupante.

Non era questo il parere dell’inventore, il fisico ebreo americano Sam Cohen, che mise a punto la bomba a neutroni negli anni ‘60.

Cohen, uno dei tanti dottor Stranamore occupati dalla RAND Corporation,  raccomandò l’uso del suo ordigno preferito contro il Vietnam: era «perfetta per liquidare i vietcong nascosti nelle foreste e nei sotterranei».

La raccomandò anche per l’Europa: in caso di guerra contro l’URSS, il neutrone consente - ragionava Cohen - una «escalation» dalla guerra convenzionale che non porti immediatamente all’olocausto nucleare in Europa, che il fallout radioattivo avrebbe reso inabitabile per decenni. Invece, col neutrone, si salvavano le autostrade, le ferrovie, le centrali e i ponti, le ottime infrastrutture della vecchia Europa.

Un’arma «sana», per Cohen.

I politici americani furono più sensati.

McNamara dichiarò pubblicamente che gli USA non avrebbero mai usato per primi un’arma atomica in Vietnam, accorto pronunciamento di una dottrina strategica fatto per assicurare russi e cinesi.

Carter negò lo sviluppo dell’arma, anche in seguito a proteste e manifestazioni delle sinistre europee.

Cohen, troppo insistente, finì per essere licenziato anche dalla RAND.
Nel 1979 il fisico contattò Ronald Reagan che accettò le sue idee, e ordinò lo sviluppo e il dispiegamento di numerosi ordigni al neutrone.

Ancora nel ‘97, intervistato quasi ottantenne, Cohen predicava la bontà tattica della sua bomba. Anche contro la Russia «che ha più bombe atomiche di noi», e contro le navi nemiche egli eserciti in avanzata che lui immaginava.


Le sue idee sono normali in Israele.

Sia l’israeliano transfuga Mordechai Vanunu (in carcere per tradimento) sia il giornalista Seymour Hersh, ben informato di cose militari, hanno dato un quadro abbastanza preciso, anche se invecchiato, dello sforzo nucleare israeliano.

 

Vanunu ha lavorato nella installazione «Machon» (la «Machon 1» è il reattore principale, sotto una cupola corazzata) dove, nei sei piani sotterranei, si separa e purifica il plutonio e si fabbricano i componenti al berillio e al litio per le testate nucleari.

Machon 3 è l’impianto chimico di produzione del deuterio di litio 6, ma vi si preparano anche le barre fissili per i reattori partendo dall’uranio naturale.

Machon 4 è l’impianto di trattamento delle scorie di plutonio prodotte da Machon 2, ossia da cui probabilmente viene separato il materiale fissile riusabile da quello spento.

A Machon 5 si coprono di alluminio le barre per le centrali.

Machon 6 è la centrale energetica di Dimona, che fornisce l’elettricità a tutti gli impianti.

Machon 8 (non esiste Machon 7) contiene laboratori di prova e sviluppo dei processi; in esso, una Unità 840 è destinato alle centrifughe a gas per l’arricchimento.

Machon 9 è l’impianto laser per l’arricchimento, Machon 10 è la fabbrica delle munizioni fatte con l’uranio impoverito residuo dei processi precedenti.

Vanuno ha rivelato anche che Israele possiede armi a fusione.

Il tritio necessario, inizialmente prodotto a Machon 2 (Unità 92) per separazione dall’acqua pesante usata come moderatore del reattore, dal 1984 viene estratto in una nuova Unità 93 direttamente dal litio arricchito e irradiato dal reattore.

Ciò consente una produzione più massiccia, come ha confermato il Sudafrica che negli anni ‘70 aveva un’intima collaborazione con l’altro Stato di apartheid.

Tra il ‘77 e il ‘79 il Sudafrica ricevette da Israele 30 grammi di tritio, che è considerata una quantità da produzione su larga scala.

Il tritio in grande quantità (20-30) grammi è necessario anche nella bomba al neutrone.

Siccome produrre più tritio significa dover produrre meno plutonio (un grammo di tritio «spiazza», diciamo così, 80 grammi di plutonio) molti esperti del settore hanno dubitato che Israele avesse tali bombe.

Scetticismo rafforzato dalla difficoltà di mettere a punto tali armi senza prove e test esplosivi, che apparentemente Israele non compie.

O che compie di nascosto in qualche modo.

Del resto, un test atomico in atmosfera fu compiuto in Sudafrica.

 

Hersh tuttavia assicura che Israele dispone di «bombe compatte a fissione rafforzate» (boosted) con la fusione, bombe al neutrone (nell’ordine di centinaia fin dagli anni ‘80, proiettili d’artiglieria nucleari e mine nucleari.

Il numero totale delle testate, inizialmente ipotizzato a un centinaio, oggi si valuta fra le 300 e le 500: abbastanza per consentirsi anche armi cosiddette «tattiche».


L’arma al neutrone, che come diceva Cohen «uccide i cattivi» ma lascia le installazioni intatte e il territorio abitabile, appare adattissima alle mire e alle paranoie israeliane: difficile se ne sia privata.

Si aggiunga che almeno dal 1997 Sion si è data i vettori per lanciare le sue bombe contro qualunque nemico: il Jericho 2, con 1.500 chilometri di gittata, può colpire l’Iran, la Libia e la Russia meridionale, e ovviamente l’Arabia Saudita, di cui sarebbe un peccato rovinare le installazioni. Secondo Jane’s, Israele nel ‘97 aveva già tre squadroni con missili Jericho.Come si è saputo, nel suo viaggio in Medio Oriente il presidente Bush ha venduto all’Arabia Saudita armamenti per 20 miliardi di dollari.

Quello che non si è detto che lo ha fatto scavalcando il Congresso, che non riapre se non il 22 gennaio, quando sarà praticamente spirato il periodo formale di 30 giorni in cui il parlamento può anche bloccare quelle vendite.Tra le cose vendute ci sono 900 bombe a guida satellitare, le cosiddette bombe intelligenti, in sigla JDAM: proprio il tipo di armi di cui senatori e deputati americani, su pressione della nota lobby, hanno ferocemente osteggiato la cessione ai Paesi musulmani, per «amici» che fossero.Stavolta, nessuna protesta.Lo ha notato David Isenberg, analista strategico riconosciuto (2).La mega-vendita all’Arabia Saudita, questa volta, è stata «appoggiata dal governo israeliano e dai suoi sostenitori a Washington».Perché?

Naturalmente Ryad ha accettato le solite clausole, limitazioni della portata e della potenza delle bombe guidate da satellite, e in più l’impegno a non posizionarle in basi vicine al territorio israeliano.Precauzioni superflue, dato che notoriamente i sauditi fanno incetta dei più fantastici armamenti americani più tecnologicamente avanzati, che poi non sono capaci di usare.«Specialisti americani a contratto», ha scritto un altro analista militare, William Arkin, «saranno lì per laddestramento, per la manutenzione e anche per la operatività [bellica] del nuovo arsenale saudita».Ciò che espone ancor più gli USA, secondo Arkin, alla reazione delle popolazioni musulmane, «senza alcun vantaggio per la nostra sicurezza».Ma qui è la sicurezza di Israele che viene prima, come ha ripetuto sostanzialmente Bush.
D’altra parte, come compensazione per aver lasciato vendere ai sauditi quell’arsenale costoso quanto inutile, Israele ha avuto (lo dice Isenberg) la promessa di
«30,4 miliardi di dollari in armamenti nel prossimo decennio, un aumento notevole rispetto ai 23 miliardi che Israele ha già ricevuto nel decennio scorso».E’ così: per avere il permesso di vendere un miliardo di armi ai sauditi, Washington deve regalarne un miliardo e mezzo a Sion.Perché Sion è un piccolo Paese debole e minacciato nella sua stessa esistenza, e non ha abbastanza armi - mai abbastanza - per acquietare le sue ansie.Naturalmente, il tutto è stato «venduto» (all’opinione pubblica) come la necessità di proteggere i Paesi «amici» del Medio Oriente dalla vera gravissima minaccia atomica per il pianeta intero: l’Iran.E come no.L’Iran atomico.

Anche se il rapporto NIE, compilato da 16 servizi d’intelligence USA, ha chiarito che non c’è dal 2003 alcun programma atomico militare iraniano, il presidente Bush - secondo Newsweek – «ha detto agli israeliani che lui non controlla la intelligence community, ma che le conclusioni (del rapporto NIE) non riflettono le sue vedute».Confermando con ciò la sua solida fama di ritardato globale: un presidente che ammette di non «controllare» i suoi propri apparati di spionaggio riduce ancor più la sua autorevolezza, già a terra. Ma con ciò, resta pericolosamente agli ordini di Giuda.Attenzione al ritardato.

Nell’ottobre scorso, un giornalista gli chiese una dichiarazione indignata su «Putin che, obbligato dalla costituzione a lasciare la carica di presidente ha annunciato che diventerà primo ministro, di fatto mantenendo il potere e distruggendo tutte le speranze di una genuina democrazia».La risposta di Bush fu: «Sto programmando di fare lo stesso anchio».La cosa fu fatta passare per battuta di spirito.Ma c’è anche uno spirito che a volte lascia scappare la verità a chi ne abusa - in vino veritas.

Bush ha messo a punto tutte le norme «legali» che gli consentano di prendere il potere, senza controllo parlamentare, in caso di «emergenza nazionale», per assicurare la «continuity of government», magari dopo opportuno attentato o catastrofe (3).

Forse la campagna presidenziale in corso, la gara tra Obama e Hillary o tra Giuliani ed Uckabee,  non lo preoccupa più di tanto.


 Note
1) «Israels nuclear weapons program», nuclearweaponarchine.org, 10 dicembre 1997.2) David Isenberg, «Smart bombs, dangerous ideas», Asia Times, 16 gennaio 2007.

3) Si veda a questo proposito William White, «NSPD-51 and the Potential for a Coup d’Etat by National Emergency», The peoplesvoice.org, 5 novembre 2007. White esamina la Direttiva presidenziale 51, emanata da Bush il 9 maggio 2007, che lascia al presidente, in caso di emergenza nazionale, la facoltà di governare senza il congresso.


 
Nessun commento per questo articolo

Aggiungi commento


La Dittatura Terapeutica
L’unica ed estrema forma di difesa da questo imminente, sottovalutato, tragico pericolo particolarmente grave per l’Italia, è la presa di coscienza
Contra factum non datur argomentum
George Orwell con geniale e profetico intuito, previde l’oscuramento delle coscienze, il tramonto della civiltà, l’impostura e apostasia dalla verità che viviamo, quando scrisse “nel tempo...
Libreria Ritorno al Reale

EFFEDIEFFESHOP.com
La libreria on-line di EFFEDIEFFE: una selezione di oltre 1300 testi, molti introvabili, in linea con lo spirito editoriale che ci contraddistingue.

Servizi online EFFEDIEFFE.com

Archivio EFFEDIEFFE : Cerca nell'archivio
EFFEDIEFFE tutti i nostri articoli dal
2004 in poi.

Lettere alla redazione : Scrivi a
EFFEDIEFFE.com

Iscriviti alla Newsletter : Resta
aggiornato con gli eventi e le novita'
editorali EFFEDIEFFE

Chi Siamo : Per conoscere la nostra missione, la fede e gli ideali che animano il nostro lavoro.



Redazione : Conoscete tutti i collaboratori EFFEDIEFFE.com

Contatta EFFEDIEFFE : Come
raggiungerci e come contattarci
per telefono e email.

RSS : Rimani aggiornato con i nostri Web feeds

effedieffe Il sito www.effedieffe.com.non è un "prodotto editoriale diffuso al pubblico con periodicità regolare e contraddistinto da una testata", come richiede la legge numero 62 del 7 marzo 2001. Gli aggiornamenti vengono effettuati senza alcuna scadenza fissa e/o periodicità