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I libri di storia parleranno di tanta stupidità tecnica
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L’ultima è questa: in Spagna, le vendite al dettaglio sono letteralmente collassate: meno 10,9%. Un inabissamento senza precedenti dei consumi, diretta conseguenza di un aggravio senza precedenti dell’IVA, attuata dal governo Rajoy su imposizione di Bruxelles e di Berlino: dal 18% al 21% l’aliquota generale, dall’8% al 10% la ridotta, ma con centinaia di beni e di servizi (dal materiale scolastico al parrucchiere) che prima erano tassati al 4% o all’8%, che passano al 21%: praticamente triplicando l’imposta. In un Paese dove la disoccupazione è al 27%, l’effetto sarà ancor più disoccupati. Per conseguenza, la recessione spagnola (che dura da 27 mesi) è continuata anche nell’ultimo trimestre, con un PIL che si restringe di un altro -0,3%. Il che significa che, inevitabilmente, il rapporto debito-PIL e deficit-PIL peggiorerà. E i «mercati» torneranno a chiedere un prezzo per il rischio dell’insolvenza spagnola. Si ricomincia a ballare sulla nave Europa, nonostante i discorsi lenitivi, le promesse tranquillizzanti di Draghi e le luci in fondo al tunnel viste dal visionario Monti.

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È la riconferma della ovvia verità: che la torchia fiscale nei Paesi in difficoltà aggrava la recessione, e quindi rende sempre più irraggiungibile il pareggio dei conti. Contrariamente a quello che vuole la falsa dottrina esoterico-economica di Berlino e di Bruxelles, la quale sta ottenendo effetti contrari a quelli che sostiene di voler raggiungere. Di fatto, la «cura» sta peggiorando l’intero ciclo economico europeo. Il PIL complessivo dell’Europa sarà fortemente negativo anche nel quarto trimestre 2012, e ciò dopo 13 mesi di continua contrazione. L’indicatore Eurocoin, che indica in modo sintetico la congiuntura dell’eurozona, è sceso a settembre di meno 0,32%, e ad ottobre di meno 0,29%. (Spain VAT Hike Largest In History; Stunning Ineptitude Will Make History Books)

Ora, come sapete, in Italia il governo Monti sta per varare (con l’appoggio dei due partiti maggiori, nonostante le finzioni di malcontento e i maldipancia esibiti per la platea dei votanti) l’ulteriore aumento del’IVA. Visto quel che ha prodotto in Spagna, immaginate l’effetto che avrà sull’economia reale italiana, con la ancor più grave contrazione dei consumi che produrrà.

E teniamo conto che l’Italia, nella recessione generale europea, già spicca come peggiori risultati: quando l’Europa cresceva, il nostro Paese è cresciuto meno (circa l’1% in meno), da 17 anni; ora che l’Europa cade tra lo 0,8% e l’1,1%, l’Italia cade del -3%. Il peggioramento è dovuto alle continue manovre ultra-recessive del «tecnico» Monti.

Monti e i suoi tecnici, su istruzioni di Bruxelles e di Berlino, stanno applicando con inaudita durezza la solita cura sbagliata, frutto di un’ideologia economica fallace (ma è la sola che hanno studiato). Ma non è tutto: lo fanno esclusivamente a suon di tasse (assolutamente recessive, e lo sanno) anziché tagliare l’obesa, scandalosa spesa pubblica parassitaria. Basti pensare all’IMU aggravata del 300% o 500% sui capannoni agricoli, ossia sulla produzione.

Per disciplinare le Regioni, i «tecnici» non stanno facendo nulla – salvo spedire altri fondi alla Sicilia bancarottiera. Per il costo della politica, contributi ai partiti, ai gruppi e finanziamenti elettorale colossali che – ora emerge sempre più chiaramente – pesano sui 2 miliardi annui, nulla di nulla. Per le pensioni d’oro, nemmeno ascoltano: eppure solo 500 mila italiani prendono oltre 4 milioni netti al mese di pensioni «retributive» oggi del tutto insostenibili. E siccome 4 mila è la «minima», in quel mezzo milione di privilegiati ce ne sono che prendono 30 mila. Nell’insieme, dunque, quelle 500 mila pensioni costano 9 miliardi l’anno: ecco un grasso da tagliare, una spesa che si può dimezzare senza condannare quei pensionati alla fame. Macché. Nulla. Nessun risanamento della burocrazia più ottusa, corrotta e intrusiva della storia. Se fanno un po’ di «spending review», è per limare i costi delle siringhe negli ospedali e le paghe dei dottori, mica il grasso in cui nuotano le Caste parassitarie.

Così aggravano la crisi. Tagliare costi della politica e pensioni d’oro è infinitamente meno recessivo che cercare di pareggiare i conti stringendo sempre più la torchia fiscale. E almeno, lo snellimento e i tagli del settore pubblico darebbe vantaggi a lungo termine; le tasse sono solo sofferenza, senza benefici.

L’inettitudine di questa classe di «tecnici» e di eurocrati (che ci hanno mandato i tecnici) è titanica: ne parleranno i libri di storia. Se avremo una storia, dopo. Le sofferenze che infliggono, la distruzione dell’economia reale che provocano con le loro manovre, sono del tutto inutili. Servono, secondo loro, per salvare l’euro. La soluzione per Spagna e Italia invece è l’uscita dall’euro e il recupero della sovranità monetaria, dove il dolore sarebbe compensato dal rilancio dell’economia immediatamente conseguente. Usciremo comunque dall’euro, ma solo quando la nostra economia sarà livellata a deserto, senza più ripresa possibile: alla greca, insomma (1).

Uscire dall’euro: in Italia, i media servili (e pagati dai sussidi pubblici) la fanno passare come un’idea balzana, un po’ indecente, da blogger incompetenti, fascistelli marginali, grillini agitati e complottisti da retrobottega. In Francia, è invece proposta da economisti di primo piano. Come Emmanuel Todd.

Emmanuel Todd
  Emmanuel Todd
Chi è Emmanuel Todd? I media italioti non lo sanno. È il super-antropologo ed economista che nel lontano 1976 (aveva 25 anni) previde il crollo dell’impero sovietico basandosi sugli indicatori demografici, come gli indici di mortalità infantile e di mortalità degli adulti maschi. Il suo saggio «La Chute Finale, Essais sur la décomposition del la sphere soviétique», resta un contributo intellettuale fondamentale all’analisi politica.

Ora, ecco cosa ha detto Emmanuel Todd della crisi dell’eurozona, in una recente intervista.


A proposito delle politiche di rigore


«Sono specificamente inutili in Europa. Tolta ai governi la possibilità di manovrare lo strumento monetario (svalutare, ndr) ogni possibile rilancio sarà necessariamente finanziato a prestito. Il rilancio a prestito (il ritorno a indebitarsi dei consumatori, imprese Stati, ndr) è la politica che adorano i ricchi e le banche. Mentre il mondo intero soffre di una sovra-accumulazione della ricchezza ai piani alti della struttura sociale (...). La crudele verità è che nessuna politica economica può funzionare se non si mettono in discussione le due regole dell’attuale gioco economico: l’euro e il libero-scambismo integrale».

Perché uscire dall
euro?

«È una questione su cui ho a lungo esitato. All’inizio negli anni ‘90, pensavo che l’euro fosse semplicemente impossibile. Poi mi sono rassegnato. In seguito mi sono detto che un protezionismo su scala europea avrebbe potuto rendere l’euro vitale. Ormai, dobbiamo accettare la realtà: l’euro non funziona, è essenzialmente produttore di disfunzioni – e in questo sono d’accordo con gli economisti anglosassoni. La rotta dell’industria nazionale francese, la nostra entrata nel deficit commerciale massiccio, sono il prodotto degli anni da cui abbiamo avuto l’euro. Questa invenzione monetaria moltiplica le aberrazioni: i tassi d’interesse crescono nei Paesi deboli mentre c’è una sovrabbondanza di risparmio sui mercati. E l’attività principale dei governi europei è, al prezzo di una politica industriale, di salvare una moneta che non funziona.

L’euro non funzionerà mai. Bisogna essere vili, corrotti o schizofrenici per non ammetterlo (e l’ideologia eurocratica permette di essere le tre cose insieme). La fine dell’euro è la priorità».

Sull
effetto congiunto di euro e globalizzazione

«Viviamo in un luogo comune: l’unione fa la forza, l’Europa sarà più potente a difendersi che un Paese isolato. Ma la politica che la Germania ha condotto in Europa, o la Cina in Asia, mostra che la globalizzazione non mette gli emergenti contro gli sviluppati, ma conduce ad una lotta tra vicini.

È una conseguenza della mondializzazione che non avevo previsto, e non sono stato il solo. Quando i tedeschi fanno una politica di compressione salariale per abbassare il costo del lavoro, l’impatto sull’economia cinese è nullo, ma è devastante per i partner della zona euro. Quando la Cina manipola lo yuan (tenendone basso il cambio, ndr) lo fa contro la Thailandia, l’Indonesia e il Brasile, i suoi concorrenti in manodopera a basso costo.

Oggi constatiamo una tendenza dei Paesi emergenti a battersi tra loro, e dei Paesi sviluppati a sterminarsi industrialmente fra loro, avendo come obbiettivo quello di essere l’ultimo a colare a picco. Questo meccanismo ha fatto della zona euro una trappola o una gabbia, con la Germania, la più economicamente potente, nella parte della volpe nel pollaio».

Sulla storica
«amicizia franco-tedesca»

«Appena si comincia a parlare della Germania in modo pragmatico e realista, qui in Francia si viene accusati di anti-germanesimo. Si ha il diritto di criticare gli inglesi, gli americani, gli italiani e i greci (che en passant sono i nostri vicini culturali e nostri veri amici); ma non si può dir niente dei tedeschi, dato che potrebbero soffrirne a causa della loro penosa storia. Insomma, avendo la Germania ammazzato tutti quegli ebrei, non la si può criticare: è stata sacralizzata dalla Shoah. È assurdo. Trattiamo la Germania come qualunque altro Paese, riconosciamo che ci prende in giro: conduce una politica strettamente nazionale, approfitta dell’euro che ci vieta di svalutare e abbassare il nostro costo del lavoro, rinuncia al nucleare ma si lega in un partenariato strategico con la Russia, in futuro stringerà una intesa commerciale con la Cina – e il tutto senza mai consultare i suoi partner europei. Con un ‘alleato’ come la Germania, non abbiamo bisogno di un nemico!

La cosa che inquieta veramente, è l’ostinazione della Germania nel pretendere dai suoi partner un rigore che infine gli si rivolterà contro. Si tratta di una priorità data alla sua dominazione politica? O di quella mancanza di flessibilità, di qual rapporto di distanza dalla realtà che è lo stile stesso della storia tedesca?».

Sul trattato europeo di stabilità del bilancio inserito nella Costituzione in Francia (e in Italia)

«Far votare in pompa magna all’Assemblea Nazionale una disposizione come questa, che non ha senso nella lunga durata, è come decretare la fine della storia. Votare la diminuzione della distanza tra Terra e Luna, o decretare l’inversione del corso della Senna. Non avrà conseguenze pratiche. Il problema è che votare un trattato ridicolo contribuirà a ridicolizzare una democrazia che è già molto malata».

L
uscita dalleuro viene presentata come un cataclisma

«Sarà dolorosa. Ma è come dire ad un chirurgo: non operare il paziente, perché soffrirà dello choc post-operatorio. L’euro non è più un problema economico, ma psicologico. Un buon paragone, è la guerra d’Algeria. Come allora, le classi dirigenti sanno di aver perduto. Ma ci vollero quattro anni a De Gaulle per uscirne. Quel De Gaulle che all’inizio aveva giurato: “L’Algeria resterà francese”. Allo stesso modo, spero in Hollande, che è entrato all’Eliseo proclamando: “Io manterrò l’euro”. Fra cinque anni, Hollande sarà un nano oppure un gigante».

Non sembra che il discorso sia accettato a livello dei governi


«I governi non sono più attori coscienti. I nostri dirigenti sono accecati dalla storia! Il rigore di bilancio avrà comunque conseguenze rivoluzionarie. Le politiche non possono cambiare con uno schiocco di dita. La politica non può decidere se non quando le situazioni sono mature. E molta gente non ha ancora capito bene quel che accade. Il fallimento dell’euro è evidente, ma non tutti hanno capito che l’euro, che avrebbe dovuto mettere la Germania sotto tutela, in realtà è divenuto lo strumento della sua egemonia. Non tutti hanno ancora chiaro che l’euro sta trasformando il sistema europeo di nazioni libere ed uguali, in un mostro gerarchico…

L’euro è l’errore di una generazione passata, dei Giscard, dei Delors, dei Mitterrand, che ha adottato l’Europa-ideologia, utopia post-nazionale. Quanto ai più giovani, che non sono poi tanto giovani, li si può perdonare... ma con un limite. Mettiamo una data limite, il 31 dicembre 2012, al di là della quale coloro che difenderanno ancora l’euro saranno puniti. Magari col versamento delle loro pensioni in euro quando l’euro sarà scomparso».

(«Dans cinq ans, Hollande sera un géant ou un nain»)


Mettete a confronto questo intervento con i discorsi vacui, contorti e compiaciuti di un Monti, l’arroganza stupida di una Fornero, o i borborigmi senza idee, indistinti e ripetitivi di uno qualunque dei nostri Bersani o Berlusconi. E si capirà meglio come sia largo lo ‘spread’ dell’intelligenza, tutto a nostro sfavore.




1
) Il debito pubblico della Grecia, dopo sei anni di rigore e «cure» della Troika, sta crescendo ad un ritmo più veloce di quanto si aspettassero questi eccezionali economisti, sempre sorpresi dagli effetti negativi delle loro terapie. Il debito pubblico greco è salito al 189% del PIL contro il 179% previsto solo due settimane prima. E la Grecia ha bisogno di altri aiuti, fino ad oggi negati finché non taglia ancora di più le pensioni e i salari pubblici. La sua disoccupazione è già al 25,1%, e la Troika chiede altri tagli... Tutta questa austerità è imposta dalla Germania perché la Grecia continui a servire il debito alle banche tedesche, stolidamente espostesi. Notoriamente, gli altri creditori (privati) hanno subito una tosatura delle loro pretese sulla Grecia pari al 75%; per volontà della Merkel accettata da tutti i nostri governanti europei, sono state salvate le banche tedesche e francesi, che pretendono da Atene la totalità del servizio sul loro credito. Adesso, l’ulteriore default greco coinvolgerà anche le banche, per forza – e in ultima analisi, i contribuenti. Complimenti per la «cura». Il super-tecnico Draghi, dalla BCE, esige la «cura» definitiva, la cessione totale della sovranità degli Stati – a chi, precisamente? A loro, a lui stesso, ai medesimi tecnici che hanno sbagliato tutte le altre «cure». E qui, metà dei nostri politici, e il nostro presidente della repubblica, sono d’accordo.



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