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«Zyklon B» contro i messicani
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Prodotto dalla ditta tedesca di disinfestazione DEGESCH, il famigerato «Zyklon» (acido cianidrico) era commercializzato in quattro versioni di diversa potenza.

Zyklon E era raccomandato per liberare ambienti da infestanti duri a morire, come gli scarafaggi. Zyklon D era il preparato più largamente usato per liberare ambienti chiusi (stive di navi, edifici in cemento con mobili nelle stanze) da pidocchi, topi e ratti.

A quanto pare, per gli esseri umani bastava la versione meno potente, il Zyklon B.

Ma sull'uomo non fu usato per la prima volta in Germania.

Fu usato dal 1929 negli Stati Uniti, dall'autorità sanitaria (US Public Healt Service) alla frontiera col Messico, per spidocchiare gli immigranti messicani che transitavano da Juarez a El Paso. (1)

In quello stesso 1929 la DEGESCH si divise il mercato mondiale con l'americana Cyanamid, da cui i sanitari americani comprarono il prodotto.

Le basi giuridiche per l'uso della sostanza erano state poste dal presidente Woodrow Wilson, che aveva varato la Immigration Law nel 1917.

Wilson era un «eugenista», influenzato dalla potente lobby degli eugenisti americani, che perseguivano la «sanità razziale» con argomenti medico-sociali.

La lobby riuscì a creare nell'opinione pubblica un tremendo allarmismo sulle possibili  malattie infettive che gli stranieri potevano portare.

Nello stesso 1917, l'allarme fu tradotto in una direttiva: il «Manual for the physical inspection of Aliens» (Manuale per l'ispezione fisica degli alieni).

Esso escludeva dall'immigrazione «imbecilli, idioti, deboli mentali, persone di inferiorità costituzionale psicopatica [categoria che comprendeva gli omosessuali], mendicanti, poligami, anarchici, persone affette da malattie contagiose, prostitute, qualunque alieno analfabeta oltre i 16 anni».

Il sindaco di El Paso, tale Tom Lea, chiese ed ottenne dal governo federale che nella sua città fosse allestito un campo di quarantena dove trattenere gli «alieni» per oltre 14 giorni.

Lo stesso Tom Lea era ossessionato dalla campagna degli eugenisti, al punto che portava mutande e maglie di seta, perché i medici allora dicevano che sulla seta i pidocchi (portatori del tifo) non si attaccavano.


Nel solo 1917 gli agenti del Public Health Service spidochiarono 127.123 messicani direttamente sul ponte di Santa Fe, il punto di transito da Juarez.

Non solo gli emigranti: anche gli abitanti di Chihuahuita, il quartiere messicano di El Paso, furono sottoposti al «bagno profilattico»: consistente nella rapatura a zero, nell'incinerazione dei loro vestiti, e nella loro immersione in un bagno di kerosene ed aceto.

Ciò, nonostante l'ispezione di 5 mila case a Chihuahuita avesse portato alla scoperta di due soli casi di tifo, uno di tbc e uno di morbillo.

Nel 1916, un bagno disinfettante del genere ordinato da Lea sui detenuti di El Paso (quasi tutti messicani) era finito in tragedia.

I detenuti avevano avuto l'ordine di denudarsi, e di gettare i loro abiti in una cisterna riempita di una mistura di benzina, creosoto e formaldeide.

Poi, essi stessi furono obbligati a prendere un bagno in una mistura di benzina, aceto e carbone vegetale.

Alle 15.30 del 15 marzo, l'accensione di un fiammifero provocò un incendio nel carcere saturo di benzina.

Il giornale The El Paso Herald contò 50 «detenuti dai cui corpi nudi si levavano fumi»; alcuni erano ancora chiusi nelle loro celle.

Il morti furono 27.

Nel gennaio 1917, 200 donne messicane s'erano ribellate all'orrendo bagno obbligatorio, innescando una rivolta che costrinse a mandare l'esercito ai due lati del confine.

Probabilmente per questi  precedenti, l'adozione del Zyklon B apparve più sicura.

Si tratta, spiegava The El Paso Herald in un articolo del 1920, «di gas cianidrico, il più potente veleno conosciuto, più letale dei gas usati nei campi di battaglia europei (1914-18)».

Unito ad acido solforico, il Zyklon B era usato specificamente per fumigare gli abiti degli immigrati.

Ovviamente, la sostanza è mortale quando messa a contatto della pelle, in concentrazione di 50 parti per milione.

Quanti messicani morirono dopo essersi rivestiti?

Non si sa.

David Dorado Romo, lo storico che ha rievocato questa vicenda (2), ammette: «Ho solo racconti orali sugli effetti del trattamento. I parenti e discendenti dei messicani immigrati parlano di morti strane, di nascite difettose, di tumori. Ma nessun documento ufficiale, e ciò è incredibile».

C'è olocausto e olocausto.

C'è «memoria» obbligatoria e smemoratezza coltivata.

Ci sono colpe collettive inestinguibili, e felici auto-assoluzioni.

Eppure, l'esperimento americano in corpore vili ispirò l'uso del Zyklon B nei lager dei Reich.

Un direttore della tedesca DEGESCH, Gerhard Peters, propose l'uso del preparato nelle camere di disinfestazione (Desinfektionskammers) dei campi di concentramento.

Il suo articolo apparve su una rivista specializzata, «Anzeiger fuer Schadlingskunde»: Peters lo illustrò con foto delle camere di fumigazione allestite ad El Paso per volontà del sindaco Lea.

En passant, Peters fu processato a Norimberga e condannato a cinque anni.

Fece ricorso, e nel 1955 fu dichiarato non colpevole.

Il Zyklon B non impedì che nel 1918 una tremenda epidemia si propagasse tra Messico ed USA, ma al contrario.

La «spagnola», il cui primo caso fu rilevato nella contea di Haskell in Kansas, raggiunse il Texas e ad El Paso fece strage di messicani, almeno 10 mila.

Gli americani, naturalmente, pensarono che fossero gli immigrati ad importare il male: e intensificarono i «bagni preventivi», con acido solforico e cianidrico.

 

 

 


1) Alexander Cockburn, «Zyklon B on the US border», Counterpunch, 23 giugno 2007.
2) David Dorado Romo, «Ringside Seat to a Revolution: An underground history of El Paso and Juárez: 1893-1923», Cinco Puntos Press, El Paso.

 

 
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