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L'Estasi di santa Teresa d'Avila (1647 – 1652), Bernini, Roma
Chiesa e sessualità
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Un lettore scrive:

«Interessante come sempre larticolo di Copertino. Solo un appunto: La negatività del corporeo si può quindi ricondurre ad influenze gnostiche. Mi chiedo però: lintera morale individuale e in particolare sessuale della Chiesa cattolica non era (e forse non è) proprio basata su questo concetto di negatività e di malvagità del corpo e dei suoi impulsi?»

Agostino, in sintonia con la Tradizione, afferma che il peccato originale in Adamo, primo uomo, ha coinvolto – non era infatti una colpa meramente personale in quanto Adamo impersonava tutta l’umanità – l’intero genere umano, che era in lui come «contenuto». Il Secondo Adamo, Cristo, ha redento sia il primo Adamo che i suoi discendenti.

Il peccato e la sua trasmissione, però, non hanno a che fare con la sessualità in sé, come se essa fosse di per sé impura, ma con la natura adamitica ferita dal peccato. E’ questa natura, nella quale è ricompresa anche la sfera sessuale, ad essere trasmessa, nello stato in cui si trova dopo il peccato, ai discendenti di Adamo. Quella stessa natura che, se non fosse intervenuto il peccato originale, sarebbe stata trasmessa ai discendenti di Adamo nella condizione originaria in cui Dio la creò, ossia dotata della grazia santificante e quindi ontologicamente sana e non ferita. E, anche in tale ultimo caso, sarebbe stata una trasmissione per via sessuale, dal momento che la stessa sessualità, in quanto parte della creazione ed in quanto modalità scelta da Dio per l’incontro d’amore fecondo tra uomo e donna (Genesi: «Crescete e moltiplicatevi»), è cosa buona e pura ma, appunto, a causa del peccato, successivamente esposta a quanto di torbido vi si può scorgere attualmente quando, ad esempio, essa è praticata, al di fuori dell’amore sacramentato, secondo i cliché orgiastici e libertini alla moda.

La sessualità, dopo il peccato, non è più, salvo viverla in grazia, fonte di serena gioia, ma diventa spesso una sorta di droga che lungi dall’apportare all’essere umano autentica felicità interpersonale lo rende sempre più patologicamente sessuomane. Due sono gli errori apparentemente contrapposti da evitare: sessuomania e sessuofobia.

Informazioni false e faziose fanno credere che, per la Rivelazione, il peccato originale (che non ha nulla a che fare con il sesso, il quale casomai, come si è detto, è, in quanto parte della natura umana originariamente santa, vittima del peccato e non sua causa, ma con l’orgoglio dell’uomo tentato dalla falsa promessa dell’«eritis sicut Dei»), equivarrebbe alla «caduta» delle anime come intesa dal platonismo, ossia caduta dello spirito nell’oscurità della materia.

Orbene, questo mito platonico è proprio quello in cui si rivela quanta gnosi spuria albergava nella cultura ellenistica che tuttavia, in cerca della Verità, aveva pur saputo cogliere alcune intuizioni pre-cristiane.

Proprio Agostino, ne «La Città di Dio», svolge una confutazione fondamentale di questo mito platonico che era riuscito persino ad influenzare la teologia dei Padri alessandrini, in particolare di Origene, a causa del loro continuo confronto con la filosofia neo-platonica nel tentativo di cristianizzarla. Tentativo che mentre agli Alessandrini non riuscì del tutto, avendo essi troppo ceduto a quanto del neoplatonismo era inconciliabile con la Rivelazione, riuscì invece ad Agostino.

Origene sosteneva, sulla scorta della gnosi neoplatonica, che Adamo fosse puro spirito e che il peccato lo aveva intrappolato nel corpo impuro. Una tesi, appunto gnostica, infiltratasi nella sua teologia. Tesi che la Chiesa non ha mai approvato, condannando tali parti della teologia origenista benché, per altri versi, ha riconosciuto Origene come un Padre della fede. Agostino confuta la concezione neoplatonica della «caduta delle anime», fatta propria da Origene, affermando, sulla scorta della Rivelazione, che Adamo sin dall’inizio fu creato anima e corpo e che egli non differiva ontologicamente dagli uomini attuali fatti, appunto, di anima e corpo. Il peccato – dice Agostino – ha solo parzialmente deturpato l’equilibrio psico-corporeo originario mettendo l’uomo in una condizione, quella attuale, nella quale gli è più difficile, che in precedenza, governare le proprie passioni in modo da farle servire all’Amore.

Nulla di più falso anche certe tesi per le quali la Rivelazione avrebbe svalutato la vita umana come qualcosa di spregevole a causa del corpo e della sessualità. La Rivelazione, al contrario, esalta la vita, ed anche il corpo («fratello corpo» diceva San Francesco, che pur si asteneva dal sesso e digiunava!), come un dono gratuito dell’Amore di Dio. Per quale motivo Dio avrebbe creato il mondo se non per il Suo incontenibile Amore verso le creature, ossia verso la vita? E per quale motivo Dio si sarebbe incarnato per salvare l’uomo se non perché ama la Sua creatura, al punto da assumerne la natura, e vuole che viva?! Il Dio che si incarna non considera spregevole la vita, ed il corpo, che Egli ha creato per amore.

La lussuria (un’altra falsificazione è quella sulla presunta antifemminilità cristiana – e la Vergine dove la mettiamo? – è ulteriore indizio di ignorante faziosità) è uno dei sette peccati capitali perché si tratta della torbida deturpazione della buona sessualità originaria come pensata da Dio prima del peccato, ossia gioioso amore, fecondo di vita, fra uomo e donna ad Immagine e Somiglianza dell’Amore Eterno di Dio stesso verso la creazione e la creatura umana.

Bastano, per rendersene conto, questi versi tratti dal Cantico dei Cantici (di cui suggerisco la lettura integrale), libro della Scrittura riconosciuto come canonico dalla Chiesa e nel quale l’amore uomo/donna è preso come immagine dell’Amore di Dio per la Sua creatura:

«Come sei bella, amica mia, come sei bella! Gli occhi tuoi sono colombe … Come un nastro di porpora le tue labbra e la tua bocca è soffusa di grazia … I tuoi seni sono come due cerbiatti».

In tale passo traspare la stessa «eroticità» che è rintracciabile nella descrizione che i mistici – un nome per tutti, Teresa d’Avila (si veda anche la famosa statua che ne raffigura l’estasi) – fanno delle loro esperienze dell’Amore di Dio.

La morale cattolica (che invito i lettori a non confondere con quel che comunemente si fa passare per tale) la quale senza dubbio sollecita l’essere umano a combattere tutte quelle inclinazioni disordinate prodotte – esse sì, non certo il corpo! – dal peccato originale, giammai ha messo in dubbio la purezza ontologica del corpo, e della sessualità, proprio perché creazioni di Dio, il Puro ed il Santo che nulla crea che non sia puro e santo.

Per questo la Chiesa ha elevato l’unione tra uomo e donna alla dignità di sacramento, accettando quanto Dio ha voluto, ossia che dall’amore carnale – e solo da tale amore – nasca la vita (motivo vero per cui Essa non considera l’amore omosessuale, sempre per definizione non potenzialmente fecondo, come amore umano ad immagine dell’Amore di Dio).

I lettori potranno trovare altre delucidazioni nella prima parte della «Deus Caritas est», di Benedetto XVI.

Sul cattolicesimo se ne dicono di cotte e di crude per cui l’unica via per conoscerlo è provare seriamente, per quanto le nostre debolezze ce lo consentono, a praticarlo.

Luigi Copertino


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