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Il nuovo diritto caymanico. E la sua polizia globale
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Un fondo-avvoltoio è la più bassa bestia della catena alimentare speculativa. Finisce di spolpare imprese e Stati ormai già divorati dai grandi predatori. Compra titoli di quegli Stati insolventi di cui le banche si vogliono liberare, a prezzi stracciati, poi esige dagli Stati decotti il pagamento al 100% del valore facciale dei titoli, con ogni mezzo, trascinandoli in tribunali.

Elliott Capital Management è appunto un fondo avvoltoio. Basato alle Cayman, 8 miliardi di dollari in gestione, il suo motto è: «Business without boundaries», business senza frontiere. Il suo padrone, capitalista-capo e presidente, si chiama Paul Singer, un giudeo diventato noto come grande donatore della campagna di Mit Romney, il candidato repubblicano (1).

Singer ha accumulato vagonate di bond argentini pre-default, e pretende il pagamento al 100% del loro valore facciale. Sono quei titoli che la enorme maggioranza dei detentori (il 92%) ha accettato di vedersi rimborsare solo in parte, aderendo alla complessa ristrutturazione del debito argentino del 2005-2010. Ma l’avvoltoio Singer ha rifiutato di parteciparvi, e vuole tutto. È lui che è riuscito a far sequestrare una fregata della Marina argentina, la Libertad, in un porto del Ghana. Insomma è riuscito a far sì che un Paese terzo, estraneo alla contesa, eseguisse il pignoramento. La nave è ancora lì.

Imbaldanzito, Singer ha notoriamente adito un tribunale distrettuale di New York per obbligare l’Argentina a pagare il debito da lui detenuto al 100%. Il giudice gli ha dato ragione, obbligando appunto lo Stato sudamericano a rifondere il valore nominale dei suoi titoli. Ma il giudice non si è limitato a questo. Adducendo il concetto di «pari passu» (in latino: apparentemente, un’equivoca adozione di un concetto di equità del diritto romano) il magistrato ha ingiunto al governo di Buenos Ayres di continuare i rimborsi (in corso da anni, a spizzichi) ai creditori che hanno accettato l’accordo di ristrutturazione.

Questa sentenza avrà conseguenze enormi: non solo ripiomba nell’insolvenza lo Stato argentino, ma di fatto, rende impossibile qualunque accordo di ristrutturazione del debito sovrano se non è accettato dalla totalità dei creditori. Oltretutto, la sentenza è innovativa – o eversiva – perfino della legge americana: secondo le normative sui fallimenti vigenti in USA, basta l’accordo del 70% dei creditori. Questa obbliga al 100%.

Siamo dunque a questo: la speculazione più parassitaria «fa diritto» contro la sovranità degli Stati. Una entità piratesca, domiciliata nelle isole dei pirati, è il motore di una nuova legalità. A favore assoluto dei creditori, vietando ogni difesa dei debitori, l’antico privilegio sovrano del ripudio del debito quando diventa – per la sua enormità a causa dell’accumulo di interessi composti – illegittimo. Il De Jure Condendo Caymanorum. Ovvero le Cayman nuova Culla del Diritto.

È infatti prevedibile che la decisione newyorchese farà giurisprudenza – e a livello globale. E questo pone un rischio incalcolabile in più nella già disastrata questione greca.

Come noto, è stata appena lanciata un’operazione di ricompra del debito da parte del povero, dissanguato Paese, sotto gli auspici della UE e del Fondo Monetario, e sotto la direzione tecnica della Deutsche Bank e di Morgan Stanley, che sono al comando della ristrutturazione. Il meccanismo consiste nell’offerta di scambiare titoli di debito greci contro dei bonds emessi dal fondo europeo FESF (ossia da noi contribuenti tutti); è l’ennesimo salvataggio che non dice il suo nome. Il successo dell’operazione – che alla fin fine dovrebbe alleviare il debito greco di 20 miliardi, un piccolo sollievo – dipende da quanti accederanno alla ricompra. Ora, i fondi avvoltoio ed hedge funds (la differenza è minima) detengono 21miliardi del debito greco, incettati a prezzi da carta straccia da vari mesi, proprio in vista del profitto. Primo fra tutti il fondo «Third Point» del miliardario Daniel Loeb (sì, avete indovinato: è J) che pare abbia comprato vari miliardi di titoli ellenici da banche e fondi europei terrorizzati dall’eventualità dell’uscita di Atene dall’euro, e quindi di bancarotta totale. Daniel Loeb invece era sicuro che Draghi (e la Merkel, e Monti) avrebbero tenuto la Grecia nell’euro ad ogni costo. Indovinava, o forse sapeva? Fatto sta che ha comprato i titoli a 15-17 euro su 100 di valore facciale. Siccome la Grecia conta di ricomprare il debito offrendo 35, Loeb può incassare un profitto superiore al 100%.

Si noti en passant questo fatterello insignificante: i soldi (10 miliardi di euro per ora) che noi contribuenti, italiani compresi, ci vediamo togliere di bocca per il presunto ennesimo salvataggio greco, e che costano sacrifici, austerità e depressione economica, non portano alcun vantaggio ai greci – ma cadono nel buco nero dove vanno ad ingrassare il miliardario Loeb, ed altri miliardari come lui: tale Louis Bacon del Moore Capital Management, David Tepper di Appalosa Management, Jeffrey Tennembaum (J) del Fir Tree Partners, eccetera.

Ora però, per giunta, forti della sentenza del giudice americano, gli avvoltoi sunnominati potrebbero puntare ad avere di più: tutto. Il 100% del valore dei titoli che hanno comprato a 15 o 17. Gli conviene aderire alle condizioni proposte di riacquisto, oppure puntare più in alto?

Sono di sicuro tentati… tanto più che un loro collega avvoltoio, Dart Management delle Cayman, che mesi fa ha fatto incetta di titoli greci emessi a Londra sotto le leggi della City (perciò immuni dal taglio volontario degli interessi concordati a Bruxelles) a meno del 70% del valore nominale, ha già obbligato il ministero delle Finanze di Atene a versare l’intero importo nominale: 120 milioni di profitto puro.

Anche le leggi inglesi infatti hanno recepito il concetto innovativo de jure condendo Caymanico: il diritto è a favore dei finanzieri parassiti privati, contro i popoli dissanguati. Anche il sequestro della nave argentina da parte del Ghana si spiega in fondo così: quando c’è un’emissione di debito, la parte emettitrice indica la giurisdizione cui si sottopone. I titoli dello EFS per la Grecia sono sotto il diritto britannico, l’Argentina evidentemente era sotto il diritto americano. L’architettura del nuovo iure, come si vede, si sta solidificando, diventando dura come l’acciaio: basta con la sovrana prerogativa di ripudiare il debito! Tutto il potere alle Cayman!

Angela Merkel ha dato una recentissima prova di come il nuovo diritto sia in formazione, addirittura nel suo tondo corpo di Cancelliera. Prima ha annunciato che una volta che la Grecia riuscirà a mostrare un avanzo primario (introiti fiscali superiori alle spese pubbliche; un traguardo che, pro forma, si riterrà raggiunto nel 2014-2015), si potrà prendere in considerazione una ristrutturazione del debito greco; poche ore dopo, contrordine: no, la speranza di un sollievo dal debito rischia di allentare gli sforzi in corso, e altri Paesi potrebbero pretendere un simile alleviamento dei loro debiti (guardando Spagna e Italia). Sembra che fra le due dichiarazioni abbia ricevuto telefonate da Washington.

Fatto sta che è il timore che i fondi-avvoltoio pretendano ed ottengano il 100% ad aver indotto il Fondo Monetario, ossia Christine Lagarde, a dichiarare che non avallerà il nuovo piano di salvataggio se l’operazione di riacquisto dei titoli non avrà successo. È anche una velata minaccia agli hedge funds: contentatevi. Altrimenti...

Altrimenti che? La Grecia non ha altra scelta che affondare nell’abisso, chiusa nell’inferno omicida della moneta forte da cui non viene lasciata uscire. L’Argentina rappresentava un modello opposto: è uscita dalla crisi senza aver accettato di applicare le «cure» di austerità suggerite dall’FMI. È un modello che il nuovo diritto caymanico vuole assolutamente espellere dalle possibilità.

Tutto ciò, ovviamente, è in piena convergenza con la «cessione piena della sovranità» sempre più imperiosamente pretesa dalla eurocrazia e dal loro capo supremo Mario Draghi alla BCE; ed indica anche l’esito finale di questa cessione: un’accelerazione dell’immane trasferimento di ricchezza dai popoli alla finanza. In ultima analisi, le quote di profitti sempre crescenti vengono espropriate ai lavoratori e ai produttori per «retribuire il capitale».

Abbiamo già raccontato che attualmente il 40% delle ricchezza mondiale è confiscato dall’1% dell’umanità. Il nuovo diritto assicura a quest’1% l’aumento ulteriore della sua quota. Si accontenterà del 50%? O si accaparrerà il 70%? Il 90%?

Certo è che il governo Monti già applica di fatto il nuovo diritto. Le sue «riforme» si riducono ad un default sovrano dello Stato contro i suoi cittadini – che non ricevono i pagamenti per le opere fornite al settore pubblico per 19 miliardi, che non ricevono più le pensioni, e sempre meno i servizi sanitari, e devono pagare le tasse su redditi non concretati – per non fare default verso i suoi creditori finanziari transnazionali. È il solito, titanico trasferimento di fondi dai bisognosi produttivi ai ricconi parassitari (2). È già diritto caymanico all’opera.

Inutile sottolineare che lo stesso ha fatto Mario Draghi, via BCE, con i mille miliardi prestati alle banche all’1%. Le banche italiane hanno attinto a questo prestito per 255 miliardi; coi quali hanno in gran parte acquistato titoli di debito pubblico italiano, come esortava Monti e tutti gli altri che hanno voce in capitolo in queste faccende. L’operazione è quanto mai redditizia per le banche: con denaro preso a prestito all’1%, ottengono un interesse tra il 5% e il 6,6%. Lo stesso hanno fatto le banche spagnole: per loro, il lucro è ancora maggiore, visto che pretendono il 7,6% negli ultimi mesi. Senza nemmeno utilizzare le briciole dei prestiti per aprire crediti alle imprese, dunque a vantaggio dei produttori. È l’immensa idrovora che risucchia dalle tasche dei contribuenti europei per dare ai finanzieri.

Perché i soldi alle banche? La BCE non avrebbe fatto meglio a prestare all’1%, al 2% direttamente agli Stati? Ovvio. Persino la Banca d’Inghilterra, depositaria dell’ortodossia liberista, ma avendo ancora la sovranità monetaria, ha creato 375 miliardi di sterline per prestarli allo Stato. (Le besoin de monétisation)

Però… guarda caso, il precedente governatore, King, è stato rimpiazzato in fretta da un canadese di nome Mark Carney, più fidato dai caimani perché è stato dirigente di Goldman Sachs per 12 anni (3). Vero è che King, da ultimo, cominciava a dire che la finanza speculativa non aveva più alcuna «utilità sociale». «Sociale»! Chissà che risate alle Cayman.

Naturalmente, il nuovo diritto che si sta consolidando sul mondo richiede una forte Polizia. Una società severamente sorvegliata.

Anche questa Polizia si sta rapidamente affermando. Sembra ieri che i cittadini dell’Inghilterra vantavano di non essere tenuti a portare in tasca nemmeno la carta d’identità, e il bobby di quartiere girava disarmato e salutato dai passanti. Oggi, il governo Cameron ha lanciato una schedatura totale dei suoi 8 milioni di scolari; tutti i giovani inglesi che frequentano le 22 mila scuole del Regno entreranno in un gigantesco database: foto, indirizzi, riuscita scolastica, assenze; insieme beninteso ai loro insegnanti, dei quali si archivieranno curriculum, anzianità di lavoro, paghe e stato delle loro finanze private. Accederanno alla schedatura un centinaio di autorità locali ma anche, va da sé, assistenti sociali per giovani delinquenti e la Polizia. I genitori non sono stati avvertiti. L’incarico di creare l’immenso database con dati personali è stato dato – ovviamente – ad una ditta privata, Capita co. (Warning over secret ‘Capita One’ database featuring 8m schoolchildren)

A cosa porta questo? A somigliare alla società americana. «America is a form of concentrated human tragedy», l’America è oggi una forma concentrata di tragedia umana: così la scrittrice, poetessa e commediografa russa Maria Arbatova, di ritorno da una visita in USA, confida alla Pravda in lingua inglese. Questa Arbatova non è una nostalgina del tempo sovietico né una ammiratrice di Putin; anzi, è stata in tempi non sospetti una sorta di esponente del movimento femminista, e fondatrice di un partito per i diritti umani.

Ebbene: lei che ha conosciuta la Russia poliziesca pre-perestroika, è tornata orripilata dalla rete poliziesca che ha visto all’opera in USA. Gli americani? Poveri individui senza identità, senza passato, divisi tra loro anche perché non hanno storia. «Una adunata di gente spezzata, che può essere tenuta insieme solo dall’interesse finanziario, o dalla voglia di fare guerra a qualcuno». («A bunch of stumped people, who can be held together only on the base of either the financial constituent, or war»).

E fra l’altro, racconta alla stupefatta intervistatrice due episodi, accaduti a due amici suoi, di origine russa, abitanti in America. Uno di questi le ha raccontato: «L’altro ieri andavo in auto lungo l’oceano e m’è venuta voglia di sedermi sulla spiaggia a vedere il mare. Solo che quella era una zona destinata ai pescatori, e c’è una speciale Polizia pescatoria (c’è la Polizia sanitaria, la Polizia postale, ed ogni genere di altre Polizie). Insomma, mi si avvicinano i poliziotti piscatori, in speciale uniforme piscatoria, e mi dicono che devo pagare per andare sulla spiaggia a pescare. «Ci faccia vedere la sua canna da pesca», mi intimano. Non ce l’avevo, ma qualcosa mi ha ispirato a mentire: ce l’ho in macchina, ho detto. Una donna della Polizia piscatoria mi ha replicato: «Spero per lei che ce l’abbia in macchina, perché lei capisce che qui c’è gente che pesca, e se lei è venuto qui solo per sedersi sulla spiaggia, commette un reato».

L’altro episodio: «La figlia di un altro mio amico è andata ad abitare in un sobborgo di Chicago col marito. Sono arrivati in un’auto che il marito aveva usato tempo prima per consegnare pizze a domicilio, e che aveva ancora un adesivo pubblicitario sulla carrozzeria. Il marito parcheggia quell’auto davanti a casa, e nel giro di un minuto, una vicina di casa chiama la Polizia. La quale arriva, e multa l’uomo di 500 dollari, perché risulta che non si possono parcheggiare «automezzi da lavoro» davanti alle case. Non solo: la Polizia lo obbliga ad andare, seduta stante e di corsa, a procurarsi della vernice e a pennellarla onde coprire la scritta Consegnamo pizze in loro presenza, altrimenti lo minacciano di una multa ancora più pesante».

Un non popolo che si odia, si invidia e si spia a vicenda, fatto di solitudini ostili e immedicabili. «In Russia cosa accadrebbe? Verrebbe un vicino a dirti: Guarda, devi cancellare quella scritta, altrimenti prendi la multa. Mica si chiama subito la Polizia…». Alla intervistatrice che le chiedeva come l’America abbia risolto i problemi di convivenza di diverse nazionalità e mentalità «che abbiamo anche in Russia», la ex femminista ha risposto: «Ho un suggerimento invece. Mandiamo in America tutti quelli che vogliono, così ritorneranno patrioti». (America is a form of concentrated human tragedy)

È orwellianamente istruttivo che certe verità, oggi, si apprendano dalla Pravda.





1) Singer è assurto a qualche notorietà da quando, tempo fa, ha spolpato il miserabile Stato di Congo-Brazzaville. Quello Stato emise un debito obbligazionario per acquistare mezzi agricoli. Il valore dei bond collassa ben presto, a causa della crisi politica-economica e la guerra civile. Elliot Associates, hedge fund di Paul Singer, compra a prezzi stracciati, 10 mil. di dollari, le obbligazioni ormai vicini al default. Singer chiede il rimborso al valore nominale più gli interessi: 400 milioni di dollari procedendo con un’azione legale contro il governo congolese. Un rendimento del 4.000%, 40 volte la somma investita, che accontenta i gestori (commissioni al 20%) e sottoscrittori.
2) Vedasi con quali guanti Monti, spietato con i contribuenti e i fornitori, tratta la Montepaschi, la banca fallita dei comunisti, che i comunisti alla Bersani hanno dissanguato. Il patron della Montepaschi, scelto dal PD, Mario Mussari, è l’evidente colpevole dell’orrendo pasticcio di arroganza e incompetenza. Ha rovinato la banca prima con l’acquisto di Antonveneta a prezzi demenziali. Poi ha preteso di capire di derivati, e ha provato a coprire con derivati il rischio-tassi del suo portafoglio titoli. Ha sbagliato tutto, ed il risultato è che dal suo portafoglio di titoli pubblici, che vale 25 miliardi, Montepaschi trae un rendimento di 65 milioni (lo 0,26%: sfido che poi hanno bisogno delle iniezioni di liquidità di Draghi. Ed anche con queste, riescono a fallire). Per questi suoi eccezionali risultati, i colleghi banchieri italiani, invece di cacciare Mussari e magari denunciarlo, lo hanno eletto a capo dell’ABI, la loro Confindustria. Si vede che sono peggio di lui, come competenza. Ebbene, oggi Montepaschi dovrebbe ricapitalizzarsi sul mercato; col risultato che gli attuali azionisti (o i comunisti) perderebbero il controllo. E cosa fa Monti? Di fatto stanzia aiuti di Stato (con qualche trucco per intorbidare le acque). (Bond, Monti bond - mps strozzata dai derivati chiede altri 500 mln € al governo, per un totale di 4 miliardi). Ma non ha ingannato Bruxelles, che per ora ha bocciato l’operazione; resta che Monti, il grande privatizzatore (dei tassisti), è il grande statalizzatore dei debiti dei banchieri incapaci e disonesti. In altre parole, noi paghiamo l’IMU moltiplicata anche per coprire le criminali scemenze del compagno Mussari. Quando Bersani andrà al potere, farà peggio. Sa che Monti ha lasciato un buco, anche per i calo del gettito IVA, dovuto alla recessione che Monti ha aggravato; ma ne accusa «l’evasione fiscale». Così recita il rapporto della «fondazione» Nuova Economia Nuova Società, creata da Bersani e da Vincenzo Visco. Dove si parla già di «manovra correttiva» necessaria quando al governo ci saranno loro.
3) Di questo individuo, lo EIR Alert n.49 ha scritto: «È la prima volta nei 318 anni di storia della Bank of England che un non-soggetto britannico si siede sulla poltrona di Threadneedle Street. Carney è governatore della banca centrale canadese e capo dell'International Financial Stability Board, quello che Giulio Tremonti ha chiamato “il cavallo di Troia della speculazione finanziaria”. Ma soprattutto Carney ha lavorato per tredici anni, dal 1990 al 2003, a Goldman Sachs dove, tra l'altro, ha rivestito l'incarico di capo della divisione “rischio paese”. Egli fu coinvolto nella crisi finanziaria russa del 1998, che fu esacerbata proprio perché Goldman Sachs consigliava la Russia mentre allo stesso tempo scommetteva contro la capacità del paese di pagare i debiti. La nomina di Carney sposta i rapporti di forza nelle istituzioni britanniche, in un momento in cui si decide pro o contro la separazione bancaria e la Bank of England sotto Mervyn King è stata fortemente a favore di una netta separazione alla Glass-Steagall. King si è opposto alla soluzione preferita dalla City di Londra, il cosiddetto Ringfencing raccomandato dalla Commissione Vickers e caldeggiato dal Premier Cameron e dal Cancelliere dello Scacchiere Osborne. Carney è stato scelto da Osborne dopo che il candidato naturale alla successione di King dall'interno della banca, Mark Tucker, è stato indebolito da una campagna stampa che ha addossato la responsabilità passiva dello scandalo Libor alla Bank of England e a Tucker personalmente. In una recente intervista a Euromoney Carney ha attaccato un altro funzionario della Bank of England, Andrew Haldane, perché questi si era pronunciato a favore di Glass-Steagall».


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