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L’ambasciata saudita: uscite dal Libano
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BEIRUT: L’ambasciata saudita della capitale libanese ha avvertito i suoi cittadini che si trovano in Libano di abbandonare il Paese prima possibile (1).
Lo ha fatto con SMS fatti giungere ai cellulari sauditi il giorno stesso in cui davanti alle coste libanesi è giunto l’incrociatore lanciamissili USS Cole accompagnato da altre due navi da guerra. Con la motivazione di «dimostrare l’appoggio americano alla stabilità regionale» (sic).

La monarchia saudita (sunnita) è sostenitrice del governo sunnita libanese di Fouad Siniora, bloccato da 15 mesi in un braccio di ferro politico con l’opposzione, formata da Hezbollah sciita e dai cristiani maroniti del generale Michel Aoun.
Ovviamente anche la Casa Bianca sostiene Siniora.
Ma sul piano politico questa politica intimidatoria delle cannoniere indebolisce Siniora all’interno.

Egli infatti ha anzitutto negato di aver richiesto l’intervento americano, e poi, con gli ambasciatori arabi, ha affermato che nessuna nave da guerra straniera è presente nelle acque territoriali libanesi.
Di fatto, aveva prima convocato Michele Sison, incaricato d’affari USA a Beirut, il quale aveva assicurato che la USS Cole restava «in acque internazionali» ed era stata portata là solo
«per garantire la stabilità regionale».

Il Pentagono, dal canto suo, ha rassicurato che la Cole «resta invisibile dalle coste libanesi».
Evidentemente la monarchia saudita la pensa diversamente, perché ha invitato i suoi sudditi (frequentatori entusiasti del Libano) a filarsela.

Secondo l’analista George Alam, gli incrociatori sono stati mandati per piegare l’opposizione libanese (Hezbollah-Aoun) e convincerla sotto minaccia ad eleggere un presidente, cosa che non si è potuta fare per sedici volte nel parlamento.
La prossima votazione sarà l’11 marzo.
Hezbollah ha commentato di «non essere spaventato» dall’intervento militare americano.

Il deputato Hassan Fadlallah, di Hezbollah, ha aggiunto che la prova di forza navale americana «dimostra che gli USA non sono riusciti a imporre la loro egemonia nella nostra regione».
Ma Nabib Berri, il portavoce del parlamento (che è sciita e allineato con Hezbollah-Aoun) ha collegato il dispiegamento della forza navale USA con i feroci attacchi israeliani in corso a Gaza. «Il bersaglio è Gaza. [Le navi sono qui] per consentire che avvenga quel che deve avvenire a Gaza, impedendo a chiunque di muoversi in aiuto ai palestinesi. E’ una vera minaccia, non solo una flessione di muscoli».
Nabib Berri ha aggiunto che la manovra navale ha inoltre lo scopo di distrarre dai «massacri commessi a Gaza».
Secondo il generale libanese (a riposo, ora analista strategico) Elias Hanna, lo spiegamento navale USA è parte di «una proiezione di forza nel quadro del più ampio conflitto regionale», con Iran e Siria alleate fra loro e di Hezbollah.

La USS Cole è la stessa nave che nel 2000 subì un misterioso attentato attribuito ad Al Qaeda mentre era alla fonda nel porto di Aden (Yemen): un canotto pneumatico si avvicinò sottobordo ed esplose, aprendo una falla sopra la linea di galleggiamento ed uccidendo 17 marinai americani.
Nel 1982, l’intromissione americana nel vespaio libanese si concluse con la morte, in un colossale attentato attribuito a Hezbollah, di 241 Marines stanziati nell’aeroporto internazionale di Beirut. Allora il presidente Ronald Reagan mandò navi da guerra a cannoneggiare le coste libanesi, colpendo specificamente gli abitati sciiti.

Intanto, informa il maggior quotidiano libanese Daily Star (2), gli israeliani si stanno addestrando - con intense manovre militari al confine libanese - per «la prossima battaglia nel Libano del sud» contro Hezbollah.
Presso il villaggio di Ghajar, occupato dalle troppe israeliane fin dal 1967 (la metà nord dell’abitato è libanese), si vedono carri armati Merkava praticare ripetutamente tattiche protettive: nel luglio 2006, quando Israele invase il Sud Libano con i suoi Merkava ritenuti invulnerabili, subì la perdita di un alto ancorchè imprecisato numero di questi carri.
Ora gli ufficiali dicono che le protezioni dei Merkava sono molto migliorate.



1) «Saudis urged to leave Lebanon», Al Jazeera, 1 marzo 2008.
2) «Israeli troops train for next battle in South Lebanon», The Daily Star, 1 marzo 2008.


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