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Punitivi e lavativi
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Sulla questione degli incidenti sul lavoro, il governo (è Prodi, c’è sempre Prodi) ci ha ricordato un buon motivo per votare - obtorto collo, turandosi il naso, con la morte nel cuore - per il Salame. Perché?

Perché la sinistra al governo ha deciso di approfittare delle morti sul lavoro per punire i «padroni» come classe, aggravando le pene, quadruplicando le multe. Arresti, detenzione: come dice Liberazione, la sinistra inadempiente che dei lavoratori si è infischiata fino ad ieri, ora vuole punire «gli omicidi sul lavoro»: come fossero volontari.

Le cause delle morti sul lavoro sono numerose e complesse, dalla mancanza di ispettori per il controllo allo scarso addestramento, dalla competizione sfrenata internazionale che ha ridotto le nostre aziende al lumicino fino alla malavoglia dei lavoratori di indossare le protezioni fisiche richieste, che impacciano; anzi, fino alla generale ignoranza tecnica diffusa in Italia, che fa sopravvalutare i rischi.

Molte di queste cause risalgono all’inadempienza della burocrazia pubblica, la Casta. In qualche senso, sono una conseguenza della situazione «culturale» (sub-culturale) dell’intero Paese. Ma la sinistra al governo ha identificato un solo responsabile: il datore di lavoro - spesso un ex-operaio nelle micro-imprese - e gli scatena contro i tipici strumenti della lotta di classe leninista: eliminarlo, incarcerarlo.

Il rigurgito punitivo è molto tipico, è tutto quel che resta del leninismo di questi «sinistri» miliardari, padroni di COOP rosse miliardarie ed esentasse, percettori di emolumenti scandalosi a spese del contribuente. E’ il loro modo, freudiano, di scaricarsi la coscienza. Soprattutto, è ideologia allo stato di sedimento.

Aumentare le punizioni, infatti, non diminuisce gli «omicidi sul lavoro» per il semplice fatto che l’incidente mortale deve essere già avvenuto, perché la punizione draconiana possa applicarsi. Molto più efficace sarebbe studiare metodi di prevenzione degli incidenti; ma alla sinistra non interessa la prevenzione; palesemente, le interessa punire la classe «nemica». E lo fa con una «legge».

Naturalmente è una grida manzoniana, segnale inequivocabile di incapacità di governo: già nel ‘600 spagnolo, per contenere le malefatte dei «bravi», si emanavano leggi punitive dei suddetti bravi sempre più feroci - aggravando le pene fino allo squartamento - e sempre più vuote di effetti.

La sinistra lo sa, lo sa benissimo. Sa che le aziende che aggrava di altre responsabilità e punizioni, le ha già aggravate di iper-tassazioni impossibili, di «adempimenti» burocratici che costringono a consumare in pratiche e sportelli centinaia di ore di lavoro per dipendente.

Che quei balzelli e corvèes hanno ridotto la società italiana che produce ad essere la meno produttiva e meno competitiva d’Europa. Lo sa, la sinistra, e lo fa apposta. Come ha detto l’industriale Calearo questo governo «è il più ostile all’impresa» della storia italiana (dopodichè Calearo si candida con quel governo, ma questa è faccenda italiota d’altro genere).

La sinistra vuole proprio distruggere l’imprenditoria. Vuole distruggerla come classe. La ritiene inutile alla società in generale. Ovviamente non lo è: una volta eliminata la piccola impresa, in Italia chi resta a pagare le tasse più esose del mondo? Trenitalia? Alitalia? La Casta?

Quelli, i soldi dall’erario li succhiano e consumano; solo imprenditori e lavoratori privati i soldi all’erario li danno. Per sentirsi accusare continuamente di evasione. Volete la controprova? Fate il confronto tra la grinta punitiva adottata contro i padroncini e gli artigiani, l’aggravio di pene e ammende minacciate contro di  loro, e la dolcezza che la sinistra usa contro i fancazzisti pubblici, i dipendenti del comune di Roma assenti paganti per 37 giorni l’anno, i dipendenti di tutti i Comuni e Province con assenze medie, per varie scuse, di 27 giorni l’anno.

A quelli, nessuna punizione: veglia sui tali fancazzistoi la sinistra, la proteggono i sindacati. Nemmeno i ladri colti sul fatto, i corrotti e i malversatori di Stato, sono licenziabili, figurarsi i semplici assenteisti, che fanno perdere al paese 4,2 milioni di giornate di stipendio l’anno.
Perché? Ma perché quella è la classe che la sinistra considera «sua». Non gli operai, ma i burocrati poppatori di denaro pubblico, quello è il blocco sociale della «sinistra», protetto, difeso e reso impunito dalla sinistra.

Nella lotta di classe, la sinistra sa bene da che parte stare: coi parassiti contro i produttori. Quelli devono essere salvati, quegli altri, strangolati, incarcerati, mandati in rovina e fuori dal mercato a forza di multe.

Le nuove «norme sulla sicurezza» di Prodi e Bersani - una grida manzoniana di 300 articoli - comminano l’arresto del «padrone» anche per errori materiali nella stesura del documento di valutazione dei rischi, che è stato reso ovviamente complicatissimo (e la cui compilazione richiede ore di lavoro, sottratte al lavoro produttivo).

Pensate che bene farà all’economia e alla società l’arresto di decine di piccolissimi imprenditori che, una volta arrestati, dovranno chiudere la micro-azienda che arranca, sola e indifesa, nella concorrenza globale. E senza le elusioni fiscali concesse alle colossali COOP rosso-Bersani.

Si arrestasse almeno qualche lavativo impiegato comunale: lì, i danni per l’economia sarebbero inesistenti, visto che gli impiegati locali sono una pletora che non serve a nulla, se non a costare annualmente 46 mila euro a testa e ad ostacolare chi lavora.

E’ per questo che dico: la sinistra ci ricorda che, alla fine fine, sarà meglio votare il Salame. Senza entusiasmo, anzi con schifo. Sappiamo già che non farà nulla: ma in confronto alla sinistra punitiva, espropriatrice e lavativa, il «far nulla» è una politica di governo migliore. Almeno, meno peggiore.

Almeno potremo sperare che, per aver allargato il bagno nella casa di nostra proprietà, non saremo perseguiti come criminali, e costretti a chiedere «sanatorie» da migliaia di euro: punizioni che la sinistra commina essenzialmente per dimostrarci che la proprietà (del bilocale) è condizionata dall’arbitrio del potere di classe, requisibile a volontà, soggetta a controlli perché violatrice della Volontà Generale.

Meglio, meglio il Salame.


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