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Adelphi della dissoluzione: il nuovo libro EFFEDIEFFE
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La EFFEDIEFFE edizioni, dopo la precoce scomparsa del suo fondatore, nel voler proseguire la battaglia culturale che l’ha contraddistinta per 30 anni, è onorata di poter ripartire subito da un titolo come «Gli Adelphi della dissoluzione», finalmente approdato presso i nostri tipi. Scritto agli inizi degli anni ’90, venne definito dalla critica «un libro propriamente inquietante e sconvolgente» e la corposa postfazione che chiude il saggio, che Blondet scrisse dopo l’uscita del libro per rispondere a tutte le accuse – ovviamente di «complottismo» – che gli piombarono addosso, ne dimostra tutta l’efficacia e la portata assoluta; il tempo ne ha solamente accentuato l’attualità.

In questo libro difatti, Blondet ricostruisce il tentativo – riaffiorante nei secoli – di dissolvere ciò che trattiene l’irrompere delle forze irrazionali, ciò che tiene ancora, e tuttora legato il figlio della perdizione. È difatti sul filo dell’anticristo che risalta il motivo conduttore di questa coraggiosa ricerca, rivelatrice delle oscure trame della dissoluzione che agiscono in seno alle radici stesse della cultura occidentale, anche attraverso il sacrificio umano. Seguendo queste tracce avrete modo di stabilire insospettabili ed occulte connessioni tra sesso, politica, storia, cultura e finanza; legami innaturali e a-temporali dai risvolti propriamente demoniaci. Un libro che non si può non leggere se si vuole capire – almeno per quel che è permesso a noi profani – a qual punto di lontananza da Dio siamo giunti: è l’emergere sempre più visibile di una lotta di potenze occulte, che vuole sfociare, sfogarsi nella «parusia» concreta del male.

Tutt’oggi, soprattutto e a maggior ragione per il periodo storico che stiamo affrontando, questo è un libro che si offre alla lettura ed alla rilettura continua, a cui invitiamo i nostri gentili lettori che vorranno continuare a sostenerci per garantire la sopravvivenza della nostra opera editoriale e le sue iniziative future.

Lorenzo de Vita
EFFEDIEFFE edizioni



Presentazione

In ogni tempo e sotto ogni latitudine, imperi d’ogni genere hanno costruito mura contro le tenebre esteriori: dal Vallo Adriano alla vittoria di Carlo Martello a Poitiers, fino allo sforzo per respingere i Turchi sotto Vienna solo tre secoli orsono, negli estremi momenti ogni impero — per quanto imperfetto — incarnò in sé un archetipo irresistibile: quello di un potere politico assistito da una luce metafisica, che difende un cosmo sacro.

Schmitt ravvisava «l’inconcepibile potenza politica del Cattolicesimo romano», capace di unire il massimo di presenza nella storia con il massimo di trascendenza. La legittimità ultima dello Stato si fonda non tanto nella sua adeguatezza a criteri formali (parlamentarismo, democrazia), ma nella sua capacità di «difendere e proteg­gere» la vita umana dal male, dal caos, in definitiva dalle forme che può assumere l’Anticristo. Per Schmitt, la po­litica cristiana non può che partire dalla nozione che la natura umana è ferita, «incline al male» a causa del pec­cato originale e, dunque, l’ordine politico ha lo scopo di fare da argine (katéchon) alla malvagità.

Non a caso, la tradi­zione cattolica ha sempre inteso la politica in modo nient’affatto secolarizzato: come un momento della lotta cosmica, apocalittica e metafisica contro «le Poten­ze» del Lato Oscuro. La storia, per la Chiesa, sareb­be una meta-storia. Che questa sia stata la visione della Chiesa fino al Concilio Vaticano II è indubbio.

La Chiesa erede del Romanum Imperium può parerci un’ingenuità medievale. Va almeno notato che in essa agisce una tradizione che è più antica dello stesso Cristianesimo. I leggendari imperatori primordiali della Cina ripararono, con «pietre dai cinque colori», un misterioso buco nel Cielo da cui minacciava d’irrompere l’informe caos. E molto si può ricavare dall’odio per Roma. Chi odia Roma, nega la possibilità di un ordine insieme giusto e forte, quello per cui, diceva san Paolo, Ce­sare «non invano porta la spada».

Ma ormai, in troppi punti il tessuto cristiano, usurato e calpestato, si sta strappando. E, da sotto, spuntano gli antichi dèi arcaici e spietati. Spiegare che cosa si muova in questa faccia oscu­ra è difficile anche solo da enunciare. Questo libro è, in qualche modo, il risultato di questa ricerca; seguire questo percorso ha significato per chi scrive e significherà per chi legge di imbattersi in personalità, circoli, storie che si situano tutti — sia caso, deliberata volontà o inclinazio­ne culturale — in una singolare faccia oscura, che si dovrebbe definire esoterica, della storia recente. Perché ho avuto modo di apprendere che qua e là nel mondo, oggi, in ambienti insospettabili, si opera in molti modi — dall’orgia allo «stupro metafisico», dalle trasgressioni della Mano Sinistra al sacrificio umano azteco — per giungere a trasformare la società umana nella «comunità della morte». Che si mani­polano con eccessiva competenza le larve anti-clas­siche dell’antichità pagana, per propiziare il suicidio nichilistico della ragione e dell’uomo.

Perché è nell’uomo interiore e nelle sue gerarchie — l’intelligenza, la volontà, il sentimento — che bisogna portare l’ultima sovversione. A questo scopo si suscitano le antiche divinità distrut­trici, incomparabilmente più arcaiche, e in certo senso più trascinanti di quella che fu la precedente epoca dei Lumi, qui superata. Ciò porrebbe anche il problema della «spontaneità» di certi eventi rivoluzionari, che sembrano piuttosto effetto di una deliberata preparazione, volta a creare un contagio psichico di massa, l’esito di un sapiente «lavoro» di suggestione degli stati d’animo colletti­vi di «alcuni» ben precisi circoli.

Preghiamo di tenere a mente la sorprendente asserzione secondo cui, in queste cerchie, il culto di Demetra e di Dio­niso sarebbe praticato ancora ai nostri tempi. Vi sono sfere oscure in cui l’eccitazione sensuale si giova dell’immondo, dell’aberrante, del cadaverico. Ambienti internazionali in cui potere, scienza economica e sodomia si intrecciano con britanni­ca eleganza, dove anche l’omosessualità è a suo modo una «qualificazione» che apre le porte di salotti altrimenti riservati. Nelle cerchie di chi sa e può, il laicismo marxista, inteso come «indifferenza» a Dio, è stato da tempo superato.

Così assistiamo, come fu per il gruppo del banchiere Mattioli, ad un fenomeno ben noto: quello che già nell’Illuminismo vide il culto della Dea Ragione mescolarsi alla passione per 1’«occulto». Quello per cui nella Massoneria il razionalismo convive, come con la sua ombra, con i rituali e i simboli esoterici; quello che unisce filantropismo e pulsioni libertine autodistruttive. La République trasse la sua forza dal rito di magia nera che fu la gratuita decapitazione di Luigi XVI.

Ma può esserci anche un’altra spiegazione. Forse, a sedurre certi potenti di questo mondo è la doppia faccia, che la gnosi guénoniana attribuisce al Re del Mondo. Anzi, la faccia di acceleratore della dissolu­zione del ciclo, di acceleratore della «fine dei tem­pi». È possibile che esseri umani possano consape­volmente mettersi al servizio di questo scopo?

È possibile. E que­sto insolito miscuglio di Marx e Guénon, di materia­lismo «scientifico» e di prove iniziatiche, dà una spiegazione per noi rivelatrice: perché «lo scopo al quale deve tendere la specie umana è la progressiva reintegrazione dei sessi fino a ottenere l’androginìa. L’essere evoluto tende alla bisessualità». E così via, confondendo e mescolando — in un caos inquietante — i motivi ebraici con quelli dionisiaci e shivaiti.

Shiva, Kali, Dioniso esistono: sono numina, forze che dormono nella psiche, nel sesso, nel corpo. Il loro silenzio secolare — mai completo, del resto — non inganni: come sapeva Plutarco, desinunt isti, non pereunt. Vanno risvegliati, e torneranno a com­piere stragi: l’Arcaico re­cuperato sarà lanciato alla dissoluzione della civiltà interiore.

È a questo scopo che in Italia, nel 1962, Luciano Foà fonda la Adelphi. E ben presto è tracciata la scia culturale, la via che conduce, dalla Ragione rivoluzionaria, a Dioniso e a Kali. Calasso, che proseguirà ben presto e con una coerenza che definiremmo abissale il ruolo del fondatore in Adelphi, condivide l’idea che oggi, «dissolto il sacrificio tutto il mondo torna ad essere, senza saperlo, un’immensa officina sacrificale». Alain Daniélou, l’iniziato tantrico, sostiene la stessa idea con agghiacciante serietà : «L’atto di uccidere è un atto responsabile che dev’essere compiuto come un rito [...]; è lo stesso per il sacrificio umano. Se vogliamo evitare guerre, cataclismi, ecatombi, dobbiamo offrire agli dèi delle vittime».

Calasso, come l’ultimo Zolla, privilegia una spiritualità di tipo sciamanico, ossessivo. «La pos­sessione è la base della conoscenza»: questo è uno dei suoi aforismi preferiti. È palesemente il mondo senza Cristo quello che Calasso evoca con tanto piacere. Un mondo feroce per l’uomo, senza una luce di riscatto; ma dipinto come la nostra autentica radice, quella a cui dovrem­mo tornare.

Ma in questo testo, non si parla solo di spiritismo o di occultismi e magie. Qui, si tenta anche di tracciare le traiettorie secondo cui queste cerchie, culturali e di potere finanziario, pratichino un’arte di governo: un’arte di governo «particolarissima», ma le cui manifestazioni sono «più frequenti di quanto si creda»: eventi mondiali del ventesimo secolo, che paiono impli­care straordinarie capacità mondiali di controllo degli stati d’animo collettivi, in vista di scopi anch’essi mondiali.

Il motivo del mio saggio fu proprio quello di voler creare nel lettore intelligente una presa di coscienza. Tener fermo il livello della coscienza desta è il solo vero antidoto contro le morbide atmosfere che vengono diffuse nella cultura; gli états d’esprit infetti trovano un argine nell’attenzione (e se c’è stato un ambiente in cui l’état d’esprit adelphiano ha più ampiamente agito, è stato quello che suol chiamarsi «cultura di destra»).

Ma non per questo, almeno qui, vogliamo parlare del complotto, il lettore è avvertito; qui è la teologia che ci interessa; la teologia degli avversari mo­derni intenti a perseguire l’opera di dissoluzione — un «Ordine delle Tenebre» votato ad accelerare la Disgregazione — e, in definitiva dunque, dell’Avversario permanente. Qui stiamo scandagliando il dominio di quelle potenze tenebrose che non a caso la tradizione chiama «potenze dell’aria»: dove «l’aria», mobile e fluttuante, è simbolo dei mutevoli stati psichici.

Forse vi­viamo davvero sull’orlo dei tempi ultimi. Sappiamo che cosa aspetta i credenti: la resistenza eroica al di là di ogni umana speranza, il martirio. La Chiesa lo sa: è scritto nella sua tradizione.

E fu allora che Cacciari lo disse. «Il Papa deve smettere di fare il katéchon!». Poi, come pentito, precisò: «Voglio dire che lei, come cattolico, sa come finirà. Verrà l’Anticristo e trionferà, ma sarà sconfitto».

La voce dal libro
di Maurizio Blondet




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