Ventisei euro di incassi l'anno per ogni dipendente: è da apocalisse il bilancio dei musei e dei siti archeologici calabresi. Sparare solo sulla Calabria, però, sarebbe ingiusto. Sono i conti del nostro intero patrimonio culturale a esser tragici: tutte le biglietterie statali italiane messe insieme hanno fatto introiti nel 2012 per un centinaio di milioni.
Il 25% in meno del Louvre da solo. Sgombriamo subito il campo da una polemica: statue e dipinti, fontane e ville rinascimentali non hanno come obiettivo principale fare soldi. Prima vengono la tutela e la condivisione del patrimonio che ci hanno lasciato i nostri avi. Ed è giusto che sia così. Non c’è museo al mondo che possa reggersi sui biglietti. E se anche funzionassero da noi come nei Paesi più civili le cose di contorno che aiutano a produrre denaro (dalle caffetterie ai Bookshop, dai parcheggi al merchandising) non sarebbero sufficienti.
Sia chiaro: è indecente che questi «optional» da noi siano trascurati. Ma in ogni caso anche là dove funzionano c’è comunque bisogno che le casse pubbliche (sapendo che poi gli investimenti rientrano generando ricchezza con tutto l’indotto intorno, dagli hotel ai caffè, dagli Internet point ai b&b) si facciano carico di una parte delle spese.
Ma un conto è che lo Stato, le Regioni, i Comuni ci rimettano il 30%, un altro che ci perdano il 95%. E vista la nostra situazione finanziaria è stupefacente che il tema non venga preso di petto come la sua gravità obbligherebbe.
Per cominciare, occorrerebbe far chiarezza nel caos anarcoide e incontrollabile degli ingressi liberi. Non è una questione di Nord e di Sud, dicono i dati ministeriali. È accettabile che entrino gratis uno su due dei visitatori dei musei in Campania e nove su dieci (1.347.316 contro 140.876) in Friuli-Venezia Giulia?
«Noi tutti prendiamo più sul serio ciò che costa che non ciò che è gratuito», ha scritto Luciano De Crescenzo. Ed è assolutamente vero. In questo caso amaggior ragione perché comunque i costi dei custodi, del riscaldamento, della luce elettrica di ogni museo ricadono sulle spalle dei cittadini che devono sostenere il sistema con le loro tasse. Ma se diamo per scontato che sia interesse della società lasciar entrare gratis tutti gli studenti fino ai 25 anni o gli anziani (lo fanno anche il Louvre e tantissimi musei economicamente sani), una regola generale deve comunque esserci.
La sproporzione tra quanti pagano il ticket in Calabria (uno ogni 18) o in Puglia (uno ogni tre) non ha senso. Come non hanno senso i paragoni fra le regioni del Nord, al di là del caso friulano: perché dovrebbero acquistare il biglietto il 67% dei turisti nei musei veneti e solo il 40% in quelli piemontesi e meno del 35% in quelli liguri? La media nazionale, del resto, è illuminante: per vedere i nostri tesori, i visitatori costretti ad aprire il portafogli sono solo 16 milioni su 36 e mezzo: venti entrano gratis.
Per carità, uno Stato serio potrebbe farne una scelta strategica: a Las Vegas mangiare e dormire costa molto meno che nel resto dell’America perché gli albergatori sanno che i clienti lasceranno giù un mucchio di dollari ai tavoli di poker e alle slot-machine. E così si regolano da anni con i musei nazionali, come ricorda Il Giornale dell’arte, i britannici.
È una questione di scelte: offri musei e siti archeologici e palazzi nobiliari gratis o quasi per attirare turisti sapendo che spenderanno poi nelle trattorie, nelle paninoteche, nelle locande, nelle botteghe. Il guaio è che nel nostro caso l’impressione netta è che a decidere sia la sciatteria, l’improvvisazione, la confusione totale. Senza un minimo di progetto. Di visione strategica. La stessa raccolta di dati è un casino. All’Ufficio statistica del ministero, per quanta buona volontà ci mettano, possono rastrellare i numeri di quasi tutto il Paese compresi il Friuli e la Sardegna, che sono Regioni autonome. Ma se chiedete loro quelli della Sicilia, della Val d’Aosta o del Trentino-Alto Adige, come abbiamo controllato ieri, vi risponderanno: «Non ne abbiamo la più pallida idea». Se il ministro vuole avere un quadro complessivo deve farselo comporre dalla segreteria, costretta a chiamare una ad una le repubblichine indipendenti. Cosa c’entrano, queste gelosie, con l’autonomia?
Quasi tre mesi e mezzo dopo l’inizio del 2013, la Regione Sicilia non è ancora in grado di dire com’è andato il 2012. L’unico dato: nel primo semestre rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente gli incassi sono calati del 7,6%, i visitatori paganti del 10,6%. Quanto al 2011, spiccano dolorosamente i 400 turisti paganti (poco più di uno al giorno) all’Area archeologica di Megara Hyblaea, bella ma soffocata dalle pestilenziali vicine aree industriali. O il Museo archeologico Ibleo di Ragusa: 1,4 visitatori al giorno. Per non dire del museo archeologico di Marianopoli: due alla settimana. Per un incasso, se si tratta di adulti senza riduzioni, di un totale di quattro euro. Sedici al mese, 192 l’anno. Il sito di Ravanusa non è più in elenco: forse a causa delle perplessità sollevate dalla scoperta che nel 2009, a fronte di 340.000 euro di spese per gli stipendi dei dieci custodi e la manutenzione, aveva avuto nell’intero anno un solo visitatore. Uno.
Come si può, davanti a questi numeri impressionanti, invocare l’intangibilità assoluta dello status quo e l’inamovibilità degli addetti che non si possono spostare da un sito archeologico all’altro, da un museo all’altro? Anche ammesso che lo Stato (dovremmo scoprire giacimenti di diamanti sui Nebrodi o in Valsugana...) potesse farsi carico di tutto, è accettabile che lo Stato copra gli stipendi annuali dei dipendenti del ministero dei Beni culturali recuperando dagli introiti per ogni addetto 9.251 euro in Toscana, 4.487 in Lombardia, 6.896 in Campania, 250 in Liguria e 56 in Molise?
Per non dire, appunto, della sventurata Calabria dove gli incassi totali sono precipitati a 24.823 euro («numeri da chioschetto », ha scritto il Quotidiano della Calabria) e parallelamente, come raccontavamo l’altro giorno, i costi per il restauro del Museo archeologico si sono triplicati in tre anni salendo a 33.010.835 euro. Vale a dire che, con gli incassi di oggi, il recupero avverrebbe in 1.329 anni. Meno male che prima o poi, nonostante i ritardi, torneranno al loro posto i Bronzi di Riace. E il sole, finalmente, farà capolino anche sugli incassi reggini...
Gian Antonio Stella
Fonte > Corriere.it
Commenti
grazie del commeno. Ha ragione: i sovrintendenti sono un'altra casta da fucilare per il bene dell'Italia.
Sig. Blondet, ricordo benissimo il Suo scritto, trattato sullo stesso argomento "La dittatura dei cafoni". Entrambi mi hanno fatto salire il sangue alla testa. Ricordo perfettamente anche un passaggio in cui Lei proponeva, provocatoriamen te, di lasciare Pompei alla criminalità organizzata italo-americana, la quale almeno ha costruito LasVegas... Purtroppo, è inutile sperare che "forze fresche e giovani" possano mettere mano all'organizzazione di questi musei. L'unica è sperare che qualche grossa multinazionale possa "mettere becco" nell'organizzazione, a seguito di qualche processo di privatizzazione o altro; non si ricaverà 100 come se si facesse tutto da soli, magari 70 o 65, fosse anche 50 o 40, ma almeno certe scene e certi numeri da fine della civiltà non li vedremo. Cessi chiusi "perché così spendono un € per la cocacola", sciatteria, degrado... ma appaltiamo tutto a IKEA o altri marchi, che almeno nei loro negozi creano spazi dedicati alle famiglie in dolce attesa (mentre noi ci teniamo stretti quelli che pontificano sulla denatalità e sono single a 40 anni, e magari votano per chi protegge i farmacisti, così i pannolini costano il triplo che in Austria...).
Veramente, non vedo altre soluzioni fattibili nel breve tempo, purtroppo... una "Rivoluzione Culturale" qui non l'avremo mai. Onestamente, la Triennale di Milano è gestita perfettamente, Brera è da fucilazione immediata per tutti i dirigenti presenti e passati. Vorrei tanto visitare Pompei, un giorno; ma ammetto che ho schifo e paura, non ci metterò piede fino a quando non cambierà qualcosa. Probabilmente mai, quindi.
LA GRANDE TRUFFA!
IO PREFERISCO I PICCIOLI!
SARO VENALE MA SINCERO!
VI SIETE MAI CHIESTI PERCHE DICONO CHE I DEPOSITI SONO PIENI DI OPERE D'ARTE E NON HANNO LO SPAZIO PER ESPORLI?
URGE UN CENSIMENTO DETTAGLIATO!
Nulla di tutto questo. Erbacce, rifiuti, disordine, informazioni scrostate, cartelli assenti o rotti, quando c'erano, ma spesso assenti rispetto alla guida cartacea che avevamo.
Incavolato come una iena rabbiosa dico a mia moglie che non è possibile camminare tra merde varie e cartacce e ce ne usciamo. Incontro alcuni custodi e scarico su questi tutto l'astio accumulato nel piccolo giro turistico.
Non dipoende da noi, fu la loro risposta. Sicuri, risposi! Se continuate a fregarvene di quello che è il vostro piatto di ceci domani non avrete nemmeno quello. Fate attenzione, perché a mungere la vacca a lungo, qualche calcio vi arriva in faccia e perdete latte e secchio. Mi guardarono inebetiti
Dopo qualche tempo capi il motivo delle loro meraviglie alle mie parole. Loro sono impiegati statali (inamovibili come i loro capi) e perché mai dovrebbero rompersi la testa fare cose che non porta loro nessun guadagno? I "resti" sono lì, chi li vuole vedere se li vede e bona notte! Queste le parole di uno dei custodi. E poi, aggiunsero, non dipende mica da noi, è Firenze che ci sottrae risorse. Se avessimo i soldi che vengono dirottati a Firenze staremmo meglio!
Chiesi loro, meglio voi o meglio per gli scavi?
Silenzio...
Orbene, niente meno che l'attuale sindaco della storica città di Monza!
Il sindaco di monza, tale Scannagatti?
Ebbene sì, come documentato nell'ultima edizione del mensiletto "la tua Monza", anno XI numero 2, Maggio 2013, a pagina 5, intitolato "Expo 2015 - la nostra grande opportunità", particolarmente ove il suddetto mister, riferendosi alla decisione di scegliere e organizzare(?) la Villa Reale quale sede permanente internazionale degli eventi Expo 2015, il sopracitato mister appunto afferma:
Ma come?
Senza la benché minima citazione, concessa appunto dal citato mister, alle decisive iniziative prese a tal scopo da Roberto Maroni, neo Governatore della Regione Lombardia?
Ma come mai, Maroni non rappresnta forse una "realtà istituzionale"?
Capperi e ostregazze!
Bisognerebbe anche ricordare che, se fosse dipeso dai coraggiosi e arguti cittadini di Monza, classe Scanagatti, la Villa Reale del Piermarini sarebbe stata destinata a divenire una preziosa isola di benessere, con piscine e sale di massaggi, in stile gran bordello, già alla fine del 2008 ...
Allorquando un altro residente monzese, scandalizzato da questa, che era una quasi imminente e definitiva decisione, nel settembre 2008 scrisse un provocatorio memorandum agli amministratori comunali di allora, con copia anche a taluni importanti politici nazionali, suggerendo ben altre finalità e potenzialità appunto per la Villa.
Memorandum che condusse ad un incredibile danno collaterale: il centro di bordellesco benessere non fu perseguito, anzi fu definitivamente abbandonato!
In breve tempo (qualche settimana, alcuni giorni dopo?), giunsero a visitare la Villa alcuni importantissimi personaggi governativi di allora, Bondi in primis, seguito poi persino da Tremonti e da Umberto Bossi e dal Silvio Berluscav.
Forse ignoravano persino l'esistenza della Villa Reale!
Oggi, l'attuale sindaco monzese conclude il suo editoriale con questa nobile esortazione:
Ottima idea: ad esempio, il sindaco potrebbe chiedere al governatore Maroni un finanziamento ad-hoc per la costruzione di un nuovo monumento, da innalzare proprio nel cortile della Villa, raffigurante lo stesso Scanagatti, nominandolo quale vero nonché originale architetto, al posto del Piermarini.
Un "qualcosa di positivo" per il turismo locale, nazionale e mondiale, che potrebbe magari incoraggiare visitatori austriaci, anche di non asburgica discendenza!
Forza munscies!
1) Questa è la più bella notizia delle ultime settimane e corona in parte quella mole di lavoro che ABBIAMO svolto per valorizzare il nostro territorio e soprattutto i nostri gioielli, a cominciare appunto dalla Villa e dal ricco patrimonio storico artistico cittadino e brianzolo. Lavoro che ha cominciato a concretizzarsi nel protocollo sottoscritto nel dicembre scorso con la società che sta organizzando Expo 2015 e che subito dopo abbiamo condiviso con TUTTE le realtà istituzionali, produttive e sociali del territorio.
2) Come amministrazione continueremo a promuovere occasioni che permettano a chi lo voglia di fare qualcosa di positivo per la nostra città
OK?
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