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Sul pizzino del segretario le grandi manovre sulle nomine
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Un giorno gli storici saranno grati all’imprudenza di Guglielmo Epifani. Uscito dal pub di riferimento di Pier Luigi Bersani, dove ha chiesto lumi al predecessore, il segretario del Pd si è tenuto in mano il foglietto con gli appunti. Offrendo così ai fotografi uno squarcio di realtà migliore dello streaming: con l’imminente tornata di nomine pubbliche ci sarà un terremoto. Subito il vicepresidente del Senato Maurizio Gasparri ha fulminato Epifani come “aspirante lottizzatore”, ma il suo commento ha rivelato che la posto in gioco non è l’etica ma l’equa spartizione. “C’è un problema di equilibrio politico e di trasparenza”, ha chiarito l’esponente del Pdl. Come dire che si lottizza tutti insieme.

Le vie della spartizione sono sempre state trasversali. Ma stavolta la regola classica (“chi vince fa le nomine ma lascia all’opposizione gli strapuntini”) è superata dalla filosofia delle larghe intese. I manager di area non sono più sicuri di niente.

PRIMA sapevano in quale anticamera accamparsi in attesa della benedizione. Adesso siamo alle nomine bipartisan, su cui non a caso si lavora a palazzo Chigi, sotto la regia bicefala del premier Enrico Letta e del suo vice Angelino Alfano. Ed ecco che Epifani e Bersani sorseggiano la birra facendo i conti con il nuovo scenario. Bersani spiega, Epifani prende appunti. Scrive “scelte radicali”. È il primo comandamento di Letta-Alfano, e del ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni al quale appartiene il potere di nomina: voltare pagina rispetto all’immobilismo del governo Monti che ha lasciato marcire per oltre un anno il problema Finmeccanica. Scade il 14 giugno il vertice della Sace, potente società che sostiene con le sue polizze le esportazioni. Il 29 tocca alle Fs. Il 4 luglio alla Finmeccanica. “Scelte radicali” significa che un governo che soffre di essere considerato debole potrebbe volersi riscattare con nomine tutte nuove. L’ampia maggioranza parlamentare consente, almeno in teoria, di concordare una sorta di disarmo bilanciato, in cui nessuno dei manager uscenti potrebbe più contare sugli antichi appoggi, e potrebbe anzi lasciare il posto al risultato di nuovi equilibri. Nelle larghe intese torna la spartizione modello Prima Repubblica: i miei (Pd), i tuoi (Pdl), i suoi (Scelta civica) e i bravi. Il governo Letta-Alfano, quando varerà il “comitato nomine” per garantire trasparenza e meritocrazia, dovrà indicare quante poltrone toccheranno a ciascuna delle quattro categorie.

Chi trema più di tutti è il numero uno di Finmeccanica Alessandro Pansa, omonimo del nuovo capo della Polizia. È stato nominato lo scorso febbraio dopo l’arresto di Giuseppe Orsi. Nel foglietto di Epifani c’è il nome di Giuseppe Zampini, attualmente al vertice di Ansaldo Energia. Stava per farcela nel 2010, ma all’ultimo momento la Lega impose a Giulio Tremonti il nome di Orsi. Zampini non è uomo di sinistra, ma gode della stima del Pd oltre che di uomini chiave del centro-destra come Letta Gianni. Bersani pensa che sia la persona giusta per rimettere in carreggiata Finmeccanica, anche a costo di vederlo messo “in quota Pd”, cosicché il Pdl rivendichi l’indicazione di poltrona equipollente.

Epifani scrive anche “Cdp”, che sta per Cassa Depositi e Prestiti. Strano, perché il consiglio è stato rinnovato lo scorso 17 aprile. Ma è anche vero che l’ex ministro dell’Economia Vittorio Grilli ha inserito nel vertice solo funzionari del ministero, pronti a lasciare il passo a indicazioni più “politiche” del nuovo governo. Qualcuno ipotizza addirittura un azzera-mento di tutto il consiglio, che potrebbe mettere in discussione la presidenza di Franco Bassanini, poco amato dal Pd. Non è detto però, e infatti Epifani annota uno sgorbio che potrebbe essere letto “freschi”, cioè appena nominati (il segretario del Pd non ha però fornito una decrittazione dei suoi appunti).

INFINE la Sogin, la società per lo smantellamento delle centrali nucleari spente nel 1987 dopo il primo referendum. Il vertice è scaduto. Epifani appunta: “Cambiamento / Mino-poli”. Umberto Minopoli è legato a Bersani del quale è stato consigliere economico al ministero dell’Industria. Ma è anche un manager esperto, direttore commerciale di Ansaldo Nucleare di cui è da poche settimane presidente. Non sappiamo se Bersani lo ha consigliato per la guida della Sogin o solo come un competente a cui chiedere un’indicazione. Perché poi ai politici toccherebbe anche il compito di trovare quelli bravi da nominare.

Giorgio Meletti

Fonte >  Il Fatto Quotidiano | 08/06/2013

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