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Il trucco della sterilizzazione monetaria
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L’ultima settimana la BCE ha acquistato 1.384 miliardi di euro di Buoni del Tesoro di Stati sovrani (irlandesi, si crede) sostituendosi ai mercati che apparentemente si sono astenuti, anche se l’Irlanda paga il 6% sul decennale: le aste non sono andate deserte, c’è un compratore, evviva! Il famoso compratore di unica istanza.

Si noti che la settimana precedente la BCE aveva acquistato titoli di debito sovrani per un decimo soltanto, 134 milioni. Contestualmente, la BCE ha annunciato che, come al solito, drenerà liquidità, stavolta 63 miliardi di euro anzichè il 61 della settimana scorsa. Come? Offrendo alle banche depositi a termine con scadenza settimanale, per ora a un tasso irrisorio (0,40%). Quindi Trichet mostra che non stampa carta moneta, non crea inflazione.

L’effetto su famiglie e imprese con mutui a tasso variabile è questo: che il tasso euribor sale per adattarsi alla maggior dimensione dell’asta di sterilizzazione effettuata ogni settimana dalla BCE. Il salvataggio dell’Irlanda già costa uno 0,06% in più sui prestiti e mutui a tutti gli europei. D’accordo, bisogna fare così, meglio che gli effetti di un’asta sovrana che va deserta. Ma quanto serve la sterlizzazione?

Cito qui un articolo di Guido Tabellini apparso su 24 Ore a proposito di questo supposto drenaggio di liquidità:

«Peccato però che la stessa BCE, a seguito delle misure eccezionali prese dopo il fallimento di Lehman e tuttora in vigore, continui a offrire liquidità in quantità illimitata alle banche che partecipano alle aste settimanali. In altre parole: oggi la liquidità in circolazione è determinata dalla domanda delle banche, non è fissata dalla BCE».

Non oggi, ma da sempre da quando esiste la moneta ex-nihilo: sono le banche a creare moneta indebitando il prossimo (e lucrano gli interessi su tutta la moneta che creano dal nulla). Se, come oggi, le banche esitano a indebitare, o i consumatori non s’indebitano più, la liquidità decresce, ed è la deflazione. Ma torniamo a Tabellini:

«L’acquisto di titoli di Stato sul mercato secondario cambia la composizione del bilancio della BCE, ma non influisce sulla sua dimensione e quindi non altera la quantità di moneta in circolazione. Per cui non c’è nessun bisogno di sterilizzare alcunché. La sterilizzazione annunciata e attuata dalla BCE, cioè, ha solo un effetto simbolico, non di sostanza. Ma è un simbolo di che cosa? Dell’impegno contro l’inflazione, oppure delle divisioni interne alla BCE? (...) Oggi la preoccupazione non è l’eccesso di creazione di moneta (che è appunto determinata endogenamente dal sistema bancario) quanto il timore che la BCE possa riempire il suo bilancio di titoli che non saranno interamente ripagati. La sterilizzazione non fa nulla per rispondere a questa preoccupazione».

Insomma, la sterilizzazione è un’apparenza, un trucco della BCE per far vedere che non genera inflazione. La quale però non dipende da lei. Per ora c’è deflazione. Ma il fatto è che nel mondo è in corso una guerra delle valute, dove i vari Paesi gareggiano nella svalutazione competitiva della loro moneta; anzitutto gli USA, poi il Giappone (con poco successo) Cina, Perù... Tutti cercano a gara di rendere competitive le loro esportazioni. Chi emette moneta di riserva (USA) lo fa con l’espansione monetaria, chi no (Cina e Giappone) con interventi per deprimere il valore delle loro divise. Perchè tutti sperano di uscire dalla crisi esportando di più, dato che la domanda interna resta paralitica. In questo mondo teorico, tutti dovrebbero esportare, e nessuno importare.

E’ una teoria già praticata dopo la crisi del ‘29, e portò alla rovina generale. Eccezione, l’euro – ossia la Germania. L’euro è sopravvalutato sul dollaro del 40%, e tuttavia la Germania spera di continuare ad esportare, ingiungendo simultaneamente austerità ai suoi clienti europei. Tanti auguri.

La svalutazione competitiva preconizza, anch’essa, deflazione tipo anni ‘30. Ma in questo quadro, mentre gli USA caricano la molla dell’inflazione stampando dollari, e ciò benche sia ormai provato che l’espansione monetaria non sta riportando in vita l’economia reale americana.

La gara alla svalutazione che ha innescato la FED, temo, porterà a un disordine monetario generalizzato, in fondo al quale s’intravvede una volatilizzazione delle monete per debasement, come dicono gli americani: parola in cui sono congiunti i concetti di degradazione e profanazione. Succederà quando la gara alla svalutazione provocherà l’esportazione non più di beni, ma di capitali verso i Paesi emergenti. Alla ricerca di rendimenti che non trovano più in Occidente a causa dei bassi tassi d’interesse, i capitali inondano i Paesi emergenti (il Brasile è già in pericolo; la Cina no perchè blocca i capitali esteri per atto politico). Destabilizzando le loro economie, non da ultimo facendo apprezzare le loro valute, ma anche offrendo capitali di cui i Paesi esportatori non hanno bisogno in questa fase di consumi calanti occidentali, quindi provocando bolle. Una volta quelle economie sane destabilizzate, ridotta la produzione di beni reali, fabbriche chiuse, ci saranno in giro fiumi di dollari a caccia di beni scarsi.

L’euro forte non ci salverà, anzi la tensione della forbice tra i titoli di debito pubblico dei vari Stati è un indice di futura rottura, come dice Stiglitz. A quel punto, temo qualcosa come una iperinflazione da marasma, una indescrivibile situazione in cui chi ha beni reali fisici non accetta nessuna moneta ex nihilo, se non oro, argento o materie prime.

Spero solo di sbagliarmi.



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