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Il NCD e la sua piazza di cartapesta
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Family Act Day e divorzio-click

Sabato prossimo 15 novembre si svolgerà a Roma una manifestazione che, nei titoli, dovrebbe interessare tutti quanti abbiano a cuore la famiglia. Ad organizzare l’evento è il Nuovo Centrodestra, cioè il residuale partito scissionista del fu-PDL. L’anno passato, al momento della separazione, c’è chi disse che essa fu disposta dal Cardinal Ruini e dalla sempre più confusa compagine CEI.

Sarà per questo che, da quando ha visto la luce, il mini-partito non fa altro che parlare di un «nuovo Family Day», il mega-raduno del maggio 2007 che, con immane dispiegamento di forze, sulla carta mirava a bloccare l’iniziativa rosybindiana delle unioni civili – i DICO – in seno al governo Prodi. Non si può non notare al proposito che, quando nuovi soggetti percepiti addirittura come estremisti quali le Sentinelle in Piedi affermano di non essere contrari alle unioni omosessuali ma solo ai matrimoni, quel palco appare oggi pura preistoria.

Eugenia Roccella
  Eugenia Roccella
La presentatrice del Family Day fu, come noto, Eugenia Roccella. L’onorevole Roccella allora non sedeva ancora in Parlamento, ma vi sarebbe entrata l’anno successivo con il ruolo evidente di ufficiale di collegamento tra il berlusconismo e la CEI. Va ricordato ancora una volta chi è Eugenia Roccella: ex-radicale (suo padre fu fondatore del Partito Radicale con Pannella), pioniera del femminismo italiano, autrice di libri per organizzare aborti domestici e membro di comitati che li eseguivano, la deputata ha recentemente fatto parte di quella XII Commissione Affari sociali che ha impegnato il Governo a diffondere la pillola RU486 su tutto il territorio nazionale. Non si è facile dunque comprendere per quale insondabile logica della mente vescovile la signora sia divenuta la cinghia di trasmissione nemmeno tanto occulta tra i Vescovi e la politica. La sua difesa della «194 buona legge» pare non turbare affatto i prelati; forse anzi non è azzardato ipotizzare siano proprio loro a dettare questa linea di compromesso con le stragi di stato.

Sarà per i bei ricordi evocati da quell’evento oceanico, che ciclicamente scatta questa voglia matta di un nuovo Family Day. Una voglia dichiarata compulsivamente, per esempio, agli appuntamenti della Manif Italia, pure poco frequentati a differenza di altre manifestazioni di incontestabile successo come la Marcia Nazionale per la Vita. Sicuramente per questo i geniali tessitori di trame neodemocristiane hanno partorito il collegamento onomastico: ed ecco a voi il Family Act.

«Il 15 novembre chiameremo a Roma, in piazza, tutti coloro che credono nella famiglia e nella vita e ritengono che la famiglia possa dare un futuro e una speranza al nostro Paese» ha dichiarato Gaetano Quagliariello, l’ex-segretario del Partito Radicale ora coordinatore nazionale del NCD.

Gaetano Quagliariello
  Gaetano Quagliariello
Preme qui segnalare un piccolo recente dettaglio: dopo la solita resistenza di facciata con bellicose dichiarazioni ai media, il NCD ha dato il suo contributo al voto di fiducia per il divorzio breve. Ecco la famiglia che dà «futuro» e «speranza» al nostro Paese secondo Quagliariello e compagnia: una famiglia fondata su un’unione matrimoniale frantumabile in un istante, per la gioia dei grandi e soprattutto dei piccini.

Non c’è di che stupirsi, viene da pensare a chi conosce i meccanismi psico-politici caratteristici dell’anima democristiana da mezzo secolo a questa parte: a legalizzare il divorzio fu proprio la DC con il veneto Mariano Rumor. Nulla di nuovo sotto il sole ora che i suoi nipotini, pure illegittimi (tutti ex radicali, ex socialisti, ex liberali, ex missini), si lasciano andare – bisogna pur adattarsi ai tempi frenetici della telematica – al divorzio-click.

E, restando nella regione di Rumor, si può aggiungere un’ulteriore noterella politica: si dice che alle prossime elezioni regionali il NCD finirà per sostenere contro il governatore leghista uscente Zaia, proprio la candidatura dell’inventrice del divorzio breve, la soubrette PD Alessandra Moretti, la quale – si maligna in giro – si sarebbe buttata anima e corpo in questo progetto di legge proprio perché ha un divorzio in corso. Non è che non se la cerchi la parlamentare, la quale si fa fotografare in riva al mare mentre bacia un ambiguo presentatore TV che non risulta esserle marito. «Non esiste più la famiglia tradizionale, si sta insieme per amore o per pagare le bollette» ha dichiarato del resto di recente ad un giornale locale con inusitata profondità di pensiero l’onorevole Moretti.

Per inciso, forse l’accoppiata tra NCD episcopale/ultradivorzista e deputata fotogenica non è davvero così improbabile. In una intervista a Panorama, la Moretti ha avuto modo di spiegare come «Papa Francesco appoggerebbe una norma di questo tipo». Basterebbe che glielo facessero incontrare: «Se potessi spiegargli le mie regioni, il Papa capirebbe».

Questo è livello del Cattolicesimo politico oggi. Lo è forse perché questo è il livello del Cattolicesimo tout court, che al Sinodo in effetti ha posto la questione della Eucarestia-click.

Il grottesco balletto neodemocristiano


Al di là del dato politico e religioso, è stato grottesco il balletto dei vari soggetti para-cattolici intorno all’evento in calendario. A fine ottobre comincia a girare una e-mail proveniente dal blog Libertà&Persona che invita alla partecipazione dell’evento NCD.

«Vi chiediamo di contribuire al successo della manifestazione, per lanciare un messaggio ai media, alla politica, a tutti… Consapevoli che, se chi fa in parlamento certe battaglie, molto impopolari, non viene appoggiato dal popolo per la famiglia, prima o poi si stancherà di farle in solitudine, o verrà comunque ridotto al silenzio dalla maggioranza». Segue questua di danari da versare ad un conto bancario sudtirolese per «far conoscere la manifestazione».

Si legge e si rilegge, si torna a leggere, ma è proprio così: se non si va a manifestare a Roma, i politici si stancheranno di sostenere certi valori. I parlamentari non sono lì per servire gli elettori che pagano loro un lauto stipendio, né per servire – non sia mai – i princìpi morali su cui si regge una società sana e funzionale. No, saremmo noi a dover servire loro andando a fare le comparse a certe piazzate improvvisate, e ivi ballare a comando la musica che prescelta dagli eletti. Altrimenti c’è il rischio si stanchino di noi e degli ideali per cui in teoria sono stati votati.

Questo «ragionamento», spudoratamente simil-ricattatorio, si commenta da sé.

Compare poi un ulteriore invito, mandato online sulla Nuova Bussola Quotidiana, probabilmente farina del sacco dello stesso autore. «Il NCD, con la sua coraggiosa iniziativa del 15 novembre, offre a chi ancora vuole credere in una politica attenta ai valori, un’opportunità imperdibile» dice l’autore, che nota come manchi ad oggi «qualsiasi soggetto capace di un’organizzazione seria, unitaria e capillare -, 20 o 30 mila persone». Come se la Marcia Nazionale per la Vita, quella «per la vita, senza compromessi», non avesse più volte portato in piazza 40.000 partecipanti…

Ma quale Popolo della Vita: è ad un manipolo di eroi come «Eugenia Roccella, Carlo Giovanardi, Maurizio Sacconi, Alessandro Pagano, Raffaele Calabrò, Gaetano Quagliariello, Laura Bianconi, Stefano De Lillo, Roberta Angelilli, Massimiliano Salini» che – ne siamo informati ora – dobbiamo «la difesa di Eluana Englaro,(...); la difesa dell’obiezione di coscienza (...); il blocco della legge Scalfarotto (...); il ritiro dei libretti dell’Unar dalle scuole italiane; il tentativo di arginare le aperture imposte dalla Corte Costituzionale su liberalizzazione della droga e dell’eterologa; una qualche sensibilizzazione sul tema dell’utero in affitto; l’opposizione al divorzio breve».

Certo, l’opposizione del divorzio breve, come no. Ma è quando il volenteroso promotore del NCD ricorda «l’opposizione alla RU 486 (a cui si è impedito, per ora, di finire in day hospital e in farmacia)» che bisogna rizzare le antenne. Attenzione, non si dice che la kill-pill non è stata fatta arrivare negli ospedali (cosa perfino auspicata dalla Commissione Parlamentare vicepresieduta dall’on.Roccella): si parla di «day hospital e farmacie», perché – questa è la linea che terranno se qualcuno mai li mettesse con le spalle al muro – negli ospedali bisognava per forza farle arrivare (in tutti, anche nelle regioni dove non c’era..) come compromesso (il famoso «male minore») per evitare che la pillola della morte si banalizzasse nei day hospital, cosa che peraltro già avviene: la donna assume la pillola, firma un documento e se ne va a casa, dove abortirà il suo bambino nel WC domestico.

Perdita della Bussola


L’acrobazia pare qui di grado massimo, tanto che di seguito replica perfino il direttore della Bussola Riccardo Cascioli, il quale scrive che non «possiamo dimenticare che il NCD fa parte di un Governo che ha finora marciato spedito nel colpire vita e famiglia (...) Sarà anche vero che senza la presenza mitigatrice del NCD sarebbe anche peggio, non lo discuto, ma ci sono anche dei limiti che sono invalicabili. Ed è qui credo che abbiamo il diritto di chiedere chiarezza ai vertici di questo partito».

Cascioli prova a fare il muso duro, ponendo l’eterno dilemma democristiano – etica o posto al Governo? – che nel 1978 ci costò, confessò senza pudore Andreotti, la legge sull’aborto volontario, firmata (unico caso al mondo) da ministri democristiani timorosi di una possibile caduta del Governo. Fin qui la Bussola, pure con i guanti bianchi che si addicono a chi svolge un lavoro delicato, dimostra di volere tenere la posizione.

Forse perché, da lì a poco, uno stakeholder importante del sito, cioè Alleanza Cattolica, lancerà per penna del suo reggente nazionale Massimo Introvigne l’idea di un nuovo partito – il «Partito della Famiglia» – che agglutini quello che rimane della destra dei valori in questo Paese, un partito che – a naso – pure cercando il backup vescovile, non sarebbe tuttavia disposto a imboccare il pendio dei compromessi etici con la velocità da discesisti del NCD: si rileva infatti come l’on. Pagano, NCD in quota Alleanza Cattolica, sia stato piuttosto solo nel votare contro il divorzio breve. Stesso dicasi per l’alleato-cattolico Alfredo Mantovano, parimenti impegnato in una opportuna critica alla linea della compagine alfaniana: «Il NCD ha concorso all’approvazione dei devastanti decreti-legge su droga e divorzio e alla non approvazione dell’unico decreto-legge di cui vi era reale necessità: quello sull’eterologa» scrive l’ex senatore. «Sarà interessante capire se e in che termini il 15 il leader dell’NCD farà un cenno a questo esaltante rendiconto; anche in vista degli appuntamenti futuri, unioni civili in testa».

Cascioli, che gestisce un sito che è una sorta di Molotov-Ribbentrop di CL e Alleanza Cattolica, ne deve tenere conto: mica si possono seguire i dissennati «piccoli fans» della Roccella ovunque questi decidano di andare.

Ma, probabilmente, era solo un gioco delle parti, un balletto approntato in velocità. Ecco che, pochi giorni dopo, la Bussola strombazza in prima pagina una chiamata alle armi dell’on. Roccella.: «Family act, ecco perché lo abbiamo voluto». «Vogliamo sia una sorta di “piazza di servizio”, per dare voce a tutte le associazioni, i gruppi, i movimenti, che difendono la famiglia naturale» dice la deputata divorzista e propalatrice nazionale della pillola abortiva, che illustra nei dettagli il disastro che succederebbe nel caso il NCD perdesse il posto alla corte di Re Renzi.

È davvero patetico che ci voglia far credere, poi, che l’evento del 15 sia pensato per difendere la famiglia naturale e non per mettere il cappello partitico sopra gli ingenui che sfileranno.

La resistenza di Cascioli è affidata allora ad un editoriale pieno di dubbi: «C’è qualcosa che viene prima della stabilità di Governo». «Se il presente mi pone davanti la scelta tra la stabilità di un governo e l’approvazione di una legge ingiusta, non si possono avere dubbi o nascondersi dietro la necessità di limitare i danni».

Si tratta purtroppo, anche qui, di una resistenza simbolica funzionale al balletto di cui sopra allestito in fretta e furia, come dimostra l’articolo sottostante di un’altra operatrice del vivaio neodemocristiano («Family act, chi scende in piazza»), nel quale si vantano le numerose partecipazioni annunciate:

«la neonata Vitaè, presieduta dal neuroscienziato Massimo Gandolfini; Tempi con il direttore Luigi Amicone; ProVita, rappresentata da Romana Poleggi; l’Associazione Nazionale Famiglie Numerose nella figura di Angelo De Santis; il Forum delle Associazioni Familiari, rappresentato dal presidente della sezione dell’Umbria Simone Pillon; Nonni 2.0 rappresentati da Giuseppe Zola; il Comitato Sì alla Famiglia di Roma con Stefano Nitoglia; il Forum delle Associazioni Familiari del Lazio con Emma Ciccarelli; i Giuristi per la Vita con il loro presidente Gianfranco Amato e i l’Unione Giuristi Cattolici Italiani nella persona di Alberto Gambino; Alleanza Cattolica, rappresentata da Agostino Carloni; l’Alleanza Evangelica Italiana con il pastore Stefano Bogliolo; il Movimento Cristiano Riformisti con Antonio Mazzocchi e il Movimento PER con Olimpia Tarzia; in attesa di comunicare il proprio rappresentante, hanno anche aderito il Movimento per la Vita, la Comunità Papa Giovanni XXIII e Nuovi Orizzonti».

Vale a dire, il corredo completo dei dinosaurici enti inutili clericali, qualche catto-esibizionista dell’ultima ora, nonché qualche figura di seconda e terza fila, più mezza foglia dal fico dell'ecumenismo.

Come previsto, già scritto e riscritto, il blob neodemocristiano cerca di assimilare quanti più soggetti possibili, passando all’incasso anche con quelli che esso stesso ha realizzato in provetta.

Benvenuti al gran ballo del Male Minore


Senza dubbio il quadro che si profila è a dir poco catastrofico. Sul palco della politica di una manifestazione di cartapesta, i sedicenti cattolici ora vestono una maschera così stratificata che è quasi impossibile intravvedere il loro vero volto. Ma ne hanno uno? Sì, in realtà lo hanno. È quello di chi ha scelto il compromesso con la Necrocultura. Le pillole della morte distribuite dalla Commissione della Roccella, o la spinta al divorzio breve che sfascerà definitivamente un tessuto sociale già irrimediabilmente sfilacciato, sono emblematici della cifra prescelta.

I risultati fallimentari ottenuti dai democristiani di ogni tempo e dai loro movimenti satelliti sui temi cruciali della vita e della famiglia evidentemente non hanno insegnato nulla. Tutti questi signori, e i loro strilloni, se ne infischiano dei princìpi (quelli che, una volta almeno, si chiamavano «non-negoziabili»; ora, sappiamo, non è più così) dedicandosi allegramente alla poltrona – e cioè al famigerato «dialogo», al compromesso, alla negoziazione, a quella prassi del «male minore» che genera 6 milioni di morti innocenti – e gli esiti li conosciamo perché sono sotto gli occhi di tutti.

Siamo in guerra, e la guerra non si combatte avvolti dal fumo delle mezze verità. La guerra si combatte oggi, innanzitutto, contro chi lancia i fumogeni per confondere l’obiettivo da colpire.

Perché in realtà il balletto neodemocristiano è – per quanto in apparenza disordinato, e grottesco – il gran ballo della Necrocultura, quella dei milioni di bambini assassinati, degli esseri umani prodotti in laboratorio, delle famiglie fatte esplodere in un click.

Facciamo nostre le parole che nella sua ultima intervista Mons. Athanasius Schneider, vescovo ausiliario ad Astana, ha suggerito ai credenti che vogliono rimanere fedeli alla Verità anche in questo momento di tempesta:

«mi rifiuto di conformarmi allo spirito neo-pagano di questo mondo, anche quando questo spirito è diffuso da alcuni vescovi e cardinali; mi rifiuto di bruciare grani di incenso davanti alla statua dell'idolo della ideologia del gender, davanti all'idolo delle seconde nozze, del concubinaggio, anche se il mio vescovo farebbe così, io non voglio farlo; con la grazia di Dio io scelgo di soffrire piuttosto che tradire l’intera verità di Cristo sulla sessualità umana e sul matrimonio».

Parole davvero incompatibili con il compromesso compulsivo del NCD e con la sua piazza di cartapesta.

Roberto Dal Bosco e Elisabetta Frezza





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