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La forma del battesimo e la sua validità
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Il perché di quest’articolo

Alcuni articoli che ho scritto sulla validità dei Sacramenti promulgati da Paolo VI dopo il Concilio Vaticano II hanno scatenato un piccolo “putiferio”.

Dopo un po’ di tempo ed essendosi sedata la “tempesta” mi permetto di spiegare che ho scritto questi articoli 1°) solo dopo aver consultato i migliori teologi di sacramentaria citati negli articoli suddetti (Carpino, Piolanti, Parente, Billot, Garrigou-Lagrange, Palazzini …) senza mettervi nulla di mio, ma riportando ciò che loro hanno scritto ben prima del Vaticano II; 2°) senza nessuna pretesa di risolvere il problema con autorità (che non ho e ringraziando Dio me ne accorgo…); 3°) per un motivo “pastorale” avendo avuto dei fedeli che venivano a Roma partendo da Firenze per confessarsi…; dei confratelli che si son fatti riordinare più e più volte perché non erano mai sicuri della validità della loro ordinazione; oppure avendo conosciuto dei “teologi” i quali mi accusavano di non essere prete perché ordinato da mons. Marcel Lefebvre, che a sua volta era stato consacrato vescovo dal card. Lienart, il quale - a detta di mons. Lefebvre stesso - era massone e satanista; o addirittura avendo conosciuto persone sposate e costrette a vivere in castità perfetta perché uno dei coniugi aveva avuto il matrimonio dichiarato nullo dalla S. Rota e quindi ritenuto invalidamente dichiarato nullo; e, dulcis in fundo, avendo sentito con le mie orecchie dei sacerdoti dire a dei seminaristi i quali servivano la messa ad un prete ordinato dopo il 1968 ed accettato regolarmente nella casa religiosa dei preti summenzionati, che la sua ordinazione era positivamente dubbia e quindi da ritenersi nulla, ma nel medesimo tempo li mandavano a servirgli “messa” e a “comunicare” alla sua “messa”… obbligandoli a fare un atto di idolatria formale.

Tutto ciò mi ha posto dei problemi di coscienza che ho cercato di risolvere andando a leggere i manuali di teologia dogmatica e morale e soprattutto S. Tommaso e i suoi commentatori.

Ho constatato così che la presunta invalidità della nuova forma consacratoria della Nuova Messa non sussiste essendo rimasta la sostanza di essa (“questo è il mio corpo”, “questo è il mio sangue”); idem per la confessione, il battesimo, l’ordine sacro ed anche per la cresima, che è l’unico Sacramento a porre seri problemi per il permesso concesso da Paolo VI di utilizzare anche oli non di olivo purché siano vegetali, ossia spremuti da piante simili all’olivo, nei Paesi ove l’olivo non si trova e non si può facilmente reperire l’olio di oliva.

In questo guazzabuglio di dubbi e tormenti di coscienza mi sono appassionato alla questione ed ho cercato di approfondirla per quel poco che posso. Quindi ho porto ai fedeli ciò che avevo letto, memore del motto di S. Tommaso: “trasmetti agli altri le cose che hai appreso / contemplata aliis tradere” senza pretendere di “definire ed obbligare a credere”, il che spetta solo al Papa, ma senza neppure accettare diktat da chi non ne ha l’autorità e se la arroga e pronto invece ad ascoltare ben volentieri chi argomenta e dà buoni consigli.

Se qualcuno ha opinioni diverse dalla mia non lo considero un eretico e faccio mie le parole di S. Agostino: “In certis unitas, in dubiis libertas, in omnibus caritas”.

Il battesimo

In questo articoletto affronto la questione del battesimo poiché persino su di esso girano i dubbi più impensabili[1] e pericolosi per la tranquillità dell’anima e conseguentemente la sua salvezza.

Ora la questione non è solo per alcuni Sacramenti come la cresima o l’estrema unzione, per i quali Paolo VI ha permesso, eccezionalmente nei Paesi freddi e glaciali l’uso di olio che non sia di oliva quando sia difficilmente reperibile quest’ultimo, a condizione che l’olio sia vegetale, ossia estratto da piante come quella di oliva.

Molti fedeli tradizionalisti sono colti dal dubbio metodico[2] e cadono negli scrupoli per quanto riguarda i Sacramenti, attenzione! tutti i Sacramenti e non solo la Cresima, ma addirittura l’ordine episcopale e sacerdotale di modo che tutti gli altri Sacramenti risulterebbero invalidi perché conferiti da soggetti non muniti dell’ordine sacro.

Il problema capitale è quello dell’ordine sacro

Ora il problema maggiore si pone proprio quanto all’ordine sacro poiché negandone la validità si giunge a dire che la Chiesa attualmente è priva di Episcopato avente giurisdizione, ossia sottomesso al Papa e di Sacerdozio subordinato all’Episcopato. La conseguenza è la cancellazione della Chiesa universale come Cristo l’ha istituita con l’Episcopato monarchico del Papa, quello subordinato dei Vescovi ordinari e il Sacerdozio che continui in tutto il mondo e in tutte le ore il Sacrificio del Calvario e distribuisca i Sacramenti che sgorgano da esso. Una religione senza Sacerdozio e Sacrificio è morta come quella talmudica. Inoltre è di fede che la Chiesa è apostolica e quindi devono assistere ininterrottamente da S. Pietro sino alla fine del mondo Papi in atto e formali e Vescovi formalmente successori degli Apostoli. Dico “formalmente” perché non basta la successione puramente materiale come per i vescovi ortodossi scismatici, ossia cronologica ma senza il riconoscimento del Primato di Pietro, che rappresenta l’elemento formale dell’apostolicità.

La teologia battesimale

Ludovico Ott nella sua Grundriss Der Dogmatik, pubblicata dalla Editrice Herder di Friburgo in Germania negli anni Trenta e tradotta in italiano nel 1956 e ristampata anastaticamente nel 2013, insegna: «Per la validità della forma è richiesta l’invocazione delle tre Persone divine e, secondo l’insegnamento della maggior parte dei teologi [è sentenza comune, ma non è di Fede, nda], anche l’indicazione dell’atto di battezzare (“Io ti battezzo” nella Chiesa latina; “N. N. viene battezzato” nella Chiesa greca). […].

«Il battesimo vien detto dalla S. Scrittura “In nome di Gesù Cristo” (Atti, II, 38), ora dallo scambio di forme battesimali [“Io ti battezzo”, “Antonio viene battezzato”, “In nome di Gesù Cristo”, “Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo”, nda] si può arguire che non ne esisteva una fissa. […]. Papa Nicolò I, richiamandosi a S. Ambrogio (De Spiritu Sancto, I, 3, 42)[3] approvò nell’886 il battesimo amministrato “In nome di Cristo” (DB 229 e 335[4]). S. Tommaso d’Aquino pensa che gli Apostoli, in base ad una speciale rivelazione di Gesù, battezzassero invocando il nome di Cristo e non di Gesù (S. Th., III, q. 66, a. 6[5]).

«Per quanto riguarda l’indicazione dell’atto di battezzare [“Io ti battezzo”, nda] la maggior parte dei teologi la ritiene necessaria per la validità. […]. Però vi è una grave difficoltà [quindi è una sentenza comune, ma ancora aperta e disputata, nda] costituita dal fatto che in antico, secondo la testimonianza di Tertulliano (De cor. Mil., 3; Adv. Prax., 26; De bapt., 2, 1), di Ippolito Romano (Traditio Apostolica), di S. Ambrogio (De sacr., II, 7, 20), del Sacramentario gelasiano ecc., il battesimo si amministrava rivolgendo al battezzando le triplice domanda sulla fede, conformemente al Simbolo apostolico, e lo si immergeva ad ognuna delle tre professioni. In siffatto rito non c’era un’indicazione dell’atto di battezzare [“Io ti battezzo”, nda]. Se si guarda alla grande diffusione di questo modo di amministrare il battesimo, non si può sostenere tanto facilmente che l’espressa indicazione dell’atto di battezzare [“Io ti battezzo”, nda] appartenga all’essenza della forma sacramentale. Più giustamente vi si può vedere una condizione stabilita dalla Chiesa per la validità o soltanto per la liceità del battesimo»[6].

Come si vede la pratica della Chiesa universale è stata sempre e dovunque un criterio certo per tutti per decidere della validità o meno dei Sacramenti. Se la Chiesa universale, ossia la S. Sede fa o pratica così, significa che non vi son dubbi quanto alla validità de Sacramenti[7].

Le suddette diversità nei primi secoli quanto alla forma del battesimo (la materia/forma della cresima e dell’estrema unzione, dell’ordine sacro) e la diversità di opinioni teologiche successive ci fanno capire quanto vano sia definire o dubitare della validità del Rito sacramentale del battesimo post-conciliare e di tutti gli altri Sacramenti promulgati dalla  S. Sede nel Rituale posteriore al 1965 e quanto tale materia sia una “selva selvaggia, aspra e forte” nella quale vi son stati numerosi cambiamenti accidentali nel corso dei secoli e quindi è, umanamente parlando, difficilissimo districarsi. Per cui la cosa più saggia è di rimettersi alla decisione della Prima Sede, cui sola è stata data l’Autorità da Cristo di “sciogliere e legare”. Dante cantava: “Avete il Nuovo e ’l Vecchio Testamento, e il Pastore della Chiesa che vi guida: questo vi basti a vostro salvamento” (Par., V, 76 ss.).

Il nuovo Rito del battesimo

Purtroppo anche nel battesimo si può lamentare una certa abbondanza di tagli al Rito sacramentale tradizionale, specialmente quanto agli esorcismi, avvenuta nel post-concilio, ma l’essenza del Sacramento (materia, forma e intenzione) è rimasta.

Il nuovo Rito del Battesimo in Italia (Rituale dei Sacramenti e dei Sacramentali, Roma, 1966) prescrive: “le parole con le quali si conferisce il Battesimo nella Chiesa latina sono: Io ti battezzo  nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo” (cfr. I praenotanda dei nuovi Riti liturgici, Milano, Ancora, 1988, p. 36-37, n. 23). Inoltre si stabilisce che il Battesimo “si compie con il lavacro dell’acqua - o per immersione o per infusione, secondo le consuetudini locali - e con l’invocazione della SS. Trinità” (I praenotanda dei nuovi Riti liturgici, Milano, Ancora, 1988, p. 73, n. 18).

Si può quindi star tranquilli quanto alla validità del Battesimo secondo il Rituale post-conciliare. Altrimenti vi sarebbero solo circa centomila battezzati e circa un miliardo di cattolici non battezzati senza alcuna loro colpa, il che ripugna al semplice “buon senso” oltre che alla teologia, e puzza di Donatismo.

L’oggetto secondario dell’infallibilità pontificia

Ora è sentenza certa che la Chiesa nel promulgare un Rito sacramentale è assistita infallibilmente quanto alla validità, anche se il Rito non necessariamente è il più opportuno. Infatti nell’oggetto secondario dell’infallibilità[8] vi è pure la validità dei Sacramenti conferiti secondo la pratica della Chiesa e promulgati da Essa, poiché la Chiesa non raggiungerebbe il suo fine, che è la salus animarum, se nel promulgare i Riti sacramentali per l’Universo orbe non fosse assistita infallibilmente quanto alla loro validità (DB 626; 856 e 954; 1092-1096; 1350; 1580-1592; 1836-1839). Se la Chiesa desse dei Sacramenti che non conferiscono la grazia al mondo intero, le porte dell’inferno avrebbero prevalso e le anime si dannerebbero senza loro colpa, mancando loro la fonte principale della grazia, (ossia i Sacramenti) sine qua nihil possumus facere. In breve la Chiesa non sarebbe più l’arca di salvezza ma di dannazione, quod repugnat.

Il Papa è la prima e suprema autorità nella Chiesa della quale tutte le altre partecipano

La Chiesa è fondata su Pietro e i suoi successori, i Pontefici romani, non su un vescovo santo, un teologo eccelso o un crociato “di spirito profetico dotato” (Dante).  Quindi non mi sembra un buon argomento per negare la validità dei Sacramenti promulgati dopo il Concilio Vaticano II citare ciò che ha detto Tizio, Caio o Sempronio per quanto santi, dotti e profetici possano essere e senza voler nulla togliere alle loro qualità personali, ma distinguendo la Chiesa gerarchica dai carismi personali. Purtroppo ho notato la tendenza generale di portare come Autorità suprema quella di un vescovo o di un teologo e non quella del Papa, il che non è normale.

Il neo-donatismo

La validità dei Sacramenti, l’unità della Chiesa, la sua indefettibilità non dipendono, come volevano i Donatisti, dalla santità, ma dall’Autorità di Pietro e dei suoi successori, che sono i Papi, solo ai quali Cristo ha dato le “Chiavi per sciogliere e legare”. L’essenziale è la promulgazione da parte della S. Sede e del Pontefice romano e la applicazione dei Sacramenti secondo la pratica della Chiesa fondata sul Papa.

Il Donatismo si ricollega all’errore dei “Ribattezzanti” di Tertulliano († 240 circa), che sosteneva essere invalido il battesimo conferito da Vescovi e Sacerdoti eretici, i quali - essendo privi di Grazia santificante - non potevano trasmetterla ai fedeli.

Papa Stefano I (nel 256) ribadì la dottrina fondata sulla Tradizione apostolica sulla validità dei Sacramenti, che traggono la loro efficacia oggettiva (“ex opere operato”) dall’Istituzione divina e non dalle disposizioni soggettive (“ex opere operantis”) dei Ministri.

Il Donatismo ebbe notevole successo in Africa poiché era fondato su princìpi apparentemente veri e facilmente comprensibili dal popolo, che non conosceva la teologia in profondità. Questi princìpi possono così essere riassunti: 1°) la Chiesa è la Società dei soli Santi, per cui i peccatori stanno fuori del Corpo della Chiesa; 2°) i Sacramenti confezionati e amministrati da Ministri in stato di peccato mortale sono invalidi.

Esso si diffuse talmente nell’Africa bianca o mediterranea e nell’Asia minore da mettere in grave pericolo la sussistenza del Cattolicesimo romano o petrino nelle zone suddette.

Nel V secolo il Donatismo fu debellato definitivamente da S. Agostino d’Ippona (v. Commento alla 1a Epistola di San Giovanni), che fece rimarcare ai fedeli che la Chiesa di Cristo è cattolica, ossia universalmente sparsa in tutto il mondo, mentre il Donatismo - anche se aveva raggiunto una larga diffusione - restava relegato all’Africa mediterranea e all’Asia minore. Ora Gesù è morto per la salvezza di tutti gli uomini. Quindi il Donatismo non è la Chiesa di Cristo, anche se i suoi ministri sono, o meglio, “sembrano” santi e quelli cattolici sono in gran parte poco elevati in scienza e santità.

Se, per esempio, un fedele dell’Italia si ammala gravemente ed ha bisogno dei Sacramenti istituiti da Gesù come fanno i Donatisti a darglieli[9]? Ecco l’argomento di buon senso dell’Ipponate per confutare coi fatti il Donatismo. Infatti “contro il fatto non vale l’argomento”. Lo stesso si può dire di alcuni gruppi attuali, che curano la liturgia e il culto, l’amministrazione dei Sacramenti, la spiritualità e il catechismo meglio dei ministri della Chiesa ufficiale, ma che non possono essere dappertutto e quindi se si ostinano a dire che gli unici Sacramenti validi sono i loro rischiano di privare i loro fedeli dei Sacramenti proprio nel momento di maggior bisogno.

Questo è il pericolo da evitare, ed è per questo che ho scritto una serie di articoli sulla validità o meno dei “nuovi” Sacramenti, senza voler definire alcunché o imporre la mia opinione, che si basa sulla costatazione di fatti simili a quelli che nel 413 a Ippona costatava S. Agostino quando predicava il Quaresimale ai suoi fedeli, commentando la 1a Epistola di San Giovanni contro i Donatisti.

Nonostante la terribile bufera abbattutasi da 50 anni sulla Chiesa, essa continua a dare la sostanza dei Sacramenti ai fedeli “ogni giorno” affinché possano salvarsi l’anima e così sarà “sino alla fine del mondo”.

d. Curzio Nitoglia



1] Qualcuno dice che il nuovo Rito battesimale non vuole più cancellare il peccato originale e infondere la grazia santificante nell’anima del battezzando, mentre Paolo VI ha dichiarato il contrario.

2] Mi ricordo che in seminario un professore sacerdote argomentò, durante una conferenza spirituale, che quando pronunziava la forma di consacrazione e diceva: “hoc est enim corpus meus” invece di dire “meum” la maggior parte dei seminaristi, affetta da dubbio metodico sacramentario, corse terrorizzata dal direttore del seminario a chiedere se il suddetto sacerdote consacrava validamente. Naturalmente il direttore, che era professore di teologia morale, li rassicurò spiegando loro che un errore di pronunzia fatto per ignoranza non cambia la sostanza della forma e la consacrazione avviene egualmente.

3]Chi nomina un nome solo designa tutta la Trinità” (S. Ambrogio, loc. cit.). Anche S. Massimo di Torino, S. Ilario e S. Basilio sono della stessa opinione. Quindi nominando Gesù o conferendo il battesimo nel nome di Gesù Cristo, implicitamente si conferisce il battesimo in nome della SS. Trinità e il battesimo, secondo questi Padri, non è invalido.

4] Nicolò I, Risposta ai Bulgari, 13 novembre 866, cap. 104: “Se nella vostra patria, cioè la Bulgaria, molti sono stati battezzati nel nome della SS. Trinità oppure solo nel nome di Cristo, come leggiamo negli Atti degli Apostoli (II, 38; XIX, 15) è la medesima cosa, come spiega S. Ambrogio (De Spiritu Sancto, I, 3, n. 42-44; PL 16, 713B-715A), è chiaro che essi non devono essere ribattezzati”. Quindi facciamo attenzione a non ri-conferire i Sacramenti senza dubbio certo e positivo della loro invalidità. Il ribattezzare, riordinare, ricresimare per principio e senza un serio esame caso per caso è un’attitudine che può divenire pericolosa ecclesialmente.

5] Per un privilegio speciale concesso da Gesù agli Apostoli, in quanto nei primi tempi era particolarmente opportuno insistere sul nome di Gesù. In seguito la formula trinitaria sarebbe divenuta l’unica (cfr. Catechismo Romano, parte II, cap. 2, q. 15). Quindi all’inizio si battezzava esplicitamente in nome di Gesù ed implicitamente della SS. Trinità.

6] Ludovico Ott, Compendio di Teologia dogmatica, Torino, Marietti, IV ed., 1969, pp. 590-591. Cfr. P. Palazzini, Il sacramento del battesimo, in I Sacramenti, a cura di P. G. Arrighi, Roma, 1967, pp. 3-38; G. Rambaldi, Battesimo, in I Sacramenti, a cura di A. Piolanti, Roma, 1959, pp. 357-407.

7] Il problema, invece, si pone realmente quanto alla discontinuità tra la pastorale non infallibile del Vaticano II e la dottrina cattolica tradizionale e dogmatica. Cfr. B. Gherardini, Concilio Ecumenico Vaticano II. Un discorso da fare, Frigento, Casa Mariana Editrice, 2009; Id., Tradidi quod et accepi. La Tradizione, vita e giovinezza della Chiesa, Frigento, Casa Mariana Editrice, 2010; Id.,Concilio Vaticano II. Il discorso mancato, Torino, Lindau, 2011; Id., Quaecumque dixero vobis. Parola di Dio e Tradizione a confronto con la storia e la teologia, Torino, Lindau, 2011.

8] Oggetto secondario dell’infallibilità ecclesiastica sono le verità connesse necessariamente con la Rivelazione e la salvezza delle anime. Fatti dogmatico connesso col fine della Rivelazione, che è la salvezza delle anime, è la validità dei Sacramenti, i quali sono il canale principale per ricevere la grazia santificante senza la quale l’uomo non può compiere atti soprannaturalmente meritori (DB 2321; CIC del 1917 can. 726-1321). Cfr. L. Billot, De Ecclesia Christi, Roma, Gregoriana, 1989, vol. I, Tesi 22, pp. 477-482; S. Cartechini, Dall’opinione al domma, Roma, Ediz. La Civiltà Cattolica, 1953, cap. II, p. 48.

9] Analogamente fui chiamato a dare l’estrema unzione ad un uomo in fin di vita, ma ancora cosciente, ricoverato all’Ospedale S. Giovanni di Roma, che si trova di fronte alla Basilica e all’Università di S. Giovanni in Laterano, notori “covi di preti”. Mi trovavo lontano da Roma, consigliai di chiamare un sacerdote lì vicino, che non mancava certamente in Laterano, ma mi risposero che gli altri Sacramenti erano invalidi. Quando arrivai l’ammalato aveva perso conoscenza… come non ripensare a quanto detto nel 413 da S. Agostino?

 
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