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Mumbai: due gruppi?
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«Due giovani dall’aria vivace, vestiti di nero, stranieri di aspetto, di pelle chiara»: così Pappu Mishra, il padrone del caffè della stazione ferroviaria Chattrapati Shivaji, ha descritto i due che si sono messi a sparare nel suo bar con i kalashnikov. Erano coordinati, stavano attenti a non finire i caricatori insieme: quando uno innestava il caricatore nuovo, l’altro sparava.

Al Leopold Cafè, un testimone oculare di nome Gaffar Abdul Amir (un iracheno di Baghdad), ha visto almeno due uomini che hanno cominciato a sparare da fuori del locale: «Non sembravano indiani, sembravano stranieri. Uno, mi pare, aveva capelli biondi. L’altro una pettinatura punk. Erano ben vestiti».

Altri testimoni - ascoltati dalla BBC (1) - hanno parlato di quegli uomini che «sono entrati nel caffè, hanno bevuto delle birre, pagato il conto e sono usciti. Poi hanno pescato le armi dai loro borsoni e si sono messi a sparare».

I musulmani militanti non bevono birrra, e nemmeno gli indù militanti. Il loro comportamento ricorda quello di Mohamed Atta, il presunto capo dei dirottatori dell’11 settembre e dei suoi complici, che passarono la sera prima del «suicidio» collettivo, da devoti islamici, in un locale di spogliarello bevendo superalcoolici per 200 dollari.

Un poliziotto indiano ha parlato al Guardian del suo incontro ravvicinato con i massacratori del centro ebraico: «Sono rimasto sorpresissimo (I got a shock) perchè erano bianchi. Mi aspettavo gente che avesse il nostro aspetto. Hanno sparato tre colpi, io ho risposto con dieci».

Il Guardian ipotizza che si trattasse di indiani di qualche regione del Nord, come appunto il Punjab, che sono più chiari di pelle dei Mahratti (i nativi di Bombay): ma nessun indiano del nord è così bianco da «stupire», anzi «dare uno shock» a un poliziotto mahrati.

Sorpresissimo anche l’ammiraglio J.S. Bedi, comandante degli incursori della Marina indiana, i Marcos: i terroristi nel Taj Hotel «combattevano esattamente come noi», conoscevano tutti i trucchi dei corpi speciali. Hanno lasciato armi da corpi speciali, come le granate che intontiscono col rumore (stun grenades), ad altro armamento descritto come «sofisticato»; la polizia indiana ha trovato sui loro corpi carte tipo bancomat, dollari USA e una quantità di mandorle; cibo adatto - secondo i commandos - per chi si prepara a combattere a lungo in condizioni di assedio.

E’ difficile, non essendo sul posto, capire la meccanica degli eventi. Ma sembra fortemente che a Mumbai abbiano agito due gruppi distinti.

Da una parte, i giovanissimi commandos di aspetto locale, e parlanti punjabi (secondo alcuni anche mahrati, la lingua di Bombay), attaccavano i grandi alberghi - che conoscevano meglio dei poliziotti in tutti i locali e i corridoi di servizio - riuscendo a resistere per 40 ore (avevano depositi di munizioni e cibo, portati lì in anticipo), e, pur avendo centinaia di ostaggi a disposizione, non hanno nemmeno tentato di aprire una trattativa; dall’altra questi altri personaggi, «foreign looking» e «fair skinned», ossia di pelle chiara e forse persino biondi, vestiti «accuratamente» (neatly, con abiti di buon gusto), facevano il loro sanguinoso lavoro nei bar di lusso vicini, nella stazione, ammazzando in modo indiscriminato ma attentamente professionale.

Forse anche altrove: qualcuno ha provocato un’esplosione al Santa Cruz, l’aeroporto della metropoli, che si trova a 25 chilometri più a nor-ovest di Colaba, il quartiere di lusso dei grandi alberghi; qualcun altro ha lanciato una granata sul treno Gitanjali Express, uccidendo una giovane donna.

Chiaramente, il loro scopo tattico era di ampliare e diffondere la confusione e il terrore.

Mentre i primi negli alberghi si sono fatti uccidere ad uno ad uno resistendo a lungo, questi altri «fair skinned» non hanno affatto un atteggiamento suicida. Hanno sparato con calma, con l’aria di gente del mestiere, addestrata; e sono scomparsi nel nulla. Il fatto di essere «neatly dressed» e avere un’aria straniera ha certo facilitato la loro esfiltrazione dal luogo dell’eccidio.

Polizia ed esercito indiani non possono non aver lasciato passare dei giovani vivaci, stranieri e ben vestiti, coi loro borsoni da ginnastica, evidentemente turisti nell’area turistica per eccellenza. Anche da noi i brigatisti rossi avevano cura di vestire con giacca e cravatta e non portare barbe «di sinistra». Perfettamente sbarbati, in completo grigio e valigetta 24 ore con le armi dentro, passavano i posti di blocco dei CC.

Altri punti notevoli. I media hanno chiamato in causa una formazione terrorista chiamata Lashkar-e-Taiba. Questo gruppo è una creazione dell’ISI, i servizi segreti del Pakistan. Il gruppo «ha avuto una parte nella campagna della Bosnia contro i serbi»: il che significa che l’ISI deve aver ceduto i suoi addestrati terroristi alle operazioni che la CIA e l’intelligence britannico hanno eseguito in Bosnia, con fondi dell’Arabia Saudita. Questo, ai tempi in cui la CIA e l’ISI collaboravano molto.

Una lunga esperienza di spettatore delle strategie della tensione può insegnare questo: che gli esecutori sono molto diversi dai mandanti. E che i gruppi terroristici possono prendere ordini - persino a loro insaputa - da chissà chi. Sono solo strumenti, che certi servizi possono prestare ad altri servizi.

Continuo a ricordare che Ali Agca, il lupo grigio turco di estrema destra che sparò a Giovanni Paolo II, era stato addestrato in Libia, insieme a terroristi di sinistra, dai palestinesi estremi all’Armata Rossa Giapponese. E gli addestratori di tutti costoro, in Libia, erano due americani (Frank Terpil e Edwin Wilson) che avevano lavorato per la CIA. Poi, per colpire il Papa, come aveva ordinato Mosca, i servizi bulgari comunisti usarono il «destro» Agca. Si fa così, è la «leva lunga», nel linguaggio dei servizi.

Cui prodest? La solita domanda mantiene la funzione di un incerto filo d’Arianna.

Un amico a Washington, l’analista Umberto Pascali, mi diceva da mesi che il Pakistan era il bersaglio delle nuove manovre. Ora mi manda questa affrettata mail: «La zona Pakistan, India, Afghanistan deve diventare il centro di un terremoto terroristico e di destabilizzazione. Il Pakistan deve esplodere in mille pezzi. L’india deve sentirsi minacciata dal “terrorismo ispirato dal Pakistan” e il Pakistan dal “terrorismo ispirato da Delhi”. Come puoi vedere questo attacco a Mumbai è specularmente simile a quello del Marriot di Islamabad. Se leggi i media pakistani e indiani vedi come la rabbia e l'odio sanno montando. Paradossalmente i servizi pakistani sembrano quelli più informati e pronti a spifferare il vero scopo della destabilizzazione (...). Ricorda il discorso fatto da Obama al Council on Foreign Relation piu' di un anno fa: dobbiamo bombardare il Pakistan anche senza il consenso del governo. E' stato il suo pezzo forte di politica estera: io sono più duro di McCain. E l'establishment sta con Obama. E' solo l'inizio. Ho paura che qualcosa comincerà anche in Europa».

Nella sua breve densità, credo che l’analisi sia giusta. Effettivamente, tutti i media chiamano in causa il Pakistan: Paese al collasso, schegge impazzite dell’ISI non più controllate, estremismo islamico dilagante. Ma «prodest», al Pakistan in queste condizioni, di compiere atti provocatorii così sanguinosi, da rischiare una guerra con la più potente India?

Non prodest. E infatti il governo pakistano ha mandato a precipizio il capo dell’ISI in India, nel tentativo di dimostrare che il Pakistan non c’entra (2).

Ad altri invece «prodest» mostrare il Pakistan come inaffidabile, un Paese fuori controllo come la Somalia, pericoloso, da mettere sotto tutela. Gli USA, il Pentagono, da mesi proclamano proprio questo; al punto da rendere noti piani per mettere le mani sulle testate nucleari pakistane, con la scusa che potrebbero cadere in mano a un regime terrrorista islamico pakistano. Una scusa in cui non è difficile vedere la volontà israeliana: tutto il mondo islamico deve essere «denuclearizzato», in un modo o nell’altro.

Dall’11 settembre, il regime pakistano è stato obbligato - con minacce americane - a prestare la sua opera nella «lotta al terrorismo»: ossia a smantellare i gruppi militanti che l’ISI aveva formato in perfetto accordo con Washington, quando si trattava di battere i sovietici in Afghanistan.

Ciò ha provocato una crisi dei servizi segreti pakistani: importanti generali si sono rifiutati di tradire e massacrare militanti (Talebani, «al Qaeda») con cui avevano collaborato per anni; altri hanno aderito di controvoglia, tenendo i piedi in due scarpe. In ogni caso, il Pakistan di Musharraf ha impegnato 70 mila uomini in dure battaglie contro l’area tribale, con un grave tributo di sangue.

Ma non basta. Gli USA sono arrivati all’aperta violazione della sovranità del Pakistan, mandando i loro droni ad uccidere presunti militanti islamisti che avrebbero fatto del nord tribale (che Islamabad non ha mai controllato, in base ad accordi molto asiatici coi fieri pashtun locali) il loro santuario per le incursioni dei Talebani in Afghanistan; con ciò indebolendo e screditando il debole governo di Zardari, il vedovo di Benazir Bhutto.

Ora, secondo Jane Perlez del New York Times, gli alti gradi sono «paranoici» e non si fidano più degli americani. Dicono che i consolati USA sono usati come copertura per finanziare il movimento separatista in Baluchistan. Il Baluchistan, del resto, appare come Stato indipendente in una carta presentata durante una riunione NATO oltre un anno fa; i generali turchi lasciarono la riunione perchè nella carta appariva un «Kurdistan indipendente» ricavato da pezzi di Turchia. Gli americanni dissero che la carta era opera di un analista, che aveva agito di testa sua. La carta riappare in un articolo di Ralph Peter, pubblicato sull’Armed Forces Journal, dal titolo: «Blood Borders: how better a Middle East would look» («Confini di sangue: come apparirebbe un miglior Medio Oriente»). Il solito progetto Kivunim, lo smembramento dei Paesi musulmani in staterelli.

E chi ha ucciso la Bhutto? Non si sa. (Ma anche lì, un video ha ripreso un professionista, «ben vestito» in completo grigio dal taglio elegante, che puntava una pistola alla nuca della signora). E’ certo che un governo della Bhutto sarebbe stato meno debole, e meno prono alla destabilizzazione.

«Come puoi vedere  questo attacco a Mumbai è specularmente simile a quello del Marriot di Islamabad», ricorda Umberto Pascali.

Già, ce lo siamo già dimenticato: è accaduto il 20 novembre scorso; mille chili di esplosivo, una strage (cento morti, forse più). Nell’hotel a 5 stelle era in corso un ricevimento per il neo-presidente Zardari che – scrisse il Corriere – «due ore prima  aveva duramente criticato in parlamento le recenti operazioni americane anti talebane nelle zone tribali, ma promesso anche il pugno di ferro contro gli estremisti islamici. Ora più che mai dovrà passare dalle parole ai fatti».

«Ora dovrà passare dalle parole ai fatti» non è una notizia, ma un commento, un incitamento, che echeggia simili frasi Made in USA: sveglia, siete molli contro il terrorismo. La stessa frase l’ha scritta il sito militare USA Stratfor, a proposito dell’eccidio del Taj Mahal: ora l’India deve passare dalle parole ai fatti, non può essere cedevole verso il Pakistan.

Attentati speculari, uno in Pakistan e uno in India: tipiche stragi indiscriminate contro obbiettivi facili, sono cose da «strategia della tensione».

Le ho viste anche in Italia, negli anni di piombo. Anche da noi, i rossi si sentivano minacciati dai neri, e viceversa. Poi, a poco a poco, emerse che a organizzare gli attentati neri (le stragi indiscriminate) erano certi «servizi deviati», alias ministero dell’Interno democristiano, nell’ambito di un vasto progetto per la costituzione di un «governo forte bianco», come si sussurrava allora.

«L’india si deve sentire minaccata dal “terrorismo ispirato dal Pakistan” e il Pakistan dal “terrorismo ispirato da Delhi”», scrive Umberto.

Ma non solo l’India. Anche l’Europa. Gli alleati europei nella NATO nicchiano ad un più forte impegno bellico in Afghanistan (preferiscono un negoziato coi talebani); eppure Obama lo chiede, eppure Gates (Pentagono) lo esige. Ed ora come faremo a dire di no?

Gli islamici ammazzano i nostri turisti negli alberghi di lusso di Mumbai, biosogna passare dalle parole ai fatti.

Strano: mentre scrivo, da Radio Radicale c’è Taradash che legge la rassegna stampa; e dedica un largo spazio a un articolo del neocon Carlo Panella che, sul Foglio neocon, dice proprio questo: ora l’Europa deve unirsi nella lotta al terrorismo mondiale, basta con questo battere la fiacca.

«Ricorda il discorso fatto da Obama al Council on Foreign Relation piu' di un anno fa: dobbiamo bombardare il Pakistan anche senza il consenso del governo».

Più di un anno fa.

L’Establishment voleva accertarsi che Obama non sarebbe stato molle, e Obama ha assicurato: anch’io manderò i droni, anch’io i commandos nel territorio pakistano, anche se quel governo protesta.

E il 27 agosto scorso, alla Convenzione Democratica di Denver, l’allora aspirante alla vice-presidenza Joe Biden tenne un discorso ancora più chiaro e duro (3).

Biden ha criticato la politica di Bush, ma da un angolo stupefacente: Bush è stato troppo molle.

«Vediamo i risultati di questa negligenza: la Russia che sfida la libertà stessa del democratico Paese di Georgia. Barack ed io porremo fine a questa negligenza», disse Biden.

E poi: «La politica estera di Bush ci ha cacciati in un buco, con pochi amici vogliosi di aiutarci a uscirne. E negli ultimi sette anni, l’amministrazione ha mancato di affrontare le forze veramente grandi che stanno dando una nuova forma al secolo: l’emergenza delle grandi potenze, Russia, Cina e India, la espansione di armi letali, la perdita di sicure forniture di energia, acqua e alimenti... e la risorgenza del fondamentalismo in Afghanistan e Pakistan, il vero fronte centrale della guerra al terrore».

Il Pakistan è diventato il «vero fronte centrale». Di una «guerra» il cui vero scopo – oltre che arraffare le atomiche pakistane - è fiaccare la potenza di Russia, Cina e India: sì anche l’India, a cui l’America si è «alleata», con grande gioia della scodinzolante classe politica indiana (è come la nostra).

Un conflitto con il Pakistan servirebbe benissimo allo scopo di fiaccare un’India che cresce economicamente troppo. Poichè gli USA sono in tragico, rapidissimo declino e lo saranno per un decennio almeno, la giusta strategia è stroncare, paralizzare la crescita dei rivali mondiali: e la loro destabilizzazione risponde allo scopo.

Biden disse anche: «McCain crede che la guerra in Afghanistan sia finita. Invece Obama è il vero campione della sicurezza nazionale USA. Un anno fa ha detto: c’è bisogno che mandiamo due altri battaglioni di combattimento in Afghanistan... Ora lasciate che vi chieda: del giudizio di chi vi fidate di più? Di un McCain che diceva solo tre anni fa "Dell’Afghanistan non troviamo più notizie sui giornali, perchè abbiamo vinto"? Oppure credete in Barack Obama, che disse un anno fa, "dobbiamo mandare due altri battaglioni a combattere in Afghanistan"?... Il capo degli Stati Maggiori Riuniti ha riecheggiato la richiesta di Barack per più truppe».

Dunque, sottinteso, il complesso militare industriale si deve sentire più garantito da Obama che da McCain.

«Questi tempi richiedono più di un buon soldato. Richiedono un leader sapiente. Un leader che sappia cambiare, fare il cambiamento di cui tutti sanno che abbiamo bisogno».

Il «cambiamento» di Obama, che ha fatto sorgere tante improvvide speranze, consisterà dunque in questo: più risolutezza nella «vera guerra» contro le «grandi potenze» che rischiano di «dare una nuova forma al mondo»  al di fuori dell’ordine americano.

«Il centro della questione è che Al Qaeda e i Talebani, la gente che ci ha di fatto aggredito l’11 settembre, si sono riorganizzati nelle montagne tra Afghanistan e Pakistan e stanno complottando nuovi attentati», disse anche Biden.

Fino a dove l’establishment americano è disposto ad arrivare in questo progetto di destabilizzazione?

Mi sia consentito qui un ricordo personale: un colloquio con Edward  Luttwak. Non posso dare nè la data nè le parole esatte, perchè da tempo non ho conservato quegli appunti; era diversi anni prima dell’11 settembre.

Cito il succo della conversazione: Luttwak mi disse che una guerra nucleare fra India e Pakistan sarebbe stata utile per l’ordine mondiale. La vista delle distruzioni inimmaginabili avrebbe convinto tutte le opinioni pubbliche a reclamare il disarmo generale atmico, e i tanti Paesi che aspirano ad un armamento nucleare, a rinunciare, ad accettare la protezione di un trattato di non-proliferazione più ampio e stringente. Che, naturalmente, avrebbe mantenuto il club atomico limitato ai suoi membri, i vincitori della seconda guerra mondiale, e di conseguenza perpetuato l’egemonia USA.

Un esperimento dimostrativo della morte atomica, in corpore vili (sui corpi di genti lontane ed estranee) visto come mezzo pedagogico: capii che dalle scrivanie del Pentagono non si arretrava di fronte all’impensabile: che non lo si sarebbe impedito; e che era parte integrante della dottrina strategica del Pentagono, allo stesso titolo degli auto-attentati compiuti per entrare in guerra, dal Maine all’incidente del Tonkino, da Pearl Harbour alle Twin Towers.

Il Pakistan era allora «alleato» degli USA; l’India non allineata aveva perso il suo protettore, l’URSS, e ne cercava un altro che la garantisse dalla Cina. Per Luttwak, l’uno e l’altra erano cavie spendibili. Allora la sua idea mi apparve del tutto remota. Oggi, temo che possa essere applicata.

Concludo con un’altra informazione colta sui media indiani: esistono anche nazionalisti indù votati al suicidio. E’ una squadra chiamata «Balidani Jatha» (gruppo del sacrificio), emersa da ultimo nel luglio 2008 in Kashmir, durante disordini provocati dagli estremisti indù perchè le autorità locali non avevano dato il permesso alla fondazione di un tempio indù in questo territorio dell’irredentismo musulmano.

Ma la squadra esiste dal 1985, quando si seppe che 125 individui erano addestrati in attività sportivo-militari per «sollevare il morale» degli indù nel Punjab, durante l’insurrezione dei musulmani punjabi. Nel 2004, il gruppo è stato adoperato nei disordini creati allo scopo di impedire una partita di cricket a Delhi, fra la squadra del Pakistan e quella dell’India; nessuna fraternizzazione volevano gli organizzatori.

Chi sono gli organizzatori? Un gruppo politico-criminale chiamato Shiv Sena (Armata di Shiva), nato proprio nel Maharastra – capitale Bombay: all’inizio come movimento nativista anti-immigrati (nella ricca Bombay confluivano «troppi» gujarati e tamil sud-indiani); in seguito il Shiv Sena, da Lega-Nord mahratti, ha levato la bandiera dell’«hindutva», della «identità indù» presuntivamente minacciata dalla mescolanza etnico-religiosa indiana, ed ha conquistato adepti in altri Stati; nel 1995 fino ad oggi, associato al BJP nazionalista, ha co-governato il Maharastra, senza rinnunciare alle sortite violente in qualunque parte dell’India ci sia da fare alle mani coi musulmani, o da terrorizzare cristiani. Il Balidani Jatha è una costola del Shiv Sena. Anche se non si è mai avuta notizia certa di un attentato suicida compiuto da questo gruppo.

E ciò non significa che nazionalisti indù siano stati parte del massacro del Taj Mahal e dell’Oberoi, come pure è stato ventilato da alcuni media. Significa solo che chi vuole destabilizzare l’area, non manca di «strumenti» da manovrare, di «leve lunghe» da gettare in attentati false flag, di esecutori locali e paricolaristi di vasti piani globali.

Il Shiv Sena non è per nulla isolato. Tutta una galassia di formazioni ultra-nazionaliste indù si è data una organizzazione-ombrello, il Sangh Parivar (in hindi, «Famiglia di Associazioni») di cui fa parte anche il più grosso e «rispettabile» partito pan-indiano estremista, il BJP. Il gruppo organizza scuole indù di indottrinamento, sul modello delle scuole coraniche musulmane; i suoi adepti si incontrano e si esercitano in palestre dove apprendono arti marziali indiane; hanno cooperative e piccoli ospedali, associazioni di mutuo soccorso solo per indù.

I contatti di questo movimento con Israele sono noti, e di lunga data (4). Cominciarono quando il BJP strappò il governo centrale al Partito del Congresso (di Indira Gandhi, la balena bianca indiana): allora molti esponenti dei movimenti, fra cui guru e sadhu «religiosi», furono invitati in Israele; da allora gli scambi di visite non hanno fatto che infittirsi.

L’apertura delle sede Lubavitcher a Mumbai, patria del Shiv Sena, è la conseguenza di questa cordialità di rapporti.

Nel febbraio del 2007, il rabbino capo di Israele Yonah Metzger ha guidato una folta delegazione di rabbini (anche belgi e spagnoli) delle varie credenze a Delhi, per un incontro plenario coi capi del Sangh Parivar.

A conclusione dell’incontro, i due gruppi hanno emanato un documento comune: dove i rabbini esprimevano la «grave preoccupazione» per gli attentati compiuti dai musulmani in India, specie per quello appena avvenuto di Malegaon; di recente, questo attentato alla bomba di Malegaon s’è rivelato un false flag, per cui sono stati arrestati tre esponenti del nazionalismo indù.

I servizi indiani hanno fatto filtrare la loro «preoccupazione» per ciò che qualche giornale indiano ha chiamato l’infiltrazione del Mossad nei gruppi nativisti indù.




1)
Soutik Biswas, «Battles rage for Mumbai hostages», BBC News, 27 novembre 2008.
2) Salman Masood, «Pakistani intelligence chief to visit India», International Herald Tribune, 28 novembre 2008. «The decision to send Lieutenant General Ahmed Shuja Pasha, the director general of Inter-Services Intelligence, or ISI, will mark the first time an ISI chief will visit rival India. The move is being seen as an attempt by Pakistan's civilian government to allay Indian concerns after accusations of Pakistani involvement in the attacks surfaced almost immediately».
3) Umberto Pascali, «Joe Biden: Russia, China, India: «the real war» – Obama’s running mate presents the strategic plan for the next administration», GlobalResearch, 28 agosto 2008.
4) Vedi  http://ghulammuhammed.blogspot.com/2008/11
«Now that the bomb blast of Malegaon and Modasa had involved the names of the fake Shankaracharya Amaranand alias Dayanand Pande, Sadhvi Pragya Thakur, enquiries and investigation of relations between Jewish and Hindutva religious leaders from Israel and India are being severely felt and is being analyzed. This was disclosed by the newspaper report».  The Mumbai attacks had little to do with India or the relationship between Muslim Pakistanis and Hindu Indians. «Pakistan’s position as a strategic focal point cannot be underestimated. It borders India, Afghanistan, China and Iran», concludes Marshall. «Destabilizing and ultimately breaking Pakistan up into several countries or regions will naturally spread chaos and destabilization into neighboring countries. This is also true of Iraq on the other side of Iran, as the Anglo-American have undertaken, primarily through Iraq, a strategy of balkanizing the entire Middle East in a new imperial project». (See Marshall’s Divide and Conquer: The Anglo-American Imperial Project.). It is no mistake, as well, that Barack Obama has called for action against Pakistan. «If we have actionable intelligence about high-value terrorist targets and President Musharraf won’t act, we will», Obama said last August.»

The presence of «foreign looking, fair skinned» commandos who calmly gunned down dozens of people after drinking a few beers indicates that the Mumbai attacks were likely the work of the Anglo-American covert intelligence operatives, not indigenous Indian Muslims or for that matter Arab al-Qaeda terrorists. The attacks prepare the ground for the break-up of Pakistan and the furtherance of destabilizing terrorism in the Middle East and Asia. Regardless of who occupies the White House, the global elite are determined to continue their agenda of violence and murder in order to realize order through chaos. Obama and the Democrats will spend the next four years blaming George W. Bush for what the neocons have done while making sure the same destructive policies remain in effect. It is a shell game. George Bush and Barack Obama control nothing, they are little more than front men for the New World Order.

FONTE:
http://www.ziopedia.org/articles/war_on_terror/

One police officer who encountered the gunmen as they entered the Jewish centre told the Guardian the attackers were "white", although this could mean they were paler-skinned Indians from the country's north. "I went into the building late last night," he said. "I got a shock because they were white. I was expecting them to look like us. They fired three shots. I fired 10 back.

Anche BBC

With the reports in a frenzy about Terrorists targetting US and UK Nationals, WHERE are the casualties? Over 150 dead yet only one British dead! This seems like a False Flag op again comming from an unknown group with the clues being left in a "Scooby Doo" fashion to lead back to Pakistan. How would Pakistan benefit from such an attack? Who WOULD benefit from such an atttack? Find the answer to WHO and you find out WHO is responsible.

Cia, Mossad hand behind sangh parivar's extremists!

FONTE:
http://ghulammuhammed.blogspot.com/2008/11/

Central Intelligence Agencies vigilant investigating in the aftermath of Malegaon blast; Enquiry being held into the February 2007 visit of prominent Israeli religious delegation and meetings with Hindutvadi Sadhu, Sanths and political leaders; Mossad infiltration a cause of deep concern for Intelligence officials.

New Delhi, November 25: (Agencies) – According to an exposé in a national daily published from Madhya Pradesh and several other cities, in the aftermath of the arrests of Sadhu, Sadhvi, and other extremist Hindutvadis as involved in the Malegaon bomb blast, Intelligence agencies are now concentrating on foreign connections of the radical Hindutvadis.

In an special report published by the national daily, it has exposed this sensational news that in central intelligence agencies are to be believed, extremist Hindutvadis have got support and motivation from Israeli secret agency, Mossad's operations against the Arab and Muslim countries in the past.

The newspaper writes that relations between Mossad and CIA are world known. Report mentions that intelligence agencies are worried about the infiltration of Mossad and CIA in the country. According to undisclosed sources, Indian intelligence agencies are now examining the full details of the visit of Israel's religious leaders to India and their meetings withSadhu, Sanths. Intelligence agencies are investigating all those Hindu and Muslim leaders that the Israeli religious delegation had met.

According to the newspaper, it was during the rule of BJP's Atul Behari Vajpayee; a beginning was made for the visits of Hindutvadis, and especially Sadhus anddharam gurus of the Sangh Parivar to Israel. These visits have been on the increase. It was during Vajpayee's time, that the visits to Israel and consequently the relations and contacts of Sangh Parivar Dharam gurus and Hindutva leaders with Israelincreased manifold.

According to the newspaper, for last ten years, the central intelligence agencies have been closely studying and analyzing the growing strength of Hindutvadi and Sangh Parivar organisations and the increasing violence through these organisations against Muslims, Christians, and minorities in Gujarat,Orissa, Karnataka and other states. Intelligence agencies have disclosed that the visits of Jews and Israeli rabbis was not very frequent in the past, but it has increased to worrisome proportions, during last few years. Of all, the most studied is the February 2007 visit to Delhi of the delegation of Israeli Jewish religious leaders. The delegation was headed byIsrael's Chief Rabbi, Yonah Metzger.

In this delegation, Jewish religious leaders from Israelas well as others rabbis from Belgium and Spain too were included. In India, the Israel Jewish religious delegation met important Hindutva leaders, which included especially the RSS Chief K. S. Sudharshan, President of VHP, Ashok Singhal, VHP leader Vishnu Hari Dalmia.

After the meeting of the Sadhu Sanths and Jewish leaders, both delegations had issued a common manifesto.

In this meeting, Jewish Rabbis expressed grave concern over the details of the terrorist attacks allegedly carried out by Muslims, as narrated by Hindu dharam gurus. Secret Service sources disclosed that at the invitation of Israeli Jewish religious leaders, a delegation of Hindutva leaders had visited Israel this year. In this, some leaders of Sangh Parivar too were included.

The national daily, published from Madhya Pradesh and other places, in its report has exposed that the officials of the national intelligence agencies have categorically stated that American secret service agency, CIA together with Israel's secret organisation Mossad, has carried out several secret operation all over Asia.

And now that the bomb blast of Malegaon and Modasa had involved the names of the fake Shankaracharya Amaranand alias Dayanand Pande, Sadhvi Pragya Thakur, enquiries and investigation of relations between Jewish and Hindutva religious leaders from Israel and India are being severely felt and is being analyzed. This was disclosed by the newspaper report.


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