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Qualche notizia sfuggita, al profumo di false flag
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Qui sotto, qualche informazione che mina un pochino la narrativa ufficiale su eventi di attualità estrema, e che i media non vi hanno dato. In fondo, troverete anche un’ipotesi sul motivo per cui la macchina delle illusioni, il gioco magico degli specchi e degli inganni occidentalista, sta funzionando ad un ritmo così intenso sulle vostre menti.

Il volo Air Asia: qualcuno sapeva «prima»



Il volo AirAsia QZ8501, con 162 vite umane a bordo, è precipitato nel Mare di Giava il 28 dicembre: terza sciagura per l’aviazione commerciale malaysiana in pochi giorni; ma in questo caso una tragedia dovuta al cattivo tempo, ci hanno detto.

Solo che un misterioso blogger cinese, anonimo, aveva lanciato l’allarme il 15 dicembre, ossia tredici giorni prima. Tradotto dal cinese, il messaggio diceva: «Dopo che qualcuno dietro le quinte ha dirottato ed abbattuto i voli MH370 e MH17, la sesta compagnia aerea al mondo, Malaysia Airline, è quasi distrutta, a malapena sopravvive. Adesso questo gruppo ha preso di mira Air Asia, anch’essa deve essere distrutta, perché anch’essa appartiene alla Malesia. Come la Mano Nera è potente, malvagia e senza pietà, prego tutti i cinesi di stare alla larga da Air Asia per evitare un altro incidente del tipo MH370».

Il personaggio ha ripetuto più o meno lo stesso messaggio su 39 siti social, come Reddit, facendosi leggere – si valuta – da 650 mila persone. Accolto da commenti di incredulità («Sei un pazzo»); un lettore lo ha chiamato «cospirazionista» e gli ha chiesto come poteva fare una tale previsione. Risposta: «Tutti voi civili state alla larga. Puoi ancora nasconderti, tutti quelli che vedono il post possono ancora salvarsi».

Dopo la sciagura, il breve messaggio è rimbalzato da un sito all’altro diventando virale, ma l’anonimo non ha dato più segno di vita. Ha cessato ogni post già dopo il 17 dicembre. Dello strano profeta ha dato notizia il Daily Mail, riportando le ipotesi di non meglio determinati esperti: che i messaggi siano stati postati astutamente «dopo» la sciagura, in modo da farli apparire precedenti. Se e come questo sia possibile non so dire. Altri ritengono il messaggero un uomo dell’intelligence cinese.

Il padrone di Air Asia: un altro preveggente

Tony Fernandes
  Tony Fernandes
Tony Fernandes è il co-fondatore della Air Asia. Questa compagnia di voli low-cost è solo una delle attività del magnate indonesiano (di etnia indiana, è un goanese), che l’ha inserita nel suo conglomerato per il tempo libero e lo sport (alberghi, media, Formula 1, una squadra di calcio e una di basket, assicurazioni, telecom): il Tune Group SDN. Ebbene: due giorni prima della sciagura che avrebbe colpito la sua compagnia aerea, Tony Fernandez ha venduto gran parte delle sue quote di una compagnia assicurativa, la Tune Indurance Holdings Bhd., che, come rivela il nome, è un altro gioiello del Tune Group, ossia sua. Ripeto: solo due giorni prima della sciagura, il 26 dicembre. Probabilmente la compagnia assicura o assicurava la Air Asia, e dunque ha subito perdite. Ma può essere una coincidenza. O fiuto di un brillante uomo d’affari.

Boko Haram ha un amico: Hollande

Aeroporto internazionale di Kano, Nigeria. La notte fra venerdì 5 e sabato 6 dicembre, un aereo da carico russo – da quanto mostra la sua matricola visibile in coda – è costretto ad atterrare per problemi tecnici. Era diretto in realtà a Ndjamena capitale del Ciad, dove le forze di intervento francesi contro il «terrorismo islamico» hanno la base e dai cui fanno puntate offensive nel Sahel per dare la caccia a jihadisti sparsi e minacciosi per le ex colonie francesi sub-sahariane. La polizia aeroportuale nigeriana trova all’interno del cargo un importante carico d’armi; siccome l’arsenale è privo di documenti giustificativi, arresta l’equipaggio.

L’equipaggio dell’aereo russo è, stranamente, composto di militari francesi, ufficiali dell’«Operazione Barkhane» (quella che dà la caccia ai jihadisti). Ma che ci facevano al comando di un aereo da carico russo? La forza francese a Ndjamena (3 mila commandos) dispone di 10 aerei da carico suoi propri (oltre a 20 elicotteri, 200 mezzi corazzati, sei caccia e tre droni): a che scopo usare un aereo di Mosca?

L’Ambasciata della Federazione Russa in Nigeria, immediatamente avvisata nella notte, riesce rapidamente a provare che l’aereo sequestrato non è affatto russo: l’immatricolazione russa è stata falsificata. Mosca non ha niente a che fare con questo trasporto di armi, né vuole avere a che fare.

Il Governo nigeriano accusa da mesi in Ciad – he ospita la forza francese dell’operazione Barkhane – di servire da santuario per i ferocissimi islamisti di Boko Haram, che da qui partono per le loro puntate stragiste in Nigeria del nord-est. I giornali nigeriani, ma anche quelli del Camerun, meno diplomatici, accusano pari pari la Francia e gli USA di nascondersi dietro le spalle di Boko Haram, allo scopo di perseguire un progetto preciso: determinare la partizione di Nigeria e del Camerun. Qualche blogger francese accusa l’armata francese di fare «il lavoro sporco per la CIA» su ordine di Hollande.

La Francia ha ammesso la proprietà delle armi, sostenendo che erano destinate alle operazioni militari che l’esercito francese ha in corso nel Sahel. Le autorità nigeriane, poco convinte, hanno mantenuto sotto sequestro l’aereo. «La Nigeria non ha motivo di restituire l’aereo e il suo carico prima che l’inchiesta sia terminata», ha detto un portavoce delle forze di sicurezza nigeriane: «Tenuto conto delle prove di una collaborazione attiva di paesi vicini francofoni con i terroristi di Boko Haram, è divenuto obbligatorio per la Nigeria essere cosciente e prudente sulla questione».

Sarebbe questo il vero motivo per cui François Hollande, il 6 dicembre, ha fatto uno scalo fuori programma all’aeroporto di Mosca per un colloquio («su sua richiesta», come ha precisato il Cremlino) con Vladimir Putin. Si riteneva che La Pera volesse parlare a Vladimir delle navi Mistral che continua a non consegnare. Invece pare abbia voluto risolvere per via diplomatica e in assoluta riservatezza l’imbarazzante problema del falso aereo russo con i suoi militari a bordo, che fra l’altro restavano sotto arresto all’aeroporto di Kanu. Il 9 dicembre l’equipaggio è stato liberato e consegnato... all’Ambasciata russa (Vladimir ci aveva messo buona parola), mentre l’aereo restava a quella data sotto sequestro «finché l’ambasciata di Francia non dia spiegazioni per lo meno convincenti sulla fonte e sulla destinazione» delle armi.

Ban ki-moon: sì, Israele collabora con Al-Qaeda

Il segretario generale dell’ONU, il sonnaccchioso Ban ki-mon, lo ha scritto nero su bianco nel suo rapporto trimestrale che ha presentato ai primi di dicembre 2014. Non sono sue valutazioni (Dio lo scampi), ma ciò che hanno visto e riferito gli osservatori ONU piazzati sul confine del Golan occupato, tra Siria e Sion. Costoro hanno constatato «una coordinazione quotidiana tra Israele ed i ribelli siriani, compresi gruppi affiliati ad Al Qaeda», grazie a «canali di comunicazione aperti in permanenza». I medici israeliani hanno curato in 18 mesi oltre mille ribelli siriani feriti, che vengono ricoverati in territorio israeliano: «soldati israeliani sono stati osservati nell’atto di permettere a persone di passare dalla linea Bravo (lato siriano) alla linea Alfa (lato Sion), come discussioni tra membri dell’opposizione armata e militari di Tsahal attraverso la linea di cessate il fuoco in prossimità della posizione 85 delle Nazioni Unite».



Ad un ingenuo non resta che stupire: chi segnalava questa collaborazione (che dura da un anno e mezzo almeno) veniva dichiarato «complottista», e le sue informazioni venivano schifate dai media, che giustamente deridono i complottisti. Ora che è Ban Ki-moon a dirlo, dunque la notizia è ufficiale, i media non trovano che sia significativa, e non la danno. Del resto, il prudentissimo Segretario Generale non solo rivela con il dovuto ritardo un segreto di Pulcinella; nel suo rapporto dice il meno possibile, parlando solo di feriti curati in Israele: quasi un intervento umanitario. Ma l’esercito regolare siriano dispone di prove irrefutabili che gli ebrei hanno fornito assistenza militare diretta ai gruppi terroristi, perlomeno nell’offensiva di Quneitra l’estate scorsa. Questo aiuto, consistente di bombardamenti con artiglieria e attacchi dal cielo contro le posizioni siriane, ha consentito ai ribelli (Al Qaeda, Al-Nusra, Daesh, va a sapere) di impadronirsi delle alture strategiche di al-Tulul al-Homr, dove le truppe di Assad avevano piazzato materiale per la guerra elettronica sofisticata che permetteva loro di sorvegliare le telecomunicazioni di Tsahal. È evidente che queste prove irrefutabili sono state portate dal Governo siriano a conoscenza dell’ONU, ma sono «di parte»... E poi «Assad must go».

Sicché si può solo avere qualche indizio della stretta collaborazione fra i jihadisti in Siria e il Mossad: dagli effetti si può riconoscerla, o indovinarla. I ribelli negli scorsi tre anni hanno assassinato scienziati e tecnici d’alto livello inseriti nei programmi di armamento e di ricerca siriani, dunque coperti da segreto assoluto, di cui i ribelli nemmeno potevano conoscere i nomi: Nabil Zoughaib, l’artefice del programma balistico, trucidato da Al Qaeda il 24 agosto 2014, Aws Abdel Karim Khalil, fisico nucleare, eliminato un anno prima, sei tecnici del Centro di ricerche scientifiche a Barzané (a nord di Damasco), e – ultimo per il momento – l’assassinio di cinque ingegneri nucleari che lavoravano nello stesso centro, il 10 novembre scorso.

E pensare che il Consiglio di Sicurezza, dichiaratosi allarmatissimo dal fatto che ampi territori tra Siria e Iraq sono passati «sotto il controllo dello Stato Islamico e del Fronte al-Nusra», i quali diffondo la loro ideologia estremista, invita «insistentemente» tutti gli Stati membri a collaborare agli sforzi generali per catturare e trascinare davanti a tribunali «individui, gruppi, imprese ed entità associati ad Al Qaeda, compreso IS e Al-Nusra, che perpetrano, organizzano o comandano atti terroristi». Una vibrata condanna del medesimo Consiglio colpisce gli Stati membri che trascurano di arrestare il flusso di combattenti che arrivano allo Stato Islamico e ad Al Nusra, mentre ricorda che gli Stati hanno l’obbligo di prevenire e reprimere il finanziamento dei suddetti gruppi estremisti.

È il lato comico della tragedia.

Lo scolaro morto due volte

Il 14 dicembre 2012, nella scuola elementare di Sandy Hook (presso Newtown, Connecticut), un assassino solitario di nome Adam Lanza fece irruzione sparando – con fucili e pistole di sua madre, che aveva ammazzato poco prima a casa – massacrando 27 persone, fra cui venti bambini di sei-sette anni, e suicidandosi alla fine. Si disse che era uno squilibrato, affetto da Sindrome di Aspeger. Fra i morti c’era questo bambino, identificato come Noah Pozner:



La foto del povero, simpatico Noah è apparsa su tutti i media, tutte le tv; è stata inserita nelle commemorazioni fotografiche del tragico evento che si sono tenute davanti alla scuola. Sono immagini notissime a tutti gli americani. Si veda per esempio questo compianto, pubblicato sul Daily Mail il 2 gennaio 2013. Noah è l’ultimo a destra nella riga superiore.

Passano due anni.

Il 16 dicembre 2014, nel lontano Pakistan, i mostruosi Talebani assaltano una scuola di figli di militari a Peshawar, e sterminano 141 persone, fra cui 132 scolari e studenti, con sadismo agghiacciante.

Ebbene: fra i morti riappare Noah Pozner, ucciso due anni prima a Sandy Hook. O almeno, la sua toccante e sorridente foto. Lo si vede qui nella foto scattata davanti alla scuola di Peshawar, nel giorno della commemorazione del lutto…



È il penultimo da destra. Ma non si chiama più Noah Pozner, bensì «Hauzaifa Huxaifa», studente pakistano…



Magari non si vede benissimo, quindi potete dubitare. Allora, ecco qui nella foto pubblicata dai media pakistani, con le faccine dei morti. Noah (o Huzaifa) è in fondo, facilmente riconoscibile.



Il ragazzino è morto due volte? Una da “americano” e una da “pakistano”, in due stragi scolastiche in qualche modo analoghe per gratuità ed arbitraria ferocia?

Qualcuno cerca di rinfrescarsi la memoria: cosa accadde a Sandy Hook? Cerca e ricerca sul web, e trova questo: «Cinque video che dimostrano la truffa di Sandy Hook».

Ve ne riassumo il succo. In un video, uno dei ragazzini sopravvissuti si lascia scappare che «era un’esercitazione». Un’altra ragazzina deve farsi suggerire dalla mamma alle sue spalle (se poi era la mamma) cosa dire ai giornalisti. Un padre disperato è colto improvvisamente da fou rire, scoppia nella risata pazza. Alcuni dei genitori sono stati identificati come attori professionali. Un agente della FEMA circola sulla scena…

Un gruppo di americani allarmati decide: «Bisogna riparlare di Sandy Hook». Il dubbio è che si sia trattato di un particolare, orrendo false flag, e pubblica sul web un insieme di documentari in collaborazione chiedendo una vera inchiesta. Questi vengono ripetutamente eliminati dal Internet, perché violano il diritto d’autore (hanno usato spezzoni di dirette televisive, BBC, CNN, Fox..).

La strage della scuola in Pakistan è stata reale. Il suo risultato politico pare essere stato, però, di alimentare l’orrore e il rigetto dell’opinione pubblica contro i Talebani (con cui settori dell’armata pakistana avevano fin troppo buoni rapporti) e giustificare una repressione bellica senza limiti dei loro santuari del Kyber.

Miracoli del Perception Management

Cosa concludere? Non so cosa fare di questa notizia. Tutto quello che ci dicono i media e le tv è falso? O solo qualcosa? E cosa? Non mi viene in mente altro che un articolo del notevole giornalista Robert Parry.

Su Consortium New, Parry rievoca che fu il presidente Reagan, nel 1982-83, a lanciare un programma governativo denominato «Perception Management» – Gestione della percezione. Erano gli anni in cui l’opinione pubblica americana, dopo la disfatta nel Vietnam, era caduta in una profonda demoralizzazione unita a ribellismo. La rodeva il dubbio fondamentale di non essere la «nazione più favorita da Dio» (this most favoured Nation), la biblica città luminosa sulla collina, la nazione indispensabile al mondo; metteva in discussione l’espansionismo e l’interventismo nel mondo per espandere la democrazia, e si rifiutava di collaborare a tale espansione. Bisognava cambiare questo stato d’animo collettivo, liberare il popolo – ordinò Ronal Reagan – dalla Vietnam Syndrome.

Fu così creata una struttura siglata come OPD, che starebbe per Office of Public Diplomacy, capeggiata dall’allora direttore della CIA William Casey e dal massimo specialista della propaganda di cui disponeva la Ditta, Walter Raymond Jr.; ma ovviamente arruolò esperti di tecniche dell’illusione da ogni centrale, National Security Council, FBI, psichiatri e psicologi universitari, fondazioni «culturali», Hollywood, giornalisti.

Secondo Parry, oggi il pubblico americano è sull’orlo di una nuova crisi di nervi epocale ( una Iraq Syndrome, diciamo), e dunque l’Office of Public Diplomacy (mai abolito, come tutte le entità burocratiche) è rientrato in opera a pieno ritmo.

Parry rivela che faceva parte del primo nucleo di esperti dell’Office il noto Robert Kagan, marito di Barbara Nuland: oggi, membro della Brooking Institution e columnist del Washington Post, Kagan resta un esperto nel presentare le iniziative di politica estera attraverso lo schema «buoni contro cattivi», tecnica che ha appreso negli anni ’80. È solo un esempio: Parry cita altri attori attualmente impegnati (per esempio nella pittura di Putin come bad guy): Elliot Abrams (J), Rupert Murdoch (J), Paul Krugman (J) Nobel dell’Economia che si produce in attacchi a Vladimir Putin. È, insomma, la «narrativa» adottata in blocco dal sistema occidentale, UE compresa.

Il lato preoccupante, dice Parry, è che questa gestione della percezione non sta dominando soltanto le masse beote e superflue. Anche la dirigenza politica si nutre di questa rozza narrativa destinata alle masse , aderisce alle menzogne che produce in modo totale, senza sfumature; fino al punto di eclissare la valutazione più realista di un mostro sacro come Kissinger (J)…

«Negli Stati Uniti, attraverso tutta la gamma ideologica, il solo ponto di vista permesso è che Putin, folle, ha lanciato una guerra di aggressione contro i suoi vicini e deve essere fermato». «La Russia è avanzata fino alle porte della NATO!».



Putin va fatto uscire dal Cremlino, entro il 2015, coi piedi davanti.



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