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Ipocriti
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Immersi nel liquame dei commenti sulla «morte di Eluana», nello sgorgo infetto rilasciato da tutte le TV e dai loro maggiori escrementi, brunivespa, emilifede, gadlerner galleggianti sull’onda lurida, si vuol tacere.

Devo dare conto però di una voce che è stata trascurata; ha parlato nella Messa di oggi, in Marco 7:

«Si radunarono attorno a Gesù i farisei e alcuni scribi, i quali notarono che alcuni dei suoi discepoli prendevano i pasti con mani impure, ossia non lavate. I farisei infatti, come tutti i giudei, non mangiano se prima non si sono lavati accuratamente le mani, secondo la tradizione ricevuta dagli antichi... Vi sono inoltre molte altre cose che essi hanno ricevuto e che devono rispettare, come lavature di coppe, di orciuoli e di vasi di rame».

«I farisei e gli scribi dunque gli domandarono: «Perchè  i tuoi discepoli non si comportano secondo la tradizione degli antichi, ma mangiano con mani non-kosher?».

Rispose loro: «Bene di voi, ipocriti, ha profetato Isaia quando ha scritto:

‘Questo popolo mi onora con le labbra

ma il suo cuore è lontano da me.

Invano mi prestano culto,

mentre insegnano dottrine che sono precetti di uomini.

Infatti, lasciando da parte i comandamenti di Dio, voi vi attaccate alla tradizione degli antichi... Con disinvoltura abrogate il comandamento di Dio per stabilire la vostra tradizione
».

Poi spiega con un esempio: mentre Dio ha ordinato «Onora il padre e la madre» – il che implicava l’obbligo dei figli di mantenere i vecchi – i farisei insegnano «che se uno dice al padre e alla madre: korban, ossia sia offerta sacra ciò che da parte mia dovresti ricevere», si esentano «dal fare più nulla per il padre o per la madre. Così voi annullate la parola di Dio per la tradizione che voi stessi vi siete tramandata. E di cose simili a questa ne fate ancora molte» (1).

Eterna, estrema attualità di questa voce. In questi giorni quante volte non abbiamo sentito che bisogna rispettare «la tradizione che voi stessi vi siete tramandata»? Le cosiddette «sentenze passate in giudicato»? O, come continua a ripetere il vacuo Claudio Magris sul Corriere, le «regole dello Stato di diritto, doverosamente difese dal presidente della repubblica, uno dei cui principii fondamentali è che l’esecutivo non può modificare o annullare con decreti quanto è stato deciso in via definitiva da un tribunale»?

La risposta che meritano è: ipocriti.

Quante volte abbiamo sentito ripetere che Berlusconi «non si lava le mani prima di mangiare», non segue «le tradizioni ricevute».

Sulle motivazioni occulte e sporche di Berlusconi, costoro – anche certi lettori – si sono scatenati in ipotesi. Ha ceduto alle pressioni del Vaticano. Ha cavalcato la popolarità. Vuole sminuire i poteri del capo dello Stato. Anzi vuole scatenare contro Napolitano una canea tale, da indurre il venerato padre della repubblica a dimettersi: questa l’ho sentita a RAI3, ed è veramente la cosa più idiota che ho sentito. Perchè non c’è nulla che possa obbligare il capo dello Stato a dimettersi, tranne il caso di alto tradimento, rarissimo e difficilissimo da accertare. Se c’era uno da espellere dalla carica, era Oscar Luigi Scalfaro, autore di governi presidenizali del tutto illegittimi e di abusi di potere totalmente al di fuori di ciò che gli prescrive la Costituzione; eppure nemmeno lui è stato toccato.

Vale la pena di capire il perchè. Napolitano è inamovibile come i magistrati, anche i più palesemente colpevoli, in fondo per lo stesso motivo: perchè non è eletto, se non in modo indiretto e come risultato di accordi; e una volta insediato, dura otto anni qualunque cosa faccia, appunto perchè – come i magistrati – è un funzionario istituzionale. Berlusconi, come ogni capo del governo, è più debole proprio in quanto eletto a suffragio universale; fra tre anni può essere spazzato via dall’elettorato. Napolitano no.

E tuttavia, insistono: Claudio Magris, sobriamente: «Gli avvoltoi che di solito si gettano sui morti, si sono accaniti su una persona viva ancorchè morente (dunque era viva Eluana, ndr); il tragico, irresolubile problema (...) è stato empiamente usato per un disegno di sovversione politica inteso a colpire lo Stato di diritto».

Senza dire che il preteso «Stato di diritto» è la costituzione materiale negatrice persino di quella scritta; uno Stato di diritto dove i magistrati si sono sostituiti alla volontà di Eluana, prendendo per buona la testimonianza del padre, non solo senza prove, ma notoriamente falsa per sua stessa ammissione. E tacendo che, se Napolitano avesse firmato il decreto, esso avrebbe avuto vigenza solo per un mese, una sospensione necessaria per continuare a dare acqua e nutrimento ad Eluana. E che Napolitano non l’ha fatto, perchè è dai tempi di Scalfaro che vige l’uso per cui il presidente della repubblica vuol essere informato preventivamente degli atti del governo, insomma lo tiene sotto tutela; una tutela non prevista dalla costituzione scritta. Lo Stato di diritto è «la tradizione che voi stessi vi siete tramandati».

Ipocriti.

A tutti quelli che mi hanno scritto elucubrando sulle motivazioni inconfessabili di Berlusconi, ho risposto che le motivazioni non mi interessano, perchè la «sostanza» era essenziale: e la sostanza era lasciar vivere Eluana, non far passare la nuova «tradizione» per cui a un invalido si possono accorciare i giorni togliendogli l’acqua.

Ora devo dire a questi lettori: forse credete che gli altri, quelli contro Berlusconi, non abbiano motivazioni occulte? Che come minimo, non volessero approfittare della vicenda per inserire alla chetichella l’eutanasia nel nostro ordinamento, appoggiandosi al «precedente giuridico» stabilito dei giudici sulla pelle di Eluana?

Voi credete che Napolitano e Fini non stiano difendendo il loro potere, quello che si sono ritagliati oltre e al di là del dettato costituzionale? Che i magistrati siano lì a difendere altra cosa che il loro potere insindacabile e – come questo caso ha mostrato, largamente arbitrario?

Credete anche solo per un momento che questi siano dei puri spiriti disinteressati, e che solo l’altro abbia degli «interessi»?

Ipocriti anche voi, cari lettori. Perchè sapete che non è vero, che quelli sono, moralmente parlando, l’equivalente di questo. E ancor peggio, perchè  possono nascondere i loro scopi personali e ideologici dietro la scusa che loro «seguono le regole», che quindi sono dallla parte «legale», e in ogni caso «al sicuro». Chi segue la prassi, chi si attiene ai precedenti, non è mai in pericolo per il suo posto. E’ la bussola fondamentale delle burocrazie.

«Con disinvoltura voi abrogate i comandamenti di Dio per la tradizione che voi stessi vi siete tramandata». E a questo scopo, lasciar morire una persona di sete vi pare un prezzo giusto. Tanto più che a morire di sete non sono loro.

Ora, l’insegnamento fondamentale di Cristo è proprio il contrario: che nessuno può sentirsi la coscienza a posto, per il fatto che «segue le norme», che «obbedisce alle leggi vigenti».

Questo non vale solo per i credenti. L’essere uomini consiste proprio nell’avere una coscienza personale, ossia diversa dalle leggi tramandate, ed obbedire a quella piuttosto che a queste. Ciò è richiesto a qualsiasi uomo, persino dai codici militari più ipocriti: un soldato non può giustificarsi dicendo che ha solo obbedito agli ordini, se ha commesso un’atrocità. Da esseri umani si esige la capacità di distinguere «la sostanza». E la sostanza, qui, è che i custodi della legalità concordavano nel togliere a Eluana l’acqua, fino a farla morire.

Ipocriti.

E di quanto si compiacciono, anche in queste ore! «Noi», si dicono l’un l’altro nei loro giornali, «noi» coltiviamo il dubbio, noi dolorosamente ci torturiamo nei dubbi, mica come «loro», questi cattolici, che hanno solo «certezze»! E che ci vogliono obbligare a fare delle loro certezze una legge! Noi abbiamo «le nostre tradizioni», solo quelle contano.

Solo che tutti i loro dubbi, così dolorosamente nutriti, li portavano a concludere: togliete il sondino del cibo e dell’acqua, fatela morire, e presto. Per non lasciare spazi ai ripensamenti. Tutti questi dubbi, di queste personalità superiori e civili, nella «sostanza» non li hanno trattenuti dal voler precipitare atti irreparabili.

In realtà, proprio i cattolici, proprio quelli pro-vita (dal socialista Sacconi al medico-cantautore Jannacci, comunista ma medico fedele alla sua professione) sono stati, qui, il gruppo che ha nutrito il dubbio: il dubbio che Eluana fosse viva.

Voi ci avete vomitato addosso per giorni una «pietà» viscida per «la povera Eluana», per «il papà», mentre avevato già deciso. Ci avete parlato della vostra cara libertà: «rispettare la libera volontà di Eluana» (attestata dal «papà» e da nessun altro), o addirittura – alle corte l’avete ammesso – «la libertà nostra di decidere la nostra morte».

Come i farisei, prigionieri delle loro «regole», della loro tradizione che è una prigione, perchè si rifiuta la libertà di vedere «la sostanza», l’essenziale.

Ipocriti.

Volete un esempio di questa letale ipocrisia? Ecco un commento di Natalia Aspesi (detta Aspide nell’ambiente) apparso su Repubblica. Un esempio del peggior giornalismo tendenzioso; quello che già nella scelta delle parole insinua la sua certezza, che non può dire apertamente, ossia: Eluana è una «cosa», facciamola finita.

Mi basta mettere in rosso quelle parole, che non mirano alla verità ma a inserire surrettiziamente nel discorso la dura ideologia della cultura della morte:

GIU' LE MANI DA QUEL CORPO

Attorno a un corpo assente, in cui il tempo e il sangue
scorrono insensibili come sabbia in una clessidra,
isolato nel silenzio e nell'estraneità alla vita
,
continua ad agitarsi dissennata una parte del Paese.
Quella parte del Paese che ha perso la testa
umiliando oltre a se stesso anche la sacralità di
un lunghissimo calvario, la sofferenza eroica
di una famiglia, il vuoto muto di un'esistenza.
Nell'assoluto disprezzo di quel corpo, che avrebbe
diritto di finire nella quiete e nell'amore
il prolungamento di un interminabile doloroso
viaggio già concluso 17 anni fa
, prosegue un
fracasso di pareri, un esibizionismo di cortei,
un vergognoso andirivieni di ispettori, e adesso
di bollettini che raccontano le raccapriccianti
fasi che dovrebbero accompagnarlo dove il
tormento finirà. Non si tratta più di Eluana...
ma di un drammatico conflitto istituzionale,
e si può già immaginare che chi lo ha provocato,
continuerà a servirsi politicamente di quel
corpo... Il signor Englaro, nella cadenza
quotidiana di troppi anni, ha visto, giorno
dopo giorno, il giovane corpo della sua
bellissima, ridente figlia, trasformarsi,
perdersi, rinchiudersi, sbiadire, diventare
altro, neppure l'ombra di quello che era,
una forma immobile e perduta...».

Ecco i vostri dubbi: Eluana è una clessidra. Il sangue vi scorre come sabbia. E’ una forma immobile e perduta. Il suo viaggio era già concluso 17 anni fa.

Insomma, per la Aspide, Eluana già si doveva ammazzarla 17 anni fa, tanto era «il vuoto muto dell’esistenza». Il tutto, con un grande spreco di parole come «amore» e «pietà».

Ipocriti, ipocriti, ipocriti.

 



1) Infatti ne fanno moltissime; il Talmud è completamente intessuto di queste «tradizioni di uomini». Esempio tipico, e molto in tema, il passo biblico che ammonisce a non associarsi a una causa ingiusta: «Non seguirai la moltitudine nel fare il male nè parlerai per associarti ai molti nel giudizio distorto» (Esodo, 23 -2) viene interpretato dal Talmud isolando dal contesto le parole «per associarti ai molti nel giudizio distorto», e di conseguenza, interpretato come un’ingiunzione a seguire la maggioranza. O anche questa: «Colui che ha rapporti carnali con la moglie di un gentile non è passibile della pena di morte, perchè sta scritto «la moglie del tuo amico» o «del tuo prossimo» (Esodo 20, 17) e non già «la moglie dello straniero» (Talmudic Encyclopedia, voce Eset Ish, ossia «la donna sposata»). Se la Chiesa avesse considerato a fondo le suddette parole di Gesù, vero ebreo che conosceva bene i farisei, avrebbe un’idea più chiara della «religione» dei «fratelli maggiori».


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