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Ecco il vizio italiano
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Scrive un lettore:

«Egregi Blondet e redazione tutta di EFFEDIEFFE,
faccio parte di quella parte di vostri visitatori/lettori che sono diffidenti se non ostili nei confronti di Berlusconi e della sua politica e ciò per un semplice motivo: per i suoi interessi confliggenti è un oggettivo pericolo per lo Stato di diritto (o meglio per ciò che rimane di esso) che sia capo della maggioranza e del governo oppure della opposizione. La recentissima uscita sul ‘giro di vite’ sulle intercettazioni ne è la cartina al tornasole. Come noto il Cavaliere è sotto processo per una ipotesi di corruzione di parlamentari (che avrebbero dovuto lasciare il centrosinistra e far cadere Prodi) ed in tale ambito esiste la famosa intercettazione della telefonata al direttore televisivo Saccà per la assunzione di una velina (o qualcosa del genere) per compensare un senatore. Ma serve poco ritornare su queste cose: ormai tutti ne hanno detto e scritto. Peraltro sul tema delle intercettazioni l’intervento di supporto di alcuni sodales di Berlusconi consente di fare alcune considerazioni su quali mani gli italiani si sono messi (o sono malgrado loro finiti). Uno di essi è un tale Capezzone, già radicale e cacciato via da Pannella che lo definì, per la sua infrequente presenza (ci si scusi la circonlocuzione) nelle aule parlamentari, come ‘fannullone’. Costui è pervenuto a diventare, dopo un flirt con AN (sic!), il ‘portavoce azzurro’ del PdL/Berlusconi e come tale ha approvato entusiasta, come un Giano bifronte, sia il ‘pacchetto sicurezza’ sia il progetto di ‘blocco delle intecettazioni’. Ma ciò che è più  strabiliante, ora che tutti tuonano (per i fessi) contro gli effetti dell’indulto, è che proprio costui è stato uno di quelli che più si attivò, unitamente ad un certo Buemi e ad altri ancora, affinché venisse ‘portato a casa l’indulto’. Tutti gli ascoltatori di Radio radicale ricordano i suoi veementi ed accorati interventi quotidiani di mobilitazione a favore del provvedimento per il motivo che ‘le carceri erano stracolme e bisognava svuotarle’. L’altro è il ‘fine intellettuale’ Giuliano Ferrara: questi in un fondo a firma dell’‘Elefantino’ ha ridotto le intercettazioni a un problema di pettegolezzi (o meglio di gossip come dicono negli States) di cui si può fare a meno. Già: senza le intercettazioni molti pedofili starebbero ancora all’opera, i furbetti del quartierino farebbero ancora affari e scalate con i soldi dei risparmiatori, et similia. Anche sull’indulto a suo tempo questo signore ebbe da dire la sua, ovviamente approvandolo (come avevano fatto entusisticamente Berlusconi e tutta Forza Italia) ed attaccando, sempre come Elefantino, il giudice Davigo che in una trasmissione televisiva aveva osato riferire un aneddoto per il quale dei giudici americani erano scoppiati a ridere increduli che in Italia si facessero leggi per non fare scontare la pena a dei condannati! L’ Elefantino, noto estimatore della ‘american democracy’ dopo una gioventù rossa ed una maturità rosea, è infatti convinto che gli States siano solo bombardamenti ed invasioni dell’Iraq oltre allo shopping a Manhattan, e non anche condanne a decenni di vera reclusione di bancarottieri e falsificatori di bilanci (...). Pongo una domanda: perché in tale contesto solo gli zingari ed i clandestini dovrebbero pagare?
»

Antonello U.
Cagliari
.


Il lettore denuncia il male italiano radicale, il vizio comune che ci paralizza. Lo denuncia ma allo stesso tempo lo incarna, perchè - mi scuso - anche lui ne è affetto.

Sforziamoci di essere oggettivi: la magistratura abusa delle intercettazioni? Direi di sì: ci spende 300 milioni di euro l’anno, un terzo di tutte le spese giudiziarie (e il resto va in stipendi). Ma Berlusconi - qui dò ragione al lettore - non ha l’autorità morale per far cessare questo abuso, in quanto è sospettabile concretamente di farlo pro domo sua.

Diciamo meglio: Berlusconi, mentre ha il diritto formale in quanto capo del governo, non ha (se ne è privato coi suoi comportamenti) la legittimazione morale per compiere questi atti di governo che riguardano la giustizia. E questo è il primario male italiano: ci manca, come popolo, una minima autorità morale su cui possiamo grosso modo trovarci d’accordo. Come già Mastella, la scarsa credibilità personale di Berlusconi gli impedisce, o gli è d’ostacolo, nell’eseguire gli atti a cui è tenuto come governante.

Ma il lettore (non è il solo, si può consolare) aggiunge al male il vizio italiano, che lo rende incurabile. In odio a Berlusconi, il lettore «giustifica» i giudici; proclama che il loro abuso di intercettare è non solo un diritto, ma un beneficio per la società. E così siamo tutti paralizzati, nessuna riforma della vita pubblica è possibile. Perchè le magagne dell’uno diventano l’alibi per non rettificare le magagne dell’altro.

La scarsa credibilità di Berlusconi è il pretesto per perpetuare l’irresponsabilità dei giudici. Così, invece di affrontare i problemi, si «parteggia» e si litiga come in una perenne assemblea di condominio, con pseudo-argomenti polemici, tipo: «Senza le intercettazioni molti pedofili sarebbero ancora all’opera». Il lettore sa, in coscienza, che questo argomento non vale.
Le intercettazioni sono una violazione del diritto dell’innocente, da usare con estrema cautela e riserbo. Anche perchè certi magistrati le fanno filtrare ai giornalisti amici, violando il segreto istruttorio loro per primi, come al solito impuniti.

Ciascun magistrato italiano spende per intercettare 600 mila euro l’anno di denaro pubblico; sostituisce con un mezzo  facile e fondamentalmente illegale, le capacità di indagine che gli mancano, e che la magistratura s’è arrogata togliendole alla polizia. Ottiene milioni di pagine di costosissime trascrizioni, che richiedono tempi infiniti (qualunque giornalista sa quante ore si perdono a sbobinare un’intervista registrata di venti minuti), di cui nessuno leggerà se non una parte, e che sono spesso scorrette (a volte gli interlocutori parlano in dialetto) o così ambigue che non dovrebbero essere portate in giudizio - tanto meno finire sui media.

Poi ci sono, certo, i pedofili beccati con le intercettazioni; ci sono i medici omicidi del Santa Rita di Milano, che «giustificano» le intercettazioni. Certo, Berlusconi ha torto quando vorrebbe - con la sua superficialità facilona e in definitiva inconcludente - decidere per legge a quali reati limitare gli ascolti telefonici o ambientali.

In una condizione appena appena normale, la decisione deve spettare ai giudici: se sapessero usarne con responsabilità umana e anche economica. Ma non lo fanno. I giudici sono irresponsabili, e difendono con la potenza della loro casta la propria irresponsabilità; godono di una impunità assoluta. E possono farlo, perchè trovano difensori come il lettore, e metà del popolo italiano.

Ci si deve rendere conto che, così, si danneggia anche se stessi. Perchè anche il lettore - come ciascuno di noi - può finire nelle mani di questi giudici irresponsabili e inebriati dalla loro impunità; fra costoro ci sono incapaci e disonesti che la casta difende per solidarietà di casta, invece di espellerli - il Consiglio Superiore della Magistratura essendo diventato solo un organo sindacale di conservazione dei poteri indebiti che la magistratura s’è accaparrata con Mani Pulite, e che non vuol cedere.

Può accadere a chiunque di essere trascinato in giudizio: e si sa bene che, chi finisce nelle mani dei giudici italiani, si vede rovinata la vita, specie se è innocente (i pregiudicato si difendono meglio; sono abituati, sanno di legge, sono trattati con riguardo, in quanto potenziali «collaboratori di giustizia»).

E’ da notare che, in questa faccenda, i giudici sono moralmente più colpevoli di Berlusconi. Perchè questo è stato votato, possiamo non votarlo più, fra cinque anni non sarà più a quel posto.

I giudici invece non li abbiamo votati, e restano a far danni a vita, in piena impunità. Tanto più dovrebbero coltivare in sè il senso della responsabilità, dei diritti inalienabili degli individui che giudicano, un’alta oggettività e una qualche pietà umana. Invece, usano la propria insindacabilità - il cui senso è di renderli immuni da pressioni - come uno scudo per il proprio potere indebito.

Nel complesso, gli abusi della casta giudiziaria non non sono meno ripugnanti di quelli dei medici del Santa Rita: anche loro, spesso, rovinano vite ed esseri umani, senza scrupoli. Per di più, la loro irresponsabilità degrada il senso di responsabilità di tutta la società; ha accecato in tutti il senso di giustizia, tutti o tantissimi fanno porcherie ed abusi perchè, appunto, non c’è un’autorità - non una sola - che dia l’esempio di un agire morale.

Ecco il male italiano fondamentale.
Ecco il vizio incurabile.


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