>> Login Sostenitori :              | 
header-1

RSS 2.0
menu-1
gelmini.jpg
Idea per la Gelmini: corsi di vergogna
Stampa
  Text size
Gli insegnanti sono in subbuglio. Su tutte le radio li sento difendere, a centinaia, la «conquista pedagogica» degli insegnanti plurimi contro il maestro unico alle elementari voluto dalla Gelmini.

La faccenda ha più di un lato patetico. E’ troppo evidente che i maestri in protesta difendono soprattutto i loro posti di lavoro, ridondanti e superflui (dato il calo demografico, la tendenza auspicata sarebbe: un insegnante per ogni alunno).

La Gelmini «ha tagliato con disinvoltura 25 mila posti di lavoro», protesta una insegnante «precaria dal ‘96» su La Stampa: «E’ così che il governo intende stare accanto alle famiglie?». 

L’idea sottesa è che la scuola deve servire ai dipendenti e ai loro cari, non agli scolari. Come tutto il servizio pubblico, che serve prima di tutto i pubblici dipendenti e poi, se resta qualcosa, di malavoglia, il pubblico.

Patetici gli stipendi che difendono, un terzo inferiori a quelli dei maestri elementari europei, 25 mila euro lordi l’anno contro 33 mila.

La precaria di cui sopra si domanda perchè si fa tanto rumore per i dipendenti di Alitalia, e silenzio sui maestri: il motivo è ovvio, gli stipendi là sono da 7-10 mila euro mensili, dunque da Casta.

Patetico che, per difendere i tre insegnanti per classe, si evochino inesistenti specializzazioni e «competenze diversificate»di diplomati delle magistrali.

Manca il cuore di ricordare che il sistema scolastico è stato usato da decenni per fornire semi-stipendi per un semi-lavoro (part-time) a semi-istruiti, di cui il valore legale dei titoli di studio ha riempito l’Italia.

La mia maestra di prima elementare aveva fama terribile anche per il nome vagamente tedesco («Sei nella classe della terribile Poidebar?»): non solo era un’insegnante unica, ma disponeva di un unico abito che aveva superato malconcio gli eventi bellici, domatrice disciplinare di 53 bambini ma attenta alle eccellenze nascenti, da selezionare per la nazione: reduce di un’Italia che non esiste più, dove quello del maestro elementare non era un mestiere ma una missione socialmente onorata, come quella del medico condotto.

Cara Poidebar. Ha fatto di noi 53 quel che ciascuno era già, in base a fortune, casi e caratteri sociali che già ci avevano determinato, e in cui la scuola non poteva niente.

Il figlio della lavandaia non avrebbe studiato, il figlio dell’ignorante coi soldi sarebbe stato un ignorante coi soldi, il bambino che aveva imparato a leggere prima per conoscere le antiche favole, sarebbe diventato quel che già era, uno che avrebbe trovato la sua strada faticosa fuori dalle strade pubbliche.

Perciò sono a favore dell’insegnante unico. Si risparmierà, forse, un po’ di denaro pubblico (ne resterà di più per Alitalia e gli aerei di Stato VIP). Bene anche il ritorno al voto, se poi si farà.

L’aspetto che veramente mi disturba nella «riforma» Gelmini è un’altro: lo studio della Costituzione alle elementari, la reintroduzione dell’educazione civica.

Ciò dimostra ad abundantiam come il governo «di destra» sia imbevuto di vecchie idee giacobine,  di rigurgiti oscurantisti di illuminismo dépassé.

C’è qui la convinzione miracolistica che, applicando il sacro testo costituzionale sulla testa dei bulletti, li si guarirà dalla loro mascalzonaggine, come il re di Francia guariva gli scrofolosi. Colpiti dalla sacralità della Dea Ragione, i mascalzoncini che picchiano il compagno debole e povero, che scrivono sui muri, fotografano le compagne nude coi telefonini e spaccano i banchi, si suppone saranno convertiti al «civismo».

Ciò mette tra parentesi il fatto ben noto: che non solo l’intera vita politica, ma l’intera civiltà giuridica italiota consiste esclusivamente nell’aggirare la costituzione, nel forzarne il senso, nell’allargarne le maglie, nell’escogitare trucchi «legali» per violarne la lettera e lo spirito. Una lezione quotidiana per i bambini, lestissimi a capire il peggio.

Una pedagogia di destra consiglia altri metodi: l’educazione dei sentimenti, l’accensione delle fantasie infantili verso ciò che è bello, nobile, ed antico. Non c’è niente da inventare; per secoli la pedagogia s’è ridotta alla lettura - con tanto di apprendimento a memoria - dei poemi epici nazionali.

Ciò insegnava contemporaneamente la lingua - e le sue altezze esigenti, Omero, Virgilio - e l’esempio incitante, contagioso, degli eroi, modelli caldi di lealtà e di coraggio e dedizione. L’estetica prima dell’etica.

In questo senso, persino lo studio dell’araldica sarebbe più educativo dello studio della costituzione (documento di compromesso «storico» fra demo-comunisti): la sua fauna fantastica, leoni d’azzurro, unicorni rampanti e grifoni d’oro su campi rossi e stellati, sarebbe una non-moralistica  introduzione alle orgogliose virtù di cui sono simbolo; i motti nobiliari (quello del principe di Galles è «Ich Dien», io servo; quello di un capo-mercenario fu «Temere mi adopri»; un altro guerriero, «A’ bon droit»; Massimiliano Sforza ebbe «Merito et tempore») sono, almeno nelle intenzioni, programmi di vita duri ed esigenti.

Ma non si può pretendere tanta «destra» dalla Gelmini, laureata a Reggio Calabria.

Forse, però, potrebbe essere accolto un altro suggerimento: contro bulli e vili, piccoli masturbatori, tossicomani in erba, teppisti e tifosi, introdurre corsi d’insegnamento alla vergogna.

E’ errato credere che questi siano «senza vergogna». Anzi; tutta la loro vita miserabile è basata sulla vergogna, ma si vergognano di cose sbagliate. Si vergognano di non avere lo zainetto firmato; di astenersi dal vandalismo e dalla sensualità precoce; di non spaccare i treni, perchè il loro gruppo di pari li giudica e li esclude se non si mostrano sfrontati e arroganti, se non si «fanno», se non emulano il più mascalzone e il più firmato, tatuato e palestrato del branco.
Sono insomma dei conformisti, al livello più basso e più facile.

Una pedagogia cosciente dovrebbe utilizzare questo conformismo per rovesciarlo, tutto lo sforzo educativo dovrebbe essere inteso - anche con punizioni disonoranti o ridicolizzanti - ad indurre un senso retto di vergogna per le bassezze e porcheriole e slealtà; quelle precisamente di cui adesso si vantano.

Capisco che è tempo perso e fiato sprecato. Ma mi si consenta di sognare: un corso di  vergogna è quel che serve agli statali fannulloni, ai politici come classe, al nostro amato custode della costituzione che, non dimentichiamolo, fu beccato a rubacchiare sulle note-spese europee.

Fra gli esempi ultimi: un corso di vergogna serve ad Arturo Parisi, che ha lodato Berlusconi «grande leader e grande politico» dopo anni di odio manifesto, per meglio tirare il calcio dell’asino a Veltroni, uomo politicamente morto. Chiaramente, in questo prodiano è lo spirito di bassa vendetta che ha appreso da Prodi, «cattolico adulto» che non dimentica nè perdona mai niente.

Quanto alle sfortune di Veltroni, saranno anche meritate. Ma in un dibattito alla Festa Democratica, ho sentito quanto segue: i due partiti che si sono fusi e confluiti nel PD (Partito Democratico) accettando Veltroni come guida, ossia post-comunisti e Margherita, non hanno trasferito nemmeno una lira al nuovo Il PD è senza mezzi.

DS e Margherita non esistono più, ma si sono tenuti i soldi del finanziamento pubblico, e continueranno a percepirli per le prossime ere geologiche; sicchè i loro caporioni si danno il gusto di criticare Veltroni, addossargli i suoi fallimenti, e pugnalarlo alla schiena.

Ho visto recentemente D’Alema, spocchioso e derisorio verso il povero compagno di ex-partito mandato allo sbaraglio: bastava vedere il taglio del suo abito con fini bordature per capire com’è ormai sistemato nella felice condizione di miliardario da regata.


Home  >  Pedagogia                                                                                         Back to top


 
Nessun commento per questo articolo

Aggiungi commento


La Dittatura Terapeutica
L’unica ed estrema forma di difesa da questo imminente, sottovalutato, tragico pericolo particolarmente grave per l’Italia, è la presa di coscienza
Contra factum non datur argomentum
George Orwell con geniale e profetico intuito, previde l’oscuramento delle coscienze, il tramonto della civiltà, l’impostura e apostasia dalla verità che viviamo, quando scrisse “nel tempo...
Libreria Ritorno al Reale

EFFEDIEFFESHOP.com
La libreria on-line di EFFEDIEFFE: una selezione di oltre 1300 testi, molti introvabili, in linea con lo spirito editoriale che ci contraddistingue.

Servizi online EFFEDIEFFE.com

Archivio EFFEDIEFFE : Cerca nell'archivio
EFFEDIEFFE tutti i nostri articoli dal
2004 in poi.

Lettere alla redazione : Scrivi a
EFFEDIEFFE.com

Iscriviti alla Newsletter : Resta
aggiornato con gli eventi e le novita'
editorali EFFEDIEFFE

Chi Siamo : Per conoscere la nostra missione, la fede e gli ideali che animano il nostro lavoro.



Redazione : Conoscete tutti i collaboratori EFFEDIEFFE.com

Contatta EFFEDIEFFE : Come
raggiungerci e come contattarci
per telefono e email.

RSS : Rimani aggiornato con i nostri Web feeds

effedieffe Il sito www.effedieffe.com.non è un "prodotto editoriale diffuso al pubblico con periodicità regolare e contraddistinto da una testata", come richiede la legge numero 62 del 7 marzo 2001. Gli aggiornamenti vengono effettuati senza alcuna scadenza fissa e/o periodicità