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Salvate il soldato Mogherini (forse lo farà Tsipras...)
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Nel silenzio generale, è avvenuto un colpo di Stato burocratico nella UE. La nostra povera Mogherini è stata del tutto esautorata da Donald Tusk: il polacco presidente, un fanatico anti-Putin, in complicità con la Lettonia (fanaticamente anti-Putin) che ha la presidenza del consiglio per sei mesi, s’è accaparrato il ruolo che spetterebbe all’Alto Rappresentante della politica estera. In un modo che una fonte di Bruxelles ha definito così: «Sotto la presidenza Van Rompuy, il presidente stava molto attento a lasciare tutto lo spazio nel processo, l’agenda, l’orientamento della politica estera proposta a Lady Ashton. Van Rompuy detestava la Ashton ma rispettava le regole non scritte che davano le prerogative all’Alto Rappresentante. Donald Tusk ha completamente rovesciato il processo. Mogherini propone, e lui dispone; è il team di Tusk che impone processo, agenda, ordine del giorno, e dunque orienta a sua immagine la politica estera senso istericamente antirusso che si immagina». E «il tutto, condito da una sorta di disprezzo, direi di bullismo machista, dell’équipe di Tusk per la Mogherini, lei stessa poco sperimentata, che corre dietro al diktat di Tusk senza riuscire a contrastarlo».

La Mogherini vittima di bullismo.

Ma il fatto – gravissimo – è che Tusk e i suoi baltici, ubriachi dalla vista dei carri armati USA spediti da Washington a ridosso della frontiera polacco-ucraina, hanno abbracciato la teoria della «impunità militare»: «In seno alla UE, si valuta che le forze russe sono incapaci di resistere alla sublime potenza del blocco occidentale». Insomma è la ricaduta nella sindrome psichiatrica polacca, storicamente ricorrente, di poter sfidare militarmente Mosca. Sindrome suicida, nella storia. A cui adesso il polacco trascina l’Europa tutta, pavlovianamente indotta a mostrare unanimità sulla crisi ucraina, specie dopo i pericoli reali di disgregazione che fa pesare il voto in Grecia.

Ora che il regime di Kiev sta subendo il collasso militare forse terminale nel Donbass, con 7 mila reclute chiuse in una sacca, e impedite di ritirarsi da battaglioni di fucilieri neonazi-ucraini che sparano su di loro, sicché un numero crescente passa ai separatisti, il potere di Tusk, in combutta con la Nuland, è tentato dal provocare un intervento diretto della NATO a sostegno di Kiev.

Se non abitassimo qui, ci sarebbe quasi da auspicarlo, perché ciò calmerebbe i fanatici bollenti spiriti del Nord, mettendo in luce la nullità militare europea e la sua fragilità politica-psicologica di fronte ad un vero evento bellico: una volta obbligati a farsi nostri nemici, i russi abbevererebbero i carri armati a San Pietro entro 72-96 ore, traversando come il burro l’Europa disarmata anche moralmente — limitati solo dalla velocità dei loro mezzi. Che la potenza americana sia pronta a contrastare un vero esercito condotto da sagaci strateghi, è ancora da dimostrare; da trent’anni sferrano guerre contro gente senza aerei né tecnologia, assicurandosi rapide invasioni seguite da eterni impantanamenti...

Ma siccome non ardiamo dal desiderio di provare sulla pelle l’occupazione dell’Armata Rossa, denunciamo questo esautoramento della nostra povera ragazza, che sta effettivamente tentando di calmare la tensione con Mosca, contro tutti e persino contro la potente Merkel. Né mettiamo a carico della Mogherini d’essersi lasciata sovrastare; il fatto è che – come si vede adesso dolorosamente – la Mogherini non ha dietro un popolo, uno Stato nazionale, che la difenda e ne sostenga le prerogative. Ciò è tanto vero, che del golpe di Tusk i media nazionali non si sono accorti, e ricaviamo le informazioni sopra citate dal sito belga Dedefensa.

Ancor più vistosa la nostra falla collettiva, in confronto con l’emergere di Alexis Tsipras. La Grecia è un piccolo e debole Paese, con il Pil della Lombardia; deve 248 miliardi ai creditori europidi, che l’hanno devastata e ridotta in miseria con le loro austerità; il nuovo Governo ha di fronte una battaglia difficilissima, in posizione d’inferiorità, coi bottegai nordici che vogliono i loro soldi e lo intimidiscono in tutti i modi. Eppure, uno dei primi atti del nuovo premier di Atene è stato questo: «Infuriato dalla minaccia dei leader UE di imporre ulteriori sanzioni contro la Russia, Tsipras rigetta il piano, dicendo che Atene non è stata consultata».

Frase che non è possibile ascoltare in Italia: «Roma non è stata consultata». Sicché adesso, scrive il Financial Times, «le nuove sanzioni con la Russia sono a rischio», perché l’alzata di testa di Tsipras ha incoraggiato i governi contrari alle sanzioni, come Italia, Spagna, Portogallo. E in Francia incombe Marine Le Pen, amica e finanziata di Putin...

È vergognoso che questa leadership non abbia saputo esprimerla il Paese più grosso, potente (come grande debitore, pericoloso per i nordici) ossia l’Italia. La sinistra italiana è servilmente entusiasta della vittoria di Syriza; per festeggiarla, Rai3 ha mandato in onda Bella Ciao, crede venuto o tornato il momento delle canzoni partigiane , tira fuori le magliette con il Che... patetica subordinazione, con cui auto-denuncia la propria inettitudine e nullità. Nullità da provincialismo e settarismo; la sinistra italiota s’è consumata nell’odio a Berlusconi, ad altro non sa pensare; non sa unirsi, si spacca e divide su strategie secondare (no Tav, no-Renzi, manette per tutti, matrimonio alle kulandre, gender nelle scuole, lotta agli evasori fiscali fantomatici), è incapace di identificare il «nemico principale», e nei fatti è al servizio dei poteri forti bancari: basta dire che fra i suoi leaderini c’è Barbara Spinelli, la matura «fidanzata» di Padoa Schioppa. Quanto al PD, l’ex più grande partito comunista d’Europa, con Bersani e la «sinistra» ha retto la coda al Governo Monti – impostoci dalla Germania per tenerci nell’euro e nei debiti – senza mai elevare una critica articolata. E ancora oggi D’Alema, in un talk show con la LePen, balbetta che non si può andare contro l’Europa, che non si deve... Marine Le Pen ha replicato: «Non capisco perché gente così resti in politica. Perché, se non si può cambiare nulla?».

Che vergogna. E che pochezza.

Vale la pena di ricordare che Marine La Pen, col Front National, ha auspicato la vittoria del rosso Syriza in Grecia, e l’ha salutata con favore esplicito: mostrando di capire il nemico principale, e una larghezza di vedute che la sinistra italiota non sa ai mostrare. Settaria, la sinistra saluterebbe con un giorno di lutto la vittoria del Front National in Francia, la tv manderebbe in onda i film sull’Olocausto (li ha sempre pronti, come abbiamo visto). Vergogna, vergogna. E subalternità inevitabile: la stessa sinistra l’abbiamo vista entusiasmarsi per Obama, per l’Europa di Delors e di Padoa Schioppa che ci imprigiona, sperare in Mario Draghi (Goldman Sachs), sempre alla ricerca di un capo da fuori che – lei – non sa, non può esprimere dal proprio seno. Allora ben venga Tsipras come leader della sinistra europea mediterranea, visto che noi abbiamo questi qua.

Non mi accodo alle eccessive speranze su Tsipras. Spero però nella Grecia. Nella nazione greca. Quella a cui Mussolini voleva spezzare le reni, e che spezzò le nostre. Yanis Varoufakis, l’esplosivo Ministro delle Finanze che Tsipras s’è affiancato (ed anche questo affiancarsi di persone migliori di te è un segnale), un docente australiano tornato in patria per la lotta (altra novità inaudita in Italia), ha proprio fatto riferimento alla dignità nazionale, a quel ricordo. In un’intervista prima delle elezioni, ha spiegato:

«La Troika cerca di strangolarci e fa pressione sulla scelta democratica intimandoci: o seguite i nostri ordini, oppure vi gettiamo all’inferno. Stanno cercando di terrorizzare gli elettori greci».

L’intervistatore, timoroso, l’ha invitato alla prudenza; la Grecia è debole, rovinata, dipende dal denaro europeo e FMI («i mercati» non le prestano nulla), non è in condizione di strappare situazioni migliori. E se non si riesce a raggiungere alcun accordo con la Germania e i forti creditori?

«Lo dico chiaro: è meglio la morte», ha risposto Varoufakis: «Il vero deficit in Grecia, è il deficit di dignità. È a causa di questa mancanza di dignità che abbiamo accettato queste misure idiote, e che queste hanno acceso un circolo vizioso di indegnità che in sé mantiene lo scontento, lo fa durare. E questo non è d’alcun vantaggio».

«Dobbiamo recuperare la nostra dignità. Lo spirito che il 28 ottobre 1940 ci fece rispondere ‘no’ all’ultimatum dell’Italia di Mussolini. Anche allora non avevamo i mezzi per dire no, eppure l’abbiamo detto. Dobbiamo riprendere lo spirito del 28 ottobre».

Il 28 ottobre 1940, il Governo greco – aveva il suo uomo forte, Metaxas – respinse con uno storico No l’ultimatum mussoliniano: consentisse alla forze dell’Asse di entrare in Grecia e occupare non specificate ‘località strategiche’, altrimenti sarebbe stata la guerra. Metaxas rispose all’Ambasciatore con una sola parola: «Ochi». No. La popolazione di tutta la Grecia, senza distinzione di partiti, scese nelle piazze ripetendo: Ochi.

Spezzeremo le reni alla Grecia, disse Mussolini. Gettando il nostro esercito di Lanital, scarpe chiodate e fucili ’91, guidato da Generali traditori e carrieristi, contro un popolo fratello. Come sappiamo, furono i greci – senza mezzi, con infinite sofferenze e coraggio – a vincere. Tanto che Hitler dovette mandare i tedeschi a salvare dalla vergogna gli italiani. E cominciò il mai ricordato olocausto ellenico, i morti di fame nelle strade di Atene.

L’evocazione della morte – «meglio la morte» – significa che non si gioca più. Fuori i pagliacci. Ossia: è passato il tempo dei Bersani, D’alema, dei Grillo, di Berlusconi… Ma che fare se non disponiamo altro che di pagliacci?

Così ora, speriamo che siano Tsipras e Varoufakis a difendere la dignità della nostra Mogherini contro i dementi fanatici polacchi e baltici. E che sia la ritrovata dignità, la nazione greca, a salvarci dai tedeschi, e dalla guerra contro Putin.

Perché a noi, manca appunto questo: la nazione.

Yanis Varoufakis
  Yanis Varoufakis
Questo Varoufakis è da tenere d’occhio: ha ricette per uno sviluppo che l’austerità non permette, è un economista fuori dal coro, ed ha carattere. Prima di essere nominato Ministro, ha promesso che le riforme le farà, eccome: «Distruggeremo il sistema dell’oligarchia greca». Quella oligarchia di collusi e ricconi che non paga le tasse, che si perpetua per cooptazione, ed ha gettato il Paese nelle braccia della Troika, salvando i propri soldi.

Dio sa quanta oligarchia abbiamo in Italia: magistrati, ricchi di stato, presidenti della repubblica pagati più della Corte inglese, vigili urbani romani, fancazzisti regionali e comunali, corrotti e corruttori in gran numero tutti alla greppia del denaro pubblico, l’immane pletora dei parassiti che la sinistra protegge ( anche perché ne fa parte).

Speriamo la sinistra greca gli insegni anche questa lezione.



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